Atto 3
Draco attendeva in una piccola alcova finestrata che aveva trovato nei pressi della Sala Grande, lo stomaco in subbuglio.
Ci sarebbe stato un prezzo da pagare, e non sarebbe stato piccolo. Draco l’aveva compreso non appena si era svegliato e aveva capito che non osava entrare nella Sala Grande per la colazione perché avrebbe potuto vedere Harry Potter lì e Draco non sapeva cosa sarebbe successo dopo.
Si avvicinarono dei passi.
“Ecchice”, disse la voce di Vincent. “Er capo nun è de bon’umore, oggi, sta’ ‘n campana”.
Draco avrebbe spellato vivo quell’idiota e mandato indietro il suo corpo scuoiato insieme alla domanda per un servo più intelligente, ad esempio un gerbillo morto.
Una serie di passi si allontanò, e l’altra serie si fece più vicina.
Il subbuglio nello stomaco di Draco peggiorò.
Harry Potter entrò nel campo visivo. Il suo volto era accuratamente neutro, ma i suoi abiti bordati di blu sembravano stranamente sghembi, come se non fossero stati indossati nel modo giusto –
“La tua mano”, disse Draco senza pensarci affatto.
Harry alzò il braccio sinistro, come per guardarselo egli stesso.
La mano ne penzolava mollemente, simile a qualcosa di morto.
«Madam Pomfrey ha detto che non è permanente», disse Harry tranquillamente. «Ha detto che dovrebbe guarire per l’inizio delle lezioni di domani».
Per un solo istante la notizia giunse come un sollievo.
E poi Draco comprese.
“Sei andato da Madam Pomfrey”, sussurrò Draco.
“Naturalmente”, rispose Harry Potter, come se stesse esprimendo un fatto ovvio. “La mia mano non funzionava”.
Draco stava lentamente comprendendo quanto fosse stato clamorosamente stupido, molto peggio dei Serpeverde più grandi che aveva strapazzato.
Aveva dato per scontato che nessuno si sarebbe rivolto alle autorità quando un Malfoy gli avesse fatto qualcosa. Che nessuno avrebbe voluto lo sguardo di Lucius Malfoy su di sé, mai.
Ma Harry Potter non era un piccolo Tassofrasso spaventato che cercava di stare lontano dal gioco. Lo stava già giocando, e lo sguardo di suo Padre era già su di lui.
“Cos’altro ha detto Madam Pomfrey?” chiese Draco, con il cuore in gola.
“Il professor Flitwick ha detto che l’incantesimo lanciato sulla mia mano era una fattura di tortura Oscura e una faccenda estremamente seria, e che rifiutarsi di dire chi l’avesse fatto era assolutamente inaccettabile.”
Ci fu una lunga pausa.
“E poi?” chiese Draco con una voce tremante.
Harry Potter sorrise leggermente. “Mi sono scusato profusamente, cosa che ha reso lo sguardo del professor Flitwick estremamente severo, e poi ho detto al professor Flitwick che l’intera faccenda era, in effetti, estremamente seria, segreta e delicata, e che avevo già informato il Preside del progetto”.
Draco rantolò. “No! Flitwick non se la berrà! Farà un controllo con Silente!”
“Infatti”, disse Harry Potter. “Sono stato prontamente trascinato nell’ufficio del Preside”.
Ora Draco stava tremando. Se Silente avesse portato Harry Potter davanti al Wizengamot, volente o meno, e avesse fatto testimoniare sotto Veritaserum al Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto che Draco l’aveva torturato… troppe persone amavano Harry Potter, suo Padre avrebbe potuto perdere quel voto…
Suo Padre sarebbe stato in grado di convincere Silente a non farlo, ma sarebbe stato costoso. Terribilmente costoso. Il gioco aveva delle regole, ora, non potevi più minacciare qualcuno a caso. Ma Draco si era messo nelle mani di Silente volontariamente. E Draco era un ostaggio molto prezioso.
