Le ore d’ufficio del professor Quirrell andavano dalle 11:40 alle 11:55 ogni giovedì. Questo valeva per tutti i suoi studenti in tutti gli anni. Solo bussare alla porta costava un punto-Quirrell, e se avesse pensato che il tuo motivo non valesse il suo tempo, ne avresti persi altri cinquanta.
Harry bussò alla porta.
Ci fu una pausa. Poi una voce caustica disse “Suppongo che possa anche entrare, signor Potter”.
E prima che Harry potesse toccare la maniglia, la porta si aprì sbattendo, colpendo il muro con uno schianto acuto che suonò come se si fosse sfondato il legno, o la pietra, o entrambi.
Il professor Quirrell era reclinato nella sua sedia e leggeva un libro sospetto e dall’aspetto antico, rilegato in cuoio blu notte con rune d’argento sul dorso. I suoi occhi non si mossero dalle pagine. “Non sono di buon umore, signor Potter. E quando non sono di buon umore, non sono una persona piacevole da trovarsi vicino. Per il suo stesso bene, concluda il suo affare rapidamente e se ne vada”.
Un brivido freddo filtrava dalla stanza, come se contenesse qualcosa che proiettava oscurità allo stesso modo in cui le lampade gettano luce, e che non era stata completamente schermata.
Harry era un po’ sbalordito. Non sono di buon umore non sembrava davvero in grado di descriverlo. Cosa poteva infastidire il professor Quirrell così tanto…?
Beh, non si abbandonavano gli amici quando si sentivano giù. Harry avanzò cautamente nella stanza. “C’è qualcosa che posso fare per aiutarla –”
“No”, disse il professor Quirrell, che ancora non aveva alzato lo sguardo dal libro.
“Voglio dire, se ha avuto a che fare con degli idioti e vuole qualcuno sano di mente con cui parlare…”
Ci fu una pausa sorprendentemente lunga.
Il professor Quirrell chiuse di scatto il libro che svanì con il suono di un piccolo sussurro. Alzò lo sguardo, poi, e Harry sussultò.
“Credo che una conversazione intelligente sarebbe piacevole per me a questo punto”, disse il professor Quirrell nello stesso tono caustico con cui aveva invitato Harry a entrare. “Lei probabilmente non lo troverà altrettanto piacevole, la avverto”.
Harry fece un respiro profondo. “Le prometto di non prendermela se mi tratterà male. Cos’è successo?”
Il freddo nella stanza parve intensificarsi. “Un Grifondoro del sesto anno ha lanciato una maledizione contro uno dei miei studenti più promettenti, un Serpeverde del sesto anno”.
Harry deglutì. “Che… genere di maledizione?”
E la furia sul volto del professor Quirrell non fu più controllata. “Perché si preoccupa di fare una domanda insignificante come quella, signor Potter? Il nostro amico Grifondoro del sesto anno non ha ritenuto che fosse importante!”
“Dice sul serio?” disse Harry prima di potersi fermare.
“No, oggi sono di umore terribile per nessuna ragione in particolare. Sì, dico sul serio, idiota! Non lo sapeva. Non lo sapeva davvero. Non ci ho creduto fintanto che gli Auror non l’hanno confermato sotto Veritaserum. Frequenta il sesto anno a Hogwarts e ha lanciato una maledizione Oscura di alto livello senza sapere cosa faceva.”
“Non intende dire”, chiese Harry, “che si era sbagliato su cosa facesse, che in qualche modo ha letto la descrizione sbagliata dell’incantesimo –”
“Tutto ciò che sapeva era che era pensata per essere diretta contro un nemico. Sapeva che quello era tutto ciò che sapeva.”
Ed era stato sufficiente per lanciare l’incantesimo. “Non capisco come qualunque creatura con un cervello così piccolo possa camminare eretta”.
“Infatti, signor Potter”, disse il professor Quirrell.
Ci fu una pausa. Il professor Quirrell si chinò in avanti e prese il calamaio d’argento dalla sua scrivania, rigirandolo tra le mani, fissandolo come se stesse chiedendosi come avrebbe potuto procedere nel torturare a morte un calamaio.
“Il Serpeverde del sesto anno è stato ferito gravemente?” disse Harry.
“Sì.”
“Il Grifondoro del sesto anno è stato allevato da Babbani?”
“Sì.”
“Silente si rifiuta di espellerlo perché il povero ragazzo non capiva?”
Le mani del professor Quirrell sbiancarono sul calamaio. “Ha qualcosa da dire, signor Potter, o sta semplicemente affermando l’ovvio?”
“Professor Quirrell”, disse Harry seriamente, “tutti gli studenti di Hogwarts cresciuti da Babbani hanno bisogno di una lezione sulla sicurezza in cui gli vengano dette quelle cose così assurdamente ovvie che nessun nato da maghi penserebbe mai di menzionarle. Non lanciare incantesimi se non sai cosa fanno, se scopri qualcosa di pericoloso non dirlo al mondo intero, non preparare pozioni di alto livello senza supervisione in un bagno, la ragione per cui esistono le leggi sull’uso della magia da parte di minori, tutti i fondamentali”.
“Perché?” disse il professor Quirrell. “Che gli stupidi muoiano prima di riprodursi”.
