Ultimamente Hermione provava una certa sensazione di nausea allo stomaco ogni volta che sentiva altri studenti parlare di lei e di Harry. Si era trovata in una cabina della doccia, quella mattina, quando aveva udito per caso una conversazione tra Morag e Padma, e quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Iniziava a pensare che farsi coinvolgere in una rivalità con Harry Potter fosse stato un terribile errore.
Se solo fosse stata lontana da Harry Potter, sarebbe potuta essere Hermione Granger, la più brillante stella scolastica di Hogwarts, che stava guadagnando più punti per Corvonero di chiunque altro. Non sarebbe stata tanto famosa quanto il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, ma sarebbe stata famosa per sé stessa.
Invece il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto aveva una rivale scolastica, e il suo nome, incidentalmente, era Hermione Granger.
E peggio ancora, era andata ad un appuntamento con lui.
L’idea di avere una Relazione amorosa con Harry era sembrata invitante all’inizio. Aveva letto dei libri a proposito, e se c’era qualcuno a Hogwarts che fosse candidato ad essere l’interesse amoroso dell’eroina, quello era ovviamente Harry Potter. Brillante, divertente, talvolta terrificante…
Così aveva obbligato Harry ad andare a un appuntamento con lei.
E ora lei era l’interesse amoroso di lui.
O peggio, una delle opzioni nel suo menù serale.
Si era trovata in una cabina della doccia, quella mattina, ed era stata sul punto di aprire l’acqua, quando aveva sentito delle risatine provenire da fuori. Aveva sentito Morag parlare di come quella ragazza Nata babbana probabilmente non avrebbe lottato abbastanza duramente per vincere contro Ginevra Weasley, e Padma ipotizzare che Harry Potter potesse decidere che le voleva entrambe.
Era come se non capissero che le ragazze avevano opzioni sul loro menù serale e i ragazzi combattevano per loro.
Ma non era neppure quella la parte che le faceva male, in realtà. Era stato quando aveva ottenuto 98 a uno dei compiti della professoressa McGonagall, la notizia non era stata che Hermione Granger aveva avuto il voto più alto della classe, la notizia era stata che la rivale di Harry Potter aveva avuto sette punti in più di lui.
Se ti avvicinavi troppo al Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, diventavi parte della sua storia.
Non ricevevi ciò che ti meritavi.
E le era venuto il pensiero che avrebbe potuto semplicemente ritirarsi, ma sarebbe stato troppo triste.
Ma voleva avere indietro ciò a cui aveva inavvertitamente rinunciato lasciando che fosse nota come la rivale di Harry. Voleva essere ancora una persona indipendente, invece che la terza gamba di Harry, era chiedere troppo?
Era una trappola da cui era difficile uscire una volta caduti. Non importava quanto alto fosse il tuo voto a lezione, anche se facevi qualcosa che meritava un annuncio speciale a pranzo, significava solo che rivaleggiavi ancora con Harry Potter.
Ma pensava di aver trovato una soluzione.
Qualcosa che non sarebbe stato visto come spingere l’altra estremità della sega di Harry Potter.
Sarebbe stato difficile.
Sarebbe stato contro la sua natura.
Avrebbe dovuto combattere qualcuno davvero malvagio.
E avrebbe dovuto chiedere aiuto a qualcuno ancora più malvagio.
Hermione alzò la mano per bussare a quella terribile porta.
Esitò.
Comprese che si stava comportando da stupida, e alzò la mano ancora un po’ più in alto.
Provò ancora a bussare.
La sua mano mancò decisamente di toccare la porta.
E la porta si aprì comunque.
“Povero me”, disse il ragno, seduto sulla sua ragnatela. “Era così difficile perdere un singolo punto-Quirrell, signorina Granger?”
Hermione restò lì, con la sua mano alzata, le guance che diventavano rosa. Lo era stato.
“Bene, signorina Granger, sarò misericordioso”, disse il malvagio professor Quirrell. “Lo consideri già perso. Ecco, l’ho sollevata da una scelta difficile. Non mi è grata?”
“Professor Quirrell”, riuscì a dire Hermione in una voce che squittì un po’. “Ho molti punti-Quirrell, giusto?”
“Decisamente”, disse il professor Quirrell. “Sebbene ne abbia uno meno di quanti non ne avesse prima. Terribile, no? Ora pensi, se non mi piacerà il motivo per cui è venuta qui, potrebbe perderne altri cinquanta. Forse gliene toglierò uno… ad uno… ad uno…”
Le guance di Hermione stavano diventando ancora più rosse. “Lei è davvero malvagio, nessuno glie l’ha mai detto?”
“Signorina Granger”, disse il professor Quirrell severamente, “potrebbe essere pericoloso rivolgere alle persone complimenti come questo quando non se lo sono davvero meritati. Il ricevente potrebbe sentirsi imbarazzato e immeritevole e voler fare qualcosa per essere degno della sua lode. Ora, di cosa voleva parlarmi, signorina Granger?”
