Giovedì 16 aprile 1992
La scuola era ormai quasi deserta, nove decimi degli studenti erano andati a casa per le vacanze di Pasqua, quasi tutti quelli che conosceva erano assenti. Susan era rimasta, la sua prozia era molto indaffarata, così come aveva fatto Ron per ragioni che ella non conosceva – forse la famiglia Weasley era tanto povera che nutrire tutti i figli per una settimana in più avrebbe causato uno sforzo notevole? Tutto si era risolto quasi per il meglio, poiché Ron e Susan erano proprio gli ultimi due rimasti ancora a parlare con lei. (Almeno tra quelli con cui volesse parlare a sua volta. Lavender era ancora carina con lei, e Tracey era, uhm, Tracey, ma con nessuna di loro era proprio rilassante passare un’ora libera; e in ogni caso, nessuna di loro due era rimasta per le vacanze di Pasqua.)
Se non poteva andare a casa – e non le era permesso andare a casa, ai suoi genitori era stato mentito ed era stato detto che aveva la lumilide – allora un Hogwarts semivuoto era la seconda cosa migliore.
Poteva persino recarsi in biblioteca senza che la gente la fissasse, poiché non vi erano lezioni e nessuno stava cercando di fare i compiti.
Sarebbe stato un errore pensare che Hermione vagasse abbattuta per i corridoi piangendo tutto il giorno. Oh, aveva pianto molto i primi due giorni, naturalmente, ma due giorni erano stati abbastanza. Nei libri che aveva preso a prestito da Harry c’erano delle parti che parlavano di quell’argomento, di come persino le persone che erano rimaste paralizzate a causa di incidenti automobilistici non erano minimamente infelici come si erano aspettate di essere, sei mesi dopo, proprio come i vincitori della lotteria non erano minimamente felici come si erano aspettati di essere. Le persone si abituavano, i loro livelli di felicità tornavano al punto di felicità iniziale, la vita andava avanti.
Un’ombra cadde sul punto in cui Hermione stava leggendo il proprio libro ed ella si girò di scatto, la bacchetta nascosta in grembo che si sollevò per puntare direttamente contro il viso sorpreso di –
“Scusa” disse Harry Potter, sollevando precipitosamente i palmi per mostrare la mano sinistra vuota, e la destra che reggeva una piccola borsa di velluto rosso. “Scusa. Non volevo spaventarti”.
Ci fu un silenzio terribile, i battiti del suo cuore che crebbero e i suoi palmi che iniziarono a sudare mentre Harry Potter la guardava e basta. Gli aveva quasi parlato, il primo mattino del resto della sua vita; ma quando era scesa a colazione, Harry Potter era sembrato stare così male – quindi non si era seduta a fianco a lui al tavolo per la colazione, aveva solo mangiato in silenzio nella sua piccola bolla con nessun altro seduto vicino a lei, ed era stato orribile, ma Harry non era venuto da lei, e… non aveva parlato con lui, da allora. (Non era difficile evitare tutti, se si restava fuori dalla sala comune Corvonero, e si usciva di corsa dalle aule prima che qualcuno ti potesse rivolgere la parola.)
E sin d’allora si era chiesta cosa Harry ormai pensasse di lei – se la odiasse per aver perso tutto il suo denaro – o se davvero fosse innamorato di lei e l’avesse fatto per questo – o se aveva abbandonato l’idea che ella reggesse il suo ritmo perché non poteva spaventare i Dissennatori – non poteva affrontarlo ora, semplicemente non poteva, passava notti senza sonno preoccupandosi di ciò che ora Harry pensasse di lei, e aveva paura, aveva evitato il ragazzo che aveva speso tutti i suoi soldi per salvarla, ed era una miserabile ingrata e orribile, e una persona terribile e –
Poi i suoi occhi guizzarono in basso, per vedere che Harry stava mettendo la mano nella borsa di velluto rosso e ne stava estraendo un dolce a forma di cuore, avvolto in una stagnola rossa, e il suo cervello si liquefò come cioccolato lasciato al sole.
“Volevo darti più spazio”, disse Harry Potter, “solo che stavo leggendo le teorie di Critch sull’edonica e su come addestrare il tuo piccione interno e su come piccoli riscontri immediati positivi e negativi controllano segretamente la maggior parte di ciò che facciamo nella realtà, e mi è venuto in mente che avresti potuto evitarmi perché vedermi ti faceva pensare a cose che sentivi come associazioni negative, e davvero non volevo che questo continuasse ancora senza fare qualcosa a proposito, così mi sono procurato un sacchetto di cioccolatini dai gemelli Weasley e ho intenzione di dartene uno ogni volta che mi vedi come rafforzamento positivo se per te va bene –”
“Respira, Harry”, disse Hermione senza pensarci.
Era la prima parola che gli aveva rivolto dal giorno del processo.
I due si fissarono l’un l’altra.
I libri li fissarono dagli scaffali là intorno.
Si fissarono ancora un po’ l’un l’altra.
“Dovresti mangiare il cioccolatino”, disse Harry, porgendo il dolcetto a forma di cuore come un biglietto di San Valentino. “A meno che il solo ricevere un cioccolatino ti faccia stare abbastanza bene da contare come rafforzamento positivo, nel qual caso probabilmente hai bisogno di mettertelo in tasca o cose simili”.
