Un piccolo studio, vicino ma non all’interno del dormitorio Corvonero, una delle molte, molte stanze inutilizzate di Hogwarts. Pietra grigia i pavimenti, mattoni rossi le pareti, legno macchiato di scuro il soffitto, quattro globi di vetro luminescenti inseriti nelle quattro pareti della stanza. Un tavolo circolare che sembrava un’ampia lastra di marmo nero appoggiata su spesse gambe di marmo nero, ma che si era dimostrato molto leggero (sia in peso che in massa) e che non era difficile da sollevare e spostare se necessario. Due sedie imbottite confortevoli che inizialmente erano sembrate inchiodate al pavimento in posizioni scomode, ma che, i due avevano finalmente scoperto, si precipitavano lì dove ti trovavi non appena assumevi una posizione che indicava che stavi per sederti.
Sembravano esserci anche diversi pipistrelli che svolazzavano per la stanza.
Quello era il luogo in cui, come avrebbero registrato un giorno gli storici del futuro – se l’intero progetto fosse mai giunto a qualcosa – era iniziato lo studio scientifico della magia, con due giovani studenti del primo anno di Hogwarts.
Harry James Potter-Evans-Verres, teorico.
E Hermione Jean Granger, sperimentatrice e soggetto sperimentale.
Harry stava andando meglio nei corsi, ora, almeno in quelli che considerava interessanti. Aveva letto più libri, e certo non libri per undicenni. Si era ripetutamente esercitato in Trasfigurazione durante una delle sue ore extra ogni giorno, usando l’altra ora per iniziare Occlumanzia. Stava prendendo sul serio i corsi che ne valevano la pena, non semplicemente facendo i compiti ogni giorno, ma usando il suo tempo libero per imparare più di quanto fosse necessario, per leggere altri libri oltre a quelli di testo, cercando di padroneggiare la materia e non limitarsi a mandare a memoria le risposte per gli esami, cercando di eccellere. Non era una pratica comune al di fuori di Corvonero. E ora persino dentro Corvonero, i contendenti che gli erano rimasti erano Padma Patil (i cui genitori provenivano da una cultura non di lingua inglese e che dunque le avevano inculcato una vera etica del lavoro), Anthony Goldstein (appartenente a un certo gruppo etnico che aveva vinto il 25% dei premi Nobel), e naturalmente, avanzando a grandi passi ben al di sopra di tutti come un titano che passeggia in mezzo a un branco di cuccioli, Hermione Granger.
Per effettuare quel particolare esperimento era necessario che il soggetto sperimentale imparasse sedici nuovi incantesimi, da solo, senza aiuti o correzioni. Questo significava che il soggetto fosse Hermione. Punto.
Andrebbe detto a questo punto che i pipistrelli che svolazzavano per la stanza non risplendevano.
Harry stava avendo dei problemi ad accettarne le implicazioni.
“Oogely boogely!” disse Hermione ancora una volta.
Ancora una volta, sulla punta della bacchetta di Hermione ci fu la repentina apparizione senza transizione di un pipistrello. Un momento, aria vuota. Il momento successivo, pipistrello. Le sue ali sembrarono essere già in movimento nell’istante in cui apparve.
E ancora una volta non risplendeva.
“Posso fermarmi, ora?” chiese Hermione.
“Sei sicura”, disse Harry vincendo quello che sembrava un groppo in gola, “che forse con un po’ di pratica in più non riusciresti a farlo risplendere?” Stava violando il protocollo sperimentale che aveva stabilito precedentemente, cosa che costituiva un peccato, e lo stava violando perché non gli piaceva il risultato che stava ottenendo, cosa che costituiva un peccato mortale, si poteva finire all’Inferno della Scienza per quello, ma non sembrava fosse importante.
“Cos’hai cambiato questa volta?” disse Hermione, sembrando un po’ logorata.
“Le durate dei suoni oo, eh, e ee. Dovrebbero stare come 3 a 2 a 2, non come 3 a 1 a 1.”
“Oogely boogely!” disse Hermione.
Il pipistrello si materializzò con solo un’ala e si avvitò pateticamente verso il suolo, cadendo di peso in un moto circolare sulla pietra grigia.
“Quanto dovrebbe essere in realtà?” disse Hermione.
“3 a 2 a 1.”
“Oogely boogely!”
Questa volta il pipistrello non aveva nessun’ala e cadde col plop di un topo morto.
“3 a 1 a 2.”
Ed ecco, il pipistrello di materializzò e volò immediatamente verso il soffitto, sano e risplendente di un verde acceso.
Hermione annuì soddisfatta. “Bene, e ora?”
Ci fu una lunga pausa.
“Davvero? Bisogna davvero dire Oogely boogely con la durata dei suoni oo, eh, ed ee in un rapporto di 3 a 1 a 2, o il pipistrello non risplenderà? Perché? Perché? Per tutto ciò che è sacro, perché?”
“Perché no?”
“Aaaaaaaaarrrrrrghhhh!”
Tump. Tump. Tump.
Harry aveva riflettuto per un po’ sulla natura della magia, e poi aveva formulato una serie di esperimenti basati sulla premessa che virtualmente tutto quello che i maghi credevano a proposito della magia fosse sbagliato.
Non potevi davvero dover dire `Wingardium Leviosa’ precisamente in quel modo per far levitare qualcosa, perché, insomma, `Wingardium Leviosa’? L’universo avrebbe controllato che dicessi `Wingardium Leviosa’ esattamente nel modo corretto e in caso contrario non avrebbe fatto levitare la piuma?
No. Ovviamente non era così, una volta che ci riflettevi sul serio. Qualcuno, probabilmente effettivamente un bambino in età prescolare, ma ad ogni modo un praticante di magia di lingua inglese, che aveva pensato che `Wingardium Leviosa’ suonasse tutto svolazzante e fluttuante, aveva originariamente pronunciato quelle parole mentre lanciava l’incantesimo per la prima volta. E poi aveva detto a tutti che era necessario farlo.
Ma (aveva ragionato Harry) non doveva essere così, non era insito nell’universo, era insito in te stesso.
C’era una vecchia storia che gli scienziati si tramandavano, un racconto ammonitore, la storia di Blondot e dei Raggi-N.
Poco dopo la scoperta dei Raggi-X, un eminente fisico francese di nome Prosper-René Blondlot – che era stato il primo a misurare la velocità delle onde radio e a dimostrare che si propagavano alla velocità della luce – aveva annunciato la scoperta di un nuovo incredibile fenomeno, i Raggi-N, che avrebbero causato una leggera luminescenza in uno schermo. Bisognava guardare attentamente per vederla, ma era lì. I Raggi-N avevano ogni genere di interessanti caratteristiche. Potevano essere curvati dall’alluminio e focalizzati da un prisma di alluminio fino a colpire un filo trattato col solfuro di cadmio, che avrebbe poi brillato debolmente al buio…
Presto dozzine di altri scienziati avevano confermato i risultati di Blondot, specie in Francia.
Ma c’erano altri scienziati ancora, specie in Inghilterra e in Germania, che sostenevano di non essere proprio sicuri di poter vedere quel debole bagliore.
Blondot rispose che probabilmente avevano tarato i loro apparati in maniera errata.
Un giorno Blondot stava dando una dimostrazione dei Raggi-N. Le luci erano state spente, e il suo assistente aveva dichiarato ad alta voce l’illuminazione e l’oscuramento dello schermo mentre Blondot effettuava le sue manipolazioni.
Era una dimostrazione consueta, e tutti i risultati stavano andando come ci si aspettava.
