Le tesserae – La concorrenza
Roma, a.d. VI Id. Ian. 811 AUC
– Sono contento di vedere che hai potuto partecipare anche tu a questo incontro, Vario Rufo. – Emiliano e Rufo erano insieme a Marco Lollio nel laboratorio di quest’ultimo: – Sei mesi fa il nostro amico qui presente mi ha parlato di un’idea così assurda e insensata che non ho potuto fare a meno di prenderla sul serio.
Il vecchio magister fabrum si girò incuriosito a guardare Marco Lollio che, con la sua indole precisa e ordinata al limite della pedanteria, sembrava essere l’ultima persona al mondo capace di esprimere un’idea folle: – D’accordo Caio Arrio, sentiamo pure questa idea assurda.
– È presto detto, – iniziò Emiliano – tu sai che nei mesi scorsi abbiamo sviluppato nuovi usi della macchina che tu hai inventato e costruito: al posto di una singola matrice, con l’aiuto del nostro amico Lollio, abbiamo usato la macchina per imprimere a partire da un originale formato da diverse matrici incastrate tra loro, in modo da poter sfruttare diverse combinazioni di testi parziali.
– Certo, Caio Arrio: i codicilli per la candidatura a censore di Lucio Cassio Longino sono stati ovunque a Roma negli ultimi mesi, – sogghignò il magister – sarebbe stato difficile evitare di vederli.
– Bene. L’idea di Lollio – continuò Emiliano – era di portare ancora oltre questa suddivisione della matrice, magari dividendo le singole parole in blocchetti da combinare poi insieme per formare un testo. Io, all’epoca, lo presi in giro dicendo che già che c’eravamo potevamo separare le singole lettere così da poterle combinare per ottenere qualsiasi parola…
– Capisco Caio Arrio. – Rispose con aria seria Vario Rufo: – Se stai veramente pensando quello che credo i casi sono due: o sei completamente impazzito o sei ispirato da un dio, sempre ammesso che ci sia una differenza tra le due cose.
– Non saprei Vario, – si intromise Lollio – già una volta ho detto a Emiliano praticamente la stessa cosa, e alla fine è risultato che aveva ragione lui.
– Guarda Vario, – provò a spiegare Emiliano – la cosa è abbastanza semplice: con l’imprimitura, e soprattutto con l’uso della tua macchina, il costo della realizzazione di copie si è ridotto sostanzialmente a due fattori: l’incisione delle matrici e la pergamena. Il costo della pergamena è alto, e limita in maniera significativa le possibilità di rendere più economica l’imprimitura ma, ultimamente, le cose potrebbero essere cambiate a causa dello scinzi.
– Ecco, Emiliano, – chiese Lollio, – tu che sei del mestiere, spiegami che cos’è questo scinzi di cui si parla tanto.
– È un nuovo materiale: più morbido e flessibile della pergamena, più leggero e uniforme del papiro e, sembra, più economico di entrambi; – spiegò Emiliano – e questo è più o meno tutto quello che si sa. Nessuno sa come sia prodotto, né a partire da quali materiali; l’intero procedimento è tenuto rigorosamente segreto e ti assicuro che qualche tentativo di scoprire qualcosa di più è stato fatto, ma inutilmente.
– Dici che è più economico di papiro e pergamena?
– Così si direbbe, almeno a giudicare dai prezzi che Asinio Gallo applica per i codicilli impressi su scinzi. Se questo fosse vero, e se non ci fossero limitazioni alla quantità di materiale che può essere prodotta, – continuò Emiliano – la maggior parte del costo delle copie impresse si sposterebbe sull’incisione delle matrici: col metodo che usiamo oggi, l’imprimitura è conveniente solo se si realizzano almeno un centinaio di copie uguali. Per numeri inferiori il costo dell’incisione rende più economica la copia manuale.