Sapeva che se avesse provato a parlare ancora non ci sarebbe riuscita, quindi non ci provò.
La testa di Harry sprofondò un po’. “Mi odi, ora?”
“No!” disse. “No, non devi pensare questo, Harry! È solo che – solo – solo tutto quanto!” Si accorse che la propria bacchetta era ancora puntata contro Harry, e l’abbassò. Stava cercando molto intensamente di non scoppiare in lacrime. “Tutto quanto!” ripeté, e non poté trovare niente di meglio da dire, sebbene fosse certa che Harry volesse chiederle di essere più specifica.
“Penso di capire”, disse cautamente Harry. “Cosa stai leggendo?”
Prima che potesse fermarlo, allora, Harry si piegò su tavolo della biblioteca per guardare il libro che stava leggendo, chinando la testa in avanti prima che ella potesse pensare di afferrare il libro –
Harry fissò la pagina aperta.
“I maghi più ricchi del mondo e come lo sono diventati”, Harry lesse il titolo del libro in cima alla pagina. “Numero sessantacinque, sir Gareth, proprietario di una compagnia di trasporti che vinse le guerre di spedizione del xix secolo… monopolio sugli o-ti-tre… capisco”.
“Suppongo che mi dirai che non ho bisogno di preoccuparmi di nulla e che ti occuperai di tutto, no?” Le venne fuori più duro di quanto avesse voluto, e provò un’altra fitta di colpa per essere una persona così terribile.
“Nah”, fece Harry, sembrando stranamente allegro. “Posso mettermi nei tuoi panni abbastanza bene da sapere che se tu avessi pagato un mucchio di soldi per salvare me, io cercherei di ripagarlo. Saprei che sarebbe ridicolo da un certo punto di vista, e cercherei comunque di ripagarlo tutto da solo. Non è possibile che non capisca questo, Hermione”.
Il viso di Hermione si contorse ed ella percepì dell’umidità agli angoli dei propri occhi.
“Un avvertimento, però”, continuò Harry, “potrei risolvere il problema del debito con Lucius Malfoy io stesso se dovessi scoprire un modo prima di te, è più importante mettere le cose a posto immediatamente che determinare chi di noi due le mette a posto. Qualcosa di interessante fin’ora?”
Tre quarti di lei stavano correndo in circolo e si stavano schiantando contro gli alberi mentre cercava di comprendere le implicazioni di tutto ciò che Harry aveva appena detto (la rispettava davvero in quanto eroina? o significava che pensava che non potesse farcela da sola?) e nel frattempo una parte molto più giudiziosa di Hermione aprì il libro a pagina 37 dove c’era la voce più promettente che avesse visto fino a quel momento (sebbene nella sua immaginazione l’avrebbe attuata da sola e avrebbe preso Harry completamente di sorpresa) –
“Ho pensato che questo sembrasse abbastanza interessante”, disse la sua voce.
“Numero quattordici, `Crozier’, vero nome sconosciuto”, lesse Harry. “Uau, quello è… il più sgargiante cappello a cilindro a scacchi che abbia mai visto. Ricchezza, almeno seicentomila galeoni… ovvero circa trenta milioni di sterline, non abbastanza da rendere famoso un Babbano, ma abbastanza per la più piccola popolazione dei maghi, credo. Ritenuto essere uno pseudonimo moderno del Nicholas Flamel vecchio di seicento anni, l’unico mago conosciuto a riuscire nella procedura alchemica incredibilmente difficile per la creazione della Pietra filosofale, che permette la trasformazione di metalli vili in oro o argento come pure… l’Elisir di lunga vita che prolunga indefinitamente la giovinezza e la salute dell’utilizzatore… Uhm, Hermione, questo sembra chiaramente falso”.
“Ho letto altri riferimenti a Nicholas Flamel”, disse Hermione. “Ascesa e declino delle Arti Oscure dice che addestrò segretamente Silente per resistere a Grindelwald. Ci sono molti libri che prendono la storia sul serio, non solo questo… pensi che sia troppo bello per essere vero?”
“No, naturalmente no”, disse Harry. Tirò fuori la sedia vicina a quella di lei, avvicinandola al piccolo tavolo, e le si sedette a fianco nel suo solito posto alla sua destra, come se non se ne fosse mai andato; ella dovette soffocare un gemito in gola. “L’idea di `troppo bello per essere vero’ non è un ragionamento causale, l’universo non controlla se il risultato delle equazioni è `troppo bello’ o `troppo brutto’ prima di permetterlo. La gente pensava che gli aeroplani e i vaccini contro il vaiolo fossero troppo belli per essere veri. I Babbani hanno trovato modi di viaggiare verso le altre stelle senza neppure usare la magia, e tu e io possiamo usare le nostre bacchette per fare cose che i fisici babbani pensano che siano letteralmente impossibili. Non so neppure immaginare cosa potremmo escludere che le vere leggi della magia possano essere in grado di fare”.
“Qual è il problema, allora?” disse Hermione. La sua voce risuonò più normale ora, alle sue orecchie.
“Beh…” fece Harry. Il ragazzo allungò la mano oltre il suo braccio disteso, le vesti di lui che sfiorarono quelle di lei, e picchiettò sull’illustrazione dell’artista raffigurante una pietra rossa sinistramente luminosa che sgocciolava un liquido scarlatto. “Il primo problema è che non c’è alcuna ragione logica per cui lo stesso artefatto dovrebbe essere capace di trasformare il piombo in oro e produrre un elisir che mantenga giovani. Mi chiedo se ci sia un nome ufficiale per questo in letteratura? Tipo `effetto centodieci percento’, forse? Siccome tutti possono vedere un fiore, non puoi cavartela se dici che i fiori hanno le dimensioni delle case. Ma se sei in una setta ufologica, poiché nessuno può comunque vedere la nave-madre aliena, puoi dire che ha le dimensioni di una città, o le dimensioni della Luna. Le cose osservabili devono essere vincolate dalle prove, ma quando qualcuno inventa una storia, può rendere la storia tanto esagerata quanto gli pare. Così la Pietra filosofale ti concede una quantità infinita di oro e la vita eterna, non perché vi sia una singola scoperta magica che produrrebbe entrambi questi effetti, ma perché qualcuno si è inventato una storia su di una cosa supermitica”.
“Harry, ci sono tante cose nella magia che non sono ragionevoli.”
“Concesso. Ma Hermione, il secondo problema è che neppure i maghi sono abbastanza folli da trascurare con naturalezza le implicazioni di questo. Tutti cercherebbero di riscoprire la formula della Pietra filosofale, nazioni intere tenterebbero di catturare il mago immortale e ottenere da lui il segreto –”
“Non è un segreto”. Hermione girò la pagina, mostrando a Harry i diagrammi. “Le istruzioni sono proprio alla pagina successiva. Semplicemente è così difficile che solo Nicholas Flamel l’ha fatto”.
“Allora intere nazioni cercherebbero di rapire Flamel e obbligare lui a produrre altre Pietre. Dai, Hermione, persino i maghi non sentirebbero parlare di immortalità e, e”, Harry Potter fece una pausa, la sua eloquenza che apparentemente l’aveva tradito, “e tirerebbero dritto indifferenti. Gli esseri umani sono folli, ma non sono così folli!”
“Non tutti pensano nel modo in cui lo fai tu, Harry”. Egli aveva ragione, ma… quanti diversi riferimenti a Nicholas Flamel aveva incontrato? Oltre a Maghi più ricchi del mondo e Ascesa e declino delle Arti Oscure, c’erano stati anche Storie di epoche moderatamente antiche e Biografie dei giustamente famosi…
“Va bene allora, il professor Quirrell avrebbe rapito questo Flamel. È quello che una persona malvagia o una persona buona o semplicemente una persona egoista farebbe se avesse un po’ di buon senso. Il Professore di Difesa conosce molti segreti e non si farebbe mancare questo”. Harry sospirò e guardò in alto; ella seguì il suo sguardo, ma apparentemente stava solo guardando la biblioteca in generale, le file e file e file di librerie. “Non voglio scombinare il tuo progetto”, disse Harry, “e certamente non voglio scoraggiarti, ma… Onestamente, Hermione, non sono sicuro che troverai alcuna buona idea per fare i soldi in un libro simile. Come quella vecchia storiella di un economista che vede una banconota da venti sterline per strada, e non si preoccupa di raccoglierla, perché se fosse stata vera, qualcun altro l’avrebbe già raccolta. Ogni modo di fare molto denaro che tutti conoscono al punto che è in libri come questo… capisci cosa intendo dire? Non è possibile che tutti facciano mille galeoni al mese in tre facili passi, o tutti quanti lo farebbero”.
“E allora? Questo non fermerebbe te”, disse Hermione, la sua voce che si irruvidì di nuovo. “Tu fai cose impossibili di continuo, scommetto che hai fatto qualcosa di impossibile la scorsa settimana e non ti sei preso la briga di dirlo a nessuno”.
(Ci fu una leggera pausa, che, se la signorina Granger l’avesse saputo, sarebbe stata esattamente della lunghezza di cui l’avresti fatta se avessi combattuto e vinto contro Malocchio Moody esattamente otto giorni prima.)
“Non negli ultimi sette giorni, no”, disse Harry. “Ascolta… una parte del trucco per fare l’impossibile è essere selettivi a proposito di quali impossibilità sfidare, e provare solo quando hai un vantaggio speciale. Se in questo libro c’è un modo di fare soldi che sembra difficile per un mago, ma facile se possiamo usare il vecchio Mac Plus di Papà, allora abbiamo un piano”.