Era giovedì pomeriggio dopo pranzo, e Hermione e Harry si erano accomodati in un cantuccio della biblioteca, con un campo Quietus alzato in modo da poter parlare. Harry giaceva a terra a pancia in giù, con i gomiti appoggiati sul pavimento e la testa tra le mani e i piedi che scalciavano a caso dietro di lui. Hermione occupava una sedia imbottita troppo grande per lei, come se fosse stata il ripieno di una caramella al gusto di Hermione.
Harry aveva suggerito che potevano, al primo giro, leggere solo i titoli di tutti i libri nella biblioteca, e poi Hermione avrebbe potuto leggere tutti i sommari.
Hermione aveva pensato che quella fosse un’idea brillante. Non l’aveva mai fatto con una biblioteca, prima.
Sfortunatamente c’era una piccola imperfezione in quel piano.
Ovvero, erano entrambi Corvonero.
Hermione stava leggendo un libro intitolato Mnemonica magica.
Harry stava leggendo un libro intitolato Il mago scettico.
Ciascuno aveva pensato che fosse solo un’eccezione speciale che avrebbero fatto solo quella volta, e nessuno dei due aveva compreso che era impossibile per entrambi finire di leggere tutti i titoli dei libri, non importa quanto si impegnassero.
La quiete del loro piccolo cantuccio fu rotta da due parole.
“Oh, no”, disse improvvisamente ad alta voce Harry, come se le parole gli venissero strappate dalla bocca.
Ci fu un altro po’ di quiete.
“Non può averlo fatto”, disse Harry, nella stessa voce.
E poi lei sentì Harry iniziare a ridacchiare senza potersi fermare.
Hermione alzò lo sguardo dal proprio libro.
“Va bene”, disse, “di che cosa parli?”
“Ho appena scoperto perché non si deve mai chiedere ai Weasley del loro topo di famiglia”, disse Harry. “È davvero tremendo e non dovrei ridere e sono una persona terribile”.
“Sì”, disse Hermione freddamente, “lo sei. Raccontalo anche a me”.
“Va bene, iniziamo con l’antefatto. In questo libro c’è un intero capitolo sulle teorie del complotto su Sirius Black. Ricordi chi è, vero?”
“Naturalmente”, disse Hermione. Sirius Black era un traditore, un amico di James Potter che aveva fatto entrare Voldemort nella casa protetta dei Potter.
“Risulta che vi fossero diverse, diciamo, irregolarità, associate con l’invio di Black ad Azkaban. Non ha avuto un processo, e il Sottosegretario in carica quando gli Auror arrestarono Black era nientedimeno che Cornelius Fudge, che divenne l’attuale Ministro della Magia.”
Sembrò un po’ sospetto anche a Hermione, e così disse.
Harry fece un gesto come per alzare le spalle, mentre giaceva sul pavimento guardando il suo libro. “Cose sospette accadono continuamente, e se sei un complottista puoi sempre trovare qualcosa”.
“Ma non ha avuto un processo!” disse Hermione.
“Era subito dopo la sconfitta del Signore Oscuro”, disse Harry, e la sua voce era seria mentre lo diceva. “Le cose erano incredibilmente confuse, e quando gli Auror rintracciarono Black era lì che rideva, in piedi in una strada piena di sangue fino alla caviglia, con venti testimoni oculari a riferire di come avesse ucciso un amico di mio padre di nome Peter Pettigrew oltre a dodici passanti. Non dico che sono d’accordo col fatto che Black non abbia avuto un processo. Ma stiamo parlando di maghi, qui, quindi non è davvero molto più sospetto che, non so, il genere di cose che la gente menziona quando vuole discutere di chi sparò a John F. Kennedy. In altre parole, Sirius Black è l’equivalente magico di Lee Harvey Oswald. Ci sono ogni genere di teorie del complotto su chi abbia tradito i miei genitori invece di lui, e uno dei favoriti è Peter Pettigrew, e qui è dove le cose si fanno complicate”.
Hermione ascoltava, affascinata. “Ma come si passa da questo al topo domestico dei Weasley –”
“Aspetta, ci sto arrivando. Ora, dopo la morte di Pettigrew fu rivelato che era stato una spia per la Luce – non un agente doppiogiochista, semplicemente uno che se ne andava in giro a intrufolarsi e scopriva le cose. Era stato bravo in questo sin da quando era un adolescente, anche a Hogwarts aveva avuto la fama di svelare ogni tipo di segreti. Quindi la teoria del complotto è che Pettigrew divenne un Animagus non registrato mentre era ancora a Hogwarts, un Animagus di qualcosa di piccolo che poteva muoversi rapidamente e ascoltare le conversazioni. Il problema principale è che i veri Animagi sono rari ed esserlo da adolescenti sarebbe davvero improbabile, quindi naturalmente la teoria del complotto dice che anche mio padre e Sirius erano Animagi non registrati. E in questa teoria del complotto, Pettigrew stesso uccise i dodici passanti, si trasformò nella sua piccola forma da Animagus e corse via. Michael Shermer dice che ci sono altri quattro problemi con questa teoria. Uno, Black era l’unico a sapere dove fossero i miei genitori”. (La voce di Harry era un po’ dura mentre pronunciava quelle parole.) “Due, Black era un sospetto più probabile di Pettigrew, tanto per cominciare, girava voce che Black avesse provato ad uccidere uno studente durante il suo periodo a Hogwarts, e apparteneva a questa odiosa famiglia di puristi del sangue, Bellatrix Black era letteralmente sua cugina. Tre, come mago combattente Black era venti volte più forte di Pettigrew, anche se non era così intelligente. Il duello tra loro sarebbe stato come quello tra il professor Quirrell e la professoressa Sprout. Probabilmente Pettigrew non ebbe neppure l’opportunità di estrarre la bacchetta, figuriamoci di creare tutte le prove che la teoria del complotto richiede. E quattro, Black era in piedi nella strada ridendo”.