Sebbene, poiché egli ora non avrebbe più potuto diventare un Mangiamorte, Draco non fosse poi così prezioso come suo Padre pensava.
Il pensiero straziò il suo cuore come un Incantesimo di Taglio.
“E poi?” sussurrò Draco.
“Silente ha dedotto immediatamente che eri stato tu. Sapeva che ci frequentavamo.”
Lo scenario peggiore possibile. Se Silente non avesse immaginato chi l’aveva fatto, avrebbe potuto non rischiare una Legilimanzia solo per scoprirlo… ma se Silente sapeva…
“E?” Draco costrinse la parola a uscire.
“Abbiamo fatto una chiacchieratina.”
“E?”
Harry Potter fece un sorriso. “E gli ho spiegato che sarebbe stato nel suo interesse non fare nulla”.
La mente di Draco andò a scontrarsi contro un muro di mattoni e si spiaccicò. Si limitò a fissare Harry Potter con la bocca aperta come uno scemo.
Ci volle diverso tempo prima che Draco ricordasse.
Harry conosceva il misterioso segreto di Silente, quello che Snape usava per controllarlo.
Draco poteva vederlo, ora. Silente con l’espressione severissima, che nascondeva il suo entusiasmo mentre spiegava a Harry quale situazione terribilmente seria fosse quella.
E Harry che diceva educatamente a Silente di chiudere la bocca se capiva quale fosse il proprio interesse.
Suo Padre aveva messo in guardia Draco contro persone così, persone che potevano rovinarti ed essere comunque così gradevoli che era difficile odiarle in maniera appropriata.
“Dopo di che”, disse Harry, “il Preside ha detto al professor Flitwick che quella era, infatti, una questione segreta e delicata della quale era già stato informato, e che non credeva che insistere in questa occasione avrebbe aiutato me o qualcun altro. Il professor Flitwick ha iniziato a dire qualcosa riguardo al fatto che le solite cospirazioni del Preside erano andate troppo oltre, e ho dovuto interromperlo in quel momento e spiegare che era stata una mia idea e non qualcosa che il Preside mi avesse imposto, quindi il professor Flitwick si è girato e ha iniziato a fare la predica a me, e il Preside ha interrotto lui e ha detto che in quanto Ragazzo-Che-È-Sopravvisuto ero destinato ad avere avventure strane e pericolose, e che sarebbe stato più sicuro se mi ci fossi infilato di proposito invece che attendere che capitassero per caso, e lì è stato quando il professor Flitwick ha alzato le sue manine e ha iniziato a strillare con voce acuta contro entrambi dicendo che non gli importava quello che stavamo architettando insieme, ma questo non doveva succedere più fintanto che fossi rimasto nella Casa Corvonero o mi avrebbe cacciato via e sarei potuto andare a Grifondoro, a cui tutto questo Silentare apparteneva –”
Harry stava rendendo molto difficile a Draco odiarlo.
“Ad ogni modo”, disse Harry, “non volevo essere cacciato da Corvonero, quindi ho promesso al professor Flitwick che nulla di questo genere sarebbe avvenuto ancora, e che in caso contrario, gli avrei detto chi l’avesse fatto”.
Gli occhi di Harry sarebbero dovuti essere gelidi. Non lo erano. La voce l’avrebbe dovuta rendere una minaccia mortale. Non lo stava facendo.
E Draco comprese la domanda che sarebbe dovuta essere ovvia, e che uccise l’atmosfera in un istante.
“Perché… non l’hai fatto?”
Harry si diresse alla finestra, all’interno dello stretto raggio di luce solare che brillava nell’alcova, e girò la testa verso l’esterno, in direzione dei verdi terreni di Hogwarts. La luce splendette su di lui, sulle sue vesti, sul suo volto.