“Questo lo so, Harry”, disse Hermione, la sua voce che vacillò solo un po’. “Stavo cercando di vedere se ci fosse qualcosa qui che potessi capire come fare. Pensavo, forse la parte difficile del fare una Pietra filosofale era che il circolo alchemico dovesse essere super preciso, e avrei potuto disegnarlo correttamente usando un microscopio babbano –”
“Questo è geniale, Hermione!” Il ragazzo estrasse rapidamente la sua bacchetta, disse “Quietus”, e poi continuò dopo che i piccoli rumori dei libri più chiassosi si furono spenti. “Anche se la Pietra filosofale fosse solo un mito, lo stesso trucco potrebbe funzionare per altre alchimie difficili –”
“Beh, non può funzionare”, disse Hermione. Era volata dall’altra parte della biblioteca per consultare l’unico libro di alchimia che non fosse nella Sezione Riservata. E poi – ricordò la delusione devastante, tutta l’improvvisa speranza che si era dissipata come nebbiolina. “Perché tutti i circoli alchemici devono essere disegnati `con la finezza di un capello di bambino’, non è più fine per alcune alchimie che per altre. E i maghi hanno gli Omnioculari, e non ho sentito parlare di alcun incantesimo in cui si usano gli Omnioculari per ingrandire le cose e farle in maniera esatta. Avrei dovuto capirlo!”
“Hermione”, disse Harry seriamente, mentre iniziò a scavare nuovamente nel borsellino di velluto rosso, “non punirti quando un’idea brillante non funziona. Devi passare per parecchie idee fallate prima di trovarne una che potrebbe funzionare. E se mandi al tuo cervello un riscontro negativo accigliandoti quando pensi a un’idea sbagliata, invece di comprendere che suggerire idee è un comportamento positivo da parte del tuo cervello che merita incoraggiamento, presto non avrai più nessuna idea”. Harry mise due cioccolatini a forma di cuore a fianco al libro. “Ecco, prendi un altro cioccolatino. Oltre a quello di prima, voglio dire. Questo è per rinforzare il tuo cervello per aver generato una possibile buona strategia”.
“Suppongo tu abbia ragione”, disse Hermione a bassa voce, ma non toccò il cioccolatino. Iniziò a girare le pagine fino alla 167, dove stava leggendo prima che Harry fosse entrato.
(Hermione Granger non aveva bisogno di segnalibri, ovviamente.)
Harry si era leggermente chinato in avanti, la sua testa che toccava quasi quella di lei, osservando le pagine mentre ella le girava, come se fosse in grado di racimolare informazioni preziose gettando un’occhiata alla pagina per solo un quarto di secondo. La colazione era stata non molto tempo prima, ed ella poteva chiaramente identificare, dal tenue aroma del suo respiro, che per dolce Harry aveva mangiato un budino alla banana.
Harry parlò ancora. “Detto ciò… e per favore prendilo come un rafforzamento positivo… hai davvero provato a inventare un modo per produrre immortalità in massa in modo che io potessi saldare il mio debito con Lucius Malfoy?”
“Sì”, disse con una voce ancora più bassa. Anche quando provava a pensare come Harry, sembrava che non ci avesse ancora fatto la mano. “E tu cosa hai fatto tutto questo tempo, Harry?”
Harry fece una faccia disgustata. “Ho cercato di raccogliere prove sul mistero `Chi ha incastrato Hermione Granger’”.
“Io…” Hermione alzò lo sguardo verso Harry. “Non dovrei… cercare di risolvere il mio mistero?” Non era stato il suo primo pensiero, la sua prima priorità, ma ora che Harry l’aveva menzionato…
“Non funzionerebbe in questo caso”, disse Harry solennemente. “Ci sono troppe persone che parleranno con me e non con te… e inoltre mi dispiace dire che alcune di loro mi hanno fatto promettere di non parlare con nessun altro. Scusami, non penso che tu possa essere molto d’aiuto in questo”.
“Va bene, credo”, disse Hermione plumbea. “Bene. Fai tutto tu. Raccogli tutti gli indizi e parla a tutti i sospettati mentre io me ne sto semplicemente qui in biblioteca. Fammi sapere quando si scopre che è stato il professor Quirrell a farlo”.
“Hermione…” disse Harry. “Perché è così importante chi fa cosa? Non dovrebbe essere più importante risolvere il tutto, che chi lo risolve?”
“Credo tu abbia ragione”, rispose Hermione. Alzò le mani per premerle sugli occhi. “Credo che non importi più. Tutti penseranno – so che non è colpa tua, Harry, tu sei – tu sei stato Buono, tu sei stato un perfetto signore – ma indipendentemente da quello che farò ora, penseranno tutti che io sia semplicemente – qualcuno che tu devi salvare”. Fece una pausa, e disse, con la voce tremante, “E forse hanno ragione, Harry”.
“Aspetta, aspetta, fermati un secondo –”
“Non posso spaventare i Dissennatori. Posso prendere Eccezionale in Incantesimi, ma non posso spaventare i Dissennatori.”
“Io ho un misterioso lato oscuro!” sibilò Harry, dopo che la sua testa si era girata a controllare la biblioteca. (C’era un ragazzo in un angolo lontano, che di tanto in tanto effettivamente guardava nella loro direzione, ma sarebbe stato troppo lontano per sentire qualcosa anche senza la Barriera Quietus.) “Ho un misterioso lato oscuro che certamente non è un bambino, e chissà quale altra roba magica accade nella mia testa – il professor Quirrell ha affermato che divento chiunque io creda di essere – questo è barare, non capisci, Hermione? C’è una disposizione presa dall’amministrazione della scuola e di cui non posso parlare, che fa sì che ogni giorno il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto possa avere più tempo per studiare. Io sto barando e tu mi stai comunque battendo a lezione di Incantesimi. Io – probabilmente non sono – il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto probabilmente non è neppure qualcosa che si possa correttamente chiamare un bambino – e tu stai comunque competendo con lui. Non capisci, se non fosse che le persone fanno attenzione a me, sembreresti la strega più potete da un secolo a questa parte? Quando puoi combattere tre bulli più grandi e vincere?”
“Non lo so”, disse, premendosi le mani nuovamente sugli occhi, la sua voce vacillante. “Tutto ciò che so è che – anche se tutto questo fosse vero – nessuno mi vedrà più in quanto me stessa, mai più”.
“Va bene”, disse Harry dopo un po’. “Capisco cosa vuoi dire. Invece del famoso gruppo di ricerca Potter-e-Granger, ci saranno Harry Potter e la sua assistente di laboratorio. Uhm… ecco un’idea. Che ne pensi se io non mi concentrassi sul fare denaro per un po’? Voglio dire, il debito non va in pagamento finché non mi diplomo da Hogwarts. Così puoi farlo da sola e mostrare al mondo che ne sei ancora capace. E se strada facendo svelassi simultaneamente il segreto dell’immortalità, tanto di guadagnato”.
Il pensiero che Harry facesse affidamento su di lei per trovare una soluzione sembrava… come un peso di responsabilità schiacciante da scaricare su di una povera e traumatizzata ragazza dodicenne, e voleva abbracciarlo per averle offerto un modo per ristabilire il proprio auto-rispetto in quanto eroina, ed era ciò che meritava per essere stata una persona orribile e aver sempre parlato bruscamente con Harry, quando per tutto il tempo egli era stato per lei un amico più sincero di quanto ella non fosse mai stata per lui, ed era un bene che egli pensasse che ella poteva fare delle cose, e…
“C’è qualche sorprendente cosa razionale che fai quando la tua mente sta correndo in tante direzioni differenti?” riuscì a chiedere.
“Il mio approccio generalmente consiste nell’identificare i differenti desideri, dare loro dei nomi, pensare a loro come a individui separati, e lasciare che discutano all’interno della mia testa. Fin’ora quelli persistenti e principali sono i miei lati Tassofrasso, Corvonero, Grifondoro e Serpeverde, il mio Critico Interiore, e le mie copie simulate di te, Neville, Draco, della professoressa McGonagall, del professor Flitwick, del professor Quirrell, di Papà, Mamma, Richard Feynman e Douglas Hofstadter”.
Hermione valutò l’idea di provarlo prima che il suo Buon senso l’avvisasse che sarebbe potuta essere una cosa pericolosa da fingere. “C’è una copia di me nella tua testa?”
“Ovviamente c’è!” disse Harry. Il ragazzo sembrò improvvisamene un po’ più vulnerabile. “Vuoi dire che non c’è una copia di me che vive nella tua testa?”
C’era, comprese; e non solo quello, parlava nell’esatta voce di Harry.
“È piuttosto inquietante ora che ci penso”, disse Hermione. “Ho davvero una copia di te che vive nella mia testa. Mi sta parlando proprio ora usando la tua voce, sostenendo che questo è perfettamente normale”.
“Bene”, disse seriamente Harry. “Voglio dire, non vedo come le persone potrebbero essere amiche senza di questo”.
Riprese a leggere il proprio libro, allora, Harry apparentemente contento di guardare le pagine da sopra la spalla di lei.
Era arrivata fino al numero settanta, Katherine Scott, che apparentemente aveva inventato un modo di trasformare piccoli animali in crostatine al limone, quando finalmente mise assieme il coraggio di parlare.
“Harry?” disse. (Si stava allontanando un po’ da lui, in quel momento, sebbene non se ne fosse accorta.) “Se c’è una copia di Draco Malfoy nella tua testa, significa che sei amico di Draco Malfoy?”
“Beh…” disse Harry. Sospirò. “Sì, avevo comunque intenzione di parlartene. Vorrei quasi avertene parlato prima. Ad ogni modo, come posso metterla… che lo stavo corrompendo?”
“Che vuol dire corrompendo?”
“Tentandolo verso il Lato Luminoso della Forza.”
La bocca di lei rimase aperta.
“Sai, come l’Imperatore e Dart Fener, solo al contrario.”
“Draco Malfoy. Harry, hai la minima idea –”
“Sì.”
“– del genere di cose che Malfoy ha detto su di me? Quello che ha detto che mi avrebbe fatto, non appena ne avesse avuto la possibilità? Non so cosa abbia detto a te, ma Daphne Greengrass mi ha detto ciò che Malfoy dice quando è in Serpeverde. È indicibile, Harry! È indicibile nel senso completamente letterale che non posso ripeterlo ad alta voce!”
“Quando è stato? All’inizio dell’anno? Daphne ti ha detto quando è successo?”
