Capitolo 85 Transazioni tabù, conseguenze III, distanza

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

Era lenta e ardua, la lunga scalinata che conduceva alla sommità di Corvonero. Dall’interno, appariva come una rampa dritta, sebbene dall’esterno si potesse capire che logicamente doveva essere una spirale. Si poteva raggiungere la sommità della torre Corvonero solo effettuando quella lunga scalata senza scorciatoie, un gradino di pietra dopo l’altro; che passavano sotto le scarpe di Harry, spinti in basso dalle sue stanche gambe.
Harry aveva accompagnato Hermione sana e salva a letto.
Aveva indugiato nella sala comune di Corvonero abbastanza a lungo da raccogliere qualche firma che potesse essere utile a Hermione in seguito. Non molti studenti avevano firmato; i maghi non erano stati abituati a pensare secondo le regole paga-o-taci, assumiti-le-tue-responsabilità-e-fai-una-predizione-o-smettila-di-fingere-di-credere-alla-tua-teoria della scienza babbana. La maggior parte di loro non ci aveva visto niente di incoerente nell’essere troppo nervosi per firmare una dichiarazione secondo cui Hermione avrebbe avuto diritti su di loro per il resto delle loro vite se avessero avuto torto, mentre esteriormente si comportavano come se fossero fiduciosi che fosse colpevole. Ma il solo fatto di aver chiesto le firme avrebbe raggiunto l’obiettivo dopo che la verità fosse venuta a galla, se qualcuno avesse mai sospettato ancora Hermione di qualcosa di Oscuro. Non avrebbe dovuto sopportarlo due volte, almeno.
Dopo di che, Harry aveva lasciato rapidamente la sala comune, perché tutti quei gentili sentimenti di perdono su cui aveva ragionato erano sempre più difficili da ricordare. Talvolta Harry pensava che la dissociazione più profonda della sua personalità non avesse nulla a che fare col suo lato oscuro; invece era la separazione tra l’altruistico e indulgente Harry del Ragionamento Astratto, in contrapposizione al frustrato e arrabbiato Harry del Momento Attuale.
La piattaforma circolare in cima alla torre Corvonero non era il luogo più alto di Hogwarts, ma la torre Corvonero sporgeva dal corpo principale del castello, quindi non si poteva guardar giù la piattaforma superiore dalla torre dell’Astronomia. Un luogo silenzioso in cui pensare, se si avessero avuto parecchie cose su cui riflettere. Un luogo dove solitamente venivano pochi altri studenti – c’erano posticini riservati più accessibili, se la riservatezza era tutto ciò che si desiderava.
Le torce di Hogwarts che rischiaravano la notte erano molto più in basso. La piattaforma in sé offriva pochi intralci; le scale emergevano da un varco scoperto nel pavimento, invece che da una porta verticale. Da questo luogo, poi, le stelle erano più visibili di quanto lo fossero altrove sulla Terra.
Il ragazzo si sdraiò al centro della piattaforma, incurante del fatto che le sue vesti potessero sporcarsi, appoggiando la testa sul pavimento in piastrelle di pietra; così che, fatta eccezione per alcune merlature di pietra parzialmente visibili al limite del suo campo visivo, e per un frammento di luna crescente, la realtà divenne luce stellare.
I puntini di luce nel velluto scuro luccicavano, vacillando e riapparendo, una bellezza di tipo diverso dalla Notte Silenziosa.
Harry guardava distratto, la sua mente era su altre cose.
In questo giorno la tua guerra contro Voldemort è iniziata…
L’aveva detto Silente, dopo l’Episodio del Salvataggio di Bellatrix da Azkaban. Quello era stato un falso allarme, ma la frase esprimeva bene la sensazione.
Due notti prima la sua guerra era iniziata, e Harry non sapeva contro chi.
Silente pensava che fosse Lord Voldemort, ritornato dai morti, che faceva la prima mossa contro il ragazzo che l’aveva sconfitto l’ultima volta.
Il professor Quirrell aveva messo degli incantesimi di allarme su Draco, temendo che il folle Preside provasse a incastrare Harry per la morte del figlio di Lucius.
O il professor Quirrell aveva messo in piedi l’intera faccenda, e quello era il modo in cui aveva saputo dove trovare Draco. Severus Snape pensava che il Professore di Difesa di Hogwarts fosse un sospettato scontato, anzi il sospettato scontato.
E Severus Snape stesso poteva essere o non essere anche solo remotamente degno di fiducia.
Qualcuno aveva dichiarato guerra a Harry, il suo primo attacco avrebbe dovuto eliminare sia Draco sia Hermione, ed era stato solo per il rotto della cuffia che Harry aveva salvato Hermione.
Non la si poteva considerare una vittoria. Draco era stato ritirato da Hogwarts, e se quello non era come morire, non era chiaro come lo si sarebbe potuto annullare, o in che modo Draco potesse essere quando fosse tornato. La Gran Bretagna magica ora pensava che Hermione fosse una potenziale omicida, cosa che avrebbe potuto o non potuto farle prendere la decisione sensata e andarsene. Harry aveva sacrificato la sua intera fortuna per annullare la sua perdita, e quella carta poteva essere giocata solo una volta.
Qualche potere sconosciuto l’aveva colpito, e se quel colpo era stato parzialmente deviato, aveva comunque colpito molto duro.
Almeno il suo lato oscuro non gli aveva chiesto nulla in cambio per aver salvato Hermione. Forse perché il suo lato oscuro non era una voce immaginaria come Tassofrasso; Harry poteva immaginare la propria parte Tassofrasso desiderare cose diverse da sé stesso, ma il suo lato oscuro non era così. Il suo “lato oscuro”, per quanto Harry potesse dire, era un modo differente in cui Harry talvolta era Il quel momento Harry non era arrabbiato; e cercare di chiedere cosa volesse “Harry oscuro” era come un telefono che squilla senza risposta. Il pensiero sembrava persino un po’ strano; si poteva essere in debito di qualcosa con un modo diverso in cui talvolta si era?
Harry fissò in alto verso le stelle casuali, verso le sparse luci sfavillanti che i cervelli umani non riuscivano a non far corrispondere a costellazioni immaginarie.
E poi c’era quella promessa che Harry aveva fatto.
Che Draco aiutasse Harry a riformare Casa Serpeverde. E che Harry diventasse nemico di chiunque Harry, al meglio del suo giudizio di razionalista, credesse avesse ucciso Narcissa Malfoy. Se Narcissa non si fosse mai sporcata le mani, se in effetti era stata bruciata viva, se l’assassino non era stato ingannato – quelle erano tutte le condizioni che Harry poteva ricordare di aver avanzato. Probabilmente avrebbe dovuto metterle per iscritto, o ancora meglio, evitare di fare una promessa che richiedesse così tante condizioni, tanto per cominciare.
C’erano delle vie d’uscita plausibili, per il genere di persona che si sarebbe concesso di razionalizzarne una. Silente non aveva realmente confessato. Non aveva dichiarato pubblicamente di averlo fatto. C’erano ragioni plausibili affinché un Silente realmente colpevole si fosse comportato in quel modo. Ma era anche ciò che ci si sarebbe aspettati di osservare, se qualcun altro avesse arso Narcissa, e Silente se ne fosse preso il merito.
Harry scosse la testa, appiattendo un lato dei suoi capelli e poi l’altro contro il pavimento a piastrelle in pietra. C’era ancora una via d’uscita finale, Draco poteva ancora liberarlo dal giuramento in ogni momento. Poteva, quanto meno, descrivere la situazione a Draco, e discutere delle opzioni con lui, quando si fossero incontrati ancora. Non sembrava una possibilità molto probabile di liberarsi – ma l’idea di discutere onestamente di qualcosa era sufficiente a soddisfare la parte di lui che pretendeva il rispetto dei giuramenti. Anche se significava solo rimandare, era meglio che scegliersi come nemico un uomo buono.
Ma Silente è davvero un uomo buono? chiese la voce di Tassofrasso. Se Silente avesse bruciato vivo qualcuno – la questione non era proprio che la gente buona poteva uccidere, ma mai uccidere infliggendo sofferenza?
Forse l’ha uccisa istantaneamente, disse Serpeverde, e poi ha mentito a Lucius riguardo la parte del bruciarla viva. Ma… se ci fosse stata qualunque possibilità che i Mangiamorte verificassero magicamente come fosse morta Narcissa… e se essere sbugiardato avesse messo in pericolo le famiglie del Lato Luminoso…
Attenzione a ciò che razionalizziamo con abilità, mise in guardia Grifondoro.
Devi aspettarti delle conseguenze della tua reputazione sul modo in cui gli altri ti trattano, disse Tassofrasso. Se decidi che c’è una ragione sufficiente per bruciare viva una donna, uno degli effetti collaterali predicibili è che la gente buona decide che hai passato il limite e che devi essere fermato. Silente se lo sarebbe dovuto aspettare. Non ha il diritto di lamentarsi.
O forse si aspetta che siamo più intelligenti, disse Serpeverde. Ora che sappiamo tutto questo sulla verità – indipendentemente dai dettagli precisi della storia completa – possiamo davvero credere che Silente sia una persona molto, molto terribile che dovrebbe essere nostra nemica? Nel mezzo di una guerra orribilmente sanguinosa, Silente ha dato fuoco a un civile nemico? Questo è essere cattivi solo secondo i criteri dei fumetti, non secondo alcun criterio storico realistico.
Harry guardò in su il cielo stellato, ricordando la storia.
Nella vita reale, nelle guerre reali…
Durante la Seconda guerra mondiale, c’era stato un progetto per sabotare il programma di armamenti nucleari nazista. Alcuni anni prima, Leó Szilárd, la prima persona a intuire la possibilità di una reazione di fissione a catena, aveva convinto Fermi a non pubblicare la scoperta che la grafite purificata era un moderatore di neutroni economico ed efficace. Fermi aveva intenzione di pubblicarla, per il bene del grande progetto internazionale della scienza, che era al di sopra del nazionalismo. Ma Szilárd aveva persuaso Rabi, e Fermi si era conformato al voto della maggioranza della loro minuscola cospirazione di tre persone. E così, anni dopo, l’unico moderatore di neutroni di cui i Nazisti fossero venuti a conoscenza era il deuterio.