“Ma il topo –” disse Hermione.
“Giusto”, disse Harry. “Beh, per farla breve, Bill Weasley decise che il topo domestico del suo fratellino Percy era la forma Animagus di Pettigrew –”
Hermione rimase a bocca aperta.
“Sì”, disse Harry, “non penseresti esattamente che il Cattivo Pettigrew vivesse una vita triste e furtiva come topo domestico in una famiglia magica nemica, sarebbe stato o con i Malfoy o, più probabilmente, ai Caraibi dopo una plastica facciale. Ad ogni modo, Bill mette al tappeto il suo fratellino Percy, stordisce e cattura il topo, e invia tutti questi gufi con messaggi d’emergenza –”
“Oh, no!” disse Hermione, le parole che le sfuggirono prepotentemente.
“– e in qualche modo riesce a radunare Silente, il Ministro della Magia e l’Auror Capo –”
“Non può averlo fatto!” disse Hermione.
“E ovviamente quando arrivano pensano che sia folle, ma usano lo stesso il Veritas Oculum sul topo, giusto per sicurezza, e cosa scoprono?”
Hermione sarebbe morta. “Un topo”.
“Vinci un biscottino! Quindi trascinarono il povero Bill Weasley a St. Mungo’s e si rivelò essere un episodio di schizofrenia acuta alquanto comune, talvolta accade alle persone, specie giovani dell’età che noi considereremmo adatta all’università. Il tizio in questione era convinto di avere novantasette anni e di essere morto e tornato indietro nel tempo al sé stesso più giovane attraverso una stazione ferroviaria. E rispose perfettamente bene agli antipsicotici ed è tornato normale e ora è tutto a posto, eccetto il fatto che la gente non parla più delle teorie del complotto di Sirius Black, e che non chiedi mai ai Weasley del loro topo di famiglia.”
Hermione stava ridacchiando senza potersi fermare. Era davvero tremendo e non avrebbe dovuto ridere ed era una persona terribile.
“La cosa che non comprendo”, disse Harry dopo che le loro risatine furono terminate, “è perché Black avrebbe dato la caccia a Pettigrew invece di scappare il più velocemente possibile. Doveva sapere che gli Auror lo cercavano. Mi chiedo se abbiano strappato a Black la ragione di questo comportamento prima di mandarlo ad Azkaban. Vedi, è per questo che persone che sono assolutamente, certamente colpevoli vengono comunque processate”.
Hermione dovette concordare.
Poco dopo Harry aveva finito col suo libro, mentre Hermione era solo a metà del suo – il suo era un libro molto più difficile di quello di Harry, ma essa si sentì imbarazzata per quello. E poi dovette riporre Mnemonica magica di nuovo sullo scaffale e trascinarsi via, perché era il momento per lei di affrontare il corso più temuto di Hogwarts, volo con la scopa.
Harry le andava dietro mentre essa si recava a lezione, sebbene la sua lezione non sarebbe stata che un’ora e mezza dopo, come un jet da combattimento che scortasse un triste aeroplanino a elica verso il suo funerale.
Il ragazzo la salutò con una voce pacata e simpatetica, ed essa entrò camminando sui prati erbosi della Disfatta.
E ci furono molte urla e quasi una caduta e orribili brevi incontri con la morte e il terreno completamente nel posto sbagliato e il sole che si infilava nei suoi occhi e Morag che la chiamava e Mandy che pensava di essere discreta nel farsi sempre trovare vicina abbastanza da prenderla al volo se fosse caduta ed essa sapeva che le altre studentesse stavano ridendo di entrambe ma non diceva mai nulla a Mandy perché davvero non voleva morire.
Dopo dieci milioni di anni la lezione terminò, ed essa fu nuovamente sul terreno a cui apparteneva fino al giovedì successivo. Talvolta aveva incubi in cui era sempre giovedì.
Perché dovessero impararlo tutti, quando avrebbero semplicemente usato la Materializzazione o la Polvere Volante o un passaporta per andare in qualunque luogo da grandi, era un completo e assoluto mistero per Hermione. Nessuno doveva davvero volare su di un manico di scopa da adulto, era come essere obbligati a giocare a palla prigioniera a Educazione fisica.
