3 giugno 1992
Il professor Quirrell era molto malato.
Era sembrato migliorare per un po’, dopo che a maggio aveva bevuto il sangue di unicorno, ma l’aura di intenso potere che in seguito l’aveva circonfuso non era durata neppure un giorno. Per le idi di maggio, le mani del professor Quirrell avevano iniziato di nuovo a tremare, sebbene quasi impercettibilmente. La terapia medica del Professore di Difesa era stata interrotta troppo presto, apparentemente.
Sei giorni prima il professor Quirrell era collassato all’ora di cena.
Madam Pomfrey aveva cercato di proibire al professor Quirrell di tenere lezione, e il professor Quirrell le aveva gridato contro davanti a tutti. Il Professore di Difesa aveva urlato che sarebbe morto comunque, e che avrebbe usato il tempo che gli rimaneva come meglio credeva.
Allora Madam Pomfrey, battendo le palpebre, aveva proibito al Professore di Difesa di fare qualsiasi cosa eccetto tenere lezione. Aveva richiesto un volontario che l’aiutasse a portare il professor Quirrell in una stanza dell’infermeria di Hogwarts. Più di cento studenti si erano alzati in piedi, solo metà di loro indossava il verde.
Il Professore di Difesa non sedeva più alla Tavola d’onore durante i pasti. Non lanciava incantesimi durante le lezioni. Lo aiutavano a insegnare gli studenti più grandi che avevano più punti-Quirrell, quelli del settimo anno che avevano già affrontato i loro m.a.g.o. a maggio. Facevano a turno per farlo levitare dalla sua stanza nell’infermeria alle sue aule, e gli portavano il cibo all’ora di pranzo. Il professor Quirrell vigilava sulle sue lezioni di Magia da Battaglia da una sedia, seduto.
Guardar morire Hermione gli aveva procurato più dolore di questo, ma era terminato più rapidamente.
Questo è il vero Nemico.
Harry aveva già avuto quel pensiero, dopo che Hermione era morta. Essere obbligato a guardar morire il professor Quirrell, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, non aveva fatto molto per fargli cambiare idea.
Questo è il vero Nemico che devo affrontare, pensò Harry durante la lezione di Difesa di mercoledì, osservando il professor Quirrell che si inclinava notevolmente da un lato della sua sedia prima che l’assistente del settimo anno di quel giorno lo afferrasse. Tutto il resto sono solo ombre e distrazione.
Harry aveva rigirato mentalmente la profezia di Trelawney, chiedendosi se forse il vero Signore Oscuro non avesse proprio nulla a che fare con Lord Voldemort. Nato da chi lo ha tre volte sfidato sembrava chiamare fortemente in causa di fratelli Peverell e i tre Doni della Morte – sebbene Harry non riuscisse a capire con precisione come la Morte avrebbe potuto segnarlo come un eguale, cosa che sembrava implicare una sorta di azione deliberata da parte della Morte.
Solo questo è il vero Nemico, pensò Harry. Dopo di questo verranno la professoressa McGonagall, Mamma e Papà, a suo tempo persino Neville, a meno che la ferita nel mondo possa essere rimarginata prima di allora. Solo la Morte è il mio Nemico finale; così mi fu detto sulla tomba dei miei genitori.
Non c’era nulla che Harry potesse fare. Madam Pomfrey stava già facendo per il professor Quirrell quello che la magia poteva fare, e la magia sembrava strettamente superiore alle tecniche babbane quando si trattava di guarire.
Non c’era nulla che Harry potesse fare.
Nulla che potesse fare.
Nulla.
Proprio nulla.
Harry alzò la mano, e bussò alla porta, nel caso in cui la persona là dentro non potesse più accorgersi di lui.
“Cosa c’è?” giunse una voce provata dalla stanza dell’infermeria.
“Sono io.”
Ci fu una lunga pausa. “Entri”, disse la voce.
Harry si infilò dentro e si chiuse la porta dietro, e lanciò l’Incantesimo Quietus. Rimase il più lontano possibile dal professor Quirrell, giusto nel caso in cui la sua stessa magia lo stesse mettendo a disagio.
Sebbene la sensazione di sventura si stesse attenuando, attenuando ogni giorno che passava.
