Capitolo 66 Auto-realizzazione, parte I

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

Essitazione è ssempre facile, raramente utile.
Questo gli aveva detto il Professore di Difesa; e mentre si poteva cavillare sui dettagli del proverbio, Harry comprendeva la debolezza dei Corvonero abbastanza bene da sapere che dovevi cercare di rispondere ai tuoi stessi cavilli. Alcuni piani richiedevano di attendere? Sì, molti piani richiedevano azioni differite; ma questo non era la stessa cosa di esitare a scegliere. Non rimandare perché si conosceva il momento giusto per fare ciò che era necessario, ma rimandare perché non si riusciva a decidere – non esisteva alcun piano astuto che lo richiedesse.
A volte si poteva aver bisogno di ulteriori informazioni per decidere? Si, ma anche questo si sarebbe potuto trasformare in un pretesto per rimandare; ed era invitante rimandare, quando ci si trovava di fronte a una scelta fra due alternative dolorose, e non scegliere evitava la sofferenza mentale per un po’ di tempo. Così si prendeva un pezzo di informazione che non si poteva ottenere facilmente, e si affermava di non poter decidere senza di essa; questa era la scusa. Se si fosse saputo di quali informazioni si aveva bisogno, quando e come si sarebbe potuto ottenerle, e cosa si sarebbe fatto a seconda di ciascun possibile risultato, allora questa sarebbe stata meno sospetta come scusa per esitare.
Se non stavi solo esitando, saresti dovuto essere in grado di scegliere in anticipo ciò che avresti fatto, una volta che avessi avuto l’informazione ulteriore di cui dicevi di aver bisogno.
Se il Signore Oscuro fosse stato davvero là fuori, sarebbe stato intelligente acconsentire al piano del professor Quirrell di far impersonare il Signore Oscuro da qualcuno?
No. Decisamente no. Assolutamente no.
E se Harry avesse saputo per certo che il Signore Oscuro non fosse davvero là fuori… in quel caso…
L’ufficio del Professore di Difesa era una piccola stanza, almeno quel giorno; era cambiato dall’ultima volta che Harry l’aveva visto, la pietra della stanza era diventa più scura, più lucida. Dietro la scrivania del Professore di Difesa stava il singolo scaffale vuoto che decorava da sempre la stanza, una libreria alta che si estendeva dal pavimento fin quasi al soffitto, con sette ripiani in legno vuoti. Solo una volta Harry aveva visto il professor Quirrell prendere un libro da quegli scaffali vuoti, e mai l’aveva visto rimettervene uno.
Il serpente verde oscillava sopra la seduta della sedia dietro la scrivania del Professore di Difesa, gli occhi senza palpebre che fissavano Harry all’altezza dei suoi occhi.
Erano ora protetti da ventidue incantesimi, tutti quelli che potevano essere lanciati dentro Hogwarts senza attirare l’attenzione del Preside.
No”, sibilò Harry.
Il serpente verde piegò la testa, inclinandola leggermente; nessuna emozione fu convogliata dal gesto, non che il talento da Rettilofono di Harry gli comunicasse. “Perché no?”, disse il serpente verde.
Troppo pericolosso”, disse semplicemente Harry. Ciò era vero che il Signore Oscuro fosse stato là fuori o meno. Sforzarsi di decidere in anticipo gli aveva fatto capire che stava solo usando quella domanda senza risposta come una scusa per esitare; la decisione sensata era la stessa, in entrambi i casi.
Per un attimo gli occhi profondi e scuri sembrarono nereggiare brillanti, per un momento la bocca squamosa si spalancò per esporre le zanne. “Pensso che tu abbia imparato lezione ssbagliata, ragazzo, da precedente fallimento. Miei piani non ssono ssoliti fallire, e ultimo ssarebbe sstato completato impeccabilmente, sse non fossse sstato per tua sstupidità. Lezione giussta è sseguire percorsso tracciato per te da Sserpeverde più vecchio e ssaggio, addomessticare tuoi impulssi sselvaggi”.
Lezione che ho imparato è non tentare piani che farebbero penssare amico bambina che io ssono cattivo o amico bambino che io ssono sstupido”, sbottò Harry in risposta. Aveva pensato di prendere tempo prima di rispondere, ma in qualche modo le parole gli erano semplicemente scivolate fuori.
Il suono sibilante che provenne dal serpente non fu compreso da Harry come parole, solo come pura furia. Un momento dopo, “Hai detto loro –
Naturalmente no! Ma sso cossa direbbero.
Ci fu una lunga pausa mentre la testa del serpente ondeggiava, fissando Harry; ancora una volta nessuna percettibile emozione fu comunicata, e Harry si chiese cosa stesse pensando il professor Quirrell che richiedesse al professor Quirrell tutto quel tempo per pensare.
Ti importa ssul sserio quello che quei due penssano?” giunse infine il sibilo del serpente. “Veri pargoli ssono quei due, non come te. Non posssono ssoppessare quesstioni da adulti”.
Avrebbero potuto far meglio di me”, sibilò Harry. “Amico bambino avrebbe chiessto motivi ssegreti prima di acconssentire a ssalvare donna –
Ssono felice che ora tu capissca quessto”, sibilò freddamente il serpente. “Chiedi ssempre vantaggi di altri. Poi impara a chiederti ssempre di tuoi. Sse mio piano non ti piace, qual è tuo?
Sse necesssario – resstare a sscuola per ssei anni e sstudiare. Hogwartss ssembra un bel possto dove dimorare. Libri, amici, cibo sstrano ma gusstosso”. Harry voleva ridacchiare, ma non c’era alcun gesto in Serpentese per il genere di risata che voleva esprimere.
I pozzi che erano gli occhi del serpente sembrarono quasi neri. “Facile parlare ora. Quelli come te e me non ssopportano di esssere imprigionati. Perderai pazienza molto prima del ssettimo anno, forsse alla fine di quessto. Elaborerò miei piani di consseguenza”.
E prima che Harry potesse sibilare un’altra parola in Serpentese, la forma-umana del professor Quirrell stava sedendo nella sua sedia ancora una volta. “Allora, signor Potter”, disse il Professore di Difesa, la sua voce calma come se avessero appena discusso qualcosa di scarsamente importante, come se l’intera conversazione non fosse affatto avvenuta, “ho sentito che ha iniziato ad esercitarsi nel duello. Non il genere inutile che ha delle regole, spero”.

