Reggendo la tazza di tè nel modo corretto che il professor Quirrell aveva avuto bisogno di mostrargli tre volte, Harry bevette un piccolo sorso circospetto. Dalla parte completamente opposta del lungo e ampio tavolo che era il pezzo centrale della Mary’s Room, il professor Quirrell bevette un sorso dalla propria tazza, facendolo sembrare molto più naturale ed elegante. Il tè stesso aveva un nome che Harry non poteva neppure pronunciare, o quanto meno, ogni volta che aveva provato a ripetere le parole cinesi, il professor Quirrell lo aveva corretto, finché Harry non si era arreso.
Harry si era mosso in modo da gettare un’occhiata al conto, l’ultima volta, e il professor Quirrell gliel’aveva fatta passare.
Precedentemente aveva sentito un impulso a bere dello SpiriTè.
Anche tenendolo in considerazione, Harry era comunque rimasto completamente sconvolto.
E comunque continuava a sapere di, beh, tè.
C’era un sospetto sommesso e assillante nella mente di Harry che il professor Quirrell lo sapesse, e stesse deliberatamente comprando tè incredibilmente costoso che Harry non era in grado di apprezzare solo per provocarlo. Il professor Quirrell stesso avrebbe potuto non gradirlo molto. Forse a nessuno piaceva quel tè, e la sua caratteristica era proprio quella di essere incredibilmente costoso e di far sentire la vittima incapace di apprezzarlo. Infatti, forse era solo del tè ordinario, semplicemente era richiesto in un certo codice, e loro mettevano un enorme prezzo fasullo sul conto…
L’espressione del professor Quirrell era contratta e pensierosa. “No”, disse il professor Quirrell, “non avrebbe dovuto raccontare al Preside la sua conversazione con Lord Malfoy. La prego di pensare più rapidamente la prossima volta, signor Potter”.
“Mi dispiace, professor Quirrell”, disse Harry docilmente. “Ancora non capisco”. C’erano volte in cui Harry si sentiva proprio come un impostore, fingendo di essere scaltro in presenza del professor Quirrell.
“Lord Malfoy è l’avversario di Albus Silente. Per lo meno per ora. Tutta la Gran Bretagna è la loro scacchiera, tutti i maghi i loro pezzi. Consideri questo: Lord Malfoy ha minacciato di gettare via tutto, di abbandonare la sua partita, per vendicarsi di lei se il signor Malfoy dovesse essere colpito. Nel qual caso, signor Potter…?”
Ci vollero diversi lunghi secondi prima che Harry lo capisse, ma era chiaro che il professor Quirrell non aveva intenzione di dargli altri suggerimenti, non che Harry li desiderasse.
Allora la mente di Harry fece finalmente il collegamento, ed egli si accigliò. “Silente uccide Draco, lo fa sembrare come se l’avessi fatto io, e Lucius sacrifica la sua partita contro Silente per arrivare a me? Questo… non mi sembra lo stile del Preside, professor Quirrell…” La mente di Harry tornò ad un avvertimento simile di Draco, che aveva fatto dire a Harry la stessa cosa.
Il professor Quirrell alzò le spalle, e sorseggiò il suo tè.
Harry bevette un sorso del proprio tè, e rimase seduto in silenzio. La tovaglia distesa sulla tavola aveva una decorazione molto sfumata, alla prima occhiata sembrava tessuto non decorato, ma se la fissavi abbastanza a lungo, o restavi in silenzio abbastanza a lungo, avresti iniziato a vedere su di essa una tenue traccia di fiori baluginanti; le tende della stanza avevano mutato la propria decorazione per adeguarsi, e sembravano scintillare come se mosse da una brezza silenziosa.
“Professor Quirrell”, disse Harry improvvisamente, “c’è una vita dopo la morte?”
Harry aveva scelto la domanda con attenzione. Non, crede nella vita dopo la morte? ma semplicemente c’è una vita dopo la morte? Ciò che la gente credeva davvero non sembrava loro affatto una credenza. La gente non diceva, `credo fermamente che il cielo sia blu!’ Diceva semplicemente, `il cielo è blu’. La tua vera mappa interiore del mondo ti sembrava proprio il modo in cui il mondo era…
Il Professore di Difesa portò la tazza alle labbra prima di rispondere. Il suo volto era pensieroso. “Se esistesse, signor Potter, allora un buon numero di maghi avrebbe sprecato una gran quantità di sforzi nella ricerca dell’immortalità”.
“Questa non è realmente una risposta”, osservò Harry. Ormai aveva imparato a notare quel genere di cose mentre parlava col professor Quirrell.
Il professor Quirrell appoggiò la tazza sul suo piattino con un piccolo suono squillante. “Alcuni di quei maghi erano ragionevolmente intelligenti, signor Potter, quindi può dedurne che l’esistenza di una vita dopo la morte non sia ovvia. Ho studiato la questione personalmente. Ci sono state diverse affermazioni del tipo che ci si aspetterebbe che speranza e paura producessero. Tra quei resoconti la cui veridicità non è in dubbio, non c’è nulla che non possa essere il risultato di semplice magia. Ci sono alcuni dispositivi che si dice comunichino con i morti, ma questi, sospetto, si limitano a proiettare solamente un’immagine proveniente dalla mente; il risultato sembra indistinguibile dalla memoria perché è una memoria. I presunti spiriti non rivelano alcun segreto che conoscevano in vita, né che hanno potuto conoscere dopo la morte, che non sia conosciuto al sensitivo –”
“Motivo per il quale la Pietra della Risurrezione non è l’artefatto magico più prezioso del mondo.”