Anche se uno scienziato americano di nome Robert Wood aveva segretamente sottratto il prisma di alluminio dall’interno dell’apparato di Blondot.
E quella era stata la fine dei Raggi-N.
La realtà, disse una volta Philip K. Dick, è quella cosa che, anche se smetti di crederci, non svanisce.
Il peccato di Blondot era stato evidente, a posteriori. Non avrebbe dovuto dire al suo assistente cosa stava facendo. Blondot avrebbe dovuto assicurarsi che l’assistente non sapesse cosa stavano provando o quando lo stessero provando, prima di chiedergli di descrivere la luminosità dello schermo. Tutto qui.
Oggi era noto come “esperimento in cieco”, ed era una delle cose che gli scienziati moderni davano per scontate. Se stavi conducendo un esperimento per vedere se la gente si arrabbiava di più se la colpivi in testa con un manganello rosso invece che verde, non avresti dovuto osservare tu stesso i soggetti e decidere quanto fossero “arrabbiati”. Avresti dovuto scattare loro delle foto dopo che erano stati colpiti dal manganello, e poi passare le foto a un gruppo di giudici, che avrebbero classificato quanto ciascuna persona fosse arrabbiata su di una scala da 1 a 10, ovviamente senza sapere di che colore fosse il manganello con cui erano state colpite. In effetti non c’era alcuna buona ragione per rivelare ai giudici lo scopo dell’esperimento. E certamente non avresti voluto dire ai soggetti dell’esperimento che pensavi che sarebbero dovuti essere più arrabbiati dopo essere stati colpiti con i manganelli rossi. Avresti semplicemente dovuto offrire loro 20 sterline, attirarli nella stanza dell’esperimento, colpirli con un manganello, il colore scelto ovviamente a caso, e scattare la foto. Anzi, a colpire col manganello e a scattare la foto sarebbe dovuto essere un assistente che non fosse a conoscenza dell’ipotesi, in modo che non sembrasse aspettarsi una certa risposta, non colpisse più o meno forte, o attendesse di scattare la foto al momento giusto.
Blondot aveva distrutto la sua reputazione con un errore che gli avrebbe fatto ottenere una bocciatura e probabilmente una risata di derisione da parte del tecnico di laboratorio in un corso universitario in progettazione di esperimenti… nel 1991.
Ma l’episodio era avvenuto molto prima, nel 1904, e quindi c’erano voluti dei mesi prima che Robert Wood avesse formulato l’ovvia ipotesi alternativa e immaginato come metterla alla prova, e dozzine di altri scienziati ci erano cascati.
Più di due secoli dopo che la scienza aveva avuto il suo inizio. Così in là nella storia della scienza, eppure non era stato evidente.
Cosa che rendeva assolutamente plausibile che nel minuscolo mondo dei maghi, dove la scienza non sembrava affatto nota, nessuno avesse mai provato la cosa più scontata che qualunque scienziato moderno avrebbe pensato di verificare.
I libri erano pieni di istruzioni complicate per tutte le cose che bisognava fare esattamente nell’ordine giusto per lanciare un incantesimo. E, Harry aveva ipotizzato, il processo di obbedire a quelle istruzioni, di controllare di eseguirle esattamente, probabilmente causava qualcosa. Ti obbligava a concentrarti sull’incantesimo. Sentirsi dire di dover solo agitare la bacchetta e desiderare non avrebbe funzionato ugualmente bene. E una volta convinti che l’incantesimo funzionasse in un certo modo, una volta che ci si era esercitati in quel modo, sarebbe potuto essere impossibile convincersi che potesse funzionare in un qualsiasi altro modo…
… se avessi fatto la cosa semplice ma sbagliata, e avessi provato a verificare formule alterative tu stesso.
Ma cosa sarebbe successo se non avessi saputo com’era la magia originale?
Che cosa sarebbe successo se avessi dato a Hermione una lista di incantesimi che non aveva ancora studiato, tratta da un libro di incantesimi per scherzi stupidi della biblioteca di Hogwarts, e alcuni di quegli incantesimi avessero avuto le istruzioni corrette e originali, mentre altri avessero avuto un gesto cambiato, una parola diversa? Che cosa sarebbe successo se avessi mantenuto le istruzioni originali, ma le avessi detto che l’incantesimo avrebbe dovuto creare un verme rosso mentre invece avrebbe dovuto generare un verme blu?
Beh, in quel caso, era venuto fuori che…
… Harry stava avendo dei problemi a credere a quei risultati…
… se dicevi a Hermione di pronunciare “Oogely boogely” con la durata delle vocali nel rapporto di 3 a 1 a 1, invece del corretto rapporto di 3 a 1 a 2, avresti ancora ottenuto il pipistrello, ma non sarebbe stato più luminoso.
Non che la tua convinzione fosse irrilevante. Non che solo le parole e movimenti della bacchetta fossero importanti.
Se fornivi a Hermione informazioni completamente errate su ciò che un incantesimo avrebbe dovuto fare, avrebbe smesso di funzionare.
Se non le dicevi affatto quello che l’incantesimo avrebbe dovuto fare, avrebbe smesso di funzionare.
Se sapeva in termini molto vaghi cosa l’incantesimo avrebbe dovuto fare, o se si sbagliava solo in parte, allora l’incantesimo avrebbe funzionato come originariamente descritto nel libro, non nel modo in cui le era stato detto che avrebbe dovuto funzionare.
In quel momento Harry stava letteralmente sbattendo la testa contro il muro di mattoni. Non forte. Non voleva danneggiare il suo prezioso cervello. Ma se non avesse dato un po’ di sfogo alla sua frustrazione, avrebbe preso fuoco spontaneamente.
Tump. Tump. Tump.
Sembrava che l’universo volesse che tu dicessi `Wingardium Leviosa’ e che volesse che lo dicessi esattamente in un certo modo e che non gli importasse come tu pensassi che la pronuncia dovesse essere più di quanto non gli importasse cosa provavi a proposito della gravità.
Perchééé?
La parte peggiore era l’espressione compiaciuta e divertita sul volto di Hermione.
Hermione non era stata d’accordo a starsene seduta e seguire obbediente le istruzioni di Harry, senza che le fosse detto perché.
Così Harry le aveva spiegato quello che stavano sperimentando.
Harry aveva spiegato il motivo per cui lo stavano sperimentando.
Harry aveva spiegato perché probabilmente nessun mago l’aveva provato prima di loro.
Harry aveva spiegato che in realtà era abbastanza fiducioso nella propria previsione.
Perché, Harry aveva detto, non era possibile che l’universo volesse davvero che dicessi `Wingardium Leviosa’.
Hermione aveva fatto notare che quello non era ciò che i suoi libri dicevano. Hermione aveva chiesto se Harry pensasse davvero di essere più intelligente, a undici anni e dopo poco più di un mese di istruzione a Hogwarts, di tutti gli altri maghi del mondo che erano in disaccordo con lui.
Harry aveva detto le seguenti testuali parole:
“È ovvio.”
Ora Harry stava fissando il mattone rosso davanti ai suoi occhi e meditando sulla forza con cui avrebbe dovuto sbattere la propria testa in modo da causarsi una commozione cerebrale che avrebbe interferito con la formazione della memoria a lungo termine e gli avesse impedito di ricordare quel momento in futuro. Hermione non rideva, ma poteva percepire la sua intenzione di ridere irradiarsi da dietro di lui come una pressione terribile sulla pelle, un po’ come accorgersi di essere pedinati da un serial killer, solo peggio.
