Capitolo 89 Tempi stretti, parte II

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

Gelidi fuochi blu si avvinghiavano al pavimento in piccoli ammassi, circondando una pozza fiammeggiante che sembrava ardere di un blu più letale, e più rovente.
In uno stretto cerchio le mattonelle di marmo erano state bruciate e frantumante da un qualche incantesimo esplosivo che solo la più prodigiosa delle streghe del primo anno avrebbe potuto lanciare, con l’ultima delle sue forze.
Sulla terrazza, ancora in movimento sotto la luce solare diretta, stava una grande creatura bitorzoluta di uno spento grigio-granito. Il corpo come un macigno, con appollaiata sulla sommità una piccola testa calva simile a una pietra, corte gambe spesse come tronchi d’albero con piedi piatti e cornuti. Una mano reggeva un’enorme clava di pietra, tanto lunga e larga quanto un essere umano adulto, e l’altra mano reggeva
I gemelli Weasley gridarono.
Il Patronus di Harry andò in frantumi.
Il troll grugnì e si girò per fronteggiarli, lasciando cadere
nella pozza rossa che gli si era allargata sotto i piedi, sollevando in alto la sua clava.
Poi un Weasley gridò un incantamento e la clava fu strappata dalla mano del troll, mandata a picchiare contro la sua faccia così forte che spinse il troll a ripercorrere all’indietro uno dei suoi passi, un colpo che avrebbe potuto uccidere un Babbano. Il troll emise un muggito di rabbia, il suo naso schiacciato e macchiato di sangue, e poi il naso si raddrizzò di nuovo, rigenerato. Il troll fece per afferrare con entrambe le mani la clava, che si lanciò via nell’aria ma evitò solo per un capello la presa.
“Portatelo via, tenetelo lontano da me”, disse una voce.
La clava levitata si allontanò dal troll, spostandosi dalla terrazza al piano aperto sotto il soffitto; e il troll compì un lungo e prodigioso salto che mise quasi la clava nelle sue mani. Poi il troll compì un altro lungo salto mentre la clava si muoveva di lato; e il manico di scopa avanzò e Harry saltò giù e corse verso il luogo dove Hermione Granger giaceva in una pozza del proprio sangue con le gambe mangiate via fino alla parte superiore delle cosce.
Le mani di Harry scartarono il pacchetto di guarigione estratto dalla borsa, afferrarono uno dei lacci emostatici auto-serranti, lo avvolsero attorno a un moncone lacero e segnato dai denti, per un istante scivolarono nel sangue, non tremarono, alle sue mani non era concesso tremare. Quando il laccio emostatico formò un anello completo si strinse strettamente e altro sangue fuoriuscì, ma poi il sanguinamento si fermò su quel moncone di coscia, e Harry si dedicò all’altro. Parte della sua mente stava gridando, gridando, gridando e anche la parte di lui che raccoglieva l’altro laccio emostatico auto-serrante la sentì, ma anche quello non era concesso.
I due gemelli Weasley stavano urlando incantesimi, uno dopo l’altro in un lancio a ripetizione che avrebbe fatto perdere i sensi a Harry in sessanta secondi, talvolta i gemelli gridavano due incantesimi simultaneamente in perfetta coordinazione, ma la maggior parte degli incantesimi si arrestava con inoffensivi scrosci di scintille contro la pelle del troll. Mentre l’altro laccio emostatico si stringeva in un altro fiotto di sangue, Harry alzò lo sguardo verso un “Diffindo!” / “Reducto!” che fece esplodere i vulnerabili occhi del troll in getti gemelli di umor vitreo, ma il troll si limitò a muggire ancora una volta, i suoi occhi che si stavano già rigenerando.
Fuoco e acido!” gridò Harry. “Usate fuoco o acido!
Fuego!” / “Incendio!” udì Harry, ma non stava guardando, stava prendendo la siringa di liquido arancione luminescente che era la pozione di ossigenazione, spingendola nel collo di Hermione in quella che Harry sperava essere l’arteria carotidea, per tenere in vita il suo cervello anche se i suoi polmoni o il suo cuore si fossero fermati, fintanto che il suo cervello fosse rimasto intatto tutto il resto si poteva curare, doveva essere possibile curarlo con la magia, doveva essere possibile curarlo con la magia, doveva essere possibile curarlo con la magia, e Harry spinse lo stantuffo della siringa fino in fondo, causando un leggero bagliore sotto la pelle pallida del suo collo. Poi Harry premette sul suo petto, dove doveva trovarsi il cuore, forti compressioni che sperava stessero mettendo in circolo il sangue ossigenato fino a fargli raggiungere il cervello, anche se il suo cuore avesse smesso di battere, non aveva davvero pensato di controllare il suo battito.
