L’astronomia ai tempi di Claudio Tolomeo


Il giovane astrologo Claudio Tolomeo è l’unico, tra i personaggi del racconto, a essere esistito veramente. Si tratta proprio di quell’astronomo di Alessandria che ha dato il proprio nome al Sistema Tolemaico, la rappresentazione geocentrica del sistema solare.
Tolomeo fu molto probabilmente l’ultimo grande astronomo dell’antichità ma non poté evitare gli effetti della generale decadenza scientifica seguita al crollo della cultura ellenistica. Dobbiamo al suo cosiddetto Almagesto (il nome è derivato dal titolo con cui venne tradotto in arabo nel medioevo) la maggior parte delle nostre conoscenze sulle scoperte astronomiche dell’antichità, in particolare degli astronomi ellenistici Hipparkhos ed Eratosthenes.
Eratosthenes fu l’inventore della geografia moderna, con la rappresentazione delle posizioni sulla superficie terrestre mediante longitudine e latitudine. Tra le altre cose, fu il primo a calcolare, con notevole precisione, il diametro della terra e l’inclinazione dell’asse terrestre.
L’Almagesto riporta i risultati di Eratosthenes con diversi errori che sembrano essere dovuti a una errata interpretazione dei dati originali. In particolare il valore della lunghezza dell’equatore riportato da Tolomeo è inferiore al reale di circa il 20%, e questo è uno dei dati errati che portarono Colombo a credere di poter raggiungere il Giappone navigando verso ovest dal Portogallo, errore che lo portò a scoprire casualmente il continente americano.
Nel racconto si presume che la lunga tendenza alla decadenza delle scienze matematiche si sia invertita verso l’inizio del primo secolo dC, evitando di conseguenza a Tolomeo una serie di imbarazzanti errori nei calcoli relativi alla navigazione della Inceptio.
I metodi utilizzati da lui e da Peregrino per la misura delle latitudini (che loro chiamano “clima”, cioè “inclinazione”) e per i rilievi cartografici erano effettivamente di origine ellenistica e ancora in uso all’epoca di Tolomeo.
In particolare l’horologium ad acqua di Ktesibios e l’odometro utilizzato per misurare le distanze percorse sia su terra che in mare erano noti a Vitruvio e sono descritti in modo abbastanza preciso nel trattato De Architectura, mentre la dioptra, strumento che ha ben poco da invidiare al moderno teodolite e che era sicuramente ancora usato dagli astronomi di Alessandria, era stata sostituita a Roma dalla più semplice e meno precisa groma.
Duemila anni fa la stella Polare (che i greci chiamavano Cynosura) era molto meno vicina di oggi al polo nord celeste e quindi insufficiente per determinare con precisione la direzione nord. C’era però la stella Kochab (che i greci chiamavano Polos, anche lei appartenente alla costellazione dell’Orsa Minore) che formava, insieme alla prima, una coppia quasi esattamente centrata sul polo. Una volta individuate queste due stelle era sufficiente tracciare la linea ideale che le congiunge per trovare il polo nord con una precisione sufficiente ai calcoli astronomici e geografici dell’epoca.

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