Capitolo 17


I commentarii nundinarii – Il confronto – Il censore

Roma, a.d. VI Kal. Iul. 811 AUC

– Cos’è questa nuova trovata che ti sei messo a distribuire per tutta Roma?
La visita di Lydia non era del tutto inaspettata, ma Emiliano fece del suo meglio per mostrarsi sorpreso quando se la vide piombare nel retrobottega: – Carissima Mamilia Lydia, che piacere vederti qui. A cosa debbo la tua presenza?
– Questi commentarii nundinarii che stai distribuendo in tutte le bettole e i bordelli di Roma…
– Ah, i commentarii nundinarii de rebus romanis1, – si illuminò Emiliano – sono felice che tu ne abbia sentito parlare. Non trovi che sia una buona idea? Attualmente ne imprimiamo circa cento copie a ogni nundina, ma speriamo di arrivare fino a trecento nei prossimi mesi e, forse, di aumentare il formato a due fogli se avremo abbastanza materiale da pubblicare. Riportiamo i programmi dei teatri, dei giochi e delle corse del circo per i successivi otto giorni e anche qualche notizia di avvenimenti importanti o annunci a pagamento da parte di privati cittadini che vogliono comunicare a tutta Roma faccende che vogliono rendere pubbliche: matrimoni, divorzi, nascite, funerali… Insomma cose del genere.
Lydia si trovò costretta a interrompere il flusso di parole dell’altro: – Sì, ottima idea, ma potrei sapere dove hai trovato lo scinzi per imprimere cento fogli a nundina? – Il tono di lei era gelido. Mamilia Lydia sapeva perfettamente quanto scinzi produceva il suo laboratorio, a chi veniva venduto e come veniva utilizzato. Caio Arrio poteva permettersi di utilizzarne cento fogli ogni otto giorni, ma nessuno dei suoi clienti avrebbe potuto fornirgliene una simile quantità senza che lei lo venisse a sapere, soprattutto negli ultimi tempi, dopo che quei mercanti di Alexandria avevano comprato tutta la loro produzione di più di tre mesi.
Possibile che quel Demetrios abbia venduto una parte dello scinzi a Caio Arrio? – Si chiese Lydia: – No, è impossibile. I figli di Tito mi hanno assicurato di aver visto coni loro occhi le casse che venivano caricate nella stiva della nave, e il resto del carico aggiunto al di sopra. E la nave è partita da Ostia il giorno stesso.
– Ma carissima, non c’è nessun segreto. – La voce di Emiliano trasudava assoluta sincerità: – Non penserai certo di essere l’unica a conoscere il metodo per la produzione dello scinzi a partire dagli stracci e dalla paglia tritati e macerati. Da quando tu e Asinio Gallo avete cominciato a imprimere codicilli su scinzi, molti altri si sono messi a studiare per duplicare il vostro procedimento e adesso hanno cominciato a produrre il nuovo materiale. Ammetto che è ancora un po’ caro, mi costa quasi un asse a piede quadro, ma è sempre più economico della pergamena, e i miei fornitori dicono che col passare del tempo, quando la produzione aumenterà, i prezzi dovrebbero calare ancora…
L’espressione di incredulità sul viso di Lydia era di per sé uno spettacolo, Emiliano stava seriamente faticando per non scoppiarle a ridere in faccia: – Capisco… E stai dicendo che il tuo fornitore sarebbe in grado di procurarti abbastanza scinzi da poter stampare trecento fogli ogni nundina?
– Certo. A differenza del papiro e della pergamena, la cui produzione si basa su materiali disponibili in quantità limitate, lo scinzi può essere prodotto in qualsiasi quantitativo, basta che ci sia sufficiente richiesta. Inoltre, – continuò Emiliano girando il coltello nella piaga – con le nuove macchine da imprimitura che abbiamo sviluppato e con le matrici a tesserae, il costo e il tempo per la preparazione delle matrici sono calati drasticamente, quindi non ci sono praticamente limiti a quello che potremo fare.
Adesso lei sembrava veramente distrutta. – Senti, Lydia, – il tono di Emiliano era passato dall’entusiasta al conciliante, – dobbiamo veramente continuare a litigare per sempre su quella vecchia storia? Sono due anni che andiamo avanti così e non vedo il senso di portare avanti questo rancore. Ti ho chiesto scusa, e sono pronto a farlo di nuovo, per averti involontariamente offeso e non averti raccontato subito del mio passato. Ma adesso, forse, potrebbe essere ora di perdonarmi per questo errore, non credi?
– Non lo so, Caio Arrio, forse hai ragione. – Lydia sembrava incerta sul da farsi, erano capitate troppe cose tutte insieme e si sentiva a disagio: – Lasciami un po’ di tempo per pensare…
– D’accordo Lydia. Anche perché – Emiliano si mosse verso la tenda che nascondeva la parte anteriore della taberna da cui era arrivato un rumore – credo che sia entrato qualcuno ed è meglio che io vada a vedere di chi si tratta.


– Salve Caio Arrio Emiliano. – Il neoeletto censore, Lucio Cassio Longino, lo aspettava nella taberna.
– Benvenuto, censore! È veramente un grandissimo onore vederti qui. – Emiliano era davvero impressionato dal fatto che un personaggio di tale rango fosse venuto di persona a incontrarlo nel suo negozietto: – Cosa posso fare per te?
– Niente Caio Arrio, – rise il censore – hai già fatto molto per me. Piuttosto adesso sono io che vorrei fare qualcosa per te. Ricorderai che ti avevo detto che ho l’abitudine di premiare chi mi aiuta fedelmente; adesso che anche grazie al tuo aiuto e alla tua ingegnosità ho ottenuto l’elezione, voglio sdebitarmi.
– Ma tu non hai nessun debito nei miei confronti, domine! Sono già stato pagato fin troppo generosamente per il lavoro che ho fatto per te. – Ed era proprio vero: oltre ai ventimila sesterzi pattuiti, Cassio Longino ne aveva aggiunti altri cinquemila come premio per aver completato il lavoro nei tempi stabiliti.
– Vero, – ammise il censore – ma in quel caso si trattava del compenso per un lavoro ben fatto. Adesso sto parlando di un riconoscimento per il risultato ottenuto. – Fece una breve pausa: – Caio Arrio Emiliano cosa diresti se, in occasione del prossimo censo, il tuo nome venisse iscritto nella lista degli equites?
– Ma… – Emiliano era totalmente sbalordito: – Ma non è possibile censore, io sono solo un liberto.
– Lo so, ma questo non è un problema insormontabile, – il tono del censore era quasi noncurante – esistono precedenti e la mia carica mi consente sufficiente discrezionalità in merito. A parte il favore fatto a me personalmente, la tua invenzione dell’imprimitura e i suoi usi, quali ad esempio i tuoi commentarii nundinarii, costituiscono delle innovazioni che posso, nella mia qualità di censore, considerare abbastanza importanti per Roma da giustificare la concessione dei pieni diritti di cittadinanza e anche la tua elevazione a eques.
Censore io… Veramente, non so cosa dire. – Emiliano era letteralmente senza parole e questo, per lui, costituiva davvero una novità: – Non so come potrei ringraziarti a sufficienza per un onore simile…
– Come ti ho già detto, Caio Arrio, sono io che devo ringraziare te. Piuttosto, – aggiunse come in un ripensamento – naturalmente tu hai i requisiti economici per l’avanzamento, vero? Terreni, proprietà o disponibilità per almeno centomila denarii?
Centomila denarii, quattrocentomila sesterzi!
Emiliano non aveva mai visto in vita sua una cifra del genere tutta insieme. Stava per rispondere a Cassio Longino che no, lui non aveva neanche un quinto di quella cifra, quando venne interrotto da una voce alle sue spalle: – Chiedo scusa se mi intrometto, censore, ma nel calcolo delle proprietà richieste per la valutazione del censo verrebbe contato anche il patrimonio dell’eventuale moglie? – Chiese con aria innocente Mamilia Lydia uscendo dal retrobottega.
– Beh, dipende, – Lucio Cassio Longino era stato colto in contropiede dall’interruzione ma, da bravo politico e oratore, sapeva come continuare a parlare mentre il cervello cercava di adeguarsi alla nuova situazione – naturalmente nel caso di un matrimonio cum manu il marito, avendo completa disponibilità del patrimonio familiare, può essere considerato…
Il censore notò il gelo nello sguardo di Lydia e non terminò nemmeno la frase e riprese: – Mentre invece nel caso di un matrimonio sine manu la situazione può essere più complessa, ma credo che anche questo caso possa esser fatto rientrare nell’arbitrio, la discrezionalità implicita alla mia carica. Perdonami matrona, tu sei…?
– Mamilia Lydia, figlia del defunto Lucio Mamilio e fidanzata al qui presente Caio Arrio Emiliano. – Rispose tranquillamente Lydia mentre Emiliano la fissava sbalordito: – Considera, censore che porto in dote l’intero patrimonio lasciato da mio padre, che comprende sia le proprietà terriere in Etruria che la sua impresa commerciale. Dovrei chiedere al mio segretario di fare un inventario per poterti dare una cifra precisa, ma credo che il valore delle mie proprietà al momento si aggiri intorno al milione e mezzo di sesterzi.
– Ma… – Cercò di interrompere Emiliano.
– In questo caso, – confermò il censore – penso proprio che non dovrebbero esserci problemi.
– Naturalmente dovremo organizzare e formalizzare il nostro matrimonio al più presto…
– Ma Lydia…
– … e comunque abbastanza in anticipo sulla data del censo della prossima primavera…
– Sì Lydia, ma…
– … in modo che il censore abbia la possibilità di mantenere la promessa che ti ha fatto.
Emiliano si arrese definitivamente: – Sì Lydia.
– Beh, vedo che siete perfettamente d’accordo. – concluse Cassio Longino con un sorriso ironico: – Non mi resta che farvi le mie congratulazioni, Caio Arrio Emiliano e Mamilia Arria Lydia.


1 “Diario nundinario dei fatti di Roma”. Da nundina, periodo di otto giorni.

© Paolo Sinigaglia 2013-2017 – È proibita la riproduzione anche parziale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Chaos Legion wants you!