“Dillo”, la invitò Harry.
“Non avevo intenzione di farlo”, disse la voce gentile di Hermione Granger. “Non mi sembrava carino”.
“Facciamola finita”, disse Harry.
“Va bene! Quindi mi hai sciorinato quella interminabile predica su quanto fosse difficile fare scienza di base e come avremmo potuto dover restare sul problema per trentacinque anni, e poi ti aspettavi di fare la più grande scoperta della storia della magia durante la prima ora che lavoravamo insieme. Non ti sei limitato a sperarlo, te l’aspettavi sul serio. Sei stupido.”
“Grazie. E ora –”
“Ho letto tutti i libri che mi hai dato e ancora non so come chiamarla. Presunzione? Errore di pianificazione? Effetto Lake Wobegon super-allocco? Dovrebbero battezzarlo col tuo nome. Errore di Harry.”
“Va bene!”
“Ma è davvero tenero. È una cosa così tipica per un maschio.”
“Crepa.”
“Ooh, dici cose così romantiche.”
Tump. Tump. Tump.
“Quindi, che facciamo ora?” disse Hermione.
Harry appoggiò la testa contro i mattoni. La sua fronte cominciava a fargli male nel punto in cui aveva urtato. “Niente. Devo tornare indietro e formulare esperimenti differenti”.
Nel corso dell’ultimo mese, Harry aveva accuratamente elaborato, in anticipo, una serie di esperimenti che sarebbe dovuta durar loro fino a dicembre.
Sarebbe stata una grande serie di esperimenti, se il primo test in assoluto non avesse falsificato la premessa di base.
Harry non riusciva a credere di essere stato così stupido.
“Permettimi di correggermi”, disse Harry. “Ho bisogno di formulare un nuovo esperimento. Ti farò sapere quando ce l’avremo pronto, e lo eseguiremo, e poi formulerò il prossimo. Che te ne pare?”
“Sembra che qualcuno abbia sprecato parecchia fatica.”
Tump. Ahia! Aveva sbattuto la testa un po’ più duramente di quanto avesse preventivato.
“Dunque”, disse Hermione. Si era appoggiata allo schienale della sedia e l’espressione compiaciuta era di nuovo sul suo viso. “Cosa abbiamo scoperto oggi?”
“Io ho scoperto”, disse Harry a denti stretti, “che quando si tratta di fare vera ricerca di base su un problema che ti disorienta in cui non hai idea di quello che sta succedendo, i miei libri di metodologia scientifica non valgono una sega –”
“Moderi il linguaggio, signor Potter! Ci sono delle giovani e innocenti fanciulle tra di noi!”
“Va bene. Ma se i miei libri valessero una segale, e questo è un cereale e non qualcosa di brutto, mi avrebbero dato il seguente importante suggerimento: quando c’è un problema che ti disorienta e hai appena cominciato e hai un’ipotesi falsificabile, comincia col metterla alla prova. Trova un modo facile di fare un controllo rapido e mettilo subito in pratica. Non ti preoccupare di formulare una serie elaborata di esperimenti che farebbe apparire impressionante una richiesta di fondi a un ente finanziatore. Verifica semplicemente nel modo più rapido possibile se le tue idee sono false prima di iniziare a investirci grandi quantità di impegno. Che te ne pare come morale?”
“Mmm… va bene”, disse Hermione. “Ma speravo anche in qualcosa tipo `i libri di Hermione non sono inutili. Sono scritti da maghi saggi e venerandi che ne sanno molto più di me in fatto di magia. Avrei dovuto prestare attenzione a quello che dicono i libri di Hermione’. Possiamo trarre anche questa morale?”
La mascella di Harry era serrata troppo strettamente per permettere che le parole uscissero, quindi annuì soltanto.
“Grande!” disse Hermione. “Mi è piaciuto questo esperimento. Ci ha insegnato tante cose e ci ho messo appena un’oretta”.
“Aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhh!”
Nei sotterranei di Serpeverde.
Un’aula inutilizzata illuminata da un’inquietante luce verde, molto più luminosa questa volta e proveniente da un piccolo globo di cristallo con un incantesimo temporaneo, ma comunque un’inquietante luce verde, che proiettava strane ombre dai banchi polverosi.
Due figure delle dimensioni di un bambino in mantelli grigi incappucciati (senza maschere) erano entrate in silenzio, e si erano sedute allo stesso banco su due sedie una di fronte all’altra.
Era la seconda riunione della Cospirazione bayesiana.
Draco Malfoy non era stato sicuro di doverla attendere con impazienza o meno.
Harry Potter, a giudicare dalla sua espressione, non sembrava avere dubbi su l’umore adatto.
Harry Potter sembrava pronto a uccidere qualcuno.
“Hermione Granger”, disse Harry Potter, proprio mentre Draco stava aprendo la bocca. “Non fare domande”.
Non può essere andato a un altro appuntamento, no? pensò Draco, ma quell’idea non aveva alcun senso.
“Harry”, disse Draco, “mi dispiace, ma devo chiedertelo comunque, hai davvero regalato alla ragazza sanguemarcio una costosa borsa mokeskin per il suo compleanno?”
«Sì, l’ho fatto. E tu hai già capito perché, ovviamente.”
Draco portò una mano alla fronte e si passò le dita tra i capelli per la frustrazione, il suo cappuccio che strusciò contro il dorso della mano. Non era molto sicuro del perché, ma ora non poteva più dirlo. E in Serpeverde sapevano che stava corteggiando Harry Potter, l’aveva reso abbastanza evidente durante la lezione di Difesa. “Harry”, disse Draco, “la gente sa che ti sono amico, non sanno della Cospirazione, naturalmente, ma sanno che siamo amici, e io faccio una brutta figura quando tu fai cose di questo genere”.
Il viso di Harry Potter si fece più teso. “Chiunque in Serpeverde non riesca a capire il concetto di agire cortesemente verso le persone che in realtà non ti piacciono dovrebbe essere fatto a pezzi e dato da mangiare ai serpenti domestici”.
“Ci sono molte persone in Serpeverde che non ci riescono”, disse Draco, con una voce grave. “La maggior parte delle persone sono stupide, e devi comunque fare bella figura con loro”. Harry Potter doveva capirlo se avesse mai voluto arrivare da qualche parte nella vita.
“Che cosa importa a te di cosa pensano gli altri? Hai davvero intenzione di vivere la tua vita dovendo spiegare tutto quello che fai ai più stupidi idioti in Serpeverde, permettendo a loro di giudicare te? Mi dispiace, Draco, ma non ho intenzione di abbassare le mie trame astute al livello di ciò che i Serpeverde più stupidi possono capire, solo perché altrimenti potrebbero metterti in cattiva luce. Nemmeno la tua amicizia vale tanto. Toglierebbe alla vita tutto il divertimento. Dimmi che tu non hai mai pensato la stessa cosa quando qualcuno in Serpeverde si è dimostrato troppo stupido per respirare, che è al di sotto della dignità di un Malfoy doverli assecondare.”
Draco sinceramente non l’aveva mai pensato. Mai. Assecondare gli idioti era come respirare, lo facevi senza pensarci.
“Harry”, disse infine Draco. “Fare solo quello che vuoi, senza mai preoccuparti di come appaia agli occhi degli altri, non è intelligente. Il Signore Oscuro era preoccupato di come appariva agli occhi altrui! Era temuto e odiato, e sapeva esattamente che tipo di paura e di odio voleva causare. Tutti devono preoccuparsi di ciò che gli altri pensano”.
La figura incappucciata si strinse nelle spalle. “Forse. Prima o poi ricordami di parlarti di una cosa chiamata Esperimento sul conformismo di Asch, lo potresti trovare molto divertente. Per ora mi limiterò a notare che è pericoloso preoccuparsi istintivamente di ciò che gli altri pensano, perché ti importa davvero, e non come risultato di calcolo a sangue freddo. Ricorda, sono stato picchiato e fatto oggetto di bullismo da parte di Serpeverde più grandi per quindici minuti, e poi mi sono alzato e gentilmente li ho perdonati. Proprio come dovrebbe fare il buono e virtuoso Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. Ma i miei calcoli a sangue freddo, Draco, mi dicono che gli idioti più ottusi in Serpeverde non mi sono di alcuna utilità, dal momento che non possiedo un serpente domestico. Quindi non ho alcun motivo di preoccuparmi di che cosa pensino riguardo a come conduco il mio duello con Hermione Granger”.
Draco non strinse i pugni per la frustrazione. “È solo una sanguemarcio”, disse Draco, mantenendo la sua voce calma, invece di gridare. “Se non ti piace, spingila giù per le scale”.
“In Corvonero saprebbero –”
“Fa’ che Pansy Parkinson la spinga giù per le scale! Non devi neppure manipolarla, offrile un siclo e lo farà!”
“Io lo saprei! Hermione mi ha battuto in una gara di lettura di libri, sta prendendo voti migliori dei miei, devo sconfiggerla con il mio cervello o sarebbe inutile!”
“È solo una sanguemarcio! Perché la rispetti così tanto?”
“È una personalità importante in Corvonero! Perché ti interessa quello che pensa qualche idiota impotente a Serpeverde?”
“Si chiama politica! E se non sei in grado di praticarla, non puoi avere il potere!”
“Camminare sulla Luna è potere! Essere un grande mago è potere! Ci sono tipi di potere che non richiedono che passi il resto della mia vita assecondando degli idioti!”
Entrambi si fermarono, e, quasi in perfetto unisono, cominciarono a fare respiri profondi per calmarsi.
“Mi dispiace”, disse Harry Potter dopo qualche istante, asciugandosi il sudore dalla fronte. “Mi dispiace, Draco. Hai molto potere politico e ha senso per te mantenerlo. Tu devi tener presente che cosa si pensa in Serpeverde. È una partita importante e non avrei dovuto sminuirla. Ma non puoi chiedere a me di abbassare il livello del mio gioco in Corvonero, in modo tu non faccia una brutta figura associandoti a me. Di’ a Serpeverde che stai stringendo i denti mentre fai finta di essere mio amico”.
Quello era esattamente ciò che Draco aveva detto in Serpeverde, e non era ancora sicuro se fosse vero o meno.
“Ad ogni modo”, disse Draco. “Parlando della tua immagine. Ho paura di avere brutte notizie. Rita Skeeter ha sentito alcune storie su di te e ha fatto alcune domande”.
Harry Potter inarcò le sopracciglia. “Chi?”
“Scrive per la Gazzetta del Profeta”, disse Draco. Cercò di mantenere la preoccupazione lontana dalla sua voce. La Gazzetta del Profeta era uno degli strumenti principali di suo Padre, che la usava come una bacchetta da mago. “Questo è il giornale a cui le persone prestano davvero attenzione. Rita Skeeter scrive di personaggi famosi, e come dice lei, usa la sua penna per bucare le reputazioni troppo gonfiate. Se non troverà nessuna voce su di te, ne scriverà di sue”.
“Capisco”, disse Harry Potter. Il suo volto illuminato di verde sembrò molto pensieroso sotto il cappuccio.
Draco esitò prima di dire ciò che doveva dire subito dopo. Ormai qualcuno aveva certamente riferito a suo Padre che stava corteggiando Harry Potter, e suo Padre avrebbe anche saputo che Draco non gli aveva scritto nulla a proposito, e suo Padre avrebbe capito che Draco non credeva di poter davvero mantenere il segreto, cosa che faceva passare il chiaro messaggio che Draco stava giocando la sua partita, ora, ma ancora dalla parte di suo Padre, dal momento che se Draco fosse stato persuaso a tradirlo, avrebbe inviato false notizie.
Ne conseguiva che suo Padre probabilmente aveva previsto quello che Draco stava per dire.
Giocare sul serio una partita con suo Padre era una sensazione piuttosto snervante. Anche se erano dalla stessa parte. Era, da un certo punto di vista, inebriante, ma Draco sapeva anche che, alla fine, si sarebbe scoperto che suo Padre aveva giocato la partita meglio. Non poteva andare in nessun altro modo.
“Harry”, Draco disse infine. “Questo non è un suggerimento. Questo non è il mio consiglio. È solo il modo in cui le cose sono. Mio padre potrebbe quasi certamente insabbiare tale articolo. Ma ti costerebbe”.
Che suo Padre si aspettasse che Draco dicesse a Harry Potter esattamente quello, non era una cosa che Draco avrebbe detto ad alta voce. Harry Potter l’avrebbe capito da solo, oppure no.
Ma invece Harry Potter scosse la testa, sorridendo sotto il cappuccio. “Non ho intenzione di cercare di ostacolare Rita Skeeter”.
Draco non cercò neppure di mantenere l’incredulità lontana dalla voce. “Non puoi dirmi che non ti curi di ciò che il giornale dice di te!”
“Mi interessa meno di quanto potresti pensare”, disse Harry Potter. “Ma ho i miei modi di trattare con persone come Skeeter. Non mi serve l’aiuto di Lucius”.
Un’espressione preoccupata raggiunse il viso di Draco prima che potesse fermarla. Qualunque cosa Harry Potter stesse per fare, sarebbe stata qualcosa che suo Padre non si aspettava, e Draco si sentiva molto nervoso riguardo alle possibili conseguenze.
Draco si rese anche conto che i suoi capelli stavano diventando sudati sotto il cappuccio. Non ne aveva mai davvero indossato uno prima, e non si era reso conto che i mantelli dei Mangiamorte probabilmente avevano cose come l’Incantesimo di Raffreddamento.
Harry Potter si asciugò nuovamente un po’ sudore dalla fronte, fece una smorfia, tirò fuori la bacchetta, la puntò verso l’alto, fece un respiro profondo, e disse “Frigideiro!”
Pochi istanti dopo Draco sentì il refolo di freddo.
“Frigideiro! Frigideiro! Frigideiro! Frigideiro! Frigideiro!”
Poi Harry Potter abbassò la bacchetta, anche se la sua mano sembrò un po’ tremante, e la rimise nelle sue vesti.
L’intera stanza sembrava sensibilmente più fresca. Anche Draco l’avrebbe potuto fare, eppure, niente male.
“Allora”, disse Draco. “La scienza. Mi dirai qualcosa sul sangue”.
“Scopriremo qualcosa sul sangue”, lo corresse Harry Potter. “Facendo esperimenti”.
“Va bene”, disse Draco. «Che genere di esperimenti?”
Harry Potter sorrise malvagiamente sotto il cappuccio, e rispose, “Dimmelo tu”.
Draco aveva sentito parlare di una cosa chiamata il Metodo socratico, che consisteva nell’insegnare facendo domande (dal nome di un antico filosofo che era stato troppo intelligente per essere un vero e proprio Babbano e, quindi, era stato un mago purosangue camuffato). Uno dei suoi precettori avevano usato molto l’insegnamento socratico. Era stato fastidioso ma efficace.