Almeno Harry aveva la decenza di vergognarsi di essere bravo.
Erano passate un paio di ore, ed essa si trovava nella sala studio di Tassofrasso con Hannah, Susan, Leanne, e Megan. Il professor Flitwick, in maniera sorprendentemente timida per un insegnante, aveva chiesto se lei avrebbe, forse, eventualmente, aiutato quelle quattro nei loro compiti di Incantesimi per un po’, anche se non erano Corvonero, e Hermione si era sentita così orgogliosa che quasi era esplosa.
Hermione prese un pezzo di pergamena, ci versò sopra un po’ d’inchiostro, lo strappò in quattro pezzi, li accartocciò, e gettò i pezzi sul tavolo.
Lei avrebbe potuto farlo anche solo accartocciandoli, ma il tutto li rendeva più simili a spazzatura, e questo era d’aiuto quando qualcuno si esercitava le prime volte con l’Incantesimo di smaltimento.
Hermione acuì le orecchie e gli occhi, e disse “Bene, provateci”.
“Everto.”
“Everto.”
“Everto.”
“Everto.”
Hermione non era sicura di aver colto tutti i problemi. “Potete provarci ancora?”
Un’ora dopo Hermione aveva concluso che (1) Leanne e Megan erano un po’ approssimative, ma se chiedevi loro di continuare ad esercitarsi in qualcosa, l’avrebbero fatto, (2) Hannah e Susan erano concentrate e determinate fino al punto che dovevi dire loro di calmarsi e rilassarsi e pensare alle cose invece di provarci così intensamente – era strano pensare che quelle due sarebbero state sue molto presto – e (3) le piaceva aiutare i Tassofrasso, l’intera sala da studio aveva un’atmosfera allegra.
Quando se ne andò per cena, trovò il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto che leggeva un libro mentre l’aspettava per scortarla. La fece sentire lusingata, e anche un po’ preoccupata perché non sembrava che Harry parlasse davvero con nessuno a parte lei.
“Sapevi che c’è una ragazza in Tassofrasso che è un Metamorfomagus?” disse Hermione mentre si incamminavano verso la Sala Grande. “Fa diventare i propri capelli davvero rossi, come il segnale dello stop non come i Weasley, e quando si è fatta cadere del tè bollente addosso si è mutata in un ragazzo dai capelli neri finché non ha ripreso nuovamente il controllo”.
“Davvero? Interessante”, disse Harry, sembrando un po’ distratto. “Uhm, Hermione, giusto per controllare, sai che domani è l’ultimo giorno per iscriversi agli eserciti del professor Quirrell, vero?”
“Sì”, disse Hermione. “Gli eserciti del malvagio professor Quirrell”. La sua voce era un po’ arrabbiata, sebbene Harry non sapesse perché, ovviamente.
“Hermione”, disse Harry, la voce esasperata, “non è malvagio. È un po’ Oscuro e completamente Serpeverde. Non è la stessa cosa che essere malvagi”.
Harry Potter aveva troppe parole per le cose, quello era il suo problema. Sarebbe stato meglio se avesse semplicemente diviso l’universo tra Buoni e Cattivi. “Il professor Quirrell mi ha chiamata davanti all’intera classe e mi ha detto di colpire qualcuno!”
“Aveva ragione”, disse Harry, il volto serio. “Mi dispiace, Hermione, ma aveva ragione. Avresti dovuto colpire me, non me ne sarei dispiaciuto. Non puoi imparare Magia da Battaglia se non puoi esercitarti contro avversari autentici che usano incantesimi autentici. E ora te la cavi bene durante gli allenamenti, no?”
Hermione aveva solo dodici anni, e quindi lo capiva, ma non riusciva a esprimerlo a parole, non riusciva a trovare qualcosa da dire che avrebbe convinto Harry.
Il professor Quirrell aveva preso una giovane ragazza e chiamato quella ragazza di fronte a tutti, e le aveva ordinato di aprire il fuoco senza provocazione su di un compagno di classe.
Non era importante se il professor Quirrell aveva ragione sul fatto che lei aveva bisogno di impararlo.
La professoressa McGonagall non l’avrebbe mai fatto.
Il professor Flitwick non l’avrebbe mai fatti.
Forse anche il professor Snape non l’avrebbe fatto.
Il professor Quirrell era malvagio.
Ma non riusciva a trovare le parole, e sapeva che Harry non le avrebbe mai creduto.
“Hermione, ho parlato con degli studenti più grandi. Il professor Quirrell potrebbe essere l’unico Professore di Difesa che avremo in tutti e sette gli anni a Hogwarts. Tutto il resto potremo impararlo dopo. Se vogliamo studiare Difesa, dobbiamo farlo quest’anno. Gli studenti che si iscrivono alle attività extracurricolari impareranno in quantità industriali, molto di più di quanto il Ministero pensi che degli studenti del primo anno dovrebbero imparare – sai che impareremo l’Incantesimo Patronus? A gennaio?”
“L’Incantesimo Patronus?” disse Hermione, la sua voce che salì di tono per la sorpresa.
I suoi libri dicevano che era una delle magie più brillanti conosciute, un’arma contro le creature più Oscure, lanciata con emozioni puramente positive. Non era qualcosa che si sarebbe aspettata che il malvagio professor Quirrell insegnasse – o di cui organizzasse l’insegnamento, dato che Hermione non riusciva a immaginare che egli fosse in grado di lanciare quell’incantesimo.
“Sì”, disse Harry. “Gli studenti normalmente non imparano l’Incantesimo Patronus prima del loro quinto anno, o persino più tardi! Ma il professor Quirrell dice che i programmi del Ministero sono stati scritti da Vermicoli parlanti, e che la capacità di lanciare l’Incantesimo Patronus dipende dalle emozioni più che dalla forza magica. Il professor Quirrell dice di credere che la maggior parte degli studenti faccia molto meno di quanto sia in grado di fare, e che quest’anno lo proverà”.
C’era il solito tono di reverenziale venerazione che la voce di Harry aveva quando parlava del professor Quirrell, e Hermione digrignò i denti e continuò a camminare.
“Mi sono già iscritta, in realtà”, disse Hermione, la sua voce un po’ bassa. “L’ho fatto stamattina. Per tutto, come hai detto tu”.
Una volta in ballo bisogna ballare, diceva il proverbio.
Per di più, non voleva perdere, e se voleva vincere doveva imparare.
“Quindi parteciperai agli eserciti, allora?” la voce di Harry fu improvvisamente entusiasta. “È meraviglioso, Hermione! Ho già ricevuto la mia lista di soldati, ma sono sicuro che il professor Quirrell me ne lascerà aggiungere un altro, o scambiarlo –”
“Non mi unirò al tuo esercito”. La voce di Hermione fu tagliente. Sapeva che era una supposizione ragionevole, ma le diede fastidio ugualmente.
Harry sbatté le palpebre. “Non a quello di Draco Malfoy, certamente. Quindi vuoi essere nel terzo esercito? Anche se non sappiamo ancora chi sia il generale?” Harry sembrò sorpreso e un po’ ferito, ed ella non poté dargliene colpa, sebbene ovviamente gliene desse colpa, dato che effettivamente era tutta colpa sua. “Ma perché non nel mio?”
“Pensaci”, sbottò Hermione, “e forse lo capirai!”
E aumentò la propria andatura, lasciando Harry a bocca aperta dietro di sé.
“Professor Quirrell”, disse Draco nel suo tono più formale, “devo reclamare contro la sua nomina di Hermione Granger come terzo generale”.
“Oh?” disse il professor Quirrell, appoggiandosi indietro alla sedia in un gesto informale e rilassato. “Reclamo accordato, signor Malfoy”.
“Granger è incompetente per quel ruolo”, disse Draco.
Il professor Quirrell batté un dito sulla propria guancia pensieroso. “Direi di si, lo è. Ha ulteriori reclami?”
“Professor Quirrell”, disse Harry Potter di fianco a lui, “con tutto il rispetto dovuto ai numerosi e notevoli talenti accademici della signorina Granger e ai punti-Quirrell che ha giustamente guadagnato durante le sue lezioni, la sua personalità non è adatta al comando militare”.
Draco era stato sollevato quando Harry aveva accettato di accompagnarlo all’ufficio del professor Quirrell. Non era soltanto che Harry era un gigantesco, macroscopico beniamino dell’insegnante quando si trattava del professor Quirrell. Draco aveva anche iniziato a preoccuparsi che Harry fosse realmente amico di Granger, era passato diverso tempo ora e ancora non aveva fatto la sua mossa… ma ora si era rassicurato.
“Concordo col signor Potter”, disse Draco. “Nominarla generale trasforma il tutto in una farsa”.
“Espresso duramente”, disse Harry, “ma non posso convincermi a dissentire dal signor Malfoy. Per dirla schiettamente, professor Quirrell, Hermione Granger ha all’incirca la stessa volontà di uccidere di una ciotola di acini d’uva”.
“Quello”, disse dolcemente il professor Quirrell, “non è qualcosa che ometterei di notare io stesso. Non mi state dicendo nulla che non sappia già”.
Era il turno di Draco di dire qualcosa, ma la conversazione era giunta improvvisamente a un intoppo. Quella risposta non era stata tra quelle possibili che egli e Harry avevano elaborato prima di andare lì. Cosa potevi dire dopo che l’insegnante aveva affermato di sapere tutto ciò che tu sapevi e che intendeva comunque commettere un errore marchiano?
Il silenzio si allungò.
“Si tratta di un qualche genere di complotto?” chiese Harry lentamente.
“Tutto quello che faccio deve essere un qualche genere di complotto?” disse il professor Quirrell. “Non posso mai creare della confusione solo per amore della confusione?”
Draco quasi si strozzò.
“Non nel suo corso di Magia da Battaglia”, disse Harry con calma sicurezza. “Altrove, forse, ma non lì”.
Il professor Quirrell alzò lentamente le sopracciglia.
Harry restituì lo sguardo con fermezza.
Draco rabbrividì.
“Bene”, disse il professor Quirrell. “Nessuno di voi due sembra aver considerato una questione molto semplice. Chi potrei nominare invece della signorina Granger?”
“Blaise Zabini”, rispose Draco senza esitazione.
“Altri suggerimenti?” disse il professor Quirrell, sembrando piuttosto divertito.
Anthony Goldstein ed Ernie Macmillan, giunse il pensiero, prima che il buon senso di Draco entrasse in funzione ed escludesse sanguemarcio e Tassofrasso indipendentemente da quanto duellassero con aggressività. Quindi invece Draco disse semplicemente, “Cosa c’è di sbagliato con Zabini?”
“Capisco…” disse Harry lentamente.
“Io no”, disse Draco. “Perché non Zabini?”
Il professor Quirrell guardò Draco. “Perché, signor Malfoy, non importa quanto ci provi, non sarà mai in grado di tenere il suo passo o quello del signor Potter”.
Lo sconcerto spiazzò Draco. “Non può credere che Granger possa –”
“Sta scommettendo su di lei”, disse pacatamente Harry. “Non è sicuro. Le probabilità non sono neppure buone. Probabilmente non riuscirà mai a difendersi decentemente da noi, e anche se ci riuscisse, le ci vorranno mesi per imparare. Ma è l’unica nel nostro anno che abbia una minima possibilità di migliorare e sconfiggerci”.
Le mani di Draco si contrassero ma non si strinsero a pugno. Presentarsi come tuo sostenitore e poi tirarsi indietro era una classica tattica per indebolirti, dunque Harry Potter era schierato con Granger e quello implicava che –
“Ma professore”, continuò Harry senza fermarsi, “sono preoccupato del fatto che Hermione sarà avvilente come generale di un esercito. Sto parlando come suo amico ora, professor Quirrell. La competizione potrebbe essere buona per Draco e me, ma ciò che le sta chiedendo non è buono per lei!”
Come non detto.
“La sua amicizia per Hermione Granger le fa onore”, disse seccamente il professor Quirrell. “Specialmente in quanto lei è in grado di essere amico di Draco Malfoy allo stesso tempo. Impresa notevole, questa”.
Improvvisamente Harry sembrò un po’ nervoso, il che significava che probabilmente si sentiva molto più nervoso, e Draco imprecò silenziosamente con sé stesso. Ovviamente Harry non sarebbe stato in grado di ingannare il professor Quirrell.
“E dubito che la signorina Granger apprezzerebbe la sua amichevole preoccupazione”, disse il professor Quirrell. “È stata lei a chiedermi quella posizione, signor Potter, non sono stato io a chiederlo a lei”.
Harry rimase quieto per un po’. Poi indirizzò a Draco una rapida occhiata che univa delle scuse e un avvertimento, dicendo allo stesso tempo, Scusami, ho fatto del mio meglio e Faremmo meglio a non insistere.
“Quanto al suo essere avvilente”, continuò il professor Quirrell, un accenno di sorriso che giocava sulle sue labbra, “sospetto che si acclimaterà ai rigori del suo ruolo più facilmente di quanto ciascuno di voi due si aspetti, e che si difenderà decentemente da voi molto prima di quanto pensiate”.
Sia Harry sia Draco rantolarono per l’orrore.
“Non ha intenzione di farle da consigliere, vero?” disse Draco, totalmente inorridito.
“Non mi sono arruolato per combattere contro di lei!” disse Harry.
Il sorriso che giocava sulle labbra del professor Quirrell divenne più ampio. “In effetti, mi sono offerto di condividere alcuni suggerimenti sulle prime battaglie della signorina Granger”.
“Professor Quirrell!” esclamò Harry.
“Oh, non vi preoccupate”, disse il professor Quirrell. “Ha rifiutato la mia offerta. Proprio come mi aspettavo”.
Gli occhi di Draco si socchiusero.
“Povero me, signor Potter”, disse il professor Quirrell, “nessuno le ha mai detto che è scortese fissare?”
“Non ha intenzione di aiutarla segretamente in qualche altro modo, vero?” disse Harry.
“Farei una cosa simile?” disse il professor Quirrell.
“Sì”, risposero all’unisono Draco e Harry.
“Sono ferito dalla vostra mancanza di fiducia. Bene allora, prometto di non aiutare il generale Granger in qualunque modo di cui voi due non siate a conoscenza. E ora suggerisco a entrambi di affrontare i vostri problemi militari. Novembre si avvicina, e rapidamente.”
Draco vide le implicazioni prima che la porta si fosse chiusa del tutto dietro di loro, mentre uscivano dall’ufficio del professor Quirrell.
Harry aveva parlato una volta, in maniera sprezzante, di “roba con le persone”.
E ora era l’unica speranza di Draco.
Fa’ che non lo capisca, fa’ che non lo capisca…
“Dovremmo semplicemente attaccare la ragazza Granger per prima e sbarazzarcene”, disse Draco. “Dopo che l’avremo schiacciata, potremo occuparci della nostra competizione senza distrazioni”.