“Perché non l’ho fatto?” ripeté Harry. La sua voce riprese. “Credo perché non riuscivo ad essere arrabbiato con te. Sapevo di averti ferito per primo. Non direi neppure che siamo pari, perché quello che ho fatto a te è stato peggiore di quello che hai fatto a me”.
Fu come scontrarsi contro un altro muro di mattoni. Harry avrebbe potuto parlare greco arcaico, per quanto Draco riusciva a comprendere.
La mente di Draco raschiò il fondo in cerca di uno schema, e tornò indietro completamente vuota. L’asserzione era stata una concessione che non era nell’interesse di Harry. Non era neppure ciò che Harry avrebbe dovuto dire per fare di Draco un servitore più devoto, ora che Harry deteneva un potere su di lui. A quello scopo, Harry avrebbe dovuto enfatizzare quanto gentile fosse stato, non quanto avesse ferito Draco.
“Anche così”, disse Harry, e ora la sua voce era più bassa, quasi un sussurro, “per favore non farlo più, Draco. È stato doloroso, e non sono sicuro che potrei perdonarti una seconda volta. Non sono sicuro che sarei capace di volerlo”.
Draco non riusciva davvero a capire.
Forse Harry stava cercando di essergli amico?
Era impossibile che Harry Potter fosse così ottuso da credere che fosse ancora possibile dopo quello che aveva fatto.
Potevi essere l’amico e l’alleato di qualcuno, come Draco aveva provato a fare con Harry, o potevi distruggere la sua vita e privarlo di ogni alternativa. Non entrambe le cose.
Ma allora Draco non capiva cos’altro Harry potesse cercare di fare.
E in quel momento venne a Draco uno strano pensiero, qualcosa di cui Harry aveva continuato a parlare il giorno precedente.
E il pensiero fu: mettilo alla prova.
Ti sei risvegliato come scienziato, ora, aveva detto Harry, e anche se non imparerai mai a usare il tuo potere, sarai sempre, in cerca, di modi, per mettere alla prova, le tue convinzioni… Quelle parole infauste, dette tra rantoli di agonia, avevano continuato a girare per la testa di Draco.
Se Harry stesse fingendo di essere l’amico pentito che aveva accidentalmente ferito qualcuno…
“Avevi progettato di fare quello che mi hai fatto!” disse Draco, riuscendo a inserire una nota di accusa nella propria voce. “Non l’hai fatto perché ti sei arrabbiato, l’hai fatto perché volevi!”
Stupido, Harry Potter avrebbe detto, è ovvio che l’abbia progettato, e ora sei mio –
Harry si girò nuovamente verso Draco. “Quello che è successo ieri non era il piano”, disse, la sua voce che sembrò bloccarsi nella sua gola. “Il piano era che ti insegnassi perché per te è sempre meglio conoscere la verità, e poi avremmo tentato insieme di scoprire la verità a proposito del sangue, e qualunque fosse stata la risposta l’avremmo accettata. Ieri… ho precipitato gli eventi”.
“Sempre meglio conoscere la verità”, ripeté freddamente Draco. “Come se mi avessi fatto un favore”.
Harry annuì, travolgendo completamente la mente di Draco, e disse, “Che succederebbe se Lucius giungesse alla stessa idea che ho avuto io, che il problema è che i maghi più forti hanno meno figli? Potrebbe dare inizio a un programma che pagasse i più forti purosangue per avere più figli. In effetti, se il purismo del sangue fosse giusto, è quello che Lucius dovrebbe fare – affrontare il problema dalla sua parte, dove può far succedere le cose da subito. In questo momento, Draco, sei l’unico amico che Lucius abbia che tenterebbe di fermarlo dallo sprecare risorse, perché sei l’unico che conosce la verità reale e può predirne i risultati reali”.
A Draco venne il pensiero che Harry Potter potesse essere stato cresciuto in un posto così strano da averlo reso essenzialmente una creatura magica, più che un mago. Draco non riusciva davvero a immaginare cosa Harry avrebbe detto o fatto ora.