Poi c’era il Metodo Potter, che era folle.
Per correttezza, Draco doveva ammettere che Harry Potter aveva provato per primo il Metodo socratico e non aveva funzionato troppo bene.
Harry aveva chiesto come Draco avrebbe proceduto per confutare la tesi dei puristi del sangue che i maghi non potevano fare oggi le cose notevoli che avevano fatto otto secoli prima perché si erano incrociati con Nati babbani e Maghinò.
Draco aveva risposto che non capiva come Harry Potter potesse starsene seduto con un’espressione seria e affermare che non fosse una trappola.
Harry Potter aveva replicato, ancora con un’espressione seria, che se fosse stata una trappola sarebbe stata così pateticamente palese che egli sarebbe dovuto essere fatto a pezzi e dato in pasto ai serpenti domestici, ma non era una trappola, era semplicemente una regola riguardo il modo in cui gli scienziati operavano, dovevi provare a confutare le tue stesse teorie, e se avevi fatto un tentativo onesto e fallito, quella era una vittoria.
Draco aveva tentato di sottolinearne la sconcertante stupidità suggerendo che la chiave per sopravvivere a un duello fosse lanciare Avada Kedavra sui tuoi piedi e mancare.
Harry Potter aveva annuito.
Draco aveva scosso la testa.
Harry Potter aveva poi illustrato l’idea che gli scienziati osservassero le idee lottare tra di loro per vedere quelle che avrebbero vinto, e non si poteva combattere senza un avversario, così Draco aveva bisogno di trovare degli avversari per l’ipotesi del purismo del sangue, in modo che il purismo del sangue potesse vincere, cosa che Draco capì un po’ meglio, anche se Harry Potter l’aveva detta con un’espressione piuttosto disgustata. Come dire, era chiaro che se il purismo del sangue fosse il modo in cui il mondo era davvero, allora il cielo doveva essere blu, e se qualche altra teoria fosse stata vera, il cielo doveva essere verde; e nessuno aveva ancora visto il cielo; e poi uscivi fuori e guardavi e i puristi del sangue vincevano; e dopo che quello accadeva per sei volte di fila, la gente iniziava a notare la tendenza.
Harry Potter era poi passato a sostenere che tutti gli avversari che Draco stava inventando erano troppo deboli, così il purismo del sangue non avrebbe avuto nessun merito nello sconfiggerli perché lo scontro non sarebbe stato abbastanza arduo. Draco aveva capito anche quello. I maghi sono diventati più deboli perché gli elfi domestici stanno rubando la nostra magia non era sembrato convincente neppure a lui.
(Anche se Harry Potter aveva detto che quello almeno era verificabile, in quanto avrebbero potuto cercare di controllare se gli elfi domestici erano diventati più forti nel corso del tempo, e anche disegnare un grafico che rappresentasse la forza crescente degli elfi domestici e un altro grafico che rappresentasse la forza decrescente dei maghi, e se le due immagini corrispondevano questo avrebbe puntato in direzione degli elfi domestici, il tutto detto con toni così assolutamente seri che Draco aveva provato l’impulso di fare a Dobby un paio di domande mirate sotto Veritaserum, prima di ritornare alla realtà.)
E Harry Potter aveva infine detto che Draco non avrebbe potuto imbrogliare nello scontro, gli scienziati non erano stupidi, sarebbe stato evidente se avesse imbrogliato, doveva essere una vera lotta, tra due diverse teorie che sarebbero potute essere entrambe effettivamente vere, con un test che solo la vera ipotesi avrebbe superato, qualcosa che davvero avrebbe dato risultati diversi a seconda di quale ipotesi fosse effettivamente corretta, e ci sarebbero stati scienziati esperti a osservare per assicurarsi che fosse esattamente quello che era successo. Harry Potter aveva sostenuto che egli stesso voleva solo sapere come il sangue funzionasse davvero e che a tale scopo aveva bisogno di vedere il purismo del sangue vincere veramente e Draco non sarebbe riuscito ad ingannare lui con teorie che erano lì solo per essere sconfitte.
Anche avendo compreso il concetto, Draco non era stato in grado di inventare qualsiasi “alternativa plausibile”, come Harry Potter l’aveva messa, all’idea che i maghi fossero sempre meno potenti perché avevano mescolato il loro sangue col fango. Era troppo palesemente vero.
Fu allora che Harry Potter disse, piuttosto frustrato, che non poteva immaginare che Draco fosse davvero così incapace di considerare punti di vista differenti, sicuramente c’erano stati dei Mangiamorte che si erano finti nemici del purismo del sangue e avevano tirato fuori argomenti molto più plausibili contro la loro stessa fazione di quelli che Draco stava proponendo. Se Draco avesse cercato di fingersi un sostenitore della fazione di Silente, e se ne fosse uscito con l’ipotesi degli elfi domestici, non avrebbe ingannato nessuno neppure per un secondo.
Draco fu costretto ad ammettere che aveva ragione.
Da cui il Metodo Potter.
“Per favore, dottor Malfoy”, piagnucolò Harry Potter, “perché non vuole accettare il mio articolo?”
Harry Potter aveva avuto bisogno di ripetere la frase “devi solo far finta di fingere di essere uno scienziato” per tre volte prima che Draco la capisse.
In quel momento Draco si era reso conto che c’era qualcosa di profondamente sbagliato nel cervello di Harry Potter, e chiunque avesse tentato una Legilimanzia su di esso probabilmente non sarebbe tornato indietro mai più.
Harry Potter era poi sceso in ulteriori e considerevoli dettagli: Draco doveva far finta di essere un Mangiamorte che fingeva di essere il direttore di una rivista scientifica, il dottor Malfoy, che voleva rifiutare l’articolo del suo nemico dottor Potter “Sull’ereditarietà dell’abilità magica”, e se il Mangiamorte non si fosse comportato come un vero scienziato, sarebbe stato scoperto e giustiziato in quanto Mangiamorte, mentre il dottor Malfoy era anche sotto osservazione da parte dei suoi rivali e doveva sembrare rifiutare l’articolo del dottor Potter per motivi scientifici neutrali o avrebbe perso la sua posizione di direttore del giornale.
Era un mistero che il Cappello Parlante non fosse a St. Mungo’s balbettando follemente.
Si trattava anche della cosa più complicata che chiunque avesse mai chiesto a Draco di fingere e non c’era alcuna possibilità che potesse rifiutare la sfida.
Eccoli lì, come aveva detto Harry Potter, iniziando a calarsi nella parte.
“Temo, dottor Potter, che l’abbia scritto con l’inchiostro del colore sbagliato”, disse Draco. “Avanti il prossimo!”
Il volto del dottor Potter fece un ottimo lavoro nel contorcersi in preda alla disperazione, e Draco non poté fare a meno di provare un lampo della gioia del dottor Malfoy, anche se il Mangiamorte stava solo fingendo di essere il dottor Malfoy.
Questa parte era divertente. Avrebbe potuto farlo per tutto il giorno.
Il dottor Potter si alzò dalla sedia, si accasciò sgomento, e si trascinò fuori, e si trasformò in Harry Potter, che indirizzò a Draco un pollice in su, e poi si trasformò di nuovo nel dottor Potter, che ora si avvicinava con un sorriso zelante.
Il dottor Potter si sedette e presentò al dottor Malfoy un pezzo di pergamena su cui era scritto:
Sull’ereditarietà dell’abilità magicaDottor H.J. Potter-Evans-Verres, Istituto per la Scienza Sufficientemente AvanzataLa mia osservazione:I maghi di oggi non possono fare cose così notevoli come quelle che i maghi facevano 800 anni fa.La mia conclusione:La specie magica è diventata più debole mescolando il proprio sangue con Nati babbani e Maghinò.