“Non mi pare che sia molto corretto nei suoi confronti, no?” disse Harry con voce gentile.
“Cosa importa a te?” disse Draco. “È la tua rivale, giusto?” Poi, con la giusta nota di sospetto nella voce, “Non dirmi che ha iniziato a piacerti sul serio, dopo che sei stato suo rivale per tutto questo tempo…”
“I fondatori non vogliano”, rispose Harry. “Cosa posso dire, Draco? È solo che ho un naturale senso di giustizia. Anche Granger ce l’ha, sai. Ha una salda comprensione di cosa sia il bene e cosa il male, e probabilmente attaccherà per primo il male. Avere un nome come `Malfoy’ equivale a cercarsela, sai”.
Dannazione!
“Harry”, disse Draco, sembrando ferito e forse un po’ superiore, “non vuoi combattere equamente contro di me?”
“Vuoi dire invece di attaccarti dopo che hai già perso parte delle tue forze per sconfiggere Granger?” disse Harry. “Oh, non so. Forse dopo che mi sarò stancato di vincere sempre proverò la cosa dell’`equamente’”.
“Forse attaccherà te”, disse Draco. “Tu sei il suo rivale”.
“Ma io sono il suo rivale amichevole”, disse Harry con un sorriso malvagio. “Le ho comprato un bel regalo di compleanno e tutto il resto. Non danneggeresti così il tuo rivale amichevole”.
“E che mi dici del danneggiare la possibilità che il tuo amico abbia un combattimento equo?” disse Draco arrabbiato. “Pensavo che fossimo amici!”
“Permettimi di riformulare la frase”, disse Harry. “Granger non danneggerebbe un rivale amichevole. Ma questo perché ha la volontà di uccidere di una ciotola di acini d’uva. Tu lo faresti. Tu lo faresti assolutamente. E indovina un po’, lo farei anch’io”.
Dannazione!
Se fosse stata un’opera teatrale, si sarebbe udita una musica drammatica.
L’eroe, impeccabile nelle sue vesti bordate di verde e con i capelli bianco-biondi perfettamente pettinati, fronteggiava il cattivo.
Il cattivo, reclinato in una semplice sedia di legno con i suoi denti da cavallo chiaramente visibili e i suoi riccioli castani che vagavano scompigliati sulle sue guance, fronteggiava l’eroe.
Era mercoledì 30 ottobre, e la prima battaglia sarebbe giunta la domenica successiva.
Draco era in piedi nell’ufficio del generale Granger, una stanza delle dimensioni di una piccola aula. (Perché l’ufficio di ciascun generale fosse così grande, Draco non era così sicuro. Una sedia e una scrivania sarebbero state sufficienti per lui. Non gli era neppure chiaro perché i generali avessero bisogno di uffici, i suoi soldati sapevano dove trovarlo. A meno che il professor Quirrell avesse deliberatamente preparato per loro gli enormi uffici come un segno di rango, nel qual caso Draco era completamente d’accordo.)
Granger sedeva sull’unica sedia della stanza come su di un trono, dalla parte completamente opposta dell’ufficio rispetto a dove si apriva la porta. C’era un lungo tavolo oblungo che si distendeva tra di loro nel mezzo della stanza, e quattro piccoli tavoli circolari sparsi agli angoli, ma solo quell’unica sedia, dalla parte completamente opposta. La stanza aveva finestre lungo un unico muro, e un raggio di luce solare toccava la sommità dei capelli di Granger come una corona luminosa.
Sarebbe stato bello se Draco avesse potuto avanzare camminando lentamente. Ma c’era un tavolo lungo il percorso, e Draco doveva aggirarlo diagonalmente, e non c’era modo di farlo in maniera drammatica e solenne. Era stato intenzionale? Se fosse stato suo Padre, lo sarebbe stato certamente; ma si trattava di Granger, quindi certamente no.
Non c’era posto dove potesse sedersi, e Granger non si era alzata in piedi, per giunta.
Draco mantenne lo sdegno lontano dal suo volto.
“Bene, signor Draco Malfoy”, disse Granger una volta che fu arrivato davanti a lei, “ha richiesto un’udienza con me e sono stata così magnanima da concedergliela. In cosa consiste la sua supplica?”
Venga con me a visitare il Maniero dei Malfoy, mio Padre e io vorremmo mostrarle qualche interessante incantesimo.
“Il suo rivale, Potter, è venuto da me con un’offerta”, disse Draco, assumendo un’espressione seria. “Non gli importa perdere contro di me, ma sarebbe umiliato se vincesse lei. Così vuole unirsi a me e spazzarla via immediatamente, non solo nella nostra prima battaglia, in tutte. Se non volessi farlo, Potter vuole che la rallenti o che la disturbi, mentre lui lancia un attacco totale contro di lei come sua prima mossa”.
“Capisco”, disse Granger sembrando sorpresa. “E lei si sta offrendo di aiutarmi contro di lui?”
“Naturalmente”, disse Draco con tranquillità. “Non credo che quello che vuole farle sia equo”.