Il professor Quirrell giaceva disteso nel suo letto d’infermeria, solo la sua testa era sostenuta da un cuscino. Una trapunta di un tessuto simile al cotone, rossa con cuciture nere, lo copriva fino al petto. Un libro levitava davanti ai suoi occhi, contornato da un tenue bagliore che circondava anche un cubo nero che giaceva vicino al letto. Non era la magia del Professore di Difesa, dunque, ma un dispositivo di qualche genere.
Il libro era Thinking Physics di Epstein, lo stesso libro che Harry aveva prestato a Draco alcuni mesi prima. Harry aveva smesso di agitarsi a riguardo di un suo possibile uso improprio già da diverse settimane.
“Questo –” disse il professor Quirrell, e tossì, non suonò del tutto a posto. “Questo è un libro affascinante… se me ne fossi mai accorto…” Una risata, mescolata a un altro colpo di tosse. “Perché ho ritenuto che le arti babbane… non dovessero essere mie? Che sarebbero state… di nessuna utilità per me? Perché non mi sono mai preso la briga di provare… a verificare sperimentalmente… come direbbe lei? Nel caso… la mia supposizione… fosse sbagliata? Sembra sia stata una follia pura la mia… a posteriori…”
Harry stava avendo più problemi a parlare di quanti ne aveva il professor Quirrell. Senza proferir parola, Harry si mise la mano in tasca, e dispose un fazzoletto sul pavimento; che poi dispiegò per rivelare un piccolo ciottolo bianco, liscio e rotondo.
“Cos’è quello?” disse il Professore di Difesa.
“È un, è un, unicorno, Trasfigurato.”
Harry aveva controllato sui libri, aveva imparato che poiché era troppo giovane per avere pensieri sessuali sarebbe stato in grado di avvicinarsi a un unicorno senza paura. Gli stessi libri non avevano detto nulla sul fatto che gli unicorni fossero intelligenti. Harry aveva già notato che ogni specie magica intelligente era almeno parzialmente umanoide, dalle sirene ai centauri ai giganti, dagli elfi ai goblin alle vile. Tutti avevano emozioni essenzialmente simili a quelle umane, molti erano noti per accoppiarsi con gli esseri umani. Gli unicorni erano equiniformi, neppure in parte di forma umanoide, non parlavano, non usavano attrezzi, erano quasi certamente solo cavalli magici. Se era giusto mangiare una mucca per nutrirsi per un giorno, allora doveva essere giusto bere il sangue di un unicorno per prevenire la morte per settimane. Non si potevano avere entrambe le cose.
Così Harry era andato nella Foresta Proibita indossando il suo Mantello. Aveva cercato il Boschetto degli Unicorni finché non l’aveva vista, una creatura orgogliosa con un manto di un bianco puro e una criniera violetta, con tre chiazze blu sul fianco. Harry si era avvicinato, e gli occhi zaffiro l’avevano fissato con curiosità. Harry aveva battuto sul terreno la sequenza 1-2-3 diverse volte con le proprie scarpe. L’unicorno non aveva mostrato alcun segno di rispondere in maniera simile. Harry aveva allungato la mano per stringerle lo zoccolo, e aveva battuto la stessa sequenza con lo zoccolo dell’unicorno. L’unicorno si era limitata a guardarlo con curiosità.
E qualcosa nel darle da mangiare delle zollette di zucchero corrette con una pozione soporifera era comunque sembrato simile a un assassinio.
Quella magia dà alla loro esistenza il peso di un significato che un mero animale non potrebbe possedere… uccidere qualcosa di innocente per salvare sé stessi, è un peccato molto grave. Quelle due frasi, della professoressa McGonagall, del centauro, erano girate ripetutamente nella mente di Harry, mentre l’unicorno bianco aveva sbadigliato, si era disteso sul terreno, e aveva chiuso gli occhi per quella che sarebbe stata l’ultima volta. La Trasfigurazione era durata un’ora, e gli occhi di Harry si erano inumiditi ripetutamente mentre lavorava. La morte dell’unicorno sarebbe potuta non giungere in quel momento, ma sarebbe arrivata ben presto, ed era estraneo alla natura di Harry cercare di rifiutare una responsabilità di qualsiasi genere. Harry avrebbe dovuto soltanto sperare che, se non si uccideva l’unicorno per salvare sé stessi, se lo si faceva per aiutare un amico, sarebbe stato accettabile, in fin dei conti.