L’unica fonte di deuterio sotto controllo nazista era un complesso catturato nella Norvegia occupata, che era stato distrutto tramite bombe e sabotaggi, causando un totale di ventiquattro vittime civili.
I Nazisti avevano cercato di trasportare il deuterio già raffinato in Germania, a bordo di un traghetto civile norvegese, il SS Hydro.
Knut Haukelid e i suoi aiutanti erano stati scoperti dalla guardia notturna del traghetto civile mentre si intrufolavano a bordo per sabotarlo. Haukelid aveva detto alla guardia che stavano sfuggendo alla Gestapo, e la guardia li aveva lascianti andare. Haukelid aveva considerato la possibilità di avvertire la guardia notturna, ma questo avrebbe messo in pericolo la missione, così Haukelid gli aveva soltanto stretto la mano. E la nave civile era affondata nella parte più profonda del lago, con otto tedeschi, sette membri dell’equipaggio e tre civili morti. Alcuni dei soccorritori norvegesi della nave avevano pensato che i soldati tedeschi presenti dovevano essere lasciati annegare, ma questo punto di vista non aveva prevalso, e i sopravvissuti tedeschi erano stati salvati. E quella era stata la fine del programma di armamenti nucleari nazista.
Questo per dire che Knut Haukelid aveva ucciso persone innocenti. Una delle quali, la guardia notturna della nave, era stata una persona buona. Qualcuno che si era dato molto da fare per aiutare Haukelid, a rischio personale; per il proprio buon cuore, per le ragioni più altamente morali; e in cambio era stato destinato a morire annegato. In seguito, alla fredda luce della storia, era sembrato che i Nazisti non fossero mai andati vicini a produrre armi nucleari, tutto considerato.
E Harry non aveva mai letto nulla che suggerisse che Haukelid avesse agito in maniera errata.
Quella era la guerra nella vita reale. In termini di danni totali e di chi era stato colpito, ciò che Haukelid aveva fatto era notevolmente peggiore di ciò che Silente poteva aver fatto a Narcissa Malfoy, o di ciò che Silente aveva forse fatto per far trapelare la profezia a Lord Voldemort allo scopo di indurlo ad attaccare i genitori di Harry.
Se Haukelid fosse stato un supereroe dei fumetti, avrebbe fatto scendere in qualche modo tutti i civili dal traghetto, avrebbe attaccato direttamente i soldati tedeschi…
… piuttosto che lasciare che una sola persona innocente morisse…
… ma Knut Haukelid non era stato un supereroe.
E Albus Silente neppure.
Harry chiuse gli occhi, deglutendo a fatica più volte in reazione all’improvvisa sensazione di soffocamento. Era di colpo molto chiaro che mentre Harry se ne andava in giro cercando di vivere gli ideali dell’Illuminismo, Silente era quello che aveva realmente combattuto una guerra. Le idee della non-violenza erano facili da sostenere se eri uno scienziato, e vivevi all’interno della bolla Protego lanciata dai poliziotti e dai soldati le cui azioni avevi il lusso di mettere in discussione. Sembrava che Albus Silente avesse iniziato con ideali almeno altrettanto forti di quelli di Harry, se non più forti; e Silente non era riuscito a sopravvivere alla sua guerra senza uccidere nemici e sacrificare amici.
Sei così tanto migliore di Haukelid e Silente, Harry Potter, che sarai in grado di combattere senza una singola perdita umana? Persino nel mondo dei fumetti, l’unica ragione per cui un supereroe come Batman possa anche solo sembrare vincente è che i lettori di fumetti notano soltanto la morte dei Personaggi Importanti con un Nome, non quando Jocker uccide qualche passante senza nome per far mostra della propria malvagità. Batman non è meno assassino di Jocker, per tutte le vite che Jocker ha tolto e che Batman avrebbe potuto salvare uccidendolo. Questo era quello che l’uomo chiamato Alastor stava cercando di dire a Silente, e ciò su cui in seguito Silente rimpianse di aver avuto bisogno di troppo tempo per cambiare idea. Hai davvero intenzione di seguire la via del supereroe, e non sacrificare mai un singolo pezzo o uccidere un singolo nemico?
Affaticato, Harry distolse l’attenzione dal problema per un momento, aprì nuovamente gli occhi per rimirare l’emisfero notturno, il quale non pretendeva alcuna decisione da parte sua.
Vicino al limite del suo campo visivo, la pallida e bianca forma crescente della Luna, la cui luce era partita solo un secondo e un quarto prima, circa 375.000 chilometri di distanza nello spazio di simultaneità della Terra.
Al di sopra e di lato, Polaris, la Stella del Nord; la prima stella che Harry aveva imparato a identificare nel cielo, seguendo il bordo del Grande Carro. In realtà era un sistema di cinque stelle con una brillante supergigante centrale, a 434 anni luce dalla Terra. Era la prima `stella’ il cui nome Harry aveva imparato da suo padre, così tanto tempo prima che non avrebbe potuto indovinare che età avesse avuto.