“Oh, è molto carino da parte sua, signor Malfoy. Mi dispiace per come mi sono rivolta a lei prima. Dovremmo essere amici. Posso chiamarla Drakey?”
I campanelli d’allarme iniziarono a suonare nella testa di Draco, ma c’era una possibilità che dicesse sul serio…
“Naturalmente”, disse Draco, “se posso chiamarla Hermy”.
Draco fu abbastanza certo di vedere la sua espressione tremare.
“Ad ogni modo”, disse Draco, “penso che starebbe bene a Potter se entrambi lo attaccassimo e lo spazzassimo via”.
“Ma questo non sarebbe equo nei confronti del signor Potter, vero?” disse Granger.
“Penso che sarebbe molto equo. Progettava di farlo lui per primo.”
Granger gli stava indirizzando un’occhiata severa che l’avrebbe forse intimidito se fosse stato un Tassofrasso invece che un Malfoy. “Pensa che io sia piuttosto stupida, vero, signor Malfoy?”
Draco sorrise amabilmente. “No, signorina Granger, ma pensavo almeno di controllare. Dunque, cosa vuole?”
“Sta offrendosi di corrompermi?” disse Granger.
“Certamente. Posso passarle sottobanco un galeone e farle attaccare Potter invece di me per il resto dell’anno?”
“No, ma può offrirmi dieci galeoni e farmi attaccare entrambi equamente, invece che solo lei.”
“Dieci galeoni è una grossa somma”, disse Draco cautamente.
“Non sapevo che i Malfoy fossero poveri”, disse Granger.
Draco fissò Granger.
Stava iniziando ad avere una sensazione strana a proposito.
Quella specifica risposta non sembrava dover arrivare da questa specifica ragazza.
“Beh”, disse Draco, “non si diventa ricchi sprecando il denaro, sa”.
“Non so se lei sa cosa sia un dentista, signor Malfoy, ma i miei genitori sono dentisti e una cifra inferiore a dieci galeoni non vale affatto il mio tempo”.
“Tre galeoni”, disse Draco, più per sondarla che per altro.
“No. Se davvero volesse un combattimento equo, non credo che un Malfoy voglia un combattimento equo meno di quanto voglia dieci galeoni.”
Draco stava iniziando ad avere una sensazione molto strana a proposito.
“No”, disse Draco.
“No? Questa è un’offerta limitata, signor Malfoy. È sicuro che vuole rischiare un intero anno di sconfitte miserabili per mano del Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto? Sarebbe abbastanza imbarazzante per Casa Malfoy, non pensa?”
Era un argomento molto persuasivo, uno che era difficile rifiutare, ma non si diventava ricchi spendendo denaro quando il cuore ti diceva che era una trappola.
“No”, disse Draco.
“Ci vediamo domenica”, disse Granger.
Draco si girò e abbandonò l’ufficio senza un’altra parola.
Non era andata per niente bene…
“Hermione”, disse Harry pazientemente, “noi dobbiamo tramare l’uno contro l’altra. Potresti anche tradirmi e non significherebbe nulla al di fuori del campo di battaglia”.
Hermione scosse la testa. “Non sarebbe bello, Harry”.
Harry sospirò. “Non penso che tu stia cogliendo davvero lo spirito della cosa”.
Non sarebbe bello. L’aveva detto sul serio. Hermione non sapeva se sentirsi insultata per ciò che Harry pensava di lei, o essere preoccupata se normalmente sembrasse o meno così buonista.
Era probabilmente il momento di cambiare argomento.
“Ad ogni modo, hai intenzione di fare qualcosa di speciale per domani?” disse Hermione. “È –”
Le parole si interruppero bruscamente quando se ne accorse.
“Sì, Hermione”, disse Harry un po’ contratto, “che giorno è?”
Interludio
C’era stato un tempo in cui il 31 ottobre era chiamato Halloween nella Gran Bretagna magica.
Ora era il Giorno di Harry Potter.
Harry aveva declinato tutti gli inviti, persino uno del ministro Fudge che avrebbe potuto essere utile per futuri favori politici e per il quale avrebbe dovuto davvero stringere i denti e accettare. Ma per Harry, il 31 ottobre sarebbe stato sempre il `Giorno in cui il Signore Oscuro ha ucciso i miei genitori’. Avrebbe dovuto esserci una sobria e dignitosa cerimonia commemorativa da qualche parte ma, se ce n’era una, non era stato invitato.
A Hogwarts avevano celebrato con un giorno di vacanza. Anche i Serpeverde non osarono indossare vesti nere al di fuori del loro dormitorio. Ci furono eventi speciali e cibi speciali e gli insegnanti si voltavano dall’altra parte se qualcuno correva nei corridoi. Era il decimo anniversario, dopotutto.
Harry passò la giornata nel suo baule in modo da non rovinare la festa a nessuno, mangiando barrette di cereali invece dei pasti, rileggendo alcuni dei suoi libri di fantascienza (non fantasy) più tristi, e scrivendo una lettera a Mamma e Papà che fu più lunga di quelle che spediva solitamente.