Cosa bisogna fare per vedere — come nell’esempio di ieri — una “partita di baseball” come “Un conflitto di gruppo artificiale in cui devi usare un lungo cilindro di legno per colpire uno sferoide che ti viene gettato contro, e poi correre tra quattro posizioni sicure”? Cosa ci vuole per giocare la versione razionalista di Taboo, nella quale lo scopo non è trovare un sinonimo che non sia sulla carta, ma trovare un modo di descrivere senza usare gli appigