Il pungente vento di gennaio ululò lungo le vaste e vuote mura di pietra che demarcavano i confini materiali del castello di Hogwarts, sussurrando e fischiando in tonalità strane mentre soffiava oltre finestre chiuse e torrette di pietra. La neve più fresca era stata già spazzata via, ma di quando in quando chiazze di ghiaccio sciolto e ricongelato erano ancora attaccate alla superficie di pietra e divampavano di luce solare riflessa. Da lontano, doveva sembrare che Hogwarts stesse battendo centinaia di occhi.
Una raffica improvvisa fece trasalire Draco, e lo fece tentare, impossibilmente, di premere il proprio corpo ancor più aderente alla pietra, che sembrava ghiaccio e odorava come il ghiaccio. Un certo istinto completamente inutile sembrò essere convinto che stesse per essere spazzato via dal muro esterno di Hogwarts, e che il modo migliore di evitarlo fosse sobbalzare in un riflesso incontrollabile e forse anche vomitare.
Draco stava cercando molto intensamente di non pensare ai sei piani di vuoto sotto di lui, e di concentrarsi, invece, su come aveva intenzione di uccidere Harry Potter.
“Sa, signor Malfoy”, disse la giovane ragazza al suo fianco con un tono colloquiale, “se un veggente mi avesse detto che un giorno sarei stata appesa alle mura di un castello solo con la punta delle mie dita, cercando di non guardare in basso o a quanto forte mia Madre griderebbe se mi vedesse, non avrei avuto alcuna idea di come sarebbe potuto accadere, eccetto che sarebbe stata colpa di Harry Potter”.
In precedenza
I due generali alleati scavalcarono insieme il corpo di Longbottom, i loro stivali che toccarono terra quasi in perfetta sincronia.
Ora un solo soldato restava tra loro e Harry, un ragazzo Serpeverde di nome Samuel Clamons, la cui mano era serrata attorno alla bacchetta, retta verso l’alto per sostenere il suo Muro Prismatico. Il respiro del ragazzo si stava facendo rapidamente più pesante, ma il suo volto mostrava la stessa fredda determinazione che illuminava gli occhi del suo generale, Harry Potter, il quale era in piedi dietro il Muro Prismatico all’estremità cieca del corridoio, vicino ad una finestra aperta, con le mani tenute misteriosamente dietro la schiena.
La battaglia era stata assurdamente difficile, poiché il nemico era numericamente inferiore in un rapporto di uno a due. Avrebbe dovuto essere facile: il Dragon Army e il Sunshine Regiment si erano uniti insieme con facilità durante le sessioni di addestramento e si erano combattuti l’un l’altro abbastanza a lungo da conoscersi a vicenda davvero molto bene. Il morale era alto, entrambi gli eserciti sapevano che questa volta non stavano solamente combattendo per ottenere la vittoria per sé stessi, ma che stavano combattendo per un mondo libero dai traditori. Malgrado le proteste sorprese di entrambi i generali, i soldati dell’esercito combinato avevano insistito per chiamarsi Dramione’s Sungon Argiment, e per le loro insegne avevano prodotto delle toppe che raffiguravano un volto sorridente avvolto dalle fiamme.
Ma i soldati di Harry avevano annerito le proprie insegne – non sembrava pittura, più verosimilmente avevano bruciato quella parte delle loro uniformi – e avevano combattuto per tutto il percorso fino ai livelli superiori di Hogwarts con una furia disperata. La fredda rabbia che Draco aveva talvolta visto in Harry era sembrata trasudare nei suoi soldati, che avevano combattuto come se non fosse stato un gioco. E Harry aveva dato fondo alla sua intera riserva di trucchi, avevano trovato palline di metallo (Granger le aveva identificate come “cuscinetti a sfera”) su pavimenti e scalinate, che li rendevano intransitabili finché non fossero stati sgombrati, solo che l’esercito di Harry aveva già fatto pratica con gli Incantesimi di levitazione coordinati e potevano far volare i propri soldati al di sopra degli ostacoli che avevano creato…
Non potevi portare all’interno del gioco dispositivi provenienti dall’esterno, ma potevi Trasfigurare qualunque cosa avessi voluto durante la partita, a patto che fosse sicura. E quello non era equo quando stavi combattendo un ragazzo cresciuto da scienziati, che conosceva cose come i cuscinetti a sfera e gli skateboard e le corde elastiche.
E poi si era arrivati a quel punto.
I sopravvissuti delle forze alleate avevano messo all’angolo gli ultimi residui dell’esercito di Harry Potter in un corridoio cieco.
Weasley e Vincent si erano lanciati contro Longbottom nello stesso momento, muovendosi insieme come se si fossero allenati per settimane invece che per ore, e in qualche modo Longbottom era riuscito a colpirli entrambi prima di cadere egli stesso.
E ora erano rimasti Draco e Granger e Padma e Samuel e Harry, e dall’aspetto di Samuel, il suo Muro Prismatico non sarebbe durato ancora a lungo.
Draco aveva già puntato la sua bacchetta contro Harry, attendendo che il Muro Prismatico cadesse da solo; non c’era necessità di sprecare una Fattura Perforante prima di allora. Padma aveva puntato la sua bacchetta contro Samuel, Granger la propria contro Harry…
Harry stava ancora nascondendo le mani dietro la schiena, invece di puntare la sua bacchetta; e li guardava con un volto che sarebbe potuto essere scolpito nel ghiaccio.
Poteva essere un bluff. Probabilmente non lo era.
Ci fu un silenzio breve e teso.
E poi Harry parlò.
“Ora il cattivo sono io”, disse gelidamente il giovane ragazzo, “e se pensate che i cattivi siano così facili da eliminare, fareste meglio a ripensarci. Battetemi quando combatto sul serio, e resterò battuto ma se perdete, continueremo a rifare tutto questo daccapo la prossima volta”.
Il ragazzo portò la sua bacchetta in avanti, e Draco vide che Harry stava indossando strani guanti, con un insolito metallo grigiastro sulle punte delle dita, e fibbie che fissavano strettamente i guanti ai suoi polsi.
Al fianco di Draco, il Generale Sunshine rantolò inorridita e Draco, senza neppure chiedersi perché, lanciò una Fattura Perforante.
Samuel barcollò, e si lasciò scappare un grido mentre barcollava, ma resse il Muro; e se Padma o Granger avessero attaccato ora, avrebbero esaurito le loro forze così completamente che avrebbero potuto persino perdere.
“Harry!”, gridò Granger. “Non puoi fare sul serio!”
Harry era già in movimento.
E mentre saltò fuori dalla finestra aperta, la sua gelida voce disse, “Seguitemi, se ne avete il coraggio”.
Il vento gelido ululava intorno a loro.
Le braccia di Draco stavano già iniziando ad essere stanche.
… Aveva scoperto che, ieri, Harry aveva attentamente dimostrato a Granger esattamente come Trasfigurare i guanti che stava indossando in quel momento, che usavano una cosa chiamata `setae del geco’, e come incollare porzioni Trasfigurate di quello stesso materiale sulle punte delle loro scarpe; Harry e Granger avevano, in un innocente gioco da bambini, provato a scalare per un po’ le pareti e il soffitto.
Inoltre, sempre ieri, Harry aveva fornito a Granger un totale di esattamente due dosi di Pozione Caduta-Piuma da portarsi dietro nella sua borsa, “solo per sicurezza”.
Non che Padma li avrebbe seguiti, ad ogni modo. Lei non era folle.
Con attenzione, Draco scollò la sua mano destra, la allungò in alto fin dove poté arrivare, e la sbatté nuovamente sulla pietra. Al suo fianco, Granger fece lo stesso.
Avevano già bevuto la Pozione Caduta-Piuma. Era equivalente a costeggiare i confini delle regole del gioco, ma la pozione non sarebbe stata attivata a meno che uno di loro non fosse effettivamente caduto, e fin tanto che non fossero caduti, non stavano usando quell’oggetto.
Il professor Quirrell li stava guardando.
Entrambi erano perfettamente, completamente, totalmente al sicuro.
Harry Potter, d’altro canto, stava per morire.
“Mi chiedo perché Harry stia facendo questo”, disse il generale Granger con un tono riflessivo, mentre stava scollando lentamente una delle sue mani dal muro con un prolungato suono appiccicoso. La sua mano ricadde pesantemente quasi subito dopo che era stata sollevata. “Dovrò chiederglielo dopo che l’avrò ucciso”.
Era incredibile quante fossero le cose che loro due stavano finendo per avere in comune.
Draco non aveva voglia di parlare in quel momento, ma riuscì a dire, a denti stretti, “Potrebbe essere una vendetta. Per l’appuntamento”.
“Davvero”, disse Granger. “Dopo tutto questo tempo”.
Stic. Plop.
“Quanto è dolce”, disse Granger.
Stic. Plop.
“Credo che dovrò trovare qualche modo davvero romantico di ringraziarlo”, disse Granger.
Stic. Plop.
“Perché ce l’ha con te?” disse Granger.
Stic. Plop.
Il vento gelido ululò attorno a loro.
Avresti potuto pensare di sentirti più al sicuro per il fatto di avere nuovamente un terreno sotto i piedi.
Ma se quel terreno era un tetto inclinato con tegole grezze, che aveva molto più ghiaccio sopra rispetto alle mura di pietra, e tu ci stavi correndo su ad alta velocità…
Allora avresti avuto tristemente torto.
“Luminos!” gridò Draco.
“Luminos!” gridò Granger.
“Luminos!” gridò Draco.
“Luminos!” gridò Granger.
La figura distante stava schivando e saltando mentre correva, e non un solo colpo andò a segno, ma si stavano avvicinando.
Finché Granger scivolò.
Era inevitabile, a posteriori, nella vita reale non potevi davvero correre su tetti inclinati e ghiacciati ad alta velocità.
E altrettanto inevitabilmente, perché avvenne senza il minimo pensiero, Draco girò su sé stesso e afferrò il braccio destro di Granger, ed egli la prese, solo che lei era già troppo sbilanciata, stava cadendo e tirandosi dietro Draco, avvenne tutto così velocemente –
Ci fu un impatto duro e doloroso: non solo il peso di Draco che colpiva il tetto ma anche parte del peso di Granger, e se lei fosse stata appena un po’ più vicina al bordo ce l’avrebbero potuta fare, invece il corpo di lei si rovesciò di nuovo e le sue gambe scivolarono fuori e con l’altra mano cercò freneticamente di afferrarsi…
E fu così che Draco finì per stringere il braccio di Granger con una presa serrata, mentre l’altra mano della ragazza stringeva febbrilmente il ciglio del tetto e le punte delle scarpe di Draco si infilarono nel bordo di una tegola.
“Hermione!” strillò la voce di Harry da lontano.
“Draco”, sussurrò la voce di Granger, e Draco guardò in basso.
Avrebbe potuto essere un errore. C’era un gran vuoto sotto di lei, null’altro che il vuoto, erano sul ciglio di un tetto che si protendeva dalle mura di pietra principali di Hogwarts.
“Verrà qui ad aiutarmi”, sussurrò la ragazza, “ma prima intende lanciare un Luminos contro entrambi, è impossibile che non lo faccia. Devi lasciarmi andare”.
Sarebbe dovuta essere la cosa più facile del mondo.
Era solo una sanguemarcio, solo una sanguemarcio, solo una sanguemarcio!
Non si sarebbe neppure fatta male!
… Il cervello di Draco non stava ascoltando nulla di quello che Draco gli stava dicendo in quel momento.
“Fallo”, sussurrò Hermione Granger, i suoi occhi ardenti senza neppure una minima traccia di paura, “fallo, Draco, fallo, puoi sconfiggerlo da solo, dobbiamo vincere Draco!”
C’era il suono di qualcuno che correva e si stava avvicinando.
Oh, sii razionale…
La voce nella testa di Draco suonò tremendamente simile a Harry Potter che dava lezioni.
… hai intenzione di lasciare che il tuo cervello rovini la tua vita?
Conseguenze, 1
Ci volle un certo sforzo a Daphne Greengrass per restare in silenzio, mentre Millicent Bulstrode raccontava nuovamente la storia nella sala comune delle ragazze Serpeverde (un posto accogliente e carino nei sotterranei che si dipanavano sotto il Lago di Hogwarts, con i pesci che nuotavano da ogni finestra, e divani su cui ti saresti potuta stendere, se l’avessi voluto). Per lo più perché, secondo l’opinione di Daphne, era una storia perfetta anche senza tutti i miglioramenti di Millicent.
“E poi?” rantolarono Flora e Hestia Carrow.
“Il generale Granger ha alzato lo sguardo su di lui”, disse Millicent in maniera drammatica, “e ha detto, `Draco! Devi lasciarmi andare! Non preoccuparti di me, Draco, ti prometto che starò bene!’ E cosa pensate che abbia fatto allora Malfoy?”
“Ha detto `Mai!’”, gridò Charlotte Wiland, “e l’ha stretta ancora più forte!”
Tutte le ragazze in ascolto eccetto Pansy Parkinson annuirono.
“No!” disse Millicent. “L’ha lasciata cadere. E poi è saltato in piedi e ha colpito il generale Potter. Fine”.
Ci fu una pausa di sbalordimento.
“È una cosa che non si fa!” disse Charlotte.
“Lei è una sanguemarcio”, disse Pansy, sembrando confusa. “Ovviamente l’ha lasciata andare!”
“Beh, allora Malfoy non avrebbe dovuto afferrarla, tanto per cominciare!” disse Charlotte. “Ma una volta che l’aveva afferrata, doveva resistere! Specialmente se di fronte ad un destino nefasto e vicino!” Tracey Davis, seduta vicino a Daphne, stava annuendo, completamente d’accordo.
“Non capisco perché”, disse Pansy.
“È perché non hai la più piccola briciola di romanticismo dentro di te”, disse Tracey. “Inoltre, non puoi semplicemente lasciar cadere una ragazza. Un ragazzo che lasciasse cadere una ragazza così… lascerebbe cadere chiunque. Lascerebbe cadere te, Pansy”.
“Che vuoi dire, lascerebbe cadere me?” disse Pansy.
Daphne non poté più resistere. “Tipo”, disse Daphne minacciosamente, “stai facendo colazione un giorno a tavola, e subito dopo, Malfoy lascia cadere te, e tu cadi dalla sommità di Hogwarts! Ecco che vuol dire!”
“Sì!” disse Charlotte. “Lui lascia cadere le streghe!”
“Sapete perché è caduta Atlantide?” disse Tracey. “Perché qualcuno come Malfoy l’ha lasciata cadere, ecco perché!”
Daphne abbassò la voce. “In effetti… e se fosse stato Malfoy a far scivolare Hermione, voglio dire il generale Granger, tanto per cominciare? E se avesse intenzione di far inciampare e cadere tutti i Nati babbani?”
“Vuoi dire – ?” ansimò Tracey.
“Esatto!” disse Daphne enfaticamente. “E se Malfoy fosse – l’erede di Scivolverde?”
“Il prossimo Inciampatore Oscuro!” disse Tracey.
Che era una battuta troppo bella perché tutte se la tenessero per sé, quindi entro sera era diffusa per tutta Hogwarts, e la mattina dopo era il titolo di apertura del Cavillo.
Conseguenze, 2
Hermione si assicurò di arrivare alla loro solita aula ben in anticipo quella sera, solo per poter stare da sola, in una sedia, leggendo placidamente un libro, quando Harry fosse arrivato.
Se c’era un modo qualunque in cui una porta potesse aprirsi cigolando in tono di scusa, fu quello il modo in cui la porta si aprì cigolando.
“Uhm”, disse la voce di Harry Potter.
Hermione continuò a leggere.
“Sono, uhm, piuttosto dispiaciuto, non volevo che tu cadessi davvero dal tetto o cose del genere…”
Era stata un’esperienza piuttosto divertente, in realtà.
“Io, ah… non ho molta esperienza nel chiedere scusa, mi getterò in ginocchio se vuoi, o ti comprerò qualcosa di costoso, Hermione non so come chiederti scusa, cosa posso fare, me lo dici?”
Lei continuò a leggere il libro in silenzio.
Non che lei avesse alcuna idea di come Harry potesse scusarsi.
In quel momento provava una sorta di strana curiosità riguardo a cosa sarebbe successo se avesse continuato a leggere il suo libro per un po’.