La vaga nebbia della Via Lattea, così tanti miliardi di stelle lontane che diventavano un fiume indistinto, il piano di una galassia che si allungava per 100.000 anni luce. Se Harry aveva provato una qualsiasi sensazione di meraviglia quando questo gli era stato detto per la prima volta, era stato troppo giovane per ricordare quel momento ora, a qualche anno di distanza.
Nel centro della costellazione di Andromeda, la stella Andromeda, che in realtà era la Galassia Andromeda. La galassia più vicina alla Via Lattea, distante 2,4 milioni di anni luce, contenente approssimativamente mille miliardi di stelle.
Numeri come quelli facevano impallidire l’`infinito’ a confronto, perché l’`infinito’ era semplicemente privo di tratti distintivi. Pensare che le stelle fossero `infinitamente’ distanti era molto meno spaventoso che cercare di calcolare a quanto ammontassero 2,4 milioni di anni luce in metri. 2,4 milioni di anni luce, per 31 milioni di secondi in un anno, per la velocità di un fotone pari a 300.000.000 metri al secondo…
Era strano pensare che tali distanze potessero non essere irraggiungibilmente lontane. La magia era diffusa nell’universo, c’erano cose come Giratempo e manici di scopa. Qualche mago aveva mai cercato di misurare la velocità di un passaporta, o di una fenice?
E la comprensione umana della magia non poteva essere neppure minimamente vicina alle leggi sottostanti. Cosa si sarebbe stati in grado di fare con la magia se la si fosse realmente compresa?
Un anno prima, Papà era andato all’Università Nazionale Australiana a Canberra per una conferenza alla quale era un relatore invitato, e aveva portato Mamma e Harry con sé. Avevano visitato il Museo Nazionale dell’Australia, perché, avevano scoperto, non c’era fondamentalmente altro da fare a Canberra. Le vetrine espositive avevano mostrato dei propulsori per pietre costruiti dagli aborigeni australiani – simili a giganteschi calzascarpe di legno, ma levigati e intagliati e decorati con minuziosa attenzione. Nei 40.000 anni da quando gli esseri umani anatomicamente moderni erano emigrati dall’Asia in Australia, nessuno aveva inventato arco e frecce. Faceva apprezzare quanto non-scontata fosse l’idea del Progresso. Perché si sarebbe dovuto anche solo pensare che Inventare fosse qualcosa di importante, se tutti i racconti eroici della tua storia riguardavano grandi eroi e protettori invece di Thomas Edison? In che modo qualcuno avrebbe potuto sospettare, mentre intagliava un propulsore per pietre con minuziosa attenzione, che un giorno gli esseri umani avrebbero inventato navicelle a razzo ed energia nucleare?
Si sarebbe potuto alzare lo sguardo al cielo, alla luce brillante del Sole, e dedurre che l’universo conteneva fonti energetiche più potenti del semplice fuoco? Si sarebbe intuito che se le leggi fondamentali della fisica l’avessero permesso, un giorno gli esseri umani avrebbero sfruttato la stessa energia del Sole? Anche se nulla che si potesse immaginare di fare con propulsori o borse intrecciate – nessuno schema di spostamento nella savana e nulla che si potesse ottenere cacciando gli animali – avrebbe permesso di riuscirci neppure nell’immaginazione?
I Babbani moderni non si erano neanche avvicinati ai limiti di ciò che la fisica babbana diceva essere possibile. Eppure come cacciatori-raccoglitori concettualmente vincolati ai loro propulsori per pietre, la maggior parte dei Babbani viveva in un mondo definito dai limiti di ciò che si poteva fare con automobili e telefoni. Anche se la fisica babbana permetteva esplicitamente possibilità come la nanotecnologia molecolare o il processo di Penrose per estrarre energia dai buchi neri, la maggior parte delle persone le archiviava nella stessa sezione del proprio cervello che conteneva le favole e i libri di storia, ben lontano dalle loro realtà personali: Molto tempo fa, molto lontano, tantissimo tempo fa. Non era sorprendente, allora, che il mondo dei maghi vivesse in un universo concettuale limitato – non da leggi fondamentali della magia che nessuno neppure conosceva – ma solo dalle regole superficiali degli Incantesimi conosciuti e delle magie. Non si poteva osservare il modo in cui correntemente si praticava la magia e non ricordarsi del Museo Nazionale dell’Australia, una volta che si fosse capito cosa si stesse osservando. Anche se la prima ipotesi di Harry era stata errata, in un modo o nell’altro era ancora inconcepibile che le leggi fondamentali dell’universo contenessero un caso speciale per la formulazione delle parole `Wingardium Leviosa’ da parte di labbra umane. Eppure anche quell’annaspante comprensione della magia era sufficiente per fare cose che la fisica babbana diceva dovessero essere impossibili per sempre: il Giratempo, l’acqua fatta apparire dal nulla dall’Aguamenti. Quali erano le possibilità ultime della capacità di inventare, se le leggi sottostanti dell’universo permettevano a un undicenne con una verga di violare quasi ogni vincolo della versione babbana della fisica?
Come un cacciatore-raccoglitore che cercasse di alzare lo sguardo al Sole, e ipotizzasse che l’universo dovesse essere modellato in maniera da consentire l’energia nucleare…
Ti faceva dubitare se forse ventimila milioni di milioni di milioni di metri non fossero una distanza così grande, dopo tutto.
C’era un passo oltre l’Harry del Ragionamento Astratto che egli poteva compiere, avendo abbastanza tempo per ricomporsi e le giuste condizioni ambientali; qualcosa oltre l’Harry del Ragionamento Astratto, come quello era oltre l’Harry del Momento Attuale. Alzando lo sguardo alle stelle, si poteva provare a immaginare cosa avrebbero pensato del nostro dilemma i lontani discendenti dell’umanità – tra cento milioni di anni, quando le stelle si sarebbero spostate in posizioni completamente nuove seguendo i grandi movimenti galattici, ogni costellazione dispersa. Era un teorema elementare della probabilità che se si conosceva quale risposta si sarebbe data dopo aver utilizzato prove future, si sarebbe dovuto adottare quella risposta ora. Se conoscevi la tua destinazione, eri già lì. E per analogia, se non proprio per teorema, se si poteva indovinare ciò che i discendenti dell’umanità avrebbero pensato su un certo argomento, si doveva procedere ad accettarla come la propria migliore ipotesi.
Da quel punto di vista privilegiato, l’idea di uccidere due terzi del Wizengamot sembrava molto meno accattivante di quanto era stata poche ore prima. Anche se lo si doveva fare, anche se si sapeva come fatto assodato che sarebbe stata la cosa migliore per la Gran Bretagna magica e che l’intera Storia del Tempo sarebbe sembrata peggiore se non lo si fosse fatto… anche in quanto necessarie, le morti di esseri senzienti sarebbero state comunque una tragedia. Un componente in più ai dolori della Terra; l’Antichissima Terra dalla quale ogni cosa aveva avuto origine, molto tempo fa e molto lontano, tantissimo tempo fa.
Egli non è come Grindelwald. Non vi è rimasto più nulla di umano in lui. Lui devi distruggerlo. Conserva la tua furia per quello, e quello solo
Harry mosse leggermente la testa, inclinando un po’ le stelle nel suo campo visivo, mentre giaceva sul pavimento di pietra guardando verso l’alto e verso l’esterno e in avanti nel tempo. Anche se Silente avesse avuto ragione, e il vero nemico fosse indicibilmente pazzo e cattivo… in cento milioni di anni la forma di vita organica nota come Lord Voldemort probabilmente non sarebbe sembrata molto diversa da tutti gli altri frastornati figli dell’Antica Terra. Qualunque cosa Lord Voldemort avesse fatto a sé stesso, per quanto gli Oscuri rituali sembrassero così orribilmente irrevocabili su di una scala meramente umana, non sarebbe stato oltre ogni cura con la tecnologia di cento milioni di anni nel futuro. Ucciderlo, anche se lo si doveva fare per salvare altre vite, sarebbe stato soltanto una morte in più per la quale gli esseri senzienti futuri sarebbero stati tristi. Come si poteva alzare lo sguardo alle stelle, e credere a qualcosa di diverso?
Harry guardò in su le luccicanti luci di Eternità e si chiese cosa i figli dei figli dei figli avrebbero pensato di ciò che Silente aveva forse-fatto a Narcissa.
Ma anche se si cercava di inquadrare la domanda in quel modo, chiedendosi cosa avrebbero pensato i discendenti dell’umanità, ci si basava solo sulla propria conoscenza, non sulla loro. La risposta arrivava comunque dall’interno di sé stessi, e poteva ancora essere errata. Se non si conosceva la centesima cifra decimale di pi greco, allora non si sarebbe stati in grado di dire come l’avrebbero calcolata i figli dei figli dei figli, per quanto quell’informazione fosse banale.

Lentamente – era rimasto lì, a guardar le stelle, più a lungo di quanto avesse previsto – Harry si mise a sedere. Spingendosi in piedi, i muscoli che protestarono, camminò verso il bordo della piattaforma di pietra alla sommità della torre Corvonero. Le merlature di pietra che circondavano il bordo della torre non erano alte, non abbastanza da essere sicure. Erano dei segnali, chiaramente, piuttosto che parapetti. Harry non si avvicinò troppo al bordo; era inutile correre rischi. Guardando in basso verso i terreni di Hogwarts, in maniera prevedibile stava provando una sensazione di stordimento, la traballante infermità nota come vertigine. Il suo cervello era in allarme perché il terreno in basso era così distante. Poteva essere una cinquantina di metri più in là.
La lezione, apparentemente, era che le cose dovevano essere incredibilmente vicine prima che il cervello le comprendesse abbastanza bene da provare paura.
Era un cervello raro quello che poteva provare emozioni intense a proposito di qualcosa, se questo non era vicino nello spazio, vicino nel tempo, a portata di mano, facilmente raggiungibile…
In precedenza, Harry aveva immaginato che andare ad Azkaban avrebbe richiesto pianificazione e cooperazione da parte di un complice adulto. Passaporta, manici di scopa, incantesimi di invisibilità. Qualche modo di raggiungere i livelli inferiori senza che gli Auror se ne accorgessero, in modo da potersi aprire un varco verso il pozzo centrale dove attendevano le ombre della Morte.