“Se non le dispiace perdere qualche Serpeverde del sesto anno insieme a loro.”
Il calamaio prese fuoco nelle mani del professor Quirrell e bruciò con terribile lentezza, orribili fiamme nero-arancio lacerarono il metallo e sembrarono prenderne piccoli morsi, l’argento che si torceva mentre si scioglieva, come se stesse cercando di fuggire senza riuscirci. Ci fu un suono metallico urlante, come se il metallo stesse gridando.
“Suppongo che abbia ragione”, disse il professor Quirrell con un sorriso rassegnato. “Organizzerò una lezione che garantisca che i Nati babbani troppo stupidi per vivere non portino nessuno di valore con sé mentre dipartono.”
Il calamaio continuò a gridare e bruciare nelle mani del professor Quirrell, goccioline di metallo, ancora in fiamme, che cadevano sulla scrivania, come se il calamaio stesse piangendo.
“Non sta fuggendo via”, osservò il professor Quirrell.
Harry aprì la bocca –
“Se sta per dire che non la spavento”, disse il professor Quirrell, “non lo faccia”.
“Lei è la persona più spaventosa che io conosca”, disse Harry, “e uno dei motivi principali è il suo autocontrollo. È solo che non riesco a immaginare di sentire che abbia ferito qualcuno che non abbia deciso deliberatamente di ferire”.
Le fiamme nelle mani del professor Quirrell si spensero, mentre collocava con cura il calamaio rovinato sulla sua scrivania. “Dice cose molto cortesi, signor Potter. Ha preso lezioni di adulazione? Forse dal signor Malfoy?”
Harry mantenne l’espressione neutra, e comprese un secondo troppo tardi che sarebbe potuta essere una confessione firmata. Al professor Quirrell non interessava quale fosse la tua espressione, gli interessava quale stato mentale la rendeva probabile.
“Capisco”, disse il professor Quirrell. “Il signor Malfoy è un amico utile da avere, signor Potter, e c’è molto che può insegnarle, ma spero che lei non abbia fatto l’errore di affidargli troppe confidenze”.
“Non sa nulla che avrei paura a rendere noto”, disse Harry.
“Ben fatto”, disse il professor Quirrell, sorridendo appena. “Dunque, qual era l’affare che l’ha portata qui?”
“Credo di aver terminato gli esercizi preliminari in Occlumanzia e di essere pronto per il precettore.”
Il professor Quirrell annuì. “L’accompagnerò a Gringotts questa domenica”. Fece una pausa, osservando Harry, e sorrise. “E potremmo fare anche una piccola escursione, se le va. Ho appena avuto una piacevole idea”.
Harry annuì, sorridendo a sua volta.
Mentre Harry lasciava l’ufficio, sentì il professor Quirrell canticchiare un motivetto.
Harry era contento di essere stato in grado di tirargli su il morale.
Quella domenica sembrarono esserci molte persone che bisbigliavano nei corridoi, almeno quando Harry Potter passava davanti a loro.
E parecchie dita puntate.
E una gran quantità di risatine femminili.
Era cominciato a colazione quando qualcuno aveva chiesto a Harry se avesse sentito la notizia, e Harry l’aveva rapidamente interrotto e affermato che se la notizia era stata scritta da Rita Skeeter allora non voleva sentirla, voleva leggerla da sé sul giornale.
Era poi emerso che non molti studenti a Hogwarts ricevevano copie della Gazzetta del Profeta, e che le copie che non erano già state acquistate in blocco dai loro proprietari erano fatte circolare in un ordine piuttosto complicato e nessuno sapeva davvero chi ne aveva una in quel momento…
Quindi Harry aveva usato un Incantesimo di Quiete e se n’era andato a fare colazione, confidando nei suoi compagni di tavola per respingere i molti, molti questuanti, e fece del suo meglio per ignorare l’incredulità, le risate, i sorrisi di congratulazione, le espressioni di commiserazione, gli sguardi preoccupati, e i piatti lasciati cadere quando nuovi studenti scendevano a colazione e apprendevano la notizia.
Harry si sentiva piuttosto curioso, ma sarebbe stato davvero un peccato rovinarne la maestria artistica venendone a conoscenza di seconda mano.
Aveva fatto i compiti nella sicurezza del suo baule per le successive due ore, dopo aver detto ai suoi compagni di dormitorio di venire a chiamarlo quando qualcuno avesse trovato una copia originale del quotidiano.
Harry era ancora all’oscuro alle 10 del mattino, quando lasciò Hogwarts in una carrozza insieme al professor Quirrell, che sedeva davanti a destra, ed era correntemente afflosciato nella sua modalità da morto vivente. Harry era seduto diagonalmente opposto a lui, quanto più possibile lontano la carrozza permettesse, dietro a sinistra. Anche così, Harry percepiva una sensazione costante di sventura mentre la carrozza sferragliava lungo uno stretto sentiero che attraversava una porzione di foresta non proibita. Era un po’ difficile leggere, specie in quanto la materia era difficile, e Harry desiderò improvvisamente di stare leggendo piuttosto uno dei libri di fantascienza della sua infanzia –
“Siamo usciti dal circondario, signor Potter”, disse la voce del professor Quirrell dalla parte anteriore. “È ora di andare”.