Le sopracciglia del professor Quirrell erano salite verso l’attaccatura dei capelli. La sua voce era meno sommessa, aveva qualcosa della sua normale acutezza, mentre disse “Le proibisco di farlo di nuovo”.
“Mi chiedevo se me l’avrebbe detto”, disse Harry. Deglutì di nuovo. “Ma questo unicorno è già, è già spacciato, quindi tanto vale che lo prenda, Professore…”
“Perché l’ha fatto?”
Se il Professore di Difesa non lo capiva davvero, era più duro di comprendonio di chiunque altro Harry avesse mai incontrato. “Continuavo a pensare che non ci fosse nulla che potessi fare”, disse Harry. “Mi sono stancato di pensarlo.”
Il professor Quirrell chiuse gli occhi. La sua testa si appoggiò sul cuscino. “Lei è stato fortunato”, disse il Professore di Difesa con una voce sommessa, “che un unicorno in forma Trasfigurata… non abbia fatto scattare le protezioni di Hogwarts, in quanto creatura estranea… dovrò… portarlo fuori dai terreni, per poterne far uso… ma questo può essere gestito. Dirò loro che desidero ammirare il lago… le chiederò di rinnovare la Trasfigurazione prima di andarsene, e dovrebbe durare abbastanza a lungo, dopo di questo… e con le mie ultime forze, disperderò qualunque allarme anti-morte sia stato collocato per sorvegliare la mandria… il quale, non essendo l’unicorno ancora morto, ma solo Trasfigurato, non si sarà ancora ancora attivato… lei è stato molto fortunato, signor Potter”.
Harry annuì. Iniziò a parlare, poi si fermò di nuovo. Le parole sembravano incollate nella sua gola ancora una volta.
Hai già calcolato le utilità attese, se funzionasse, se andasse male. Hai assegnato le probabilità, hai moltiplicato, e poi hai gettato via la risposta e sei andato con la tua sensazione di pancia, che era la stessa. Quindi dillo.
“Conosce”, disse incerto Harry, “un modo qualunque, per mezzo del quale la sua vita potrebbe essere salvata?”
Gli occhi del Professore di Difesa si aprirono. “Perché… mi chiedi questa cosa, ragazzo?”
“C’è… un incantesimo di cui ho sentito parlare, un rituale –”
“Taccia”, disse il Professore di Difesa.
Un istante dopo un serpente giaceva nel letto.
Persino gli occhi del serpente erano apatici.
Non si sollevò.
“Parla”, sibilò quel serpente, la lingua guizzante il suo unico movimento.
“Esiste… essisste un rituale, ho ssentito dal presside, per mezzo di cui egli penssa che Ssignore Osscuro posssa esssere ssopravvisssuto. È chiamato –” e Harry si fermò, mentre si accorgeva di non sapere come pronunciare la parola in Serpentese. “Horcrux. Necesssita di una morte, ho ssentito. Ma sse sstai morendo comunque, puoi provare ad adeguare rituale, anche con grossso risschio per nuovo incantessimo, cossì che posssa esssere fatto con ssacrificio differente. Cambierebbe mondo intero, sse avesssi ssuccessso – ssebbene io non ssappia nulla di incantessimo – presside penssa che sstrappi via pezzo di anima, ssebbene io non veda come quessto posssa esssere vero –”
Il serpente stava sibilando una risata, una strana risata acuta, quasi isterica. “Tu racconti a me di quell’incantessimo? A me? Devi imparare più cautela in futuro, ragazzo. Ma non importa. Ho imparato dell’incantessimo horcrux molto tempo fa. È inssenssato.”
“Insensato?” disse Harry sorpreso ad alta voce.
