Distinzioni mascherate

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky
09 Febbraio 2008

Immagina di avere un curioso lavoro in una strana fabbrica: il tuo compito consiste nel prendere degli oggetti da un nastro trasportatore, e dividerli in due recipienti. Quando sei arrivato Susan, la Separatrice Anziana ti ha spiegato che gli oggetti blu a forma di uovo sono chiamati “blovi”, e vanno nel contenitore dei blovi, mentre i cubi rossi sono chiamati “rubi” e vanno nel contenitore dei rubi.

Quando cominci il tuo lavoro, ti accorgi che blovi e rubi hanno altre differenze oltre al colore e alla forma. I blovi hanno la superficie pelosa, mentre i rubi sono lisci. I blovi cedono leggermente al tocco, mentre i rubi sono duri. I blovi sono opachi, mentre i rubi sono leggermente traslucidi.

Dopo poco dall’inizio del tuo lavoro, trovi un blovo di un insolito colore blu scuro – in effetti, esaminandolo attentamente, vedi che il colore è porpora, a metà strada tra blu e rosso.

Aspetta! Perché stai chiamando questo oggetto un “blovo”? “Blovo” era stato originariamente definito come un oggetto blu e a forma di uovo – in effetti il fatto di essere blu compare nel nome stesso di “blovo”. Questo oggetto non è blu. Manca una delle caratteristiche necessarie; dovresti chiamarlo un “oggetto porpora a forma di uovo”, non un “blovo”.

Ma capita che, oltre a essere porpora e a forma di uovo, questo oggetto è anche pelliccioso, cedevole e opaco. Così quando hai visto l’oggetto hai pensato: “Oh, un blovo di colore strano”. Certamente non è un rubo… vero?

Eppure non sei proprio sicuro di cosa fare. Così chiami Susan la Separatrice Anziana.

“Oh, certo, è un blovo,” dice Susan, “puoi metterlo nel contenitore dei blovi”.
Allunghi la mano per mettere il blovo porpora nel contenitore dei blovi, ma ti fermi a metà: “Susan,” dici, “come fai a sapere che questo è un blovo?”
Susan ti guarda in modo strano: “Non è ovvio? Questo oggetto potrà anche essere porpora, ma è sempre a forma di uovo, pelliccioso, cedevole e opaco, come tutti gli altri blovi. Ci si possono aspettare alcuni difetti di colore. O è uno di quei dilemmi filosofici, come ‘Come fai a sapere che il mondo non è stato creato cinque minuti fa completo di false memorie?’ Da un punto di vista filosofico non sono assolutamente certa che questo sia un blovo, ma sembra un’ipotesi ragionevole”.
“No, voglio dire…” Ti interrompi, cercando le parole: “Perché ci sono un contenitore per i blovi e uno per i rubi? Qual è la differenza tra blovi e rubi?”
“I blovi sono blu e a forma di uovo, i rubi sono cubici e rossi,” ripete Susan pazientemente. “Hai fatto il corso di orientamento standard, vero?”
“Ma perché i blovi e rubi hanno bisogno di essere separati?”
“Ehm… perché altrimenti sarebbero tutti mescolati?” dice Susan “Perché nessuno ci pagherebbe per stare qui tutto il giorno a non separare blovi e rubi?”
“Chi è che in origine ha deciso che il primo oggetto ovale blu era un ‘blovo’, e come l’ha determinato?”
Susan scrollò le spalle: “Immagino che potresti chiamare ‘blovi’ i cubi rossi e ‘rubi’ gli ovali blu, ma mi sembra che così sia più facile da ricordare”.
Ci pensi su per un attimo: “Supponi che dal nastro arrivi un oggetto completamente mescolato. Tipo, una sfera arancione pellicciosa e traslucida con tentacoli verdi. Come faccio a dire se è un blovo o un rubo?”
“Wow, nessuno ha mai trovato un oggetto così strano,” dice Susan, “ma immagino che lo porteremmo allo scanner separatore”.
“E come funziona lo scanner?” chiedi: “Raggi X? Risonanza magnetica? Spettroscopia a trasmissione di neutroni veloci?”
“Mi hanno detto che usa la regola di Bayes, ma non ho capito bene come,” dice Susan: “Però mi piace la parola. Bayes Bayes Bayes Bayes Bayes”.
“E cosa ti dice lo scanner?”
“Ti dice se mettere l’oggetto nel conenitore dei blovi o in quello dei rubi. È per questo che si chiama scanner separatore”.
A questo punto tu non sai più cosa dire.
“Incidentalmente,” aggiunge casualmente Susan, “potrebbe interessarti sapere che i blovi contengono un nodulo di minerale di vanadio, mentre i rubi contengono schegge di palladio, che sono entrambi utili industrialmente”.
“Susan, tu sei il male”.
“Grazie”.