Il professor Quirrell uscì con attenzione dalla carrozza, appoggiandosi mentre scendeva. Harry, dal suo lato, saltò giù.
Harry si stava chiedendo come esattamente sarebbero andati a destinazione quando il professor Quirrell disse “Prenda!” e gli lanciò uno zellino di bronzo, e Harry lo prese senza pensarci.
Un gigantesco gancio immateriale strinse l’addome di Harry e lo strattonò all’indietro, forte, solo senza alcun senso di accelerazione, e un istante dopo Harry era in piedi al centro di Diagon Alley.
(Chiedo scusa, che cosa è successo? disse il suo cervello.)
(Siamo stati appena teletrasportati, spiegò Harry.)
(Non accadeva normalmente nell’ambiente ancestrale, si lamentò il cervello di Harry, e lo disorientò.)
Harry barcollò mentre i suoi piedi si adattarono ai mattoni della strada invece che alla terra del corridoio nella foresta che stavano attraversando. Si raddrizzò, ancora stordito, con le streghe e maghi vivaci che sembrarono ondeggiare leggermente, e le grida dei negozianti che sembravano ruotare attorno al suo udito, mentre il suo cervello cercava di trovare la posizione di un mondo in cui collocarsi.
Qualche momento dopo, da alcuni passi dietro di Harry provenne il suono di una specie di risucchio seguito da un botto, e quando Harry si girò a guardare, il professor Quirrell era lì.
“Le dispiace –” disse Harry, proprio mentre il professor Quirrell diceva “Temo di –”
Harry si fermò, il professor Quirrell no.
“– aver bisogno di allontanarmi per avviare una certa cosa, signor Potter. Poiché mi è stato scrupolosamente spiegato che sono responsabile di qualunque cosa le accada, la lascerò presso –”
“Un’edicola”, disse Harry.
“Prego?”
“O in un posto qualunque in cui possa acquistare una copia della Gazzetta del Profeta. Mi porti lì e sarò felice.”
Poco dopo, Harry era stato recapitato in una libreria, accompagnato da diverse minacce oscure, pronunciate sommessamente. E il negoziante aveva ricevuto minacce meno oscure, a giudicare dal modo in cui rabbrividiva, e da come i suoi occhi continuavano a guizzare tra Harry e l’ingresso.
Se la libreria fosse bruciata completamente, Harry avrebbe dovuto rimanere fermo in mezzo alle fiamme finché il professor Quirrell non fosse tornato.
Nel frattempo –
Harry diede una rapida occhiata in giro.
La libreria sembrava piuttosto piccola e scadente, con appena quattro file di scaffali visibili, e la mensola più vicina su cui erano caduti gli occhi di Harry sembrava contenere libri piccoli, dalla rilegatura economica e con titoli lugubri come Il massacro dell’Albania nel xv secolo.
Prima le cose più importanti. Harry avanzò verso il bancone del venditore.
“Mi scusi”, disse Harry, “una copia della Gazzetta del Profeta, prego”.
“Cinque sicli”, disse il negoziante. “Mi dispiace, ragazzo, me ne sono rimaste solo tre”.
Cinque sicli furono lasciati cadere sul bancone. Harry aveva la sensazione che sarebbe riuscito a contrattare un paio di monete in meno, ma a questo punto non gli interessava affatto.
Gli occhi del negoziante si spalancarono e sembrò accorgersi davvero di Harry per la prima volta. “Tu!”
“Io!”
“È vero? Sei davvero –”
“Stia zitto! Mi scusi, ho aspettato tutto il giorno di leggerlo sul giornale invece di sentirlo di seconda mano, quindi per favore me lo dia, va bene?”
Il negoziante fissò Harry per un momento, poi senza dire una parola allungò una mano sotto il bancone passò una copia ripiegata della Gazzetta del Profeta.
Il titolo recitava:
HARRY POTTER
SEGRETAMENTE FIDANZATO
CON GINEVRA WEASLEY
SEGRETAMENTE FIDANZATO
CON GINEVRA WEASLEY
Lo sguardo di Harry rimase fisso.
Sollevò il giornale dal bancone, con delicatezza, reverente, come se stesse maneggiando un’opera originale di Escher, e lo spiegò per leggere…
… le prove che avevano convinto Rita Skeeter.
… e alcuni dettagli ulteriori.
… e ancora altre prove.
Fred e George avevano ricevuto l’autorizzazione di loro sorella, giusto? Sì, naturalmente. C’era una foto di Ginevra Weasley che sospirava di desiderio su quella che, Harry poté capire guardando da vicino, era una foto di lui stesso. Doveva essere stata una messinscena.
Ma come diavolo…?
Harry era seduto su di un’economica sedia pieghevole, rileggendo il giornale per la quarta volta, quando la porta sussurrò sommessamente e il professor Quirrell rientrò nel negozio.
“Le chiedo scusa per – in nome di Merlino che cosa sta leggendo?”
“Sembrerebbe”, disse Harry, l’ammirazione nella sua voce, “che un certo signor Arthur Weasley fosse stato soggetto alla Maledizione Imperius da parte di un Mangiamorte ucciso da mio padre, contraendo in tal modo un debito con la Casa Potter, che mio padre chiese che fosse ripagato con la mano della recentemente nata Ginevra Weasley. Davvero la gente fa cose del genere da queste parti?”