“Perché?” chiese Draco. Dare alla sua voce una nota di tormento e tradimento non fu affatto difficile. “Perché mi fai questo? Quale era il tuo piano?”
“Beh”, disse Harry, “sei l’erede di Lucius, e che tu ci creda o meno, Silente crede che io appartenga a lui. Quindi potremmo crescere e combattere le loro battaglie l’uno contro l’altro. O potremmo fare qualcos’altro”.
Lentamente, la mente di Draco si strinse intorno a quell’idea. “Vuoi provocare uno scontro definitivo tra di loro, poi prendere il potere dopo che sono entrambi sfiniti”. Draco provò un timore gelido nel petto. Avrebbe dovuto tentare di fermarlo qualunque fosse stato il costo –
Ma Harry scosse la testa. “Cieli infiniti, no!”
“No…?”
“Non acconsentiresti e non lo farei neppure io”, disse Harry. “Questo è il nostro mondo, non vogliamo distruggerlo. Ma immagina, diciamo, che Lucius pensi che la Cospirazione sia un tuo strumento e che tu sia dalla sua parte, Silente pensi che la Cospirazione sia un mio strumento e che io sia dalla sua parte, Lucius pensi che tu abbia convinto con l’inganno me e Silente a credere che la Cospirazione sia mia, Silente pensi che io abbia convinto con l’inganno te e Lucius a credere che la Cospirazione sia tua, e così entrambi ci aiutino ma solo in modi tali che l’altro non se ne accorga”.
Draco non dovette fingere di essere senza parole.
Una volta suo Padre l’aveva portato a vedere un’opera teatrale intitolata La Tragedia di Luce, a proposito di questo Serpeverde incredibilmente intelligente chiamato Luce che aveva intenzione di purificare il mondo dal male usando un antico anello che poteva uccidere qualunque persona di cui conoscesse il nome e il volto, e che era contrastato da un altro Serpeverde incredibilmente intelligente, un cattivo di nome Elle, che aveva indossato un travestimento per nascondere il suo vero volto; e Draco aveva gridato e acclamato in tutti i momenti giusti, specie a metà; e poi l’opera era finita tristemente e Draco era rimasto enormemente deluso e suo Padre gli aveva gentilmente fatto notare che la parola `Tragedia’ era proprio lì nel titolo.
In seguito, suo Padre aveva chiesto a Draco se avesse capito perché erano andati a vedere quell’opera.
Draco aveva detto che gli avrebbe dovuto insegnare a essere astuto come Luce e Elle quando sarebbe cresciuto.
Suo Padre aveva detto che Draco non si sarebbe potuto sbagliare di più, e indicò che sebbene Elle avesse intelligentemente nascosto il suo volto, non aveva avuto alcuna buona ragione per dire a Luce il suo nome. Suo Padre passò poi a demolire quasi ogni parte dell’opera, mentre Draco stava lì ad ascoltare con gli occhi che si spalancavano sempre di più. E suo Padre terminò dicendo che opere come quella erano sempre irrealistiche, perché se il drammaturgo avesse saputo cosa qualcuno davvero intelligente come Luce avrebbe fatto nella realtà, il drammaturgo avrebbe provato a conquistare lui stesso il mondo, invece di scrivere solo delle opere che trattavano di quell’argomento.
Fu allora che suo Padre aveva parlato a Draco della Regola del Tre, secondo cui ogni piano che necessitava che accadessero più di tre cose non avrebbe mai funzionato nella vita reale.
Suo Padre aveva spiegato inoltre che siccome solo un folle avrebbe tentato un piano che fosse il più complicato possibile, il vero limite era due.
Draco non riusciva neppure a trovare delle parole che descrivessero l’assoluta e gargantuesca inattuabilità del piano magistrale di Harry.
Ma quello era proprio il genere di errore che avresti fatto se non avessi avuto alcun precettore e pensassi di essere intelligente e di aver imparato a macchinare guardando le opere teatrali.