– Quindi tu stai cercando il modo di ridurre il costo delle matrici. – Intervenne di nuovo Vario Rufo ed era un’affermazione, non una domanda: – Incidendo una volta sola tante piccole tesserae con una lettera ciascuna e poi utilizzandole di volta in volta per comporre le matrici, come se fossero dei mosaici.
– Esattamente, hai colto perfettamente il punto.
– Però credo che ci siano delle grosse difficoltà in quello che tu vuoi fare, – continuò Rufo – hai pensato ad esempio al problema di far stare ferme queste tesserae al loro posto? Per poter usare una matrice nella macchina da imprimitura è necessario che la matrice sia capovolta e venga alzata e abbassata ripetutamente e con forza: cosa impedirebbe alle tesserae di cadere fuori?
– Ecco, – rispose Emiliano un po’ esitante – questo è uno dei punti che dovremmo chiarire. Io pensavo di fare ogni tessera come un bastoncino, lungo diciamo circa un pollice, con in cima incisa la matrice di una lettera. I bastoncini avrebbero larghezze diverse, a seconda della lettera che portano, ma altezza uguale per tutti, così si dovrebbero poter inserire in una apposita scanalatura della matrice…
– È difficile costruire una matrice con delle scanalature così profonde e precise e a così poca distanza l’una dall’altra. – Intervenne Lollio sentendosi chiamato in causa: – ci vorrebbe un sacco di tempo e ti costerebbe un patrimonio.
– Inoltre, – ribadì Rufo – questo non impedirebbe alle tessera di cadere fuori quando rovesci la matrice.
– Allora potremmo avere, – ritorse Emiliano – invece di una matrice con delle scanalature, una specie di vassoio in cui le tesserae si appoggiano le une alle altre. Per evitare che si sfilino potrebbero esserci dei perni infilati di lato, uno per ogni riga, che passino in appositi fori nel gambo delle tesserae per tenerle ferme al loro posto.
– Questa potrebbe essere un’idea, – ammise Vario Rufo – ammesso che sia possibile costruire tutti questi bastoncini lunghi e alti esattamente uguali e con i fori di bloccaggio perfettamente allineati. Tu che ne dici Lollio?
– Certo che sì, – rispose piccato il citrarius – questo non sarebbe un problema. Piuttosto stavo pensando a un’altra cosa: tra il costo di lavorazione del bastoncino e dell’incisione della tessera sei sicuro che alla fine il tutto sia più conveniente dell’incisione manuale delle matrici intere?
– Beh, l’investimento iniziale sarà senz’altro considerevole, – ammise Emiliano – ma considerando che le tesserae potranno poi essere usate un numero illimitato di volte…
– Illimitato proprio no! – Lo interruppe Lollio: – Il legno si consuma, come ben sai. Hai visto anche tu che le matrici che hai usato per l’elezione di Cassio Longino davano ottimi risultati all’inizio ma poi si sono gradualmente deteriorate con l’uso. Da quell’esperienza direi che una matrice può andar bene al massimo per cinquecento copie, forse mille, non credo che questo ti permetterebbe di rientrare dell’investimento iniziale.
– Hai ragione Marco Lollio, – ammise Emiliano – ma avevo già pensato alla cosa: la mia idea era di avere dei sottili bastoncini che terminano con un pezzetto di bronzo fuso, con incisa in rilievo la lettera. Il bronzo è molto più resistente del legno, e quindi prevedo che ciascuna tessera possa essere usata molte migliaia di volte, e quando è consumata il bronzo può essere fuso di nuovo.
– E come pensi di attaccare una tessera di bronzo a un pezzo di legno? – Chiese ironico Lollio.
– Si potrebbe fonderlo sul posto; – propose Vario Rufo – se ti fai fare uno stampo in pietra per ciascuna lettera e ci versi dentro il bronzo fuso e poi, prima che si raffreddi, ci premi sopra un bastoncino, dovresti ottenere una saldatura perfetta tra legno e bronzo.