“Ssarebbe un incantesimo inutile ssin da principio, sse anime essistesssero. Strappare pezzo di anima? Quessta è una bugia. Diverssivo per nasscondere vero ssegreto. Ssolo chi non crede a ssolite bugie continuerà a ragionare, vedrà al di ssotto di offusscamento, comprenderà come lanciare incantessimo. Necesssità di asssasssinio non è affatto parte di ssacrificio rituale. Morte improvvissa talvolta crea fantassmi, sse magia prorompe e ssi imprime in cossa vicina. Incantessimo horcrux incanala effussione di morte attraversso colui che lo lancia, crea tuo sstessso fantassma invece che quello di vittima, imprime fantassma in disspossitivo sspeciale. Sseconda vittima raccoglie disspossitivo horcrux, disspossitivo imprime in esssa tuoi ricordi. Ma ssolo ricordi di momento in cui disspossitivo horcrux è sstato creato. Vedi falla?”
La sensazione di bruciore era tornata nella gola di Harry. “Nesssuna continuità di –” non c’era una parola da serpenti per coscienza “– perssonalità, continueressti a penssare dopo aver fatto horcrux, poi perssonalità con nuovi ricordi muore e non è riprisstinata –”
“Ssì, la vedi. Inoltre Interdetto di Merlino impedisce a incantessimi potenti di passsare attraversso tale disspossitivo, poiché non è davvero vivo. Maghi Oscuri che penssano di tornare ssono cossì più deboli, facilmente ssconfitti. Nesssuno ha inssisstito a lungo con tali mezzi. Perssonalità cambiano, ssi messcolano con quella di vittima. Morte non è realmente negata. Il vero ssé è persso, come dici. Non è correntemente di mio gussto. Ammetto che l’ho conssiderato, molto tempo fa.”
Un uomo stava nuovamente giacendo nel letto dell’infermeria. Il Professore di Difesa respirò, poi emise un misero colpo di tosse.
“Può darmi la ricetta completa per l’incantesimo?” disse Harry, dopo aver riflettuto per un momento. “Ci potrebbe essere qualche modo di migliorare le falle, con abbastanza ricerca. Qualche modo di farlo eticamente e farlo funzionare”. Come effettuare il trasferimento in un corpo clonato con un cervello vuoto, invece di una vittima innocente, cosa che avrebbe potuto migliorare anche la fedeltà del trasferimento di personalità… anche se quello lasciava comunque altri problemi.
Il professor Quirrell emise un suono breve, quasi impercettibile, che sarebbe potuto essere una risata. “Sai, ragazzo”, sussurrò il professor Quirrell, “avevo pensato… di insegnarti tutto… i semi di tutti i segreti che conosco… da una mente vivente a un’altra… così che in seguito, quando tu avessi trovato i libri giusti, potessi essere in grado di comprendere… avrei trasmesso la mia conoscenza a te, il mio erede… avremmo iniziato non appena me l’avessi chiesto… ma non l’hai mai chiesto”.
Persino il dolore che circondava Harry come una pellicola d’acqua cedette alla pura e semplice magnitudine dell’opportunità perduta. “Avrei dovuto –? Non sapevo che avrei dovuto –!”
Un’altra risatina coperta da un colpo di tosse. “Ah, già… l’inconsapevole Babbano… per retaggio se non per sangue… che è lei. Ma ho pensato… meglio così… che non dovesse seguire il mio percorso… non era un buon percorso in fin dei conti”.
“Non è troppo tardi, Professore!” disse Harry. Una parte di Harry gridò che si stava comportando da egoista, e poi un’altra parte zittì la prima urlando; ci sarebbero state altre persone da aiutare.
“Sì, è troppo tardi… e lei non… mi convincerà del contrario… Ci ho… riflettuto bene… come ho detto… sono troppo pieno… di segreti che è meglio lasciare ignoti… mi guardi.”
Harry guardò, quasi malgrado sé stesso.
Vide un volto ancora privo di rughe, che sembrava vecchio e dolorante, sotto una testa che stava rapidamente perdendo i capelli, persino i lati erano a ciuffetti ora; Harry vide un viso che aveva sempre pensato essere affilato, ora rivelarsi magro, muscoli e grasso che si estinguevano da quel volto, come dalle braccia sotto di esso, come la forma scheletrica di Bellatrix Black che aveva visto ad Azkaban –
La testa di Harry si torse di lato, istintivamente.
“Vede”, sussurrò il Professore. “Non mi piace sembrare banale… signor Potter… ma la verità è… le Arti dette Oscure… davvero non sono buone per una persona… in fin dei conti”.
Il professor Quirrell inspirò, espirò. Ci fu silenzio per qualche tempo nell’infermeria, tutti e due osservati solo dalle pietre elaboratamente ornate dei muri.
“C’è qualcos’altro… di non detto tra noi?” disse il professor Quirrell. “Non morirò oggi… la avverto… non proprio ora… ma non so per quanto a lungo… sarò in grado di conversare”.
“Ci sono”, disse Harry, poi deglutì di nuovo. “Ci sono molte cose, troppe cose, ma… potrebbe essere la cosa sbagliata da chiedere, ma non voglio – che questa domanda rimanga senza risposta – serpente?”
Un serpente giaceva nel letto.
“Ho imparato come funziona Maledizione Mortale. Necesssita di vero odio per esssere lanciata, non molto odio, ma bissogna volere che berssaglio muoia, dicono. In prigione con mangia-vita, tu hai lanciato Maledizione Mortale a guardia – detto che non lo volevi morto – quella era bugia? Qui, ora, a quessta disstanza – puoi dire verità – anche sse hai paura che ssi rifletta male ssu di te – non dovrebbe esssere importante ora, maesstro. Dessidero ssapere. Devo ssapere. Non ti abbandonerò, in entrambi cassi.”
Un uomo giaceva nel letto.
“Ascolti attentamente”, sussurrò il professor Quirrell. “Le esporrò un enigma… un indovinello su di un incantesimo pericoloso… quando conoscerà la risposta a questo rompicapo… conoscerà anche… la risposta alla sua domanda… sta ascoltando?”
Harry annuì.
“C’è un limite… alla Maledizione Mortale. Per lanciarla una volta… durante un combattimento… deve odiare abbastanza… da volere l’altro morto. Per lanciare Avada… Kedavra due volte… deve odiare abbastanza… da uccidere due volte… da lacerare la gola della vittima con le sue stesse mani… da guardarla morire… e poi farlo di nuovo. Pochissimi… possono odiare abbastanza… da uccidere qualcuno… cinque volte… essi si… annoierebbero”. Il Professore di Difesa respirò diverse volte, prima di continuare. “Ma se guarda alla storia… troverà alcuni Maghi Oscuri… che potevano lanciare la Maledizione Mortale… più e più volte. Una strega del diciannovesimo secolo… che si faceva chiamare Dark Evangel… gli Auror la chiamavano A.K. McDowell. Poteva lanciare la Maledizione Mortale… una dozzina di volte… in un solo combattimento. Si chieda… come mi sono chiesto io… qual è il segreto… che conosceva? Cos’è più mortale dell’odio… e scorre senza limiti?”
Un secondo livello dell’incantesimo Avada Kedavra, proprio come con l’Incantesimo Patronus…
“Non mi interessa granché”, rispose Harry.
Il Professore di Difesa ridacchiò debolmente. “Bene. Lei sta… imparando. Dunque, vede…” Una pausa di trasformazione. “Non dessideravo guardia morta, dopo tutto. Ho lanciato Maledizione Mortale, ma non con odio”. E poi un uomo.
Harry deglutì con fatica. Era sia meglio, sia peggio, di quanto Harry avesse sospettato; e caratteristico a sufficienza del professor Quirrell. Un’anima fratturata, di certo; ma il professor Quirrell non aveva mai affermato che fosse intera.
“Qualcos’altro… da dire?” disse l’uomo nel letto.
“È assolutamente sicuro”, disse Harry, “che non ci sia nulla che abbia mai sentito che la possa salvare, Professore? In tutte le leggende che conosce? Trovare e unire tutti e tre i Doni della Morte, un antico artefatto che Merlino ha sigillato dietro un enigma che nessuno ha mai risolto? Ha visto alcune delle cose che so fare. Che sono bravo a risolvere gli indovinelli. Sa che posso intuire cose, talvolta, che altri maghi non possono. Ho –” la voce di Harry s’incrinò. “Ho una forte preferenza per la sua vita, rispetto alla sua morte, professor Quirrell”.