“Quindi”, disse Harry, “che ne pensi del piano?”
“È scaltro…” Draco disse lentamente. Gridare brillante! e rimanere senza fiato per la meraviglia sarebbe sembrato troppo sospetto. “Harry, posso fare una domanda?”
“Certo”, disse Harry.
“Perché hai comprato a Granger quella borsa costosa?”
“Per mostrare che non porto rancore”, disse subito Harry. “Sebbene mi aspetti anche che lei si senta imbarazzata a rifiutarmi una qualunque richiesta di minore importanza che le facessi nei prossimi due mesi”.
E fu allora che Draco comprese che Harry stava realmente provando a essere suo amico.
La mossa di Harry contro Granger era stata intelligente, forse persino brillante. Fai che il tuo nemico non sospetti di te, e fagli contrarre un debito con te in una maniera amichevole così da poterlo manovrare in posizione semplicemente chiedendoglielo. A Draco non sarebbe riuscito, la sua vittima sarebbe stata troppo sospettosa, ma il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto poteva. Quindi il primo passo del piano di Harry era stato di offrire al suo nemico un regalo costoso, Draco non ci avrebbe pensato, ma poteva funzionare…
Se eri un nemico di Harry, i suoi piani potevano sembrare difficili da comprendere all’inizio, potevano persino sembrare stupidi, ma il suo ragionamento avrebbe avuto un senso una volta compreso, avresti colto che stava cercando di farti del male.
Il modo in cui Harry si stava comportando con Draco in quel momento non aveva senso.
Perché se fossi stato un amico di Harry, allora avrebbe cercato di esserti amico nel modo alieno, incomprensibile, in cui era stato cresciuto dai Babbani, anche se avesse significato distruggere la tua intera vita.
Il silenzio si allungò.
“So di aver abusato terribilmente della nostra amicizia”, disse infine Harry. “Ma ti prego di comprendere, Draco, che in fin dei conti volevo solo che noi due scoprissimo la verità insieme. È qualcosa che puoi perdonare?”
Un incrocio con due vie, ma solo una facile da ripercorrere all’indietro in seguito, se Draco avesse cambiato idea…
“Credo di capire quello che stavi cercando di fare”, mentì Draco, “quindi sì”.
Gli occhi di Harry si illuminarono. “Sono felice di sentirlo, Draco”, disse sommessamente.
I due studenti erano in piedi in quell’alcova, Harry ancora immerso in quel solitario raggio di sole, Draco nell’ombra.
E Draco comprese con una nota di orrore e disperazione, che sebbene fosse un fato certamente terrorizzante essere amico di Harry, egli aveva ora così tante vie differenti per minacciare Draco che essere suo nemico sarebbe stato persino peggio.
Probabilmente.
Forse.
Beh, poteva sempre cambiare idea e diventare suo nemico successivamente…
Era spacciato.
“Dunque”, disse Draco. “E ora che si fa?”
“Studiamo ancora sabato prossimo?”
“Meglio che non vada come l’ultima volta –”
“Non ti preoccupare, non succederà”, disse Harry. “Qualche altro sabato come quello e sarai più avanti di me”.
Harry rise. Draco no.
“Oh, e prima che te ne vada”, disse Harry, e sorrise imbarazzato. “So che è il momento sbagliato, ma volevo chiederti un consiglio su una faccenda, in verità”.
“Okay”, disse Draco, ancora un po’ distratto dall’ultima affermazione.
Gli occhi di Harry divennero assorti. “Acquistare quella borsa per Granger ha quasi esaurito l’oro che sono riuscito a rubare dal mio deposito a Gringotts –”
Che cosa.
“– e McGonagall ha la chiave del deposito, o forse ora ce l’ha Silente. E stavo per dare inizio a un piano che potrebbe necessitare di una certa somma, così mi stavo chiedendo se sapessi come posso accedere –”
“Ti presterò quella somma”, disse la bocca di Draco in un puro riflesso esistenziale.
Harry sembrò sbalordito, ma in modo lieto. “Draco, non sei tenuto a –”
“Quanto?”
Harry indicò l’ammontare e Draco non riuscì a impedire del tutto allo sconcerto di palesarsi sul suo volto. Si trattava di quasi l’intera disponibilità finanziaria che suo Padre aveva dato a Draco per tutto l’anno, sarebbe rimasto con appena pochi galeoni –
Poi Draco si diede un calcio mentale. Tutto quello che doveva fare era scrivere a suo Padre e spiegare che il denaro era finito perché era riuscito a darlo in prestito a Harry Potter, e suo Padre gli avrebbe spedito una nota congratulatoria speciale scritta in inchiostro dorato, una Rana di Cioccolato gigante che avrebbe richiesto due settimane per essere mangiata, e dieci volte l’ammontare dei galeoni, giusto nel caso in cui Harry Potter avesse avuto bisogno di un altro prestito.
“È troppo, non è vero?” disse Harry. “Mi dispiace, non avrei dovuto chiederti –”
“Scusami, io sono un Malfoy, sai”, disse Draco. “Ero solo sorpreso che tu volessi una tale somma”.
“Non ti preoccupare”, disse allegramente Harry Potter. “Non è nulla che minacci gli interessi della tua famiglia, solo io che faccio il cattivo”.
Draco annuì. “Nessun problema, allora. Vogliamo andare a prenderli ora?”
“Certo”, rispose Harry.
Mentre lasciarono l’alcova e iniziarono a dirigersi verso i sotterranei, Draco non poté fare a meno di chiedere, “Allora, puoi dirmi per quale piano servono?”
«Rita Skeeter.»
Draco si rivolse alcune parole molto brutte, ma era troppo tardi per dire di no.
Quando arrivarono ai sotterranei, Draco aveva già iniziato a rimettere nuovamente insieme i propri pensieri.
Stava avendo dei problemi a odiare Harry Potter. Harry aveva provato a essere amichevole, solo che era pazzo.
E quello non avrebbe fermato la vendetta di Draco, né l’avrebbe rallentata.
“Quindi”, disse Draco dopo essersi guardato intorno per accertarsi che nessuno fosse vicino. Entrambe le loro voci sarebbero state Confuse, naturalmente, ma non c’era nulla di male a prendere ulteriori precauzioni. “Stavo pensando. Quando portiamo nuove leve nella Cospirazione, dovranno credere che siamo eguali. Altrimenti basterebbe uno di loro per spifferare il piano a mio Padre. Ci hai già pensato, giusto?”
“Ovviamente”, disse Harry.
“Saremo eguali?” chiese Draco.
“Temo di no”, rispose Harry. Era chiaro che stava cercando di sembrare cortese, e altrettanto chiaro che stava tentando di sopprimere una discreta quantità di condiscendenza e che non stava avendo molto successo. “Mi dispiace, Draco, ma ora non sai neppure cosa significhi la parola bayesiana in Cospirazione bayesiana. Dovrai studiare per mesi prima che possiamo far entrare qualcuno, e solo per poter far finta abbastanza bene”.
“Perché non conosco abbastanza scienza”, disse Draco, mantenendo con attenzione la sua voce neutrale.
Harry scosse la testa in risposta. “Il problema non è che sei ignorante riguardo a specifici argomenti scientifici come l’acido desossiribonucleico. Quello non ti impedirebbe di essere mio eguale. Il problema è che non sei addestrato ai metodi della razionalità, la conoscenza segreta più profonda che sta dietro al modo in cui tutte quelle scoperte sono state fatte. Proverò a insegnarteli, ma sono molto più difficili da imparare. Pensa a ciò che abbiamo fatto ieri, Draco. Sì, tu hai fatto parte del lavoro. Ma ero io quello che controllava. Hai risposto ad alcune delle domande. Io le ho poste tutte quante. Hai aiutato a spingere. Io ho pensato a guidare tutto da solo. E senza i metodi della razionalità, Draco, non saresti affatto in grado di pilotare la Cospirazione lì dove deve andare”.