Hannah Abbott sembrava più nervosa di quanto Hermione l’avesse mai vista (ad eccezione del giorno della fenice, il giorno in cui Bellatrix Black era evasa, che non sarebbe dovuto contare per nessuno). La ragazza Tassofrasso aveva fatto visita al tavolo Corvonero durante il pranzo, e aveva dato un colpetto sulla spalla di Hermione, e l’aveva quasi trascinata via –
“Neville e Harry Potter stanno imparando a duellare dal signor Diggory!” disse Hannah tutto d’un fiato non appena furono a qualche passo dalla tavola.
“Chi?” fece Hermione.
Cedric Diggory! È il Capitano della nostra Squadra di Quidditch, e il generale di un esercito, e segue tutti i corsi opzionali e ottiene voti migliori di chiunque, e ho sentito dire che studia duello da insegnanti professionisti durante l’estate, e una volta ha battuto due studenti del settimo anno, e alcuni insegnanti lo chiamano persino il Super Tassofrasso, e la professoressa Sprout dice che dovremmo tutti emu, uhm, emudarlo o qualcosa del genere, e –”
Dopo che Hannah si fu finalmente fermata per prendere fiato (la lista era continuata per un po’), Hermione era riuscita a dire mezza parola.
“Soldato Sunshine Abbot!” disse Hermione. “Calmati. Non dovremo combattere contro il generale Diggory, giusto? Certo, Neville sta studiando per poterci battere, ma anche noi possiamo studiare –”
“Non capisci?” strillò Hannah, alzando la voce molto più di quando avrebbe dovuto fare, se avesse voluto tenere la conversazione riservata, lontana dalle orecchie di tutti i Corvonero che le stavano guardando. “Neville non sta studiando per sconfiggere noi! Si sta esercitando in modo da poter combattere Bellatrix Black! Ci passeranno attraverso come un Bolide in un mucchio di ciambelle!”
Il Generale Sunshine fissò il suo soldato. “Ascolta”, disse Hermione, “non penso che qualche settimana di esercitazioni renda qualcuno un combattente invincibile. Inoltre sappiamo già come trattare coi combattenti invincibili. Concentreremo il fuoco su di loro e andranno giù proprio come Draco”.
La ragazza Tassofrasso la stava guardando con un misto di ammirazione e di scetticismo. “Non sei neppure, sai, spaventata?
“Oh, ma insomma!” disse Hermione. Talvolta era difficile essere l’unica persona di giudizio nel tuo intero anno. “Non hai mai sentito il detto, l’unica cosa di cui aver paura è la paura stessa?”
Cosa?” disse Hannah. “Questo è folle, che mi dici dei Letalmanto che stanno in agguato nell’oscurità, e dell’essere sottoposti all’Incantesimo Imperius, e dei terribili incidenti di Trasfigurazione –”
“Voglio dire”, disse Hermione, con l’esasperazione che stava tracimando dalla sua voce ora alzatasi di volume, stava sentendo questo genere di cose da un’intera settimana, “che ne dici se aspettiamo fino a dopo che la Chaos Legion ci schiaccia davvero prima di farci spaventare tanto da loro e hai appena borbottato `Grifondoro’ sottovoce?
Qualche momento dopo, Hermione stava tornando al suo posto a tavola con un sorriso gentile ingessato sul suo giovane viso, non era il terribile sguardo gelido del lato oscuro di Harry ma era il volto più spaventoso che ella sapesse come fare.
Harry Potter sarebbe andato giù.

“Questo è folle”, ansimò Neville, con la minuscola quantità di fiato che poté recuperare prima di restare completamente senza respiro.
“Questo è geniale!” disse Cedric Diggory. Gli occhi del Super Tassofrasso baluginavano di frenetico entusiasmo, splendendo come il sudore sulla sua fronte mentre egli batteva pesantemente i piedi nel corso della danza di una delle sue posizioni da duello. I suoi consueti passi leggeri erano mutati in una camminata più pesante, cosa che avrebbe potuto avere a che fare con i pesi di metallo Trasfigurati che tutti loro avevano agganciato a braccia e gambe e che avevano fissato con una cinghia al petto. “Da dove prende queste idee, signor Potter?”
“Uno strano vecchio negozio… a Oxford… e non tornerò … a fare compere lì… mai più”. Tud.

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