E questo era stato sufficiente a fargli mettere da parte quella prospettiva, nel futuro, tranquillamente separata dall’ora.
Non aveva capito fino a quel giorno che poteva essere tanto semplice quanto trovare Fawkes e dire alla fenice che era giunto il momento.
I ricordi stavano sorgendo nuovamente, ricordi che Harry non riusciva mai a dimenticare per molto. Sebbene le pietre sotto i suoi piedi non fossero lisce come metallo, sebbene il cielo illuminato dalla luna si dispiegasse attorno a lui, in qualche modo era molto facile immaginarsi intrappolato in un lungo corridoio di metallo rischiarato da una fioca luce arancione.
La notte era silenziosa, abbastanza silenziosa affinché i ricordi fossero chiaramente udibili.
No, non volevo, ti prego non morire!
No, non volevo, ti prego non morire!
Non portarlo via, no no no –
Il mondo divenne confuso, e Harry si asciugò gli occhi con la manica.
Se Hermione fosse stata la persona dietro quella porta –
Se Hermione fosse stata mandata ad Azkaban, Harry avrebbe chiamato la fenice e sarebbe andato lì e avrebbe bruciato ogni Dissennatore rimasto e non avrebbe fatto la minima differenza quanto fosse folle o cos’altro volesse fare con la sua vita. Semplicemente era – era – semplicemente era così che sarebbe andata.
E la donna che era dietro quella porta – non c’era qualcuno, da qualche parte, a cui era cara? Non era forse solo la distanza di Harry dalla vita della donna che stava impedendo al suo cervello di essere spinto ad Azkaban per salvarla a ogni costo? Cosa sarebbe stato necessario per spingerlo a farlo? Avrebbe dovuto conoscere il suo volto? Il suo nome? Il suo colore preferito? Sarebbe stato spinto ad Azkaban per salvare Tracey Davis? Sarebbe stato obbligato ad andarci per salvare la professoressa McGonagall? Mamma e Papà – inutile persino chiederlo. E quella donna aveva detto di essere la madre di qualcuno. Quante persone desideravano di avere il potere di entrare con la forza ad Azkaban? Quanti prigionieri di Azkaban sognavano ogni notte un tale miracoloso salvataggio?
Nessuno. È un pensiero felice.
Forse avrebbe dovuto sradicare Azkaban. Tutto ciò che doveva fare era trovare Fawkes e dirgli che era giunta l’ora. Visualizzare il centro del pozzo dei Dissennatori come l’aveva visto dal manico di scopa, e lasciare che la fenice lo portasse lì. Lanciare il Vero Incantesimo Patronus a bruciapelo e al diavolo le conseguenze.
Tutto ciò che doveva fare era trovare Fawkes.
Poteva essere tanto semplice quanto pensare alla fiamma, chiamando l’uccello di fuoco in cuor suo –
Una stella lampeggiò nella notte.
Dopo che gli occhi di Harry ebbero guizzato con un riflesso addestrato dalle piogge di meteoriti, un’altra parte di lui fu sorpresa che il fenomeno astronomico fosse ancora lì; una debole stella la cui luminosità stava lentamente e visibilmente aumentando. Vi fu un momento di stupore quando Harry si chiese se stesse vedendo, non una meteora, ma una nova o una supernova – si poteva vederle diventare più luminose in quel modo? La prima fase di una nova doveva essere di quel colore giallo-arancione?
Poi la nuova stella si mosse ancora, e sembrò diventare più grande oltre che più luminosa. Sembrò improvvisamente più vicina, non più così lontana che la distanza era irrilevante. Come se ciò che avevi pensato essere una stella, si dimostrasse essere un aeroplano, una forma illuminata che potevi effettivamente vedere…
… no, non un aeroplano…
La comprensione sembrò diffondersi dal petto di Harry in un’onda di formicolio, sudore che si preparava a trasudare.
… un uccello.
Un grido acuto spaccò la notte, echeggiando dai tetti di Hogwarts.
Durante suo volo, la creatura in avvicinamento lasciava una scia di fuoco, spargendo dalle sue piume fiamme dorate simili a scintille, mentre le potenti ali battevano e battevano ancora. Anche mentre discese in un’ampia curva fino a librarsi a qualche passo da Harry, anche mentre le fiamme che circonfondevano il suo percorso diminuivano, la creatura non sembrò più affievolita, meno brillante; come se qualche sole invisibile splendesse su di lei e la illuminasse.
Grandi ali splendenti, rosse come un tramonto, e occhi come perle incandescenti, divampanti di fuoco dorato e determinazione.
Il becco della fenice si aprì, ed emise un forte gracchiare che Harry comprese come se fosse una parola:
Vieni!
Senza accorgersene, il ragazzo fece un passo indietro dal bordo della piattaforma, occhi ancora fissi sulla fenice, il suo intero corpo tremante e teso, i suoi pugni che si contraevano e si rilassavano ai suoi fianchi; indietreggiò, si allontanò.