– Sì, forse potrebbe funzionare, – confermò Lollio – a patto che la testa del bastoncino sia sagomata nel modo giusto per raccogliere il bronzo fuso e incastrarsi correttamente.
– Bene amici, – concluse Emiliano, – direi che abbiamo ottenuto dei risultati interessanti. Adesso chiederei a Vario Rufo di ragionare sulla possibilità di realizzare una macchina da imprimitura che utilizzi queste matrici a tesserae e che abbia spazio per fogli molto più grandi, diciamo almeno due o tre piedi di lato, mentre tu Marco Lollio dovresti farmi un preventivo per… diciamo cinquemila di questi bastoncini, compresa la sagomatura della testa e il foro laterale di bloccaggio. Se riusciremo a realizzare questo progetto, vi prometto che Roma vedrà qualcosa di veramente nuovo.
– Lo chiamano scinzi, ma nessuno sa come sia prodotto. – E questo era tutto quello che Emiliano era riuscito a sapere sul nuovo materiale con cui Asinio Gallo aveva cominciato a imprimere biglietti.
All’inizio, poco più di due mesi prima, erano pochi e impressi male; evidentemente l’inchiostro (che avevano copiato da lui!) usato per imprimere sulla pergamena non era completamente adatto allo scinzi, qualunque cosa fosse.
Ma avevano imparato in fretta: adesso quasi tutta la produzione di codicilli impressi da Gallo sembrava utilizzare il nuovo materiale, la qualità era migliorata e i prezzi erano ulteriormente calati! Anche considerando che probabilmente lavoravano in perdita, era evidente che lo scinzi doveva costare molto meno della pergamena, forse meno della metà.
E nessuno sapeva come si producesse lo scinzi! Ma tutti sapevano chi lo produceva: Mamilia Lydia, nel suo fondo di Pistoriae. Si diceva anche che la produzione fosse gestita da un suo socio, un peregrinus giunto da chissà dove.
– Forse. Pare. Si dice. Probabilmente. – Pensava Emiliano: – In tutta questa faccenda non c’è un solo fatto certo.
Quindi apparentemente Mamilia Lydia deteneva il controllo esclusivo della produzione e del commercio dello scinzi ed era l’unica persona, a parte Emiliano stesso, a conoscere i segreti dell’imprimitura e dell’inchiostro speciale necessario per effettuarla. E sembrava che stesse usando questo potere al solo scopo di rovinare Caio Arrio Emiliano.
– Chissà se il loro scopo è davvero solo quello di danneggiarmi, o se sperano di farmi fallire in modo da ottenere anche il controllo esclusivo dell’imprimitura? Nel primo caso possono andare avanti quanto vogliono, i capitali a disposizione di Lydia sono ampiamente sufficienti, nella seconda ipotesi ci dovrebbe invece essere un punto oltre il quale l’operazione smetterebbe di essere economicamente conveniente.
La situazione stava comunque diventando intollerabile. Era ora di far qualcosa, ma cosa? Anche se Emiliano fosse riuscito a scoprire tutti i segreti della fabbricazione dello scinzi, ci sarebbero probabilmente voluti anni, e ingenti capitali, per iniziare una produzione in concorrenza a quella di Lydia e renderla economicamente sostenibile.
E, se le cose continuavano così, lui non aveva anni a disposizione. Emiliano non aveva problemi immediati di liquidità, grazie anche al generoso compenso pagato da Cassio Longino per il suo aiuto nella campagna elettorale, ma i soldi non sarebbero durati per sempre, se questa guerra commerciale fosse proseguita ancora per molto tempo.
Quindi bisognava rompere questo circolo vizioso, ed Emiliano si ritrovò a pensare: – Cosa avrebbe fatto il mio vecchio maestro Gregorios in questa situazione? – E, mentre pensava a lui, nella sua mente cominciò a delinearsi un piano di azione: – Sarà un azzardo, e avrò bisogno di farmi rendere qualche favore da dei vecchi amici, ma potrebbe anche funzionare.