“Com’è possibile che la signorina Skeeter possa essere tanto sciocca da credere –”
E la voce del professor Quirrell si interruppe.
Harry stava leggendo il giornale reggendolo verticalmente e dispiegato, il che significava che il professor Quirrell, da dove si trovava, poteva vedere il testo sotto il titolo.
L’espressione sconvolta sul viso del professor Quirrell era un’opera d’arte quasi alla pari del giornale stesso.
“Non si preoccupi”, disse Harry allegramente, “è tutto falso”.
In un’altra parte del negozio, udì il negoziante restare senza fiato. Ci fu il rumore di una pila di libri che cadevano.
“Signor Potter…” disse lentamente il professor Quirrell, “è sicuro di ciò?”
“Abbastanza sicuro. Vogliamo andare?”
Il professor Quirrell annuì, sembrando piuttosto distratto, e Harry ripiegò il giornale e lo seguì fuori dalla porta.
Per qualche ragione Harry non sembrava sentire alcun rumore della strada, ora.
Camminarono in silenzio per trenta secondi prima che il professor Quirrell parlasse. “La signorina Skeeter ha visionato gli atti originali della sessione riservata del Wizengamot”.
“Sì.”
“Gli atti originali del Wizengamot.”
“Sì.”
“Io avrei problemi a farlo.”
“Davvero?” disse Harry. “Perché se i miei sospetti sono fondati, è stato fatto da uno studente di Hogwarts”.
“Questo è oltre l’impossibile”, disse il professor Quirrell senza tono. “Signor Potter… mi dispiace dirle che questa giovane donna si aspetta di sposarla”.
“Ma questo è improbabile”, disse Harry. “Per citare Douglas Adams, l’impossibile ha spesso una specie di integrità di cui il mero improbabile manca”.
“Capisco quello che vuole dire”, disse lentamente il professor Quirrell. “Ma… no, signor Potter. Può essere impossibile, ma posso immaginare di manomettere gli atti del Wizengamot. È inimmaginabile che il Direttore Generale di Gringotts apponga il sigillo del suo ufficio a testimonianza di un falso contratto di fidanzamento, e la signorina Skeeter ha verificato personalmente il sigillo”.
“Infatti”, disse Harry, “ci si aspetterebbe che il Direttore Generale di Gringotts fosse coinvolto nello scambio di una tale somma di denaro. Sembra che il signor Weasley avesse forti debiti, e quindi abbia richiesto un pagamento addizionale di diecimila galeoni –”
“Diecimila galeoni per una Weasley? Potrebbe comprare la figlia di una Nobile Casa per quella cifra!”
“Mi scusi”, disse Harry. “Devo davvero chiederlo a questo punto, la gente fa effettivamente cose simili da queste parti –”
“Raramente”, disse il professor Quirrell, con cipiglio. “E per nulla, sospetto, da quando il Signore Oscuro se n’è andato. Suppongo che, secondo il giornale, suo padre abbia semplicemente pagato?”
“Non aveva altra scelta”, disse Harry. “Non se voleva soddisfare le condizioni della profezia”.
“Me lo dia”, disse il professor Quirrell, e il giornale saltò via dalle mani di Harry così velocemente che si tagliò un dito.
Harry si mise di riflesso il dito in bocca per succhiarlo, sentendosi alquanto turbato, e si girò per protestare col professor Quirrell –
Il professor Quirrell si era fermato improvvisamente nel mezzo della strada, e i suoi occhi stavano guizzando rapidamente avanti e indietro mentre una forza invisibile teneva il giornale sospeso davanti a lui.
Harry osservò, la bocca aperta in chiaro segno di meraviglia, mentre il giornale si aprì per rivelare le pagine due e tre. E non molto tempo dopo, quattro e cinque. Era come se l’uomo si fosse liberato di ogni pretesa di mortalità.
Dopo un periodo breve in maniera preoccupante, il giornale si ripiegò con cura da solo. Il professor Quirrell lo raccolse da mezz’aria e lo gettò a Harry, che lo prese per puro riflesso; e poi il professor Quirrell riprese a camminare, e Harry gli arrancò dietro automaticamente.
“No”, disse il professor Quirrell, “quella profezia non è sembrata del tutto autentica neppure a me”.
Harry annuì, ancora sbalordito.
“I centauri potrebbero essere stati sottoposti ad un Imperius”, disse il professor Quirrell, accigliato, “questo sembra comprensibile. Ciò che la magia può fare, la magia può corrompere, e non è impensabile che il Gran Sigillo di Gringotts possa essere passato in altra mano. L’Innominabile potrebbe essere stato impersonato col Polisucco, stessa cosa per il veggente bavarese. E con uno sforzo sufficiente potrebbe essere possibile manomettere gli atti del Wizengamot. Ha idea di come quello sia stato fatto?”
“Non ho una singola ipotesi plausibile”, disse Harry. “So che è stato fatto con una spesa totale di quaranta galeoni”.