Poi Harry fissò gli altri oggetti nel suo pacchetto medico, la sua mente ebbe un vuoto mentre cercava di capire cos’altro di quello che era là dentro, eventualmente, potesse usare. Il grido in quel lontano angolo della sua mente stava diventando più forte, molto più forte, ora che le sue mani avevano interrotto i loro movimenti frenetici. Era improvvisamente cosciente della sensazione liquida lì dove il sangue aveva inzuppato le sue vesti e le ginocchia dei suoi pantaloni.
Da dietro di Harry giunse il suono di un altro muggito del troll, ed egli udì uno dei gemelli Weasley gridare “Deligitor prodeas!” e poi, “Aiuto! Fa’ qualcosa!
Harry girò la testa per guardare indietro, e vide che in qualche modo uno dei gemelli Weasley ora stava indossando sul capo il Cappello Smistatore, affrontando il troll che reggeva l’enorme clava di pietra con entrambe le mani, sembrando piuttosto bruciacchiato ora e con una o due cicatrici fumanti su entrambe le braccia, ma ancora intatto.
E poi la voce del Cappello ruggì così forte che sembrò scuotere le mura,
Grifondoro!
Un impulso di potere arse l’aria, la magia che sembrò quasi tangibile persino ai giovani sensi di Harry, il troll fece un salto all’indietro con un grugnito di sorpresa. Fred o George, con una strana espressione sul volto, si tolse il Cappello dalla testa con un movimento agile come il trucco di un mago, e vi mise una mano e ne estrasse un’elsa il cui pomello era un rubino luminoso, seguita da un’ampia guardia di scintillante metallo bianco, e una lama lunga quanto un bambino alto. Quando la spada fu rivelata l’aria sembrò riempirsi di un silenzioso urlo di furore.
Sulla lama stava inciso un testo dorato, nihil ſupernum.
Allora il gemello Weasley sollevò la spada in alto come se l’enorme lama non pesasse nulla, e gridò e caricò.
Le labbra di Harry si aprirono per dire qualcosa, una qualche frase lunga tipo, No, fermo, non hai idea di come usare una spada ma neppure una singola sillaba lasciò le sue labbra prima che la spada affettasse il braccio destro del troll all’altezza del gomito, aprendosi un varco attraverso pelle e carne e ossa come nella gelatina; proprio quando l’arco già oscillante della clava di pietra si andò a schiantare contro il gemello Weasley che stava caricando mandandolo per aria sopra il pavimento di marmo, sopra l’apertura da cui erano saliti con il manico di scopa, finché quel Weasley colpì il muro sul lato opposto e crollò in un mucchio immobile.
La spada luminosa svanì giù per l’apertura nel pavimento, sferragliando distante mentre cadeva.
Fred!” gridò George Weasley, e poi “Ventus!
Un colpo invisibile andò a segno sul troll e lo scagliò di lato attraverso l’aria.
Ventus!
Il troll fu colpito ancora, soffiato via verso il ciglio del pavimento e l’apertura che portava in basso.
Ventus!
Ma il troll si era proteso e si era avvinghiato al pavimento, la mano restante che frantumò il marmo per avere una presa ferma. Il terzo colpo mandò il corpo del troll oltre l’apertura; ma la mano restò sul ciglio. E poi il troll si stava sollevando con una sola mano, ruggendo.
George Weasley barcollò, quasi cadde, la mano che gli scivolò sul fianco. “Harry –” disse il gemello Weasley con voce provata, “Scappa –”
Il restante gemello Weasley fece un passo di lato, si accasciò contro il muro, e scivolò a terra.
Il tempo era spezzato nella mente di Harry, il mondo attorno a lui sembrava muoversi lentamente, distorto, o forse era la sua mente che si contorceva e si ripiegava. Avrebbe dovuto muoversi, fare qualcosa, ma una strana paralisi sembrava bloccare tutti i suoi muscoli, tutti i suoi movimenti. Senza che ci fosse tempo per le parole, i pensieri giunsero in lampi di idee: che se Harry fosse corso via il troll avrebbe mangiato i gemelli Weasley come pure Hermione, che se i Bolidi non uccidevano i maghi allora Fred doveva essere ancora vivo, che i gemelli Weasley erano incantatori più potenti di lui e non erano stati in grado di fermare il troll, non c’era tempo di Trasfigurare nulla che non possedesse già, il troll sembrava troppo agile per essere attirato oltre il margine della terrazza e fatto cadere dal fianco del castello di Hogwarts, qualcuno aveva incantato il troll contro la luce solare prima di usarlo come un’arma mortale e avrebbe potuto rafforzarlo anche in altri modi. E poi l’immagine mentale di Hermione che fuggiva dal troll, che fuggiva alla ricerca della luce solare, che finalmente raggiungeva la luminosa terrazza con il troll alle calcagna, solo per scoprire che anche qualcun altro aveva pensato a quella possibilità.
L’orrore urlante nella sua mente fu sovrastato da un’altra emozione.
Harry si alzò.
Dall’altra parte della terrazza, anche il nemico si era alzato, il moncone non rigenerante di un braccio tagliato da una spada ancora sanguinante.
volontà di uccidere
Il troll afferrò la sua clava caduta con la mano restante, ed emise un possente ruggito, picchiando la clava sul pavimento e facendo volare via schegge di marmo.
pensa soltanto a uccidere
Il troll iniziò a muoversi pesantemente verso il punto in cui George era caduto, un sottile filo di bava che colava dai lati delle sue labbra.
sfrutta ogni mezzo per farlo
Harry fece cinque passi in avanti, e il nemico emise un altro ruggito e distolse lo sguardo da George, i suoi occhi che si concentrarono direttamente su di lui.
via ogni inibizione, non trasalire
La terza macchina per uccidere più perfetta in natura avanzò verso di lui a grandi balzi.
uccidi
La mano sinistra di Harry reggeva già il diamante Trasfigurato del suo anello, la mano destra reggeva già la sua bacchetta.
Wingardium Leviosa.
La bacchetta di Harry indirizzò la minuscola gemma nella bocca del tmroll.
Finite Incantatem.
La testa del troll esplose via dalla spina dorsale quando la roccia si espanse tornando alla propria forma originale, e Harry fece un passo di lato mentre il corpo del Nemico si schiantò dove egli era stato.
La testa del nemico si stava già rigenerando, il moncone lacero della mascella e della spina dorsale che si stavano lisciando, la bocca che si stava completando e ricostituiva i suoi denti.
Harry si chinò e raccolse la testa del troll dall’orecchio sinistro. La sua bacchetta si ficcò attraverso l’occhio sinistro del troll, immergendosi nella sostanza gelatinosa e passando attraverso l’ampia orbita all’interno dell’osso. Harry visualizzò una sezione ampia un millimetro attraverso il cervello del nemico, e la Trasfigurò in acido solforico.
Il nemico smise di rigenerarsi.
Harry gettò il cadavere dal bordo della terrazza e si girò verso Hermione.
I suoi occhi si stavano muovendo, ed erano puntati su di lui.
Harry corse a fianco a lei, ignorando il sangue che inzuppava ulteriormente le sue vesti già zuppe. Starai bene, il suo cervello formulò la frase, ma le sue labbra non si vollero muovere. Starai bene, troveremo qualche magia per riparare tutto questo, ti riporterò in salute, solo tieni duro, non
Le labbra di Hermione si stavano muovendo, molto poco ma si stavano muovendo.
“colpa… tua…”
Il tempo si congelò. Harry avrebbe dovuto dirle di non parlare, di risparmiare il fiato, solo che non riusciva a sbloccare le proprie labbra.
Hermione inspirò di nuovo, e le sue labbra sussurrarono, “Non è colpa tua”.
Poi espirò, e chiuse gli occhi.
Harry la fissò con la bocca mezza aperta, il suo respiro bloccato in gola.
“Non farlo”, disse la sua voce. Aveva ritardato di soli due minuti.
Improvvisamente Hermione si contorse, le sue braccia che si contrassero in aria come se cercassero di afferrare qualcosa, e i suoi occhi si aprirono nuovamente di scatto. Ci fu un’esplosione di qualcosa che era magia e anche altro, un grido più forte di un terremoto e contenente mille libri, mille biblioteche, tutto pronunciato in un solo grido che era Hermione; troppo vasto per essere compreso, eccetto che Harry seppe improvvisamente che Hermione aveva cancellato il dolore, ed era felice di non essere morta da sola. Per un momento sembrò che l’effusione di magia potesse reggere, mettere le radici nella pietra del castello; ma poi l’effusione terminò e la magia svanì, il suo corpo smise di muoversi e ogni movimento terminò quando Hermione Jean Granger cessò di esistere –
No.
Harry si alzò in piedi, barcollando.
No.
Ci fu la vampata di una fiamma e Silente fu lì in piedi con Fawkes, i suoi occhi pieni di orrore. “Ho percepito la morte di uno studente! Cosa –”
Gli occhi del vecchio mago videro ciò che giaceva per terra.
“Oh, no”, sussurrò Albus Silente. Fawkes emise un verso triste e addolorato.
“La riporti indietro.”
Vi fu silenzio sulla terrazza. Fred Weasley si era librato in aria a un gesto della bacchetta di Silente e stava fluttuando verso di loro, circondato da un rassicurante bagliore rosa.
