Capitolo 11


L’incisore – Divide et imprime – Idee assurde

Roma, a.d. IIII Non. Iun. 810 AUC

– Mi stai chiedendo l’impossibile, Caio Arrio. – Caio Duilio, incisore, cercava di spiegarsi in modo calmo e ragionevole, ma in qualche modo la cosa gli riusciva difficile di fronte all’ostinazione dell’amico: – Non posso prometterti di intagliare cento di quelle tue matrici nei prossimi sei mesi. Vorrebbe dire farne una ogni due giorni, e per farne una di solito ci metto dai due ai tre giorni. Non puoi chiedermi di lavorare giorno e notte per sei mesi consecutivi, nessuno ci riuscirebbe!
– Non ti sto certo chiedendo questo, amico, ma d’altra parte sono anch’io alle strette con i tempi; – il tono di Emiliano era implorante – quello che ti chiedo è se puoi aiutarmi a trovare una soluzione a questo imbroglio. Ad esempio, non hai nessuno che ti possa aiutare nel lavoro, magari sbozzando le matrici e lasciando a te solo la rifinitura finale delle lettere?
– Uhm… Forse… Sì, forse si potrebbe fare qualcosa del genere. – Il tono dell’incisore era ancora molto dubbioso: – Hai portato con te i testi che dovrei incidere?
– No Duilio, ti ho spiegato come funziona la cosa: stiamo ancora contattando i potenziali suffragatores, e man mano che li individueremo saprò cosa scrivere sulle rispettive matrici. – Emiliano si accorse che lo sguardo dell’incisore si stava incupendo: – Naturalmente sappiamo già cosa ci dev’essere scritto, in linea di massima…
– In linea di massima? Ma ti rendi conto di cosa mi stai dicendo, Emiliano? Spero che tu sappia che “fornai dell’Aventino” e “pescivendoli della Suburra” non si scrivono nello stesso modo.
– Sì, ma…
– Ma! Tu mi chiedi di trovare qualcuno che possa sbozzare il testo, che poi io dovrei rifinire. Ma non si può sbozzare un testo, se non conosci il testo da sbozzare! – Caio Duilio stava quasi urlando. Si calmò un poco e poi riprese: – Vedi Emiliano, neanche le lettere sono tutte uguali tra loro; una lettera “M” è larga più del doppio di una “I” e altre lettere, ad esempio una “B”, sono una via di mezzo tra queste due; e poi c’è lo spazio tra una parola e l’altra. Non si può sbozzare una matrice generica prima di sapere cosa ci dovrà essere scritto sopra.
– Hai ragione, non avevo pensato a questo. Eppure, – riprese Emiliano non ancora convinto – ho la sensazione che il fatto che le matrici che dobbiamo realizzare siano tutte così simili tra loro dovrebbe aiutarci a ridurre i tempi. Solo che non so ancora come.
– Ma alla fine, cosa ci dovrebbe essere scritto su queste maledette matrici?
– Le solite cose Duilio, quelle che vedi scritte sui muri tutte le volte che ci sono i comitia: “Vota Lucio Cassio Longino come censore, uomo probo e meritevole, lo chiedono i fornai dell’Aventino”. Naturalmente, – specificò Emiliano, – da una matrice all’altra dovrà cambiare l’ultima frase e magari, ogni tanto, anche la seconda: giusto per evitare l’eccessiva ripetizione che potrebbe annoiare.
– Vedo. – L’incisore stava meditando su qualcosa: – Forse ho un’idea per risolvere il tuo problema: potrei farti una matrice, una sola, con le prime due parti del testo, e poi per ciascuna variante una matrice con solo l’ultima parte, nella posizione giusta. Tu potresti imprimere tutte le tue migliaia di codicilli con la prima matrice, e poi in un secondo tempo aggiungere l’ultima frase con la seconda serie di matrici.
– È un’ottima idea caro Duilio, ma purtroppo temo che non funzionerebbe. – Lo contraddisse subito Emiliano: – Tanto per cominciare i costi di lavorazione raddoppierebbero, visto che dovrei fare due passaggi per ciascun codicillum, ma questo non è il problema principale.
– Anche perché avresti risparmiato un bel po’ sul mio lavoro di incisione. – Ribatté pronto Caio Duilio.
– Esattamente. – Ammise Emiliano: – Il fatto è che il procedimento di imprimitura è preciso, ma non abbastanza: la scritta aggiunta in un secondo momento non sarebbe mai sufficientemente centrata rispetto alla precedente, e quindi otterremmo un testo con l’ultima riga storta, o male allineata, e questo farebbe fare una pessima figura al mio cliente.
– Eppure mi sembrava una così buona idea, – si lamentò Duilio – non si potrebbe trovare un modo per migliorare la sovrapposizione delle due imprimiture?
– Sarebbe sicuramente possibile, – ammise Emiliano – ma ci sono delle difficoltà pratiche insormontabili: la maggior precisione richiederebbe una maggior cura da parte degli schiavi che manovrano la macchina, e quindi si allungherebbero ulteriormente i tempi di lavorazione e, contemporaneamente, aumenterebbero inevitabilmente gli scarti facendo crescere ancora di più i costi. Ma soprattutto, – aggiunse Emiliano fermando l’obiezione che sapeva inevitabile – bisognerebbe modificare appositamente la macchina per garantire il maggior centraggio della matrice, e chissà quanto tempo ci metterebbe Vario Rufo a rimetterla in funzione.
– Quindi siamo tornati di nuovo al punto di partenza. – Commentò l’incisore sconsolato.
– Non è detto. – Non per la prima volta, Emiliano sentiva letteralmente un’idea che stava germogliando: – La tua idea di una doppia matrice è buona, ma forse la stiamo guardando dal punto di vista sbagliato. Se invece di usare, come dici tu, due matrici per fare due imprimiture sovrapposte sullo stesso foglio, le usassimo contemporaneamente per farne una sola?
– Scusami Emiliano ma non sono sicuro di riuscire a seguirti. – Duilio era evidentemente perplesso: – Come puoi fare una sola imprimitura con due matrici?… Ah, forse ho capito… Stai pensando a una matrice composita!
– Esattamente Duilio. – Emiliano era eccitatissimo alla nuova idea: – supponi di fare due matrici come dicevi tu, una generale e una per così dire particolare, ma invece di farle tutte e due grandi come il foglio da imprimere, saranno più piccole e costruite in modo tale da incastrarsi insieme a formare un’unica matrice della dimensione giusta.
– Questo però richiederebbe che i blocchi su cui incido le matrici abbiano degli incastri fatti in modo tale da poterle smontare e rimontare come se fossero un pezzo unico. – Lo interruppe Duilio.
– Proprio così, e quindi credo proprio che andrò a trovare Marco Lollio per parlargli di questa idea. – Concluse Emiliano salutando l’incisore e precipitandosi fuori dalla porta.


– Allora Marco Lollio, cosa ne pensi? – chiese Emiliano all’amico citrarius dopo avergli spiegato il progetto: – Credi che sia fattibile?
– Direi proprio di sì. – rispose Lollio dopo una breve riflessione: – Direi che dovremmo costruire la matrice in due pezzi, come se fossero due matrici più strette che messe insieme ne formano una normale, e praticare nelle due facce che devono andare a contatto tra loro una coppia di incastri a coda di rondine, in modo che i due pezzi possano scorrere uno dentro l’altro.
– Quanto tempo ci metteresti a realizzare diciamo venti copie del pezzo più grande e duecento di quello minore? – Si informò Emiliano: – E quanto mi costeranno?
– Beh, di tempo ce ne vorrà un bel po’, almeno quattro mesi per finire il lavoro, anche considerando il fatto che posso seguire il tuo antico consiglio e far lavorare a Settimo un certo numero di pezzi per volta. Ma d’altra parte, – aggiunse subito – da quello che ho capito non ti servono tutti i pezzi subito, tanto l’incisore ci metterà il suo tempo a lavorarli uno per uno. Diciamo che potrei farti avere i primi venti pezzi, quelli maggiori, per le Kalendae di Iulius, e i pezzi più piccoli a quattro dozzine al mese nei mesi successivi.
– Direi che potrebbe andare bene, – ammise Emiliano – ma se tu riuscissi a stringere un poco i tempi andrebbe persino meglio.
– Vedremo cosa riusciremo a fare, per ora non ti posso promettere niente. – Rispose Lollio evitando di sbilanciarsi troppo: – Piuttosto volevo chiederti una cosa: non dicevi che vorresti poter variare anche l’elogio del tuo candidato? Quindi perché limitarsi a dividere la matrice in due pezzi?
– Stai proponendo di dividere in tre la matrice? – Emiliano sembrava scettico all’idea: – Questo non ne aumenterebbe eccessivamente il costo?
– In realtà non di molto, – calcolò Marco Lollio, – diciamo che nel primo caso facciamo venti pezzi base e duecento pezzi aggiuntivi, in totale sono duecentoventi pezzi, da tagliare squadrare e piallare, e altrettanti incastri. Se stacchiamo l’elogio dalla matrice base e ne facciamo ad esempio quaranta pezzi, con altrettanti testi diversi, ci ritroviamo a dover squadrare duecentosessanta pezzi e a realizzare trecento incastri, visto che i pezzi intermedi hanno due incastri ciascuno. Alla fine il costo delle matrici sarà aumentato di circa un decimo del totale, non di più.
Emiliano era ancora dubbioso: – Ma tutti questi incastri non indeboliranno troppo la matrice?
– Certo che sì, ma non dovrebbe avere importanza, – confermò Lollio – perché una volta che la matrice è montata nella macchina è appoggiata sul fondo e bloccata su tutti e quattro i lati, quindi non c’è nessuna torsione che la possa spezzare.
– Hai ragione Lollio, – ammise Emiliano eccitato, – non ci avevo pensato. Questo significa che potresti anche evitare di fare degli incastri complicati, potrebbero bastare delle piccole scanalature per evitare che i pezzi della matrice scivolino fuori quando sono montati nella testa della macchina.
– Vero, vero. Quindi volendo potremmo portare l’idea anche oltre: nessuno ci impedisce di spezzare anche le singole righe in più pezzi… – Marco Lollio stava fantasticando – In teoria potresti avere delle matrici con singole parole o brevi frasi e montarle insieme a piacere per ottenere qualsiasi testo tu voglia.
Emiliano si mise a ridere di gusto: – E perché allora non fare direttamente una matrice per ogni lettera? Così potrei comporre qualsiasi parola usando sempre le stesse matrici. Caro Lollio, di tutte le idee assurde che ho sentito negli ultimi tempi, questa le batte tutte di parecchie lunghezze!
– Forse hai ragione, Emiliano, – ammise Lollio ridendo, – mi sono lasciato trascinare dall’entusiasmo. Torniamo alle cose serie: se possiamo usare come incastro una semplice scanalatura, direi che posso farti i venti e quaranta pezzi delle basi entro le Nonae di Iulius e i rimanenti duecento a cinque dozzine al mese. Per il prezzo, – calcolò rapidamente, – direi che mi posso accontentare di seicento sesterzi in totale.
Emiliano non cercò neanche di tirare sul prezzo: – Affare fatto, Marco Lollio. Domattina ti farò avere le misure esatte di ciascuno dei tre pezzi, così puoi cominciare a mettere al lavoro il tuo Settimo. Vale.


Era stata una giornata proficua, ma Emiliano stentava a prendere sonno. Gli tornava in mente l’idea assurda del citrarius di dividere le matrici in singole frasi, e poi in parole, e poi in lettere… E poi ripensava a un’immagine di trent’anni prima:

Gregorios indicò verso l’altro bancone su cui si trovava una strana struttura di legno, una specie di cornice di legno contenente diversi blocchetti di legno sagomati e bloccati in posizione mediante piccoli cunei.

Un’idea assurda, ma…

© Paolo Sinigaglia 2013-2017 – È proibita la riproduzione anche parziale

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