La fenice gracchiò nuovamente, un suono disperato, implorante. Non fu comprensibile sotto forma di parole, questa volta, ma fu comprensibile sotto forma di sentimenti, un eco di tutto ciò che Harry aveva mai provato riguardo ad Azkaban e ogni tentazione di agire, di fare semplicemente qualcosa a riguardo, la necessità disperata di fare qualcosa ora e non ritardarla ancora, il tutto detto nel grido di un uccello.
Andiamo. È ora. La voce che parlò provenne da dentro Harry, non dalla fenice; da così in profondità che non le poteva essere assegnato un nome distinto come `Grifondoro’.
Tutto ciò che doveva fare era un passo avanti per toccare gli artigli della fenice, e l’avrebbe portato lì dove era necessario che fosse, dove continuava a pensare di dover essere, giù nel pozzo centrale di Azkaban. Harry poteva vedere quell’immagine con la mente, risplendente di una chiarezza insopportabile, l’immagine di sé stesso improvvisamente sorridente per la gioiosa liberazione mentre gettava via tutte le paure e sceglieva
“Ma io –” sussurrò Harry, neppure cosciente di ciò che stava dicendo. Alzò le mani tremanti per asciugarsi gli occhi dai quali erano spuntate le lacrime, mentre la fenice fluttuava davanti a lui con grandi battiti d’ali. “Ma io – ci sono anche altre persone che devo salvare, altre cose che devo fare –”
L’uccello di fuoco emise un grido acuto, e il ragazzo sobbalzò all’indietro come se fosse stato colpito. Non era un comando, non era un’obiezione, era la conoscenza
I corridoi illuminati da fioca luce arancione.
Fu simile a una costrizione stringente nel petto di Harry, il desiderio di farlo e finirla lì. Sarebbe potuto morire, ma se non fosse morto avrebbe potuto sentirsi pulito di nuovo. Avere principi che fossero più di semplici scuse per essere inoperoso. Era la sua vita. Sua da spendere, se avesse voluto. Poteva farlo in qualunque momento l’avesse voluto…
… se non fosse stata una persona buona.

Il ragazzo rimase lì sul tetto, i suoi occhi fissi su due punti di fuoco. Le stelle avrebbero potuto avere il tempo di spostarsi nelle loro costellazioni mentre egli rimase lì, agonizzando sulla decisione…
… che non sarebbe…
… cambiata.
Gli occhi del ragazzo guizzarono una volta verso le stelle in alto; e poi guardò la fenice.
“Non ancora”, disse il ragazzo con una voce a malapena udibile. “Non ancora. C’è troppo altro che devo fare. Per favore ritorna dopo, quando avrò trovato altri che possano lanciare Veri Patronus – tra sei mesi, forse –”
Senza una parola, senza un suono, una sfera di fuoco circondò la forma dell’uccello, crepitando e divampando con venature bianche e cremisi come se volesse consumare ciò che vi giaceva dentro; e quando il fuoco si disperse in un fumo grigio, non rimase alcuna fenice.
C’era silenzio sulla sommità della torre Corvonero. Il ragazzo abbassò lentamente le mani dalle orecchie, fermandosi solo per asciugarsi le guance bagnate.
Lentamente, il ragazzo si voltò –
Poi gridò e fece un balzo all’indietro e quasi cadde dalla torre Corvonero; sebbene il passo falso difficilmente sarebbe stato fatale, con quell’altro mago che se ne stava lì.
“E così si è compiuto”, disse Albus Silente, quasi in un sussurro. “Così si è compiuto”. Fawkes era sulla sua spalla, fissando il punto in cui l’altra fenice era stata con un indecifrabile sguardo aviario.
Cosa ci fa qui?
“Ah?” fece l’antico uomo che se ne stava nell’angolo opposto della piattaforma-tetto. “Ho percepito la presenza di una creatura che Hogwarts non conosceva, e sono venuto a vedere, ovviamente”. Lentamente la mano tremante del vecchio mago si sollevò a rimuovere gli occhiali a mezza luna, la sua altra mano che asciugò gli occhi e la fronte con la manica delle sue vesti. “Non ho osato – non ho osato parlare – sapevo, sapevo che questa scelta sopra ogni altra scelta doveva essere tua –”
Uno strano timore stava iniziando a riempire Harry, sgorgando in lui come una sensazione di nausea allo stomaco.
“Che tutto dipendeva da questo”, disse Albus Silente, ancora in quella specie di sussurro, “questo sapevo. Ma quale scelta conducesse nell’oscurità, quello non potevo indovinarlo. Almeno la scelta è stata tua”.
“Non –” disse Harry, e la sua voce si fermò.
Un’ipotesi terribile, che cresceva di credibilità…
“La fenice viene”, disse il vecchio mago. “Da coloro che combatterebbero, da coloro che agirebbero anche a costo della propria vita, la fenice viene. Le fenici non sono sagge, Harry, non hanno modo di giudicarci, salvo testimoniando la scelta. Pensai che fosse alla mia morte che ero diretto, quando la fenice mi portò a combattere Grindelwald. Non sapevo che Fawkes mi avrebbe sostenuto, guarito, e sarebbe stato al mio fianco –” La voce del vecchio mago tremò, per un momento. “Non è rivelato – tu dovresti comprendere, Harry, perché non è mai rivelato – se egli sapesse, la fenice non potrebbe giudicare. Ma a te, Harry, posso dirlo ora, poiché la fenice viene solo una volta”.
