Brillante il sole, brillante l’aria, brillanti gli studenti e brillanti i loro genitori, pulito il pavimento della Piattaforma 9,75, basso il sole invernale nel cielo alle 9:45 del mattino del 5 gennaio 1992. Alcuni degli studenti più giovani indossavano sciarpe e guanti, ma la maggior parte indossavano semplicemente le loro vesti; erano maghi, dopotutto.
Dopo essersi allontanato dalla piattaforma di arrivo, Harry si tolse la sciarpa e il cappotto, aprì un compartimento del suo baule, e mise da parte i suoi capi invernali.
Per un lungo momento, rimase in piedi lì, lasciando che l’aria di gennaio lo mordesse, giusto per vedere cosa si provasse.
Harry tirò fuori le sue vesti da mago e se le mise addosso.
E infine, prese la sua bacchetta; e non poté pensare ai genitori ai quali aveva appena dato il bacio d’addio, al mondo i cui problemi si stava lasciando dietro…
Con una strana sensazione di colpevolezza per ciò che era ineluttabile, Harry disse, “Thermos”.
Il calore scorse attraverso di lui.
E il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto tornò.
Harry sbadigliò e si stiracchiò, sentendosi più letargico che altro alla fine della sua vacanza. Non si sentiva di leggere i suoi libri di testo, o anche qualunque fantascienza seria, quella mattina; ciò di cui aveva bisogno era qualcosa di assolutamente frivolo per tenere occupata la sua attenzione…
Beh, non sarebbe stato difficile trovarlo, se fosse stato disposto a separarsi da quattro zellini.
Per di più, se la Gazzetta del Profeta era corrotta e Il Cavillo era l’unico quotidiano concorrente, lì dentro ci poteva essere qualche vera notizia soppressa.
Harry arrancò verso la stessa edicola dell’ultima volta, chiedendosi se Il Cavillo potesse superare il titolo che aveva letto la prima volta.
Il venditore iniziò a sorridere mentre Harry si avvicinava, e poi il viso dell’uomo mutò improvvisamente, quando intravide la cicatrice.
“Harry Potter?” disse stupito il venditore.
“No, signor Durian”, disse Harry, gli occhi che si erano brevemente tuffati sul cartellino col nome dell’uomo, “solo una incredibile imitazione –”
E poi la voce di Harry gli si fermò in gola, come intravide la parte superiore de Il Cavillo ripiegato.
SENSITIVA SBRONZA SVELA SEGRETI:IL SIGNORE OSCURO STA PER TORNARE,
Per appena un istante, Harry cercò mantenere immobile il proprio volto, prima di capire che non essere scioccato sarebbe potuto essere altrettanto rivelatore, in un certo senso –
“Mi scusi”, disse Harry. La sua voce sembrò un po’ allarmata, ed egli non sapeva neppure se fosse troppo rivelatrice, o solo il modo in cui la sua reazione normale sarebbe stata se non avesse saputo nulla. Aveva passato troppo tempo insieme ai Serpeverde, stava dimenticando come mantenere segreti con le persone normali. Quattro zellini colpirono il bancone. “Una copia de Il Cavillo, per favore”.
“Oh, non si preoccupi, signor Potter!” disse il venditore frettolosamente, agitando le mani. “È – lasci stare, solo –”
Un quotidiano volò a mezz’aria e colpì le dita di Harry, che lo dispiegò.
SENSITIVA SBRONZA SVELA SEGRETI:IL SIGNORE OSCURO STA PER TORNARE,HA SPOSATO DRACO MALFOY
“È gratis”, disse il venditore, “per lei, voglio dire –”
“No, avevo intenzione di comprarne uno comunque.”
Il venditore prese le monete, e Harry si mise a leggere.
“Perbacco”, disse Harry mezzo minuto dopo, “fai sbronzare una sensitiva con sei shottini di Scotch e spiffera ogni sorta di segreti. Voglio dire, chi avrebbe pensato che Sirius Black e Peter Pettigrew fossero segretamente la stessa persona?”