“Dottor Malfoy”, disse il dottor Potter con un’espressione speranzosa, “mi chiedevo se la Rivista dei risultati irriproducibili potrebbe prendere in considerazione per la pubblicazione il mio articolo intitolato `Sull’ereditarietà dell’abilità magica’”.
Draco osservò la pergamena, sorridendo mentre prendeva in considerazione i rifiuti possibili. Se fosse stato un professore, avrebbe rifiutato il saggio in quanto troppo corto, quindi –
“È troppo lungo, dottor Potter”, disse il dottor Malfoy.
Per un momento vi fu genuina incredulità sul volto del dottor Potter.
“Ah…”, disse il dottor Potter. “Che ne direbbe se rimuovessi le righe separate per osservazioni e conclusioni, e mettessi semplicemente un `e dunque‘ –”
“Allora sarebbe troppo corto. Il prossimo!”
Il dottor Potter si trascinò fuori.
“Va bene”, disse Harry Potter, “stai diventando troppo bravo. Altre due prove, e poi alla terza si fa sul serio, senza interruzioni in mezzo, ti attaccherò direttamente e allora dovrai rifiutare l’articolo in base al suo contenuto effettivo, ricorda, i tuoi rivali scientifici ti stanno osservando”.
L’articolo successivo del dottor Potter era perfetto in ogni modo, una meraviglia nel suo genere, ma purtroppo dovette essere respinto perché la rivista del dottor Malfoy aveva dei problemi con la lettera `e’. Il dottor Potter si offrì di riscriverlo senza quelle parole, e il dottor Malfoy spiegò che si trattava in effetti di un problema con tutte le vocali.
L’articolo successivo fu respinto perché era martedì.
Era, in realtà, sabato.
Il dottor Potter cercò di farlo notare e gli fu detto “Il prossimo!”
(Draco stava iniziando a capire perché Snape avesse usato il suo potere su Silente solo per ottenere una posizione che gli permettesse di essere terribile con gli studenti.)
E poi –
Il dottor Potter si stava avvicinando con un ghigno di superiorità.
“Questo è il mio ultimo articolo, Sull’ereditarietà dell’abilità magica”, disse il dottor Potter con sicurezza, e porse la pergamena con decisione. “Ho deciso di permettere alla sua rivista di pubblicarlo, e l’ho preparato in perfetto accordo con le vostre istruzioni in modo che possiate pubblicarlo rapidamente”.
Il Mangiamorte decise di scovare e uccidere il dottor Potter dopo che la sua missione fosse stata compiuta. Il dottor Malfoy mantenne sul volto un sorriso cortese, dal momento che i suoi rivali lo stavano guardando, e disse…
(La pausa si allungò, con il dottor Potter che lo guardava con impazienza.)
… “Mi faccia dare un’occhiata, prego”.
Il dottor Malfoy prese la pergamena e l’esaminò attentamente.
Il Mangiamorte stava iniziando a diventare nervoso per il fatto che non era un vero scienziato, e Draco stava cercando di ricordare in che modo parlare come Harry Potter.
“Lei, ah, deve prendere in considerazione altre possibili spiegazioni per la sua, uhm, osservazione, oltre a questa –”
“Davvero?” interruppe il dottor Potter. “Quali, esattamente? Gli elfi domestici stanno rubando la nostra magia? I miei dati ammettono una sola conclusione possibile, dottor Malfoy. Non ci sono altre ipotesi plausibili”.
Draco stava cercando furiosamente di ordinare al suo cervello di pensare, che cosa avrebbe detto se avesse finto di essere un membro della fazione di Silente, quale spiegazione sostenevano che ci fosse per il declino della specie magica, Draco non si era mai preso la briga di chiederlo…
“Se non può pensare a qualsiasi altro modo di spiegare i miei dati, dovrà pubblicare il mio articolo, dottor Malfoy.”
Fu il ghigno sul volto del dottor Potter che lo fece scattare.
“Ah, davvero?” sbottò il dottor Malfoy. “Come fa a sapere che non è la magia stessa che sta scomparendo?”
Il tempo si fermò.
Draco e Harry Potter si scambiarono sguardi di inorridito terrore.
Poi Harry Potter sbraitò qualcosa che era probabilmente una parola molto scurrile se eri stato educato da Babbani. “Non ci avevo pensato!” disse Harry Potter. “E avrei dovuto pensarci. La magia sta scomparendo. Dannazione, dannazione, dannazione!”
L’allarme nella voce di Harry Potter fu contagioso. Senza nemmeno pensarci, la mano di Draco entrò nella sua veste e afferrò la sua bacchetta. Aveva pensato che la casa di Malfoy fosse al sicuro, fino a quando si fosse imparentata solo con famiglie che potevano far risalire le loro linee di sangue indietro di quattro generazioni doveva essere al sicuro, non aveva mai pensato prima che non ci potesse essere niente che chiunque potesse fare per fermare la fine della magia. “Harry, cosa facciamo?” La voce di Draco si stava alzando in preda al panico. «Che cosa facciamo?”
“Lasciami pensare!”
Dopo qualche istante, Harry afferrò da una vicina scrivania la penna e il rotolo di pergamena che aveva usato per scrivere il suo finto articolo, e cominciò a scarabocchiare qualcosa.
“Troveremo una soluzione”, disse Harry, la sua voce tesa, “se la magia sta svanendo dal mondo capiremo quanto velocemente sta svanendo e quanto tempo ci rimane per fare qualcosa, e poi capiremo perché sta svanendo, e poi faremo qualcosa. Draco, i poteri dei maghi stanno diminuendo a un tasso costante, o vi sono stati cali improvvisi?”
“Io… non lo so…”
«Mi hai detto che nessuno ha mai eguagliato i quattro fondatori di Hogwarts. Quindi è in corso da almeno otto secoli, giusto? Non riesci a ricordare di aver sentito che i problemi sono apparsi improvvisamente cinque secoli fa, o qualcosa di simile?”
Draco stava cercando freneticamente di pensare. “Ho sempre sentito dire che nessuno era bravo come Merlino e poi dopo che nessuno era bravo come i fondatori di Hogwarts”.
“Va bene”, disse Harry. Stava ancora scarabocchiando. “Perché tre secoli fa è quando i Babbani hanno iniziato a non credere nella magia, cosa che ho pensato potrebbe avere qualcosa a che fare. E circa un secolo e mezzo fa è quando i Babbani hanno iniziato a usare un tipo di tecnologia che smette di funzionare in presenza della magia e mi chiedevo se potesse funzionare anche nell’altro verso”.
Draco saltò in piedi dalla sua sedia, così arrabbiato che riuscì a parlare con difficoltà. “Sono stati i Babbani –”
“Dannazione!” ruggì Harry. “Ma non ascolti neppure te stesso? Va avanti almeno da otto secoli e i Babbani non stavano facendo nulla di interessante allora! Dobbiamo arrivare alla verità giusta! I Babbani potrebbero avere qualcosa a che fare con tutto ciò, ma se non ce l’avessero e addossassi loro la colpa di tutto e questo ci impedisse di andare avanti e capire cosa sta davvero accadendo, poi un giorno ti sveglierai la mattina e scoprirai che la tua bacchetta è solo un bastoncino di legno!”