Così sembra che finalmente abbiamo scoperto l’essenza della blovità: un blovo è un oggetto che contiene un nodulo di minerale di vanadio. Le caratteristiche di superficie, come il colore blu e la pellicciosità, non determinano se un oggetto è un blovo; le caratteristiche superficiali hanno importanza in quanto ti aiutano a inferire se un oggetto è un blovo, cioè se l’oggetto contiene vanadio.

Contenere vanadio è una definizione necessaria e sufficiente: tutti i blovi contengono vanadio e tutto quello che contiene vanadio è un blovo: “blovo” è solo termine comodo per dire “oggetto che contiene vanadio”. Giusto?

Piano, dice Susan: circa il 98% dei blovi contiene vanadio, ma il 2% invece contiene palladio. Per essere precisi – continua Susan – circa il 98% degli oggetti blu, ovali, pellicciosi, cedevoli e opachi contiene vanadio. Per i blovi anomali, la percentuale può essere diversa: il 95% dei blovi porpora contiene vanadio, il 92% dei blovi duri contiene vanadio, eccetera.

Ora, supponiamo che tu trovi un oggetto blu, ovale, pelliccioso, cedevole e opaco, un normale blovo per quanto riguarda le caratteristiche visibili, e per sfizio decidi di portarlo allo scanner, e lo scanner risponde “palladio” – appartiene al raro 2%. È un blovo?

A prima vista potresti rispondere che, visto che l’oggetto andrà comunque nel conenitore dei rubi, tanto vale dire che è un “rubo”. Tuttavia scopri che quasi tutti i blovi, se spegni la luce, sono leggermente luminosi al buio; mentre quasi tutti i rubi non sono luminosi. E la percentuale di blovi che brilla al buio non è significativamente differente tra gli oggetti ovali, blu, pellicciosi, cedevoli e opachi che contengono palladio rispetto a quelli che contengono vanadio. Così, se tu dovessi scommettere sul fatto che questo oggetto brilli come un blovo o sia scuro come un rubo, dovresti scommettere che brilla come un blovo.

Ma allora, questo oggetto è davvero un blovo o un rubo?

Da un lato, lo metterai nel contenitore dei rubi, indipendentemente da quante altre informazioni puoi raccogliere. D’altra parte, se ci sono altre caratteristiche sconosciute dell’oggetto che devi inferire, le inferirai come se l’oggetto fosse un blovo, non un rubo – lo metterai nel raggruppamento di similitudine degli oggetti ovali, blu, pellicciosi, cedevoli e opachi, non in quello dei cubi rossi, lisci, duri e traslucidi.

La domanda “Questo oggetto è un blovo?” può implicare distinzioni diverse in occasioni differenti.

Se non implicasse qualche distinzione, non ci sarebbe motivo di discuterne.

L’ateismo è una “religione”? Il transumanismo è un “culto”? La gente che sostiene che l’ateismo è una religione “perché afferma credenze a proposito di dio” sta in realtà cercando di sostenere (io credo) che il metodo di ragionamento usato dall’ateismo è equivalente a quello usato dalla religione, o che l’ateismo non è più sicuro della religione in termini di probabilità di causare violenze, eccetera… Quello che è veramente in discussione è la pretesa dell’ateo di una differenza sostanziale e di una superiorità in confronto alla religione, alla quale la persona religiosa cerca di ribattere negando la differenza invece di negare la superiorità(!)

Ma questa non è la parte irrazionale a priori: la parte irrazionale a priori è quando, durante una discussione, qualcuno tira fuori un dizionario e cerca la definizione di “ateismo” o di “religione”. (E sì, è altrettanto sciocco sia che lo faccia un ateo o un teista). Come può un dizionario decidere se un empirico raggruppamento di atei è davvero sostanzialmente differente da un raggruppamento empirico di teologi? Come può la realtà cambiare con il significato di una parola? I punti nello spazio delle cose non si spostano quando ridefiniamo un confine.

Ma la gente spesso non si rende conto che la loro discussione su dove tracciare un confine tra definizioni, è in realtà una discussione sull’inferenza di una caratteristica condivisa dalla maggior parte delle cose all’interno di un raggruppamento empirico…

Da cui il termine, “distinzioni mascherate”.

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