“Non io”, disse il venditore.
“Hanno anche una foto di loro due insieme, così sappiamo chi è che è segretamente la stessa persona.”
“Già. Travestimento davvero ben fatto, no?”
“E io segretamente ho sessantacinque anni.”
“Non sembra averne la metà”, disse il venditore affabilmente.
“E sono promesso a Hermione Granger, e Bellatrix Black, e Luna Lovegood, e oh già, anche a Draco Malfoy…”
“Sarà un matrimonio davvero interessante.”
Harry alzò lo sguardo dal quotidiano, e disse con voce gradevole, “Sa, all’inizio avevo sentito che Luna Lovegood era matta, e mi chiedevo se lo fosse davvero, o se stesse solo inventandosi della roba e ridacchiando da sola per tutto il tempo. Poi, quando ho letto il mio secondo titolo de Il Cavillo, ho deciso che non poteva essere matta, voglio dire, non può essere facile inventarsi queste cose, non puoi farle per sbaglio. E ora sa cosa penso? Penso che debba essere matta, dopotutto. Quando le persone normali provano a inventarsi qualcosa, non gli vengono così. Qualcosa deve essere davvero sbagliato dentro la tua testa prima che questo venga fuori quando vuoi inventarti delle storie!”
Il venditore fissò Harry.
“Sul serio”, disse Harry. “Chi legge questa roba?”
“Lei”, disse il venditore.
Harry se ne andò passeggiando a leggersi il suo quotidiano.
Non si sedette allo stesso tavolo lì vicino a cui si era seduto con Draco, la prima volta che si era preparato a salire su quel treno. Sarebbe sembrato come se stesse sfidando la storia a ripetersi.
Non era solo che la sua prima settimana a Hogwarts era stata, stando al Cavillo, lunga cinquantaquattro anni. Era che, secondo la modesta opinione di Harry, la sua vita non aveva bisogno di nuove complicazioni.
Quindi Harry trovò una piccola sedia di ferro da qualche altra parte, distante dal folto della folla e dagli occasionali crepitii attutiti dei genitori che si Materializzavano coi loro figli, e si sedette a leggere il Cavillo per vedere se contenesse qualche notizia soppressa.
E oltre alle ovvie follie (che il cielo li aiutasse se una qualunque di quelle fosse stata vera) c’era una quantità di maligni pettegolezzi romantici; ma nulla che sarebbe stato così importante se fosse stato vero.
Harry stava rileggendo la proposta di legge sul matrimonio del Ministero, che consisteva nel proibire ogni matrimonio, quando –
“Harry Potter”, disse una voce serica che fece scorrere una scossa di adrenalina attraverso il sangue di Harry.
Harry alzò lo sguardo.
“Lucius Malfoy”, disse Harry, la sua voce stanca. La prossima volta avrebbe fatto la cosa intelligente, e atteso fuori nella parte babbana di King’s Cross fino alle 10:55.
Lucius chinò il capo cortesemente, mandando i suoi lunghi capelli bianchi a scivolare sulle spalle. L’uomo stava ancora portando quello stesso bastone, smaltato di nero con una testa di serpente in argento come manico; e qualcosa a proposito della sua presa diceva silenziosamente questa è un’arma dal potere letale, non sono debole e mi ci appoggio sopra. Il suo volto era senza espressione.
Due uomini lo affiancavano, i loro occhi costantemente indagatori, le loro bacchette già impugnate basse nelle loro mani. I due si muovevano come un singolo organismo con quattro gambe e quattro braccia, i Crabbe-e-Goyle padri, e Harry pensò di poter indovinare chi fosse chi, ma non era importante. Erano semplicemente delle appendici di Lucius, sicure come se fossero stati indice e alluce del suo piede sinistro.
“Mi scusi il disturbo, signor Potter”, disse la voce serica e levigata. “Ma non ha risposto a nessuno dei miei gufi; e questa, ritengo, potrebbe essere la mia sola opportunità di incontrarla”.