“Capisco”, disse Draco, la sua voce che risuonava di disappunto.
La voce di Harry cercò di ingentilirsi ancor di più. “Mi impegnerò a rispettare le tue competenze, Draco, su argomenti come la roba con le persone. Ma anche tu hai bisogno di rispettare le mie competenze, ed è semplicemente impossibile che tu sia mio eguale quando si tratta di indirizzare la Cospirazione. Sei uno scienziato da appena un giorno, conosci un segreto riguardo all’acido desossiribonucleico, e non sei addestrato a nessuno dei metodi della razionalità”.
“Comprendo”, disse Draco.
Ed era vero.
La roba con le persone, aveva detto Harry. Prendere il controllo della Cospirazione non sarebbe stato neppure difficile, con tutta probabilità. E dopo, avrebbe ucciso Harry Potter giusto per essere sicuro –
E in Draco emerse la memoria di quanto si fosse sentito male la notte precedente, cosciente che Harry stava urlando.
Draco pensò qualche altra brutta parola.
Va bene. Non avrebbe ucciso Harry. Harry era stato cresciuto da Babbani, non era colpa sua se era folle.
Invece, Harry sarebbe sopravvissuto, in modo che Draco potesse dirgli che era stato tutto per il bene di Harry, davvero, gli sarebbe dovuto essere grato –
E con un improvviso spasmo di piacere sorpreso, Draco si rese conto che era davvero per il bene di Harry. Se Harry avesse tentato di portare avanti il suo piano di trattare Silente e suo Padre come sciocchi, sarebbe morto.
Questo era perfetto.
Draco avrebbe portato via a Harry tutti i suoi sogni, proprio come Harry aveva fatto con lui.
Draco avrebbe detto che era stato per il suo bene, e sarebbe stato assolutamente vero.
Draco avrebbe brandito la Cospirazione e il potere della scienza per purificare il mondo dei maghi, e suo Padre sarebbe stato orgoglioso di lui come se fosse stato un Mangiamorte.
I piani malvagi di Harry Potter sarebbero stati sventati, e le forze del bene sarebbero prevalse.
La vendetta perfetta.
A meno che…
Devi solo far finta di fingere di essere uno scienziato, gli aveva detto Harry.
Draco non aveva le parole per descrivere con esattezza cosa ci fosse di sbagliato nella mente di Harry –
(poiché Draco non aveva mai sentito il termine profondità di ricorsione)
– ma poteva immaginare che genere di piani implicasse.
… a meno che tutto quello fosse esattamente ciò che Harry voleva che Draco facesse come parte in un qualche piano ancora più vasto che Draco avrebbe interpretato alla perfezione cercando di sventare questo, Harry poteva persino sapere che questo piano era irrealizzabile, avrebbe potuto non avere alcuno scopo eccetto quello di indurre Draco a impedirlo –
No. Quella via portava alla pazzia. Ci doveva essere un limite. Lo stesso Signore Oscuro non era stato così tortuoso. Quel genere di cose non accadevano nella vita reale, solo nelle sciocche storie della buonanotte di suo Padre, in cui folli gargoyle finivano sempre per aiutare i piani dell’eroe ogni volta che cercavano di fermarlo.
E al fianco di Draco, Harry passeggiava con un sorriso sul suo volto, pensando all’origine evolutiva dell’intelligenza umana.
All’inizio, prima che si fosse compreso bene come funzionasse l’evoluzione, si erano diffuse idee folli come l’intelligenza umana si è evoluta in modo che potessimo inventare utensili migliori.