Ci fu una lunga pausa.
“Una cosa”, sussurrò il professor Quirrell. “Una cosa… che potrebbe riuscirvi… o potrebbe fallire… ma ottenerla… è al di là del suo potere, o del mio…”
Oh, era solo la preparazione per una sotto-impresa, disse il Critico Interno di Harry.
Tutte le altre parti urlarono che quella parte si azzittisse. La vita non funzionava in quel modo. Gli artefatti antichi potevano essere trovati, ma non in un mese, non quando non potevi lasciare Hogwarts ed eri ancora nel tuo primo anno.
Il professor Quirrell fece un respiro profondo. Espirò. “Mi dispiace… mi è venuto… troppo drammatico. Non… si faccia troppe illusioni… signor Potter. Lei ha chiesto… qualunque cosa… indipendentemente da quanto inverosimile. C’è… un certo oggetto… chiamato…”
Un serpente giaceva nel letto.
“Pietra Filossofale”, sibilò il serpente.
Se era esistito per tutto quel tempo uno strumento producibile in massa per ottenere un’immortalità sicura e nessuno si era preoccupato di produrlo, Harry avrebbe perso la testa e avrebbe ucciso tutti quanti.
“Ho letto qualcossa in libro”, sibilò Harry. “Conclusso che è mito sscontato. Nesssuna ragione per cui sstessso disspositivo dovrebbe fornire immortalità e oro ssenza fine. A meno che qualcuno non sstessse inventando delle sstorie allegre. Per non parlare di fatto che ogni perssona ssana di mente dovrebbe sstare cercando modi per fare più Pietre, o rapendo creatore per produrle. Ho penssato sspecificamente a lei, maesstro”.
Il sibilo di una risata gelida. “Ragionamento è ssaggio, ma non ssaggio a ssufficienza. Come con incantessimo horcrux, asssurdità nassconde vero ssegreto. Vera Pietra non è ciò che leggenda dice. Vero potere non è quello che sstoria ssosstiene. Pressunto creatore di Pietra non è colui che la fece. Uno che la posssiede ora, non nacque con nome ora ussato. Eppure Pietra è potente disspossitivo di guarigione in verità. Hai ssentito parlarne?”
“Ssolo nel libro.”
“Uno che posssiede Pietra è depossitario di molte leggende. Ha inssegnato a presside molti ssegreti. Presside ha detto nulla del posssesssore di Pietra, nulla dei Pietra? Nesssun indizio?”
“Non che io posssa ricordare facilmente”, risposte onestamente Harry.
“Ah”, sibilò il serpente. “Ah, bene.”
“Possso chiedere a presside –”
“No! Non chiedere a lui, ragazzo. Non prenderebbe bene richiessta.”
“Ma sse Pietra guarisce e bassta –”
“Presside non crede quessto, non crederebbe a quessto. Troppi hanno dessiderato Pietra, o dessiderato leggende di posssesssore. Non chiedere. Non devi chiedere. Non cercare di ottenere Pietra per te sstessso. Proibissco.”
Un uomo giaceva nel letto ancora una volta. “Sono al… mio limite…” disse il professor Quirrell. “Devo recuperare… le mie forze… prima di andare… nella foresta… col suo dono. Se ne vada ora… ma rinnovi la Trasfigurazione… prima di andare.”
Harry allungò la mano, toccò il ciottolo bianco che giaceva nel fazzoletto, rinnovando la Trasfigurazione. “Dovrebbe durare per un’ora e cinquantatré minuti, dopo di questo”, disse Harry.
“I suoi studi… proseguono bene.”
Era molto più lungo di quanto non fossero durate le Trasfigurazioni di Harry all’inizio dell’anno scolastico. Gli incantesimi del secondo anno gli venivano facilmente, ora, senza sforzo; cosa che non era sorprendente, poiché avrebbe compiuto dodici anni in meno di due mesi. Harry poteva persino lanciare un Incantesimo di Memoria, se fosse stato buono per qualcuno perdere ogni ricordo riguardante il proprio braccio sinistro. Stava salendo la scala del potere, lentamente, partendo proprio dal fondo.