“Non ho ricevuto nessuno dei suoi gufi”, disse Harry con calma. “Silente li ha intercettati, presumo. Ma non avrei risposto loro se li avessi ricevuti, se non attraverso Draco. Interagire direttamente con lei, senza la conoscenza di Draco, violerebbe la nostra amicizia”.
Per favore va’ via, per favore va’ via…
Gli occhi grigi scintillarono fissi su di lui. “È così che vuole atteggiarsi, allora…” disse Malfoy padre. “Bene. Le darò corda. Qual era il suo scopo nel manovrare il suo buon amico, mio figlio, in un’alleanza pubblica con quella ragazza?”
“Oh”, disse Harry con leggerezza, “è evidente, giusto? Lavorare con Granger farà comprendere a Draco che i Nati babbani sono umani, dopo tutto. Ah. Ah. Ah”.
Una sottile traccia di un sorriso si mosse sulle labbra di Lucius. “Già, sembra un piano di Silente. Cosa che non è”.
“Infatti. Fa parte della mia partita con Draco, e non è opera di Silente, e questo è tutto quello che dirò.”
“Mettiamo da parte i giochi”, disse Malfoy padre, il grigio dei suoi occhi che si indurì improvvisamente. “Se i miei sospetti sono veri, lei si piegherebbe difficilmente ai desideri di Silente, signor Potter”.
Ci fu una breve pausa.
“Quindi lo sa”, disse Harry, la sua voce fredda. “Me lo dica. Quando, esattamente, se n’è accorto?”
“Quando ho letto la sua risposta al discorsetto del professor Quirrell”, disse l’uomo dai capelli bianchi, e ridacchiò cupamente. “Ero perplesso, all’inizio, poiché non sembrava nel suo interesse; mi ci sono voluti dei giorni per comprendere di chi fosse l’interesse che veniva servito, e poi tutto è divenuto finalmente chiaro. Ed è anche ovvio che lei è debole, in un modo o nell’altro”.
“Molto intelligente da parte sua”, disse Harry, ancora freddo. “Ma forse si sbaglia riguardo ai miei interessi”.
“Forse sì”. Un accenno di acciaio si inserì nella voce serica. “In effetti, questo è precisamente ciò che temo. Lei sta giocando uno strano gioco con mio figlio, per uno scopo che non riesco a indovinare. Questo non è un gesto amichevole, e lei non può che aspettarsi che io ne sia preoccupato!”
Lucius si stava appoggiando sul proprio bastone con entrambe le mani, ora, ed entrambe quelle mani erano bianche, e le sue guardie del corpo si erano improvvisamente irrigidite.
Un certo istinto all’interno di Harry sostenne che sarebbe stata un’idea davvero cattiva manifestare la sua paura, lasciar capire a Lucius che poteva essere intimidito. Erano in una stazione ferroviaria pubblica, dopo tutto –
“Trovo interessante”, disse Harry, mettendo dell’acciaio nella propria voce, “che lei pensi che io possa trarre beneficio dal fare del male a Draco. Ma è irrilevante, Lucius. Lui è mio amico, e io non tradisco i miei amici”.
“Cosa?” bisbigliò Lucius. Il suo volto mostrò puro sconcerto.
Poi –
“Compagnia”, disse uno dei servitori, e Harry pensò, dalla voce, che dovesse essere Crabbe padre.
Lucius si raddrizzò e si girò, poi emise un sibilo di disapprovazione.
Neville si stava avvicinando, l’espressione spaventata ma determinata, al seguito di un’alta donna che non sembrava affatto spaventata.
“Madam Longbottom”, disse Lucius gelidamente.
“Signor Malfoy”, rispose la donna altrettanto gelidamente. “Sta importunando il nostro Harry Potter?”