Il vecchio mago attraversò la sommità della torre Corvonero fino al luogo in cui un ragazzo se ne stava immobilizzato dall’orrore nascente, dall’orrore nascente e assoluto.
Nel mio duello con Grindelwald non mi fu possibile vincere, solo combatterlo per lunghe ore finché non crollò per lo sfinimento; e io ne sarei morto subito dopo, se non fosse stato per Fawkes
Harry non seppe neppure di stare parlando, finché il sussurro non gli fu sfuggito –
“Allora avrei potuto –”
“Avresti potuto?” disse l’antico mago, la sua voce che suonò molto più vecchia dei suoi toni normali. “Tre volte, ora, una fenice è venuta per un mio studente. Una mandò via la propria, e l’afflizione per questo gesto la spezzò, credo. E l’ultimo fu un cugino della tua giovane amica Lavender Brown, ed egli –” La voce del vecchio mago si incrinò. “Egli non tornò, povero John, e non salvò nessuno di coloro che intendeva salvare. Si dice, tra i pochi studiosi delle tradizioni delle fenici, che non uno su quattro ritorni dalla propria impresa. E anche se sopravvivi – per la vita che devi condurre, Harry James Potter-Evans-Verres – le scelte che devi fare e il percorso che devi seguire – udire costantemente il grido della fenice – chi dice che non ti possa far impazzire?” Il vecchio mago sollevò ancora la sua manica, passandosela ancora sul volto. “Ho goduto maggiormente della compagnia di Fawkes nei giorni precedenti al combattimento contro Voldemort”.
Il ragazzo non sembrava ascoltare, i suoi occhi erano sull’uccello rosso-oro sulla spalla dell’antico mago. “Fawkes?” disse il ragazzo con voce tremante. “Perché non mi guardi, Fawkes?”
Fawkes allungò la testa e aguzzò gli occhi per osservare con curiosità il ragazzo, poi si rigirò e tornò a guardare il proprio padrone.
“Vedi?” disse il vecchio mago. “Non ti respinge. Fawkes può non essere molto interessato a te in quel senso, ora; ed egli sa –” il mago sorrise sarcasticamente, “– che non sei esattamente leale al suo padrone. Ma colui dal quale la fenice va – non può essere qualcuno che una fenice detesterebbe”. La voce del mago scese nuovamente a livello di sussurro. “Non fu mai visto un uccello sulla spalla di Godric Grifondoro. Sebbene non sia scritto neppure nei suoi segreti, credo che abbia mandato via la sua fenice, prima di scegliere il rosso e l’oro come propri colori. Forse il senso di colpa lo spinse a fare molto di più di quanto avrebbe osato fare altrimenti. O potrebbe avergli insegnato l’umiltà, e il rispetto per la fragilità umana, e il fallimento…” Il mago chinò il capo. “In verità non so se la tua scelta sia stata saggia. In verità non so se sia stata la cosa giusta, o la cosa sbagliata. Se l’avessi saputo, Harry, avrei parlato. Ma –” la voce di Silente si incrinò, allora. “Non sono nient’altro che un giovane ragazzo stolto che è divenuto un vecchio uomo stolto, e non ho alcuna saggezza”.
Harry non poteva respirare, la nausea sembrava riempire e traboccare dal suo intero corpo, lo stomaco serrato. Era improvvisamente e terribilmente certo di aver fallito, di aver fallito in un qualche senso definitivo, fallito proprio quella notte –
Il ragazzo piroettò e corse al bordo del tetto Corvonero. “Torna!” La sua voce si ruppe, aumentando di volume sino a diventare un grido. “Torna!

Conseguenza finale

Si destò con un gemito di orrore, si risvegliò con un grido inespresso sulle labbra e nessuna voce venne fuori, non poteva comprendere ciò che aveva visto, non poteva comprendere ciò che aveva visto
“Che ora è?” sussurrò.
La sua sveglia dorata e ingioiellata rispose sussurrando, “Quasi le undici di notte. Torna a dormire”.
Le lenzuola erano zuppe di sudore, la biancheria da notte era zuppa di sudore, prese la propria bacchetta da vicino al cuscino e si ripulì prima di cercare di tornare a dormire e infine ci riuscì.
Sybill Trelawney tornò a dormire.
Nella Foresta Proibita, un centauro risvegliato da un timore innominato smise di perlustrare il cielo notturno, avendovi trovato solo domande e nessuna risposta; e ripiegando le sue molte gambe, Firenze tornò a dormire.
Nelle lontane lande dell’Asia magica, un’antica strega di nome Fan Tong, che passava dormendo i giorni faticosi, disse al suo ansioso bis-bis-nipote che stava bene, era stato solo un incubo, e tornò a dormire.
In una landa in cui i Babbani non ricevevano lettere di alcun genere, una infante troppo giovane per avere un nome proprio fu dondolata tra le braccia della sua infastidita ma amorevole madre finché non smise di piangere e tornò a dormire.
Nessuno di loro dormì bene.

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