“No. Perché non è importante quando, Harry. Chiunque dica cose simili – come le ha dette Malfoy – non può essere una persona buona. Non importa cosa l’hai tentato a fare, è ancora una persona marcia, perché in ogni caso una persona buona non farebbe mai –”
“Ti sbagli”, disse Harry, guardandola dritta negli occhi. “Posso immaginare cosa Draco abbia minacciato di farti, perché la seconda volta che l’ho incontrato, parlò di farlo a una bambina di dieci anni. Ma non capisci, il giorno in cui Draco Malfoy è arrivato a Hogwarts, aveva passato la sua intera vita allevato da dei Mangiamorte. Sarebbe stato necessario un intervento sovrannaturale affinché lui avesse la tua moralità dato il suo ambiente –”
Hermione stava energicamente scuotendo la testa. “No, Harry. Nessuno deve dirti che far soffrire la gente è sbagliato, non è qualcosa che non fai perché l’insegnante dice che non è permesso, è qualcosa che non fai perché – perché puoi capire quando la gente soffre, non lo sai, Harry?” La sua voce stava tremando, ora. “Non è – non è una regola che la gente rispetta come rispetta le regole dell’algebra! Se non puoi capirlo, se non puoi sentirlo qui”, la sua mano che batté al centro del suo petto, non proprio dove era collocato il suo cuore, ma non era importante perché in realtà il tutto si svolgeva comunque nel suo cervello, “allora semplicemente non ce l’hai!”
Le venne il pensiero, allora, che Harry potesse non averlo.
“Ci sono libri di storia che non hai letto”, disse Harry pacatamente. “Ci sono libri che non hai ancora letto, Hermione, e che potrebbero darti una prospettiva. Alcuni secoli fa – penso che fosse certamente diffuso ancora nel diciassettesimo secolo – era un divertimento popolare nei villaggi prendere un cesto di vimini, o un sacco, con dozzine di gatti vivi dentro, e –”
“Fermati.”
“– arrostirlo su di un falò. Giusto un normale festeggiamento. Un tranquillo e sano divertimento. E questo devo concederglielo, era un divertimento più sano che bruciare le donne che credevano fossero delle streghe. Perché il modo in cui le persone sono fatte, Hermione, il modo in cui le persone sono fatte per sentirsi dentro –” Harry mise una mano sul proprio cuore, nella posizione anatomicamente corretta, poi si fermò e mosse la mano per indicare verso la sua testa all’incirca al livello delle orecchie, “– è che soffrono quando vedono soffrire i loro amici. Qualcuno all’interno del loro circolo di interessi, un membro della loro tribù. Quel sentimento ha un interruttore per spegnerlo, un interruttore per spegnerlo etichettato `nemico’ o `straniero’ o talvolta anche solo `sconosciuto’. È così che sono le persone, se non imparano altrimenti. Allora no, non dimostra che Draco Malfoy fosse disumano o anche insolitamente malvagio, se è cresciuto credendo che fosse divertente far soffrire i suoi nemici –”
“Se credi a questa cosa”, disse con voce malferma, “se puoi crederlo, allora sei malvagio. Le persone sono sempre responsabili di ciò che fanno. Non importa ciò che gli altri ti dicono di fare, sei tu quello che lo fa. Tutti lo sanno –”
“No, non lo sanno! Sei cresciuta in una società successiva alla Seconda guerra mondiale in cui `Ztavo zolo ezecuento ortini’ è qualcosa che tutti sanno che dicevano i cattivi. Nel quindicesimo secolo l’avrebbero chiamata onorevole sudditanza”. La voce di Harry si stava alzando. “Pensi di essere, di essere geneticamente migliore di tutti quelli che vissero allora? Che se fossi stata trasportata nella Londra del quindicesimo secolo da bambina, avresti capito da sola che bruciare gatti era sbagliato, bruciare streghe era sbagliato, la schiavitù era sbagliata, che ogni essere senziente doveva far parte del tuo circolo di interessi? Pensi che avresti finito di capire tutto questo entro il primo giorno che fossi andata a Hogwarts? Nessuno ha mai detto a Draco che era personalmente responsabile di diventare più morale della società in cui è cresciuto. E malgrado ciò, gli ci sono voluti solo quattro mesi per arrivare al punto in cui avrebbe afferrato una Nata babbana che stesse cadendo da un edificio”. Gli occhi di Harry erano più feroci di quanto ella avesse mai visto. “Non ho finito di corrompere Draco Malfoy, ma penso che abbia fatto molta strada fin’ora”.
Il problema di avere una memoria così buona era che ricordava davvero.
Ricordava Draco Malfoy che le stringeva il polso, così fortemente che in seguito avrebbe avuto un livido, mentre ella stava cadendo dal tetto di Hogwarts.
Ricordava Draco Malfoy che l’aiutava ad alzarsi, dopo quella misteriosa fattura che l’aveva mandata a inciampare nel piatto di cibo del Capitano di Quidditch di Serpeverde.
E ricordava – in effetti era la ragione per cui aveva inizialmente sollevato l’argomento – cosa aveva provato quando aveva sentito la testimonianza sotto Veritaserum di Draco Malfoy.
“Perché non mi hai detto nulla di tutto questo?” chiese Hermione, e malgrado il suo sforzo, la sua voce salì di tono. “Se l’avessi saputo –”
“Non era un mio segreto che potessi rivelarti. Era Draco quello che sarebbe stato in pericolo, se suo padre l’avesse scoperto.”
“Non sono stupida, signor Potter. Qual è la vera ragione per cui non me l’hai detto, e cosa stava facendo veramente col signor Malfoy?”
“Ah. Beh…” Harry interruppe il contatto visivo con lei, e abbassò lo sguardo sul tavolo della biblioteca.
“Draco Malfoy ha detto agli Auror sotto Veritaserum che voleva sapere se poteva battermi, così mi ha sfidato a un duello per metterlo alla prova empiricamente. Quelle furono le sue esatte parole secondo la trascrizione.”
“Giusto”, disse Harry, ancora senza incrociare il suo sguardo. “Hermione Granger. Ovviamente avrebbe ricordato le esatte parole. Non importa se è incatenata alla sedia, sotto processo per omicidio dinanzi all’intero Wizengamot –”
“Cosa stavi facendo veramente con Draco Malfoy?”
Harry provò imbarazzo, e disse, “Probabilmente non proprio quello che stai pensando, ma…”
L’orrore crebbe sempre di più dentro di lei, e infine si liberò.
“Stavi facendo della scienza con lui?”
“Beh –”
“Stavi facendo della scienza con lui? Dovevi fare della scienza con me!”
“Non è così! Non è che stavo facendo della vera scienza con lui! Stavo solo, come dire, insegnandogli qualche innocuo frammento di scienza babbana, come la fisica elementare con l’algebra e cose simili – non è che stavo compiendo della ricerca magica originale con lui, come facevo con te –”
“E suppongo che tu non abbia neppure parlato a lui di me?”
“Uhm, ovviamente no?” disse Harry. “Ho fatto scienza con lui da ottobre, e non era esattamente pronto a sentir parlare di te all’epoca –”
L’inesprimibile sensazione di tradimento stava crescendo sempre di più dentro di lei, prendendo il controllo di tutto, la sua voce che saliva di volume, i suoi occhi fiammeggianti, il suo naso che era certa stesse per iniziare a colare, il bruciore in gola. Si spinse in piedi dal tavolo e fece un passo all’indietro, per guardar meglio in basso verso il suo traditore, e la sua voce fu quasi stridula quando gridò, “Questo non va bene! Non puoi fare scienza con due persone contemporaneamente!”
“Ehm –”
“Voglio dire, non puoi fare scienza con due persone diverse e non dir loro nulla l’una dell’altra!”
“Ah…” disse Harry cautamente. “Ci ho pensato, e ho avuto molta cura a non mischiare la tua ricerca con niente che facessi con lui –”
“Hai avuto molta cura”. L’avrebbe sibilato, se avesse contenuto delle esse.
Harry alzò una mano e si frizionò i capelli disordinati, e in qualche modo quello le fece desiderare di gridare contro di lui ancora di più. “Signorina Granger”, disse Harry, “penso che questa conversazione sia diventata metaforica a un livello che è, uhm…”
“Cosa?” gli strillò contro, a pieni polmoni all’interno della loro barriera Quietus.
Poi capì e divenne così rossa che se avesse avuto un livello adulto di potere magico i suoi capelli avrebbero preso fuoco spontaneamente.
L’altro solitario avventore nella biblioteca, il ragazzo Corvonero seduto al lato opposto, stava fissando entrambi con occhi sgranati mentre faceva un tentativo piuttosto triste di nasconderlo tenendo un libro proprio sotto al suo volto.
“Giusto”, disse Harry con un piccolo sospiro. “Allora, tenendo fermamente a mente che è stata solo una cattiva metafora, e che i veri scienziati collaborano l’uno con l’altro di continuo, non penso che fosse un tradimento. Spesso gli scienziati non parlano dei progetti su cui lavorano. Tu e io stiamo facendo una ricerca che stiamo mantenendo segreta, e c’erano ragioni per non parlarne a Draco Malfoy in particolare – non sarebbe rimasto più con me, all’inizio, se avesse saputo che ero tuo amico e non tuo rivale. E sarebbe stato Draco quello in pericolo se avessi parlato a chiunque altro di lui –”
“È davvero tutto qui? Davvero, Harry? Non volevi farci sentire entrambi speciali, come se fossimo gli unici con cui volevi stare e gli unici che potevano stare con te?”
“Non è per questo che io –”
Harry si fermo.
Harry la guardò.
Tutto il sangue stava risalendo di corsa al suo volto, probabilmente sarebbe dovuto uscire del vapore dalle sue orecchie, che a sua volta avrebbe dovuto fondere la sua testa con la carne liquida che avrebbe dovuto colare lungo il suo collo, mentre ella comprese cosa aveva appena detto.
Harry la stava fissando con un terrore crescente e assoluto.
“Insomma…” disse con una voce piuttosto acuta, “è che… oh, non lo so, Harry! È davvero solo una metafora? Quando un ragazzo spende centomila galeoni per salvare una ragazza da un certo destino, lei è autorizzata a chiedersi qualcosa, non pensi? È come ricevere dei fiori, solo, capisci, solo ancora di più –”
Harry si spinse in piedi dalla scrivania e fece un passo barcollante all’indietro, mentre sollevava le braccia per negare freneticamente. “Non è per questo che l’ho fatto! L’ho fato perché siamo amici!”