“Precisamente, sebbene non direi di no ad un’opportunità di provarlo”. C’era un sorriso sottile e asciutto sulle sue labbra; e qualcosa di più freddo, di più distante, nei suoi occhi. “Con Silente ha parlato anche di questo, ne deduco”.
Harry annuì.
Le tende stavano assumendo su un flebile disegno blu, e un tenue intreccio decorativo di elaborati fiocchi di neve sembrava diventare ora visibile sulla tovaglia. La voce del professor Quirrell suonò molto calma. “Il Preside può essere molto persuasivo, signor Potter. Spero che non abbia persuaso lei”.
“Diamine, no. Non mi ha ingannato nemmeno per un secondo.”
“Spererei proprio di no”, disse il professor Quirrell, ancora con quel tono molto calmo. “Sarei estremamente offeso se scoprissi che il Preside l’ha convinta a gettare via la sua vita in qualche folle piano dicendole che la morte è la prossima grande avventura”.
“Non penso che il Preside ci creda davvero, in effetti”, disse Harry. Sorseggiò nuovamente il suo tè. “Mi ha chiesto cosa potrei voler fare con l’eternità, propinandomi la solita battuta sul fatto che sia noiosa, e non è sembrato vedere alcuna contraddizione tra questo e la sua affermazione di avere un’anima immortale. Non riesco proprio a visualizzare cosa debba essere successo dentro la sua testa, ma non penso che avesse realmente un modello mentale di sé stesso che continuasse a vivere in eterno nell’aldilà…”
La temperatura della stanza sembrò scendere.
“Lei percepisce”, disse una voce come ghiaccio dall’altro lato della tavola, “che Silente non crede davvero a ciò che dice. Non è che sia sceso a compromessi con i suoi principi. È che non li ha mai avuti sin da principio. Non è ancora diventato cinico, signor Potter?”
Harry aveva abbassato gli occhi sulla propria tazza. “Un po’”, disse al suo tè cinese probabilmente-di-qualità-ultra-alta, forse-eccessivamente-costoso. “Sto certamente diventando un po’ frustrato a causa di… qualunque cosa ci sia di sbagliato nella testa della gente”.
“Sì”, disse quella voce di ghiaccio. “Lo trovo frustrante anch’io”.
“C’è un modo qualsiasi per far sì che la gente non lo faccia?” chiese Harry alla propria tazza.
“In effetti esiste un particolare e utile incantesimo che risolve il problema.”
A quelle parole, Harry alzò speranzoso lo sguardo, e vide un gelido, gelido sorriso sul volto del Professore di Difesa.
Poi comprese. “Voglio dire, a parte Avada Kedavra”.
Il Professore di Difesa rise. Harry no.
“Ad ogni modo”, disse Harry frettolosamente, “ho effettivamente pensato abbastanza velocemente da non suggerire l’idea scontata sulla Pietra della Risurrezione di fronte a Silente. Ha mai visto una pietra con una linea, dentro un cerchio, dentro un triangolo?”
Il gelo mortale sembrò ritirarsi, ripiegarsi dentro sé stesso, mentre il solito professor Quirrell ritornò. “Non che ricordi”, disse dopo un po’ di tempo, un’espressione pensierosa e accigliata sul suo volto. “Quella è la Pietra della Risurrezione?”
Harry spostò di lato la sua tazza, poi disegnò sul suo piattino il simbolo che aveva visto all’interno del suo mantello. E prima che Harry potesse estrarre la sua bacchetta per lanciare l’Incantesimo di levitazione, il piattino fluttuò servizievolmente attraverso la tavola verso il professor Quirrell. Harry voleva davvero imparare quella cosa senza la bacchetta, ma era, apparentemente, molto al di sopra del suo ciclo di studi attuale.
Il professor Quirrell studiò il piattino da tè di Harry per un momento, poi scosse la testa; e un momento dopo, il piattino tornò fluttuando nuovamente da Harry.
Harry mise la sua tazzina al suo posto sul piattino, notando distrattamente mentre lo faceva che il simbolo che aveva disegnato era scomparso. “Se le capitasse di vedere una pietra con quel simbolo, e se parlasse davvero con l’aldilà, me lo faccia sapere senza indugio. Ho qualche domanda per Merlino o per chiunque fosse presente all’epoca di Atlantide”.
“D’accordo”, disse il professor Quirrell. Poi il Professore di Difesa sollevò nuovamente la sua tazza da tè, e l’inclinò come per finire ciò che ne rimaneva dentro. “A proposito, signor Potter, temo che dovremo mettere fine alla nostra visita a Diagon Alley. Speravo che sarebbe – ma non importa. Diciamo che c’è qualcos’altro che devo fare questo pomeriggio”.
Harry annuì, e terminò il proprio tè, poi si alzò dalla sua sedia contemporaneamente al professor Quirrell.
“Un’ultima domanda”, disse Harry, mentre il cappotto del professor Quirrell si sollevò da solo dall’attaccapanni e fluttuò verso il Professore di Difesa. “La magia è libera di muoversi nel mondo, e non ho più fiducia nelle mie intuizioni tanta quanta ne avevo prima. Quindi, al meglio delle sue conoscenze e senza alcuna pia illusione, lei crede che ci sia una vita dopo la morte?”
“Se ci credessi, signor Potter”, disse il professor Quirrell mentre indossava il proprio cappotto, “sarei ancora qui?”