La ragione per cui questo era folle era che solo una persona nella tribù doveva inventare l’utensile, e poi tutti gli altri l’avrebbero usato, e si sarebbe diffuso tra le altre tribù, e sarebbe stato utilizzato ancora dai loro discendenti cento anni più tardi. Era una grande cosa dal punto di vista del progresso scientifico, ma in termini evolutivi, significava che la persona che aveva inventato qualcosa non ne riceveva un vantaggio sufficiente in fitness, non aveva così tanti figli in più rispetto a tutti gli altri. Solo vantaggi relativi di fitness potevano incrementare la frequenza relativa di un gene nella popolazione, e spingere una qualche mutazione solitaria al punto in cui sarebbe stata universale e posseduta da tutti. E le invenzioni brillanti non erano abbastanza comuni da fornire quella sorta di pressione di selezione continua che era necessaria per supportare una mutazione. Era un’interpretazione naturale, se si osservavano gli esseri umani con i loro cannoni e carri armati e armi nucleari e li si comparava agli scimpanzé, che l’intelligenza esistesse per produrre la tecnologia. Un’interpretazione naturale, ma sbagliata.
Prima che si fosse compreso bene come funzionasse l’evoluzione, si erano diffuse idee folli come il clima è cambiato, e le tribù hanno dovuto migrare, e le persone sono dovute diventare più intelligenti per poter risolvere tutti i problemi nuovi.
Ma gli esseri umani avevano quattro volte le dimensioni cerebrali di uno scimpanzé. Il 20% dell’energia metabolica di un essere umano andava a nutrire il cervello. Gli esseri umani erano assurdamente più intelligenti di ogni altra specie. Quel genere di cose non accadeva perché l’ambiente aveva innalzato di poco la difficoltà dei suoi problemi. In tal caso gli organismi sarebbero semplicemente diventati un po’ più intelligenti per risolverli. Ritrovarsi con quel cervello così fuori misura doveva aver richiesto qualche sorta di processo evolutivo impazzito, qualcosa che avrebbe spinto e ancora spinto senza limiti.
E gli scienziati di oggi avevano un’idea piuttosto buona di quale fosse stato quel processo evolutivo impazzito.
Harry aveva letto una volta un famoso libro intitolato La politica degli scimpanzé. Il libro aveva descritto come uno scimpanzé adulto di nome Luit aveva affrontato l’anziano alfa, Yeroen, con l’aiuto di un giovane scimpanzé recentemente diventato adulto chiamato Nikkie. Nikkie non era intervenuto direttamente negli scontri tra Luit e Yeroen, ma aveva evitato che gli altri sostenitori di Yeroen nella tribù andassero in suo aiuto, distraendoli ogni volta che si fosse sviluppato un conflitto tra Luit e Yeroen. E col tempo Luit aveva vinto, ed era diventato il nuovo alfa, con Nikkie a ricoprire il ruolo di secondo più potente…
… sebbene non ci fosse voluto molto tempo a Nikkie per formare un’alleanza con lo sconfitto Yeroen, rovesciare Luit, e diventare il nuovo nuovo alfa.
Ti faceva davvero apprezzare a che cosa milioni di anni di ominidi che avevano cercato di superarsi l’un l’altro in astuzia – una corsa agli armamenti evolutiva senza limiti – avevano portato lungo la strada verso una capacità mentale accresciuta.
Perché, sai, un essere umano l’avrebbe chiaramente capito in anticipo.
E al fianco di Harry, Draco passeggiava sopprimendo il suo sorriso mentre pensava alla sua vendetta.
Prima o poi, forse tra qualche anno ma prima o poi, Harry Potter avrebbe imparato cosa significa sottovalutare un Malfoy.
Draco si era risvegliato in quanto scienziato in un singolo giorno. Harry aveva detto che non sarebbe dovuto accadere prima di qualche mese.
Ma ovviamente se eri un Malfoy, saresti stato uno scienziato più potente di chiunque non lo fosse.
Quindi Draco avrebbe imparato tutti i metodi della razionalità di Harry, e poi, al momento opportuno –