La risata sguaiata che provenne da Lucius suonò stranamente amara. “Oh, direi di no. È venuta a proteggerlo da me, giusto?” La testa dai capelli bianchi si voltò verso Neville. “E questo sarebbe il leale luogotenente del signor Potter, l’ultimo rampollo dei Longbottom, Neville, auto-proclamato del Caos. Quanto è strano il mondo. Talvolta penso che debba essere completamente folle”.
Harry non aveva alcuna idea di cosa rispondere a quelle parole, e Neville sembrò confuso, e impaurito.
“Dubito che il mondo sia così folle”, disse Madam Longbottom. La sua voce assunse un tono compiaciuto. “Sembra di cattivo umore, signor Malfoy. Il discorso del nostro caro professor Quirrell le è forse costato qualche alleato?”
“È stato un discreditamento piuttosto arguto delle mie abilità”, disse freddamente Lucius, “sebbene efficace solo con i folli che credono che io sia stato davvero un Mangiamorte”.
“Cosa?” sbottò Neville.
“Ero sotto Imperius, giovanotto”, disse Lucius, ora sembrando stanco. “Difficilmente il Signore Oscuro avrebbe potuto a reclutare tra le famiglie purosangue senza il sostegno di Casa Malfoy. Obiettai, ed egli semplicemente si assicurò la mia persona. I suoi stessi Mangiamorte non lo seppero fino a dopo, da cui il falso Marchio che porto; sebbene, considerato che non diedi davvero il mio consenso, non mi vincola. Alcuni dei Mangiamorte ritengono ancora che io fossi il primo tra loro, e per la pace di questa nazione lascio che lo credano, in modo da tenerli sotto controllo. Ma non fui tanto folle da sostenere quell’avventuriero sventurato di mia scelta –”
“Ignoratelo”, disse Madam Longbottom, l’istruzione indirizzata a Harry tanto quanto a Neville. “Deve passare il resto della sua vita fingendo, per paura della vostra testimonianza sotto Veritaserum”. Detto con maliziosa soddisfazione.
Lucius le voltò le spalle sprezzantemente, e si rivolse nuovamente a Harry. “Vuole richiedere a questa megera di lasciarci, signor Potter?”
“Penso di no”, disse Harry con una voce atonale. “Preferisco trattare con la parte di Casa Malfoy che ha la mia stessa età”.
Ci fu una lunga pausa, allora. Gli occhi grigi lo scrutarono.
“Naturalmente…” disse lentamente Lucius. “Mi sento davvero uno stupido, ora. Tutto questo tempo stava solo fingendo di non sapere di cosa stessimo parlando”.
Harry resse il suo sguardo, e non disse nulla.
Lucius alzò il suo bastone di pochi centimetri e lo batté forte al suolo.
Il mondo svanì in una nebbiolina pallida, tutti i suoni si acquietarono, non ci fu nulla nell’universo tranne Harry e Lucius Malfoy e il bastone dalla testa di serpente.
“Mio figlio è il mio cuore”, disse Malfoy padre, “l’ultima cosa preziosa che mi è rimasta in questo mondo, e questo le dico in uno spirito di amicizia: se gli dovesse essere fatto del male, rinuncerei alla mia vita per la vendetta. Ma fintanto che a mio figlio non dovesse essere fatto del male, le auguro la miglior fortuna nelle sue imprese. E poiché lei non ha chiesto nulla di più a me, non chiederò nulla di più a lei”.
Poi la nebbiolina pallida scomparve, mostrando un’indignata Madam Longbottom a cui Crabbe padre stava impedendo di avanzare; la sua bacchetta era nella sua mano, ora.
“Come osa!” sibilò lei.
Le vesti scure di Lucius mulinarono attorno a lui, e ai suoi capelli bianchi, mentre si voltò verso Goyle padre. “Torniamo a Casa Malfoy”.
Ci furono scoppi di Materializzazione, e poi furono andati.
Scese il silenzio.
“Santo cielo” disse Madam Longbottom. “Che cos’è stato?”
Harry alzò le spalle. Poi guardò Neville.
C’era del sudore sulla fronte del ragazzo.
“Grazie mille, Neville”, disse Harry. “Il tuo aiuto è stato molto gradito, Neville. E ora, Neville, penso che tu debba sederti”.
“Sì, generale”, rispose Neville, e invece di andare verso una delle altre sedie vicino a Harry, collassò in posizione seduta sul pavimento.
“Ha provocato molti cambiamenti in mio nipote”, disse Madam Longbottom. “Ne approvo alcuni, ma non altri”.
“Mi mandi una lista in cui distingue gli uni dagli altri”, rispose Harry. “Vedrò cosa posso fare”.
Neville gemette, ma non disse nulla.
Madam Longbottom si lasciò sfuggire una risatina. “Lo farò, giovanotto, grazie”. La sua voce si abbassò. “Signor Potter… il discorso pronunciato dal professor Quirrell è qualcosa di cui la nostra nazione ha avuto lungamente bisogno. Non posso dire lo stesso del suo commento a riguardo”.
“Terrò la sua opinione in seria considerazione”, disse Harry gentilmente.
“Mi auguro con tutto il cuore che lo faccia”, disse Madam Longbottom, e si voltò di nuovo verso suo nipote. “È ancora necessario che io –”
“Puoi andare, Nonna”, disse Neville. “Starò bene anche da solo, questa volta”.
“Ora questo è qualcosa che approvo”, disse lei, e con uno scoppiò svanì come una bolla di sapone.
I due ragazzi rimasero quietamente seduti per un momento.
Neville parlò per primo, la sua voce stanca. “Intendi provare a correggere tutti i cambiamenti che lei approva, giusto?”
“Non tutti”, disse innocentemente Harry. “Voglio solo accertarmi di non corromperti”.
Draco sembrò davvero preoccupato. La sua testa continuava a guizzare intorno a sé, malgrado il fatto che Draco stesso avesse insistito a che scendessero nel baule di Harry, e che usassero un vero Incantesimo Quietus e non solo la barriera che smorzava i rumori.
“Cos’hai detto a mio Padre?” sbottò Draco, nel momento in cui l’Incantesimo Quietus si alzò e i suoni della Piattaforma 9¾ svanirono.
“Io… ascolta, puoi dirmi cosa lui ha detto a te, prima di accompagnarti qui?”
“Che dovrei dirgli immediatamente se tu sembrassi minacciarmi. Che dovrei dirgli immediatamente se ci fosse qualunque cosa che io stessi facendo che potrebbe essere una minaccia per te! Mio Padre pensa che tu sia pericoloso, Harry, qualunque cosa tu gli abbia detto oggi l’ha spaventato! Non è una buona idea spaventare mio Padre!”
Oh, cavolo…
“Di cosa avete parlato?” insisté Draco.
Harry si appoggiò stancamente alla piccola sedia pieghevole che si trovava sul fondo dell’antro del suo baule. “Sai, Draco, proprio come la domanda fondamentale della razionalità è `Cosa penso di sapere e in che modo penso di saperlo?’, c’è anche un peccato mortale, un modo di pensare che è l’esatto opposto di questo. Come i filosofi greci antichi. Non avevano idea di cosa stesse succedendo, quindi se ne andavano in giro a dire cose come `Tutto è acqua’ o `Tutto è fuoco’, e non si chiedevano mai, `Aspetta, anche se tutto fosse acqua, com’è possibile che io lo sappia?‘ Non si chiedevano se avevano delle prove che discriminassero quella possibilità da tutte le altre possibilità immaginabili, prove che avrebbero incontrato molto poco probabilmente se la teoria non fosse stata vera –”
“Harry”, disse Draco, la sua voce provata, “di cosa avete parlato con mio Padre?”
“Non lo so, in realtà, quindi è molto importante che io non mi inventi cose –”
Harry non aveva mai udito Draco emettere un urlo di orrore così acuto prima di allora.