Il pensiero giunse con un potenziale di tristezza, un pensiero di una porta che si apriva mentre un’altra si chiudeva; altra cosa che Harry rifiutò.
La porta dell’infermeria si chiuse dietro Harry, mentre il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto camminava rapidamente e con uno scopo, indossando il suo Mantello dell’Invisibilità mentre si muoveva. Presto, presumibilmente, il professor Quirrell avrebbe chiesto assistenza; e un trio di studenti più anziani avrebbe guidato il Professore di Difesa in qualche luogo silenzioso, forse la foresta, con la scusa di rimirare il lago o cose simili. Qualche luogo in cui il Professore di Difesa potesse mangiare un unicorno di nascosto, dopo che la Trasfigurazione di Harry si fosse esaurita.
E allora il professor Quirrell sarebbe stato maggiormente in salute, per un po’ tempo. Il suo potere gli sarebbe tornato tanto forte quanto era mai stato, per un tempo molto più breve.
Non sarebbe durato.
I pugni di Harry si strinsero mentre egli avanzava a grandi passi, la tensione che si irradiava su per i muscoli del suo braccio. Se la terapia del Professore di Difesa non fosse stata interrotta, da Harry e dagli Auror che egli aveva portato a Hogwarts…
Era stupido incolpare sé stesso, Harry sapeva che era stupido e in qualche modo il suo cervello lo stava facendo comunque. Come se il suo cervello stesse cercando, trovando e selezionando con attenzione qualche modo in cui questo fosse colpa sua, indipendentemente da quanto lontano dovesse andare.
Come se avere cose che fossero colpa sua fosse l’unico modo in cui il suo cervello sapeva come affliggersi.
Un trio di Serpeverde del settimo anno superarono la forma invisibile di Harry nel corridoio, diretti agli uffici della guaritrice dove il Professore attendeva, sembrando profondamente seri e preoccupati. Era quello il modo in cui l’altra gente si affliggeva?
O forse loro, a qualche livello, non se ne curavano, come pensava il professor Quirrell?
Esiste un secondo livello della Maledizione Mortale.
Il cervello di Harry aveva risolto l’indovinello istantaneamente, nel preciso momento in cui l’aveva udito; come se la conoscenza fosse sempre stata dentro di lui, aspettando di rendersi manifesta.
Una volta Harry aveva letto, da qualche parte, che l’opposto della felicità non era la tristezza, ma la noia; e l’autore aveva proseguito dicendo che per cercare la felicità nella vita dovevi chiederti non cosa ti avrebbe reso felice, ma cosa ti avrebbe eccitato. E con lo stesso ragionamento, l’odio non era il vero opposto dell’amore. Persino l’odio era una sorta di rispetto che potevi concedere all’esistenza di qualcuno. Se ti importava di qualcuno abbastanza da preferire la sua morte alla sua vita, significava che stavi pensando a lui.
Era saltato fuori molto tempo prima, precedentemente al Processo, in una conversazione con Hermione; quando ella aveva detto qualcosa sul fatto che la Gran Bretagna magica avesse dei Pregiudizi, avendo una giustificazione considerevole e recente. E Harry aveva pensato – ma non detto – che almeno a lei era stato permesso entrare a Hogwarts perché fosse disprezzata.
Non come alcune persone che vivevano in alcuni paesi, le quali erano, si diceva, tanto umane quanto gli altri; che erano dette essere creature sapienti, che valevano più di un semplice unicorno. Ma alle quali cionondimeno non sarebbe stato permesso di vivere nella Gran Bretagna babbana. A tal riguardo, quanto meno, nessun Babbano aveva il diritto di guardare negli occhi un mago, la Gran Bretagna magica poteva discriminare i Nati babbani, ma almeno permetteva loro di entrare così che potessero essere disprezzati di persona.
Cos’è più mortale dell’odio, e scorre senza limiti?
“L’indifferenza”, bisbigliò forte Harry, il segreto di un incantesimo che non sarebbe mai stato in grado di lanciare; e continuò ad avanzare a grandi passi verso la biblioteca per leggere ogni cosa potesse trovare, qualunque cosa, sulla Pietra filosofale.