Il respiro di Draco gli si fermò in gola. Suo padre diceva spesso le nostre bacchette si romperanno nelle nostre mani nei suoi discorsi, ma Draco non aveva mai davvero pensato prima a cosa significasse, non sarebbe successo a lui dopo tutto. E ora all’improvviso sembrava molto reale. Solo un bastoncino di legno. Draco poteva immaginare come sarebbe stato prendere la bacchetta e provare a lanciare un incantesimo e scoprire che non accadeva nulla…
Poteva accadere a tutti.
Non ci sarebbero stati più maghi, niente più magia, mai più. Solo Babbani che avrebbero avuto qualche leggenda su ciò che i loro antenati erano stati in grado di fare. Alcuni Babbani si sarebbero chiamati Malfoy, e quella sarebbe stato l’unica cosa rimasta del suo nome.
Per la prima volta in vita sua, Draco si rese conto del perché esistessero i Mangiamorte.
Aveva sempre dato per scontato che diventare un Mangiamorte fosse qualcosa che facevi quando eri cresciuto. Ora Draco comprendeva, capiva perché suo Padre e gli amici di suo Padre avevano giurato di dare la vita per evitare che l’incubo si avverasse, c’erano cose tali che non si poteva starsene lì a guardare mentre accadevano. Ma se fosse successo in ogni caso, se tutti i sacrifici, se tutti gli amici che avevano perso contro Silente, se i membri della loro famiglia che avevano perso, se fosse stato tutto per niente…
“La magia non può essere sul punto di scomparire”, disse Draco, con la voce che si stava per rompere nel pianto. “Non sarebbe giusto”.
Harry smise di scrivere e guardò in su. Aveva un’espressione arrabbiata. “Tuo padre non ti ha mai detto che la vita non è giusta?”
Suo Padre l’aveva detto ogni singola volta che Draco aveva usato quella parola. “Ma, ma, è troppo orribile credere che –”
“Draco, lascia che ti illustri una cosa che chiamo la Litania di Tarski. Cambia ogni volta la usi. In questa occasione è formulata così: Se la magia sta svanendo dal mondo, voglio credere che la magia stia svanendo dal mondo. Se la magia non sta svanendo dal mondo, non voglio credere che la magia stia svanendo dal mondo. Che non mi affezioni a credenze che potrei non volere. Se vivessimo in un mondo in cui la magia sta svanendo, questo è quello che dobbiamo credere, dobbiamo sapere cosa sta per succedere, in modo da poterlo fermare, o nel caso peggiore, essere pronti a fare il possibile nel tempo che ci resta. Non crederci non impedirà che accada. Quindi l’unica domanda che dobbiamo porre è se la magia stia davvero svanendo, e se questo è il mondo in cui viviamo, allora questo è quello in cui vogliamo credere. Litania di Gendlin: Ciò che è vero è già così, ammetterlo non peggiora le cose. Capisci, Draco? Te lo farò imparare a memoria, dopo. È qualcosa che ripeti a te stesso ogni volta che inizi a chiederti se è una buona idea quella di credere in qualcosa che in realtà non è vero. Anzi, voglio che tu la reciti subito. Ciò che è vero è già così, ammetterlo non peggiora le cose. Ripetilo.”
“Ciò che è vero è già così”, ripeté Draco, con voce tremante, “ammetterlo non peggiora le cose”.
“Se la magia sta svanendo, voglio credere che la magia stia svanendo. Se la magia non sta svanendo, non voglio credere che la magia stia svanendo. Ripetilo.”
Draco ripeté le parole, la nausea che rimestava nel suo stomaco.
“Bene”, disse Harry, “ricorda, potrebbe non essere così, e in quel caso non dovrai neppure crederci. Prima vogliamo semplicemente scoprire cosa sta realmente succedendo, quale sia il mondo in cui effettivamente viviamo”. Harry tornò al suo lavoro, scarabocchiò un altro po’, e poi girò la pergamena in modo che Draco potesse vederla. Draco si chinò sulla scrivania e Harry avvicinò la luce verde.
Osservazione:La stregoneria non è così potente oggi quanto lo era quando Hogwarts è stata fondata.Ipotesi:1. La magia stessa sta svanendo.2. I maghi si stanno incrociando con Nati babbani e Maghinò.3. La conoscenza necessaria a lanciare incantesimi potenti si sta perdendo.4. I maghi stanno mangiando i cibi sbagliati da bambini, o qualcos’altro oltre al sangue li sta facendo crescere più deboli.5. La tecnologia babbana sta interferendo con la magia. (Da 800 anni fa?)6. I maghi più forti hanno meno figli. (Draco = figlio unico? Controlla se 3 maghi potenti, Quirrell / Silente / Signore Oscuro, avevano figli.)Test:
“Va bene”, disse Harry. Il suo respiro sembrava un po’ più calmo. “Ora, quando hai a che fare con un problema molto confuso e non hai idea di quello che sta succedendo, la cosa intelligente da fare è immaginare alcuni test molto semplici, cose che puoi verificare subito. Abbiamo bisogno di test rapidi che distinguano tra queste ipotesi. Osservazioni che risulterebbero differenti per almeno una di esse rispetto a tutte le altre”.
Draco fissò sconvolto la lista. Si accorse improvvisamente di conoscere molti purosangue che erano figli unici. Egli stesso, Vincent, Gregory, praticamente tutti. I due maghi più potenti di cui tutti parlavano erano Silente e il Signore Oscuro ed entrambi non avevano figli, proprio come Harry aveva sospettato…
“Sarà molto difficile distinguere tra 2 e 6”, disse Harry, “è legato al sangue in entrambi i casi, dovremmo cercare di misurare il declino della magia e confrontarlo con quanti figli maghi diversi stavano avendo e misurare le capacità dei Nati babbani rispetto ai purosangue…” le dita di Harry tamburellavano nervosamente sulla scrivania. “Mettiamo insieme 6 con 2 e chiamiamola l’ipotesi del sangue per il momento. 4 è improbabile, perché allora tutti avrebbero notato un calo improvviso, quando i maghi fossero passati a nuovi cibi, è difficile immaginare qualcosa che cambieresti con ritmo costante per più di 800 anni. 5 è improbabile per la stessa ragione, nessun calo improvviso, i Babbani non stavano facendo nulla 800 anni fa. 4 assomiglia 2 e 5 assomiglia a 1, in ogni caso. Quindi a grandi linee dovremmo cercare di distinguere tra 1, 2, e 3”. Harry rivoltò la pergamena verso sé stesso, tracciò un ellisse attorno a quei tre numeri, la rigirò. “La magia sta svanendo, il sangue si sta indebolendo, la conoscenza sta scomparendo. Quale test dà risultati diversi a seconda di quale di queste è vera? Che cosa potremmo osservare che indicherebbe che una di queste è falsa?”
“Io non lo so!” sbottò Draco. “Perché lo chiedi a me? Sei tu lo scienziato!”
“Draco”, disse Harry, una nota di supplicante disperazione nella sua voce, “conosco solo quello che sanno gli scienziati babbani! Tu sei cresciuto nel mondo dei maghi, io no! Conosci più magia di me e conosci più cose sulla magia di me e in fin dei conti hai pensato a questa idea, quindi inizia a ragionare come uno scienziato e risolvi il problema!”
Draco mandò giù il groppone e iniziò a fissare il foglio.
La magia sta svanendo… i maghi si stanno incrociando con i Babbani… la conoscenza si sta perdendo…
“Come appare il mondo quando la magia scompare?” chiese Harry Potter. “Conosci più cose sulla magia, dovresti dirlo tu non io! Immagina di dover raccontare una storia a riguardo, cosa accade nella storia?”