Il professor Quirrell si fermò di colpo e roteò verso Harry. La sua espressione era ora completamente incredula. “Quaranta galeoni pagheranno uno scassinatore esperto per darle accesso ad una casa che vuole svaligiare! Quarantamila galeoni potrebbero pagare una squadra formata dai più grandi criminali professionisti del mondo per manomettere gli atti del Wizengamot!”
Harry scosse le spalle impotente. “Lo ricorderò la prossima volta che vorrò risparmiare trentanovemila novecentosessanta galeoni trovando l’esecutore giusto”.
“Non lo dico spesso”, disse il professor Quirrell. “Sono impressionato”.
“Anche io”, disse Harry.
“E chi sarebbe questo incredibile studente di Hogwarts?”
“Temo di non poterlo rivelare.”
Con una certa sorpresa da parte di Harry, il professor Quirrell non fece obiezioni.
Camminarono in direzione dell’edificio della Gringotts, pensando, perché nessuno dei due era il genere di persona che avrebbe abbandonato il problema senza considerarlo per almeno cinque minuti.
“Ho la sensazione”, disse infine Harry, “che lo stiamo affrontando dalla parte sbagliata. C’è una storia che ho sentito una volta a proposito di alcuni studenti che andarono a una lezione di fisica, e l’insegnante mostrò loro un grande piatto di metallo vicino a un fuoco. Ordinò loro di toccare il piatto di metallo, e loro sentirono che il metallo più vicino al fuoco era più freddo, e il metallo più lontano era più caldo. E lei disse, scrivete la vostra spiegazione di questo fenomeno. Alcuni studenti scrissero `è per come il metallo conduce il calore’, e alcuni studenti scrissero `è per come si muove l’aria’, e nessuno disse `sembra assolutamente impossibile’, e la risposta vera era che prima che gli studenti entrassero nella stanza, l’insegnante aveva girato il piatto”.
“Interessante”, disse il professor Quirrell. “Sembra simile. C’è una morale?”
“Che la tua forza come razionalista è la tua abilità ad essere disorientato più dalla finzione che dalla realtà”, disse Harry. “Se sei ugualmente bravo a spiegare qualunque risultato, hai zero conoscenze. Gli studenti pensarono che avrebbero potuto usare frasi come `conduzione del calore’ per spiegare qualunque cosa, anche un piatto di metallo più freddo dal lato più vicino al fuoco. Quindi non notarono quanto fossero disorientati, e questo significò che non potevano essere disorientati più dalla falsità che dalla verità. Se mi dice che i centauri erano sotto la maledizione Imperius, ho ancora la sensazione che qualcosa non sia completamente a posto. Noto che sono ancora disorientato anche dopo aver sentito la sua spiegazione”.
“Uhm”, fece il professor Quirrell.
Camminarono ancora.
“Suppongo”, disse Harry, “che non sia possibile scambiare realmente le persone con universi alternativi, vero? Del tipo, questa non è la nostra Rita Skeeter, oppure l’hanno mandata temporaneamente da qualche altra parte?”
“Se quello fosse possibile”, disse il professor Quirrell, la voce piuttosto caustica, “sarei ancora qui?”
E quando furono quasi arrivati alla gigantesca facciata bianca della sede della Gringotts, il professor Quirrell disse:
“Ah. Naturalmente. Ora capisco. Mi faccia indovinare, i gemelli Weasley?”
“Cosa?”, disse Harry, la sua voce che salì di un’altra ottava in tono. “Come ha fatto?”
“Temo di non poterlo rivelare.”
“… Questo non è giusto.”
“Credo sia estremamente giusto”, disse il professor Quirrell, ed entrarono attraverso le porte di bronzo.
L’ora era appena prima di mezzogiorno, e Harry e il professor Quirrell erano seduti alle due estremità di un’ampia, lunga e piatta tavola, in una stanza privata sontuosamente arredata, con divani e sedie accuratamente imbottiti lungo le pareti, e morbidi tendaggi appesi ovunque.
Stavano per pranzare a Mary’s Place, che il professor Quirrell aveva detto essere noto come uno dei migliori ristoranti di Diagon Alley, specialmente per – la sua voce si abbassò significativamente – certi scopi.
Era il miglior ristorante in cui Harry fosse mai stato, ed era davvero tormentato dal fatto che il professor Quirrell stesse offrendo il pranzo a lui.
La prima parte della missione, trovare un istruttore in Occlumanzia, era stata un successo. Il professor Quirrell, sorridendo malignamente, aveva chiesto a Griphook di raccomandare il migliore che conoscesse, e di non preoccuparsi delle spese, poiché era Silente a pagare; e il goblin gli aveva restituito il sorriso. Poteva esserci stata una certa quantità di sorrisi anche da parte di Harry.
La seconda parte del piano era stata un fallimento completo.
Harry non era autorizzato a prelevare denaro dal suo deposito in assenza del preside Silente o di qualche altro rappresentante della scuola, e al professor Quirrell non era stata data la chiave del deposito. I genitori babbani di Harry non potevano dare l’autorizzazione perché erano Babbani, e i Babbani avevano all’incirca gli stessi diritti legali dei bambini o dei gattini; erano carini, quindi se li torturavi in pubblico saresti stato arrestato, ma non erano persone. Era stata promulgata con riluttanza una qualche disposizione per riconoscere i genitori dei Nati babbani come esseri umani in un senso limitato, ma i genitori adottivi di Harry non ricadevano in quella categoria legale.
Pareva che Harry fosse effettivamente un orfano agli occhi del mondo dei maghi. Come tale, il preside di Hogwarts, o chi da lui designato all’interno del sistema scolastico, sarebbero stati i guardiani di Harry finché non si fosse diplomato. Harry poteva respirare senza il permesso di Silente, ma solo fintanto che il Preside non l’avesse proibito esplicitamente.
Harry aveva allora chiesto se poteva semplicemente dire a Griphook come diversificare i suoi investimenti oltre alle pile di monete d’oro ferme nel suo deposito.
Griphook l’aveva fissato senza espressione e aveva chiesto cosa significasse `diversificare’.
Le banche, sembrava, non facevano investimenti. Le banche custodivano le tue monete d’oro in depositi sicuri per una commissione annua.
Il mondo dei maghi non possedeva il concetto di azione. O di capitale privato. O di corporazioni. Le imprese erano amministrate dalle famiglie con i loro depositi personali.
I prestiti erano concessi dalle persone ricche, non dalle banche. Sebbene Gringotts avrebbe fatto da testimone del contratto, per una commissione, e fatto rispettare il suo pagamento, per una commissione più grande.
I ricchi buoni permettevano ai loro amici di prendere a prestito i soldi e pagare quando volessero. I ricchi cattivi ti addebitavano degli interessi.
Non c’era un mercato secondario dei prestiti.
I ricchi cattivi ti addebitavano tassi di interesse annuali di almeno il 20%.
Harry si alzò, si girò, e appoggiò la testa contro il muro.
Harry chiese se aveva bisogno del permesso del Preside prima di poter aprire una banca.
Il professor Quirrell aveva interrotto in quel momento, dicendo che era l’ora di pranzo, e repentinamente condotto un Harry furioso fuori dalle porte di bronzo di Gringotts, attraverso Diagon Alley, e in un ristorante di classe chiamato Mary’s Place, dove una stanza era stata riservata per loro. Il proprietario era apparso scioccato di vedere il professor Quirrell accompagnato da Harry Potter, ma li aveva condotti alla stanza senza lamentarsi.
E il professor Quirrell aveva piuttosto deliberatamente annunciato che avrebbe pagato lui il conto, sembrando apprezzare notevolmente l’espressione sul volto di Harry.
“No”, disse il professor Quirrell alla cameriera, “non desideriamo i menu. Io prenderò il piatto del giorno accompagnato da una bottiglia di Chianti, e il signor Potter prenderà una zuppa di Diricawl per cominciare, seguita da un piatto di palle di Roopo, e budino di melassa come dolce”.
La cameriera, che indossava vesti dall’aspetto ancora severo e formale sebbene fossero alquanto più corte del solito, si inchinò rispettosamente e si allontanò, chiudendosi la porta alle spalle.
Il professor Quirrell agitò una mano in direzione della porta, e il catenaccio scorse chiudendosi. “Noti il catenaccio all’interno. Questa stanza, signor Potter, è nota come Mary’s Room. Si dà il caso che sia a prova di qualunque chiaroveggenza, e intendo dire qualunque; Silente in persona non potrebbe rilevare nulla di ciò che accade qui dentro. Mary’s Room è adoperata da due tipi di persone. Il primo tipo è impegnato in avventure illecite. E il secondo tipo conduce vite interessanti”.
“Davvero”, disse Harry.
Il professor Quirrell annuì.
Le labbra di Harry erano dischiuse per l’attesa. “Sarebbe uno spreco stare semplicemente seduti a mangiare, allora, senza fare nulla di speciale”.
Il professor Quirrell sogghignò, poi estrasse la bacchetta e la fece guizzare in direzione della porta. “Naturalmente”, disse, “le persone che conducono vite interessanti prendono precauzioni ben più scrupolose dei perdigiorno. Ho appena sigillato la porta. Ora nulla entrerà o uscirà da questa stanza – dalla fessura sotto la porta, per esempio. E…”
Il professor Quirrell pronunciò allora non meno di quattro diversi Incantesimi, nessuno dei quali Harry riconobbe.
“Persino questo non è realmente sufficiente”, disse il professor Quirrell. “Se stessimo per fare qualcosa di davvero molto importante, sarebbe necessario formulare altri ventitré controlli oltre a questi. Se, diciamo, Rita Skeeter sapesse o indovinasse che noi avessimo intenzione di venire qui, sarebbe possibile che fosse in questa stanza indossando il vero Mantello dell’Invisibilità. O potrebbe essere un Animagus con una forma minuscola, forse. Ci sono verifiche che possono escludere queste eventualità così rare, ma eseguirle tutte sarebbe faticoso. Eppure, mi chiedo, dovrei eseguirle comunque, in modo da non insegnarle delle cattive abitudini?” E il professor Quirrell batté col dito sulla guancia, sembrando pensieroso.
“Non c’è problema”, disse Harry, “capisco, e me ne ricorderò”. Sebbene fosse un po’ deluso che non stessero per fare qualcosa di davvero molto importante.
“Molto bene”, disse il professor Quirrell. Si appoggiò allo schienale della sedia, con un sorriso smagliante. “Ha operato molto bene oggi, signor Potter. L’idea di base era sua, ne sono certo, sebbene ne abbia delegato l’esecuzione. Non penso che sentiremo parlare ancora di Rita Skeeter dopo di questo. Lucius Malfoy non sarà contento del suo fallimento. Lei è sveglia, fuggirà dal paese nell’istante in cui comprenderà di essere stata raggirata”.
Una sensazione di nausea iniziò a sorgere nello stomaco di Harry. “Lucius era dietro Rita Skeeter…?”
“Oh, non l’aveva capito?” disse il professor Quirrell.
Harry non aveva pensato a ciò che sarebbe accaduto a Rita Skeeter dopo.
Per niente.
Neppure un minimo.
Ma sarebbe stata licenziata dal suo lavoro, era ovvio che sarebbe stata licenziata, avrebbe potuto avere figli che studiavano a Hogwarts per quanto Harry ne sapeva, e ora era peggio, molto peggio –
“Lucius la farà uccidere?” chiese Harry con una voce appena udibile. In qualche luogo della sua mente, il Cappello Smistatore gli stava urlando contro.
Il professor Quirrell fece un sorriso poco caloroso. “Se non ha avuto a che fare con i giornalisti finora, si fidi di me, il mondo diventa un po’ più luminoso ogni volta che ne muore uno”.
Harry saltò dalla sedia con un movimento convulso, doveva trovare Rita Skeeter e avvertirla prima che fosse troppo tardi –
“Si segga”, disse bruscamente il professor Quirrell. “No, Lucius non la ucciderà. Ma Lucius rende la vita estremamente sgradevole a coloro che lo servono male. La signorina Skeeter fuggirà via e inizierà da capo una nuova vita con un nuovo nome. Si segga, signor Potter; non c’è nulla che può fare a questo punto, e ha una lezione da imparare”.
Harry si sedette, lentamente. C’era un’espressione delusa e annoiata sul volto del professor Quirrell che stava riuscendo a fermarlo più delle parole.
“Ci sono momenti”, disse il professor Quirrell, la sua voce tagliente, “in cui mi preoccupo che la sua brillante mente Serpeverde sia sprecata con lei. Ripeta dopo di me. Rita Skeeter era una donna vile e disgustosa”.
“Rita Skeeter era una donna vile e disgustosa”, disse Harry. Non era a proprio agio nel dirlo, ma non sembravano esserci altre opzioni praticabili, assolutamente nessuna.
“Rita Skeeter ha provato a distruggere la mia reputazione, ma ho eseguito un piano ingegnoso e ho distrutto la sua reputazione per primo.”
“Rita Skeeter ha provato a distruggere la mia reputazione, ma ho eseguito un piano ingegnoso e ho distrutto la sua reputazione per primo.”
“Rita Skeeter mi ha sfidato. Lei ha perso e io ho vinto.”
“Rita Skeeter era un ostacolo ai miei piani futuri. Non avevo altra scelta che occuparmi di lei se volevo che quei piani avessero successo.”
“Rita Skeeter era il mio nemico.”
“Non posso concludere niente nella mia vita se non sono disposto a sconfiggere i miei nemici.”
“Ho sconfitto uno dei miei nemici, oggi.”
“Sono un bravo ragazzo.”
“Mi merito un premio speciale.”
“Ah”, disse il professor Quirrell, che aveva sorriso benevolente durante le ultime due frasi. “Vedo che sono riuscito ad attirare la sua attenzione”.
Era vero. E mentre Harry si sentiva come venisse condotto da qualche parte – no, non era solo una sensazione, era stato condotto – non poteva negare che dire quelle cose, e vedere il sorriso del professor Quirrell, l’aveva fatto sentire meglio.
Il professor Quirrell mise la mano nelle proprie vesti, il gesto lento e volutamente significativo, ed estrasse…
… un libro.
Era diverso da ogni altro libro che Harry avesse mai visto, i margini e gli angoli visibilmente deformati; sgrossato era la parola che veniva in mente, come se fosse stato staccato da una miniera di libri.
“Cos’è?” disse Harry inalando.
“Un diario”, rispose il professor Quirrell.
“Di chi?”
“Di una persona famosa”. Il professor Quirrell stava sorridendo largamente.
“Va bene…”
L’espressione del professor Quirrell divenne più seria. “Signor Potter, uno dei requisiti per diventare un mago potente è una memoria eccellente. La chiave di un enigma è spesso qualcosa che si è letto vent’anni prima in un vecchio rotolo, o un anello insolito che si è visto al dito di un uomo incontrato solo una volta. Ne faccio menzione per spiegare come sono riuscito a ricordarmi questo oggetto, e la targhetta ad esso associata, dopo avere incontrato lei molto tempo dopo. Vede, signor Potter, nel corso della mia vita, ho visto un certo numero di collezioni private possedute da individui che, forse, non meritano affatto tutto ciò che hanno –”
“L’ha rubato?” chiese Harry incredulo.
“Precisamente”, disse il professor Quirrell. “Molto recentemente, in effetti. Penso che apprezzerà questo particolare oggetto molto più del vile omuncolo che lo possedeva per nessun altro scopo che fare buona impressione, con la sua rarità, sui suoi egualmente vili amici”.
