Prologo


“Et ut litteratus sit, peritus graphidos, eruditus geometria, historias complures noverit, philosophos diligenter audierit, musicam scierit, medicinae non sit ignarus, responsa iurisconsultorum noverit, astrologiam caelique rationes cognitas habeat.”
“E che [l’architetto] sia letterato, sappia disegnare, preparato sulla geometria, esperto in storia, abbia seguito con diligenza i filosofi, comprenda la musica, non sia ignorante di medicina, conosca la giurisprudenza e abbia cognizioni di astrologia e del moto dei cieli.”
Marcus Vitruvius Pollio
De Architectura Libro I, paragrafo 1:3

Bononia, Idus Apr. 2767 AUC

Alle Idus di September del 731 AUC, quando l’Imperatore Giulio Cesare Ottaviano Augusto era morto da poco più di due mesi, un giovane giunse a Memphis in Egitto sostenendo di essere Alexander Helios, il figlio di Marco Antonio e della regina Cleopatra VII, ultimo legittimo erede della dinastia dei Tolomei.
I sacerdoti del tempio di Ptah decisero di riconoscerlo come tale, e il popolo lo acclamò Faraone. In quattro caotici giorni di tumulti la guarnigione romana di Memphis, formata da tre cohortes della Legio XII Deiotariana e due cohortes di auxiliares berberi, venne completamente annientata; il nuovo faraone si proclamò Re dell’Alto e Basso Egitto e, raccolto un esercito di fortuna, si mise in marcia verso Alexandria.
Quando la grottesca notizia raggiunse la capitale della provincia, il praefectus Caio Petronio ordinò all’intera Legio VI Cyrenaica di marciare su Memphis, sedare la rivolta e catturare ed eliminare il sedicente faraone. La legione lasciò Alexandria a ranghi completi la mattina dell’ottavo giorno delle Kalendae di October, e si diresse verso sud.
E qui accadde l’incredibile: mentre la legione giungeva in vista dell’avanguardia nemica la piena del Nilo, che era ormai nella fase terminale e calante, riprese improvvisamente vigore e allagò il terreno che i milites romani stavano attraversando. Gli egiziani interpretarono questo portento come un segno che il loro faraone era davvero ritornato e aveva chiaramente il favore degli dei del fiume; attaccarono incuranti con un furore fanatico, mentre la demoralizzata Legio VI Cyrenaica si dovette rifugiare, subendo notevoli perdite, nella vicina cittadina di Athribis preparandosi a un assedio.
Nel frattempo ad Alexandria il popolo si era sollevato, anche grazie alle notizie che arrivavano da sud, e le rimanenti sette cohortes della Legio XII Deiotariana non riuscirono a fermare il tumulto. Il praefectus riuscì a stento a fuggire dalla città con uno sparuto gruppo di funzionari dell’amministrazione civile romana e a rifugiarsi a Darnis in Cyrenaica, scortato dai pochi sopravvissuti della legione. Dopo otto anni di occupazione romana, nel giro di pochi giorni, l’Egitto era tornato a essere un regno indipendente.
Quando la notizia del disastro raggiunse Roma il console Marco Vipsanio Agrippa si imbarcò di persona per l’Africa, dove radunò le legioni III Augusta e XII Fulminata e marciò sull’Egitto.
Non avendo più il vantaggio della sorpresa e trovandosi davanti due intere legioni a ranghi completi e a otto cohortes di auxiliares, guidate da un generale capace e risoluto, Alexandria capitolò quasi immediatamente, il terzo giorno delle Idus di Ianuarius del 732 AUC. Agrippa, lasciata una guarnigione a presidiare la città, si diresse con il grosso delle truppe verso Memphis dove affrontò e sconfisse l’esercito di Alexander senza riportare gravi perdite. L’ultimo faraone d’Egitto, Alexander Helios, venne catturato e inviato a Roma in catene per essere esibito nel trionfo del console, il suo regno era durato meno di quattro mesi.
Ma questi quattro mesi di crisi avevano scatenato altri eventi. Nella confinante Iudaea il re Herod aveva ricevuto notizie dei fatti di Egitto e della clamorosa sconfitta delle guarnigioni di Alexandria e Memphis. Uomo ambizioso e da troppi anni costretto a regnare come cliens di Roma, Herod pensò che fosse giunto il momento di riprendere il controllo del suo paese. Greci e romani vennero cacciati da Ierusalem e dalle altre città principali, e i loro beni confiscati. Il propraetor di Syria, Marco Terenzio Varo, inviò quindi la Legio VI Ferrata a ristabilire l’ordine; i legionari non incontrarono eccessiva resistenza ed arrivarono a Ierusalem dove, dopo una breve scaramuccia, catturarono e deposero il re Herod e ne affidarono provvisoriamente il regno al figlio Antipater.
Il Senato però non ratificò questa nomina e anzi, con un senatoconsulto del November 731 AUC, dichiarò la Iudaea capta, richiese l’invio a Roma di Herod e dei suoi figli come prigionieri per essere esibiti in trionfo e inviò Marco Valerio Messalla Corvino come proconsole per governare la nuova provincia.
All’arrivo di Valerio Corvino, e alla notizia della fine del regno, il paese si sollevò, si dice su istigazione della fazione degli Zeloti che ritenevano fosse giunto il momento del riscatto previsto da un’antica profezia. Il proconsole venne assassinato non appena entrato in Ierusalem e la Legio VI Ferrata perse quasi metà dei suoi effettivi prima di riuscire a disimpegnarsi e a ritirarsi nelle campagne.
Marco Terenzio Varo inviò in rinforzo dalla Syria le legioni IIII Scythica e X Fretensis, ma l’opposizione fu talmente violenta che furono necessari due mesi di combattimenti e un mese di assedio prima di espugnare Ierusalem.
Il risultato fu quello prevedibile: la città fu rasa al suolo e tutti i sopravvissuti vennero deportati e venduti come schiavi; il Senato decise di non inviare un nuovo proconsole ma di incorporare l’ex Regno di Iudaea nella provincia di Syria.
Sempre nel corso dell’annus horribilis 731, tra October e December, scoppiarono una serie di disordini e proteste nelle province d’occidente, in particolare in Africa, in Hispania e persino in Gallia Narbonense, in parte innescati dal percepito vuoto di potere lasciato dalla morte di Augusto, ma anche a seguito della reazione di Roma ai disordini nelle province orientali.
A differenza dei sollevamenti popolari in Egitto e Iudaea, che avevano come obiettivo dichiarato l’indipendenza da Roma, questi disordini furono sostanzialmente circoscritti alle città e videro paradossalmente la partecipazione di tantissimi cittadini romani. Le agitazioni erano in parte una protesta contro l’eccessiva tassazione, ma soprattutto si chiedeva a Roma un maggior controllo sull’operato dei governatori, troppo spesso avidi e corrotti.
Il Senato rispose in modo ambivalente a queste proteste: se ad esempio venne effettivamente iniziata un’indagine sulle attività del proconsole in Gallia Narbonense, la reazione nelle province di Hispania, e soprattutto in Africa, fu molto meno conciliante. Il Senato represse duramente sia le proteste nelle città della Cyrenaica che quelle, pur molto meno violente, di Tarraco in Hispania.
Pur non essendo state di per sé particolarmente gravi, le proteste fiscali del 731 costituirono il primo esempio di una insoddisfazione sistematica, che continuò a riaffiorare più o meno ciclicamente nelle province di occidente per oltre cent’anni a venire.

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