Draco immaginò “Incantesimi che prima funzionavano ora non funzionano più”. I maghi si svegliano e scoprono che le loro bacchette sono pezzi di legno…
“Come appare il mondo quando il sangue dei maghi diventa più debole?”
“La gente non può fare cose che i suoi antenati facevano.”
“Come appare il mondo quando è la conoscenza a essere perduta?
“Le persone non sanno neppure come lanciare gli Incantesimi…” disse Draco. Si fermò, sorpreso da sé stesso. “Quello è un test, giusto?”
Harry annuì con decisione. “È un test”. Scrisse sulla pergamena sotto Test:
A. Ci sono incantesimi che conosciamo ma non possiamo lanciare (1 o 2) o le magie perdute non sono più note (3)?
“Quindi questo distingue tra 1 e 2 da un lato, e 3 dall’altro”, disse Harry. “Ora abbiamo bisogno di un qualche modo per distinguere tra 1 e 2. La magia svanisce, il sangue si indebolisce, come potremmo distinguerli?”
“Che genere di Incantesimi lanciavano gli studenti del primo anno a Hogwarts?” disse Draco. “Se erano in grado di lanciare Incantesimi molto più potenti, il sangue era più forte –”
Harry Potter scosse la testa. “O la magia stessa era più forte. Dobbiamo capire il modo di distinguerle”. Harry si alzò dalla sedia, cominciò a camminare nervosamente attraverso l’aula. “No, aspetta, potrebbe ancora funzionare. Supponiamo che diversi incantesimi consumino diverse quantità di energia magica. Allora se la magia circostante si indebolisce, gli incantesimi potenti sarebbero i primi a svanire, ma gli incantesimi che tutti imparano nel loro primo anno rimarrebbero gli stessi…” I passi nervosi di Harry aumentarono di frequenza. “Non è una prova molto buona, più che altro distingue lo svanire della magia potente dallo svanire della magia in generale, e il sangue di qualcuno potrebbe essere troppo debole per la magia potente ma abbastanza forte per gli incantesimi più semplici… Draco, sai se i maghi più potenti all’interno di uno stesso periodo, come i maghi potenti di questo secolo, fossero più potenti da bambini? Se il Signore Oscuro avesse lanciato l’Incantesimo di Raffreddamento quando aveva undici anni, avrebbe potuto congelare tutta la stanza?”
L’espressione di Draco si contorse mentre cercava di ricordare. “Non riesco a rammentare di aver sentito nulla a proposito del Signore Oscuro, ma mi pare che si supponga che Silente abbia fatto qualcosa di incredibile in occasione dei suoi g.u.f.o. di Trasfigurazione al quinto anno… Credo che anche altri maghi potenti siano stati bravi quando erano a Hogwarts…”
Harry fece una smorfia, ancora passeggiando. “Potrebbe essere semplicemente che studiassero molto. Eppure, se gli studenti del primo anno imparavano le stesse magie e sembrava all’incirca tanto potenti allora quanto oggi, potremmo considerarla una prova debole in favore di 1 rispetto a 2… un attimo, aspetta”. Harry si fermò improvvisamente. “Ho un altro test che potrebbe distinguere tra 1 e 2. Ci vorrebbe un po’ per spiegarlo, utilizza alcune cose che gli scienziati sanno sul sangue e l’ereditarietà, ma è una domanda facile da porre. E se combiniamo la mia prova e il tuo test ed entrambi rispondono allo stesso modo, sarebbe un forte indizio in direzione della risposta”. Harry si mise quasi a correre nuovamente alla scrivania, prese la pergamena e scrisse:
B. Gli studenti del primo anno del passato lanciavano lo stesso genere di incantesimi, con la stessa potenza, di oggi? (Prova debole in favore di 1 piuttosto che 2, ma anche il sangue potrebbe causare la perdita delle sole magie potenti.)C. Test ulteriore che distingue tra 1 e 2 usando la conoscenza scientifica del sangue, lo spiegherò dopo.
“Va bene”, disse Harry, «possiamo almeno cercare di capire la differenza tra 1 e 2 e 3, quindi iniziamo subito così, potremo immaginare altri test dopo aver fatto quelli che già abbiamo. Ora, sembrerebbe un po’ strano se Draco Malfoy e Harry Potter andassero in giro insieme a fare domande, quindi ecco la mia idea. Girerai per Hogwarts e troverai vecchi ritratti a cui chiedere quali incantesimi avevano imparato a lanciare durante i loro primi anni. Sono ritratti, quindi non sapranno che c’è qualcosa di strano se è Draco Malfoy a farlo. Io farò domande ai ritratti più recenti e alle persone viventi a proposito degli incantesimi che conosciamo ma che non possiamo a lanciare, a nessuno sembrerà inusuale che Harry Potter faccia delle domande strane. E dovrò fare delle ricerche complicate sugli incantesimi dimenticati, quindi voglio che sia tu quello che raccoglie i dati di cui ho bisogno per la mia domanda scientifica. È una domanda semplice e dovresti essere in grado di trovare la risposta chiedendo ai ritratti. Potresti volertela appuntare, sei pronto?”
Draco si sedette di nuovo e frugò nella sua borsa dei libri in cerca di una pergamena e una penna. Quando le ebbe disposte sulla scrivania, Draco alzò lo sguardo, il volto determinato. “Vai avanti”.
“Trova dei ritratti che conoscevano una coppia di Maghinò sposati – non fare quella faccia, Draco, è un’informazione importante. Basta chiedere a ritratti recenti che fossero Grifondoro o qualcosa del genere. Trova dei ritratti che conoscevano una coppia di Maghinò sposati abbastanza bene da sapere i nomi di tutti i loro figli. Annota il nome di ogni bambino e se quel bambino era un mago, un Magonò, o un Babbano. Se non sanno se il bambino fosse Magonò o Babbano, scrivi `non-mago’. Appuntati ogni figlio della coppia, non tralasciarne nessuno. Se il ritratto conosce solo il nome dei bambini maghi, non i nomi di tutti i bambini, allora non annotare alcun dato su quella coppia. È molto importante che tu mi riporti solo le informazioni di qualcuno che conosceva tutti i figli di una coppia di Maghinò, abbastanza bene da conoscerli tutti per nome. Cerca di ottenere complessivamente almeno una quarantina di nomi, se è possibile, e se c’è tempo di raccoglierne di più, ancora meglio. Hai capito tutto?”
“Ripeti”, disse Draco, quando ebbe finito di scrivere, e Harry ripeté.
“Ho tutto”, disse Draco, “ma perché –”
“Ha a che fare con uno dei segreti del sangue che gli scienziati hanno già scoperto. Te lo spiegherò quando sarai tornato. Dividiamoci e incontriamoci nuovamente qui tra un’ora, vale a dire alle 18:22. Siamo pronti?”
Draco annuì decisamente. Era tutto molto improvvisato, ma aveva imparato da tempo a improvvisare.
“Allora andiamo!” disse Harry Potter e si tolse il mantello col cappuccio e lo spinse nella sua borsa, che cominciò a inghiottirlo, e, senza neppure attendere che la borsa finisse, si girò di scatto e cominciò a muoversi rapidamente a grandi passi verso la porta della classe, sbattendo contro una scrivania e quasi cadendo nella fretta.
Quando Draco ebbe terminato di togliersi il mantello e di metterlo nella sua borsa dei libri, Harry Potter era scomparso.
Draco si mise quasi a correre fuori dalla porta.