Harry era semplicemente rimasto a bocca aperta.
“Ma se ritiene che le mie azioni siano state scorrette, signor Potter, suppongo che non ci sia bisogno che accetti il suo regalo speciale. Anche se, ovviamente, non mi darò pena di restituirlo. Allora, cosa sceglie?”
Il professor Quirrell lanciò il libro da una mano all’altra, spingendo Harry ad allungare involontariamente le braccia con un’espressione di sconcerto.
“Oh”, disse il professor Quirrell, “non si preoccupi se lo maneggio un po’ rudemente. Potrebbe gettare questo diario in un caminetto e ne emergerebbe indenne. Ad ogni modo, sto attendendo la sua decisione”.
Il professor Quirrell gettò distrattamente il libro per aria e lo riprese nuovamente, sogghignando.
No, dissero Grifondoro e Tassofrasso.
Sì, disse Serpeverde. Quale parte della parola `libro’ non avete capito?
La parte del furto, disse Tassofrasso.
Oh, ma dai, disse Corvonero, non puoi chiederci seriamente di dire di no e passare il resto della vita a chiederci cosa fosse.
Sembrerebbe un guadagno netto da un punto di vista utilitaristico, disse Serpeverde. Pensatela come una transazione economica che genera utili dal commercio, solo senza la parte del commercio. Inoltre noi non l’abbiamo rubato e non servirebbe a nessuno se lo tenesse il professor Quirrell.
Sta cercando di farti diventare Oscuro! strillò Grifondoro, e Tassofrasso annuì risolutamente.
Non comportarti come un ragazzino ingenuo, disse Serpeverde, sta cercando di insegnarti a essere Serpeverde.
Già, disse Corvonero. Chiunque abbia posseduto originariamente quel libro era probabilmente un Mangiamorte o qualcosa del genere. Il suo posto è con noi.
La bocca di Harry si aprì, poi rimase ferma in quella posizione, un’espressione di agonia sul volto.
Il professor Quirrell sembrò divertirsi parecchio. Aveva messo il libro in equilibrio su di uno spigolo, reggendolo con un dito, e lo manteneva in verticale mentre canticchiava un motivetto.
Ci fu un colpo alla porta.
Il libro svanì nelle vesti del professor Quirrell, che si alzò dalla sedia. Iniziò a camminare verso la porta –
– e barcollò, sbandando improvvisamente contro il muro.
“Va tutto bene”, disse la voce del professor Quirrell, che sembrò di colpo molto più debole del solito. “Si segga, signor Potter, è solo un incantesimo di stordimento. Si segga”.
Le dita di Harry strinsero il bordo della sua sedia, era incerto su cosa avrebbe dovuto fare, su cosa avrebbe potuto fare. Non poteva neppure avvicinarsi troppo al professor Quirrell, a meno di non voler sfidare quella sensazione di Sventura –
Il professor Quirrell si raddrizzò, allora, il suo respiro apparentemente un po’ pesante, e aprì la porta.
La cameriera entrò, portando un vassoio di cibo; e mentre distribuiva i piatti, il professor Quirrell lentamente tornò indietro al tavolo.
Ma per quando la cameriera ebbe lasciato la stanza con un inchino, il professor Quirrell stava seduto dritto e sorridente ancora una volta.
Eppure, il breve episodio di qualunque-cosa-fosse aveva risolto il dilemma di Harry. Non poteva dire no, non dopo tutto l’impegno che il professor Quirrell aveva profuso.
“Sì”, disse Harry.
Il professor Quirrell alzò un dito ammonitore, poi prese ancora la sua bacchetta, chiuse nuovamente la porta, e ripeté tre degli Incantesimi precedenti.
Poi il professor Quirrell riprese il libro dalle proprie vesti, e lo lanciò a Harry, che lo fece quasi cadere nella propria zuppa.
Harry indirizzò al professor Quirrell un’occhiata di impotente indignazione. Non si doveva fare questo con i libri, magici o meno.
Aprì il libro con un’attenzione radicata, istintiva. Le pagine sembravano troppo spesse, con una consistenza diversa sia dalla carta babbana sia dalla pergamena dei maghi. E il contenuto era…
… vuoto?
“Dovrei vedere –”
“Guardi verso l’inizio”, disse il professor Quirrell, e Harry (ancora con quell’innata e radicata attenzione) voltò indietro un blocco di pagine.
La scrittura era chiaramente manuale, e molto difficile da leggere, ma Harry pensò che le parole potessero essere in latino.
“Che cos’è questo?” disse Harry.
“Quella”, rispose il professor Quirrell, “è una testimonianza delle ricerche magiche di un Nato babbano che non venne mai a Hogwarts. Rifiutò la propria lettera, e condusse delle piccole indagini in proprio, che non arrivarono mai molto lontano senza una bacchetta. Dalla descrizione sulla targhetta, mi aspetto che il suo nome convogli un significato maggiore a lei piuttosto che a me. Quello, Harry Potter, è il diario di Ruggero Bacone”.
Harry quasi svenne.
Aderenti al muro, lì dove il professor Quirrell era incespicato, scintillavano i resti frantumati di un bellissimo scarabeo blu.