“Harry –” iniziò il vecchio mago. La sua voce si spezzò. “Harry –”
“Faccia piangere Fawkes su di lei o cose simili. Si sbrighi”. La voce che parlò sembrava perfettamente calma.
“Io, non posso, Harry, è troppo tardi, è morta –”
“Non voglio sentirlo. Se fossi io lì per terra, tirerebbe fuori dal suo cappello una specie di incredibile coniglio e mi salverebbe, giusto, perché all’eroe non è permesso di morire prima che la storia sia finita. Beh, anche lei è l’eroe, quindi qualunque cosa tenesse da parte per quell’occasione extra-speciale, vada avanti e la usi ora. Prometto che la ripagherò.”
Non c’è nulla che io possa fare! La sua anima se n’è andata, ella ci ha lasciati!
Harry aprì la bocca per urlare fuori tutta la sua furia, e poi la chiuse di nuovo. Era inutile urlare, non avrebbe ottenuto niente. L’insopportabile pressione che cresceva dentro di lui non poteva essere sfogata in quel modo.
Harry distolse lo sguardo da Silente e lo indirizzò in basso dove i resti di Hermione Granger giacevano in una pozza di sangue. Parte della sua mente stava martellando contro il mondo intorno a lui, cercando di farlo andare via, di svegliarsi dall’incubo e trovarsi di nuovo nella sua stanza del dormitorio di Corvonero con il sole del mattino che splendeva attraverso le tende. Ma il sangue rimase e Harry non si svegliò, e un’altra parte di lui comprese che questo evento era reale, parte dello stesso mondo difettoso che includeva Azkaban e il Wizengamot e
No
Con una sensazione di frattura, come se il tempo fosse ancora in pezzi attorno a lui, Harry distolse lo sguardo da Silente e lo indirizzò in basso dove i resti di Hermione Granger giacevano in una pozza di sangue con due lacci emostatici stretti attorno ai monconi delle sue gambe e decise
No.
Non lo accetto.
Non c’è alcun motivo di accettarlo, non quando esiste la magia nel mondo.
Harry avrebbe imparato qualsiasi cosa avesse dovuto imparare, inventato qualsiasi cosa avesse dovuto inventare, strappato la conoscenza di Salazar Serpeverde dalla mente del Signore Oscuro, scoperto il segreto di Atlantide, aperto ogni porta o spezzato ogni sigillo necessario, trovato la strada verso la radice di tutta la magia e l’avrebbe riprogrammata.
Avrebbe distrutto le fondamenta della realtà stessa per riavere indietro Hermione Granger.

“La crisi è terminata”, disse il Professore di Difesa. “Può smontare, Madam”.
Trelawney, la quale era rimasta seduta dietro di lui sul manico di scopa a due posti che aveva appena divampato attraverso Hogwarts bruciando da parte a parte al proprio passaggio tutti i muri e i piani lungo il loro percorso, si tirò via frettolosamente e si sedette pesantemente per terra, a un passo dai bordi rosso-accesi di un’apertura recentemente praticata nel muro. La donna stava ancora ansimando, piegata su sé stessa come se fosse sul punto di vomitare qualcosa di più grande di lei.
Il Professore di Difesa aveva provato l’orrore del ragazzo, attraverso il legame che esisteva tra loro due, la risonanza nella loro magia; e aveva compreso che il ragazzo aveva cercato il troll e l’aveva trovato. Il Professore di Difesa aveva cercato di inviare uno stimolo a ritirarsi, a indossare il Mantello dell’Invisibilità e fuggire; ma non era mai stato in grado di influenzare il ragazzo attraverso la risonanza, e non c’era riuscito neppure quella volta.
Aveva percepito il ragazzo darsi pienamente alla volontà di uccidere. Era stato allora che il Professore di Difesa aveva iniziato ad attraversare la sostanza di Hogwarts bruciandola, cercando di raggiungere la battaglia in tempo.
Aveva percepito il ragazzo sterminare il suo nemico nel giro di secondi.
Aveva percepito lo sconcerto del ragazzo quando uno dei suoi amici era morto.
Aveva percepito la furia che il ragazzo aveva indirizzato contro una qualche seccatura che verosimilmente era stata Silente; seguita da una decisione sconosciuta la cui durezza irremovibile trovò adeguata persino lui. Con un po’ di fortuna, il ragazzo aveva appena abbandonato le sue folli e piccole riluttanze.
Inosservate da tutti, le labbra del Professore di Difesa si incurvarono in un sorriso sottile. Malgrado i suoi alti e bassi, nel complesso quella era stata una giornata sorprendentemente buona –
Egli è qui. Colui che distruggerà persino le stelle del cielo. Egli è qui. Egli è la fine del mondo.

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