“Solo amici?”
Il respiro di Harry Potter iniziò a salire verso l’iperventilazione. “Grandissimi amici! Amici extra-speciali, persino! Amici per sempre, forse! Ma non quel genere di amici!”
“È davvero così terrificante pensarci?” disse con un’esitazione nella voce. “Voglio dire – non sto dicendo che io sono innamorata di te, ma –”
“Oh, no? Grazie al cielo”. Harry alzò la manica della sua veste e si asciugò la fronte. “Ascolta, Hermione, ti prego di non fraintendere, sono sicuro che tu sia una persona meravigliosa –”
Ella fece un passo traballante all’indietro.
“– ma – anche con il mio lato oscuro –”
“Si tratta di questo?” disse Hermione. “Ma io – io non –”
“No, no, voglio dire, ho un misterioso lato oscuro e probabilmente altra strana roba magica in azione, tu sai che non sono un bambino normale, non veramente –”
“Va bene non essere normali”, disse, sentendosi sempre più disperata e confusa. “A me va bene –”
“Ma anche con tutta quella strana roba magica che mi lascia essere più adulto di quanto dovrei essere, non sono ancora passato per la pubertà e non ci sono ormoni nel mio sangue e il mio cervello è fisicamente incapace di innamorarsi di qualcuno. Quindi non sono innamorato di te! Non posso essere innamorato di te! Per quanto ne so a questo punto, tra sei mesi il mio cervello si sveglierà e deciderà di innamorarsi del professor Snape! Ehm, posso dedurre da questo che tu sei passata per la pubertà?”
“Eep”, fece Hermione con un sono acuto. Ondeggiò sul posto, e un momento dopo Harry stava correndole a fianco e la stava aiutando a sedersi per terra, sorreggendo il suo corpo con mani salde.
Il fatto era che aveva barcollato fino all’ufficio della professoressa McGonagall a dicembre, non completamente sorpresa perché aveva fatto le sue letture, ma comunque piuttosto nauseata ed era stato con grosso sollievo che aveva imparato che le streghe avevano degli Incantesimi per gestire gli inconvenienti e che cosa stava facendo Harry chiedendo a una povera e innocente ragazza una domanda come quella –
“Ascolta, sono dispiaciuto”, disse freneticamente Harry. “Davvero non volevo dire la maggior parte di quello che ho detto nel modo in cui è suonato! Sono sicuro che chiunque guardasse la situazione dall’esterno e offrisse delle quote per le scommesse su chi infine sposerò assegnerebbe una probabilità più alta a te che a chiunque altro a cui riesca a pensare –”
La sua intelligenza, che aveva appena iniziato a ricomporsi, esplose immediatamente in fuoco e fiamme.
“– sebbene non necessariamente una probabilità più alta del cinquanta per cento, voglio dire, da un punto di vista esterno ci sono molte altre possibilità, e chi mi piace prima di raggiungere la pubertà probabilmente non è così fortemente indicativo di chi mi starà accanto sette anni dopo – e non voglio che suoni come se stessi promettendo qualcosa –”
La sua gola stava producendo qualche genere di suono acuto e non stava davvero ascoltando quali fossero con precisione. Tutto il suo universo si era ristretto alla terribile, terribile voce di Harry.
“– e inoltre ho letto della psicologia evoluzionista, e, beh, ci sono tutti questi suggerimenti che un uomo e una donna che vivono per sempre felici possa essere più l’eccezione che la regola, e che nelle tribù di cacciatori-raccoglitori si trattava più spesso di restare insieme per due o tre anni per allevare un figlio durante le sue fasi più vulnerabili – e, voglio dire, considerando quante persone sono finite per essere orribilmente infelici nei matrimoni tradizionali, sembra che possa essere il genere di cosa che necessita di una qualche intelligente revisione – specialmente se trovassimo davvero l’immortalità –”
Tano Wolfe, Corvonero del quinto anno, si alzò lentamente dal suo tavolo, da cui aveva appena visto Granger fuggire dalla biblioteca, singhiozzante. Non era stato in grado di ascoltare la discussione, ma era stata chiaramente una di quelle.
Lentamente e con le ginocchia tremanti, Tano si avvicinò al Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, che stava guardando nella direzione delle porte della biblioteca, ancora vibranti per la forza con cui erano state chiuse.
Tano non voleva tanto farlo, ma Harry Potter era stato Smistato in Corvonero. Il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto era, tecnicamente, suo compagno Corvonero. E quello significava che c’era un Codice.
Il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto non disse nulla mentre Tano si avvicinava, ma il suo sguardo non era amichevole.
Tano deglutì, appoggiò una mano sulla spalla di Harry Potter, e recitò, la voce che gli si incrinò appena, “Streghe! Valle a capire, eh?”
“Togli la mano prima che la getti fuori nelle tenebre.”
Le porte della biblioteca si aprirono di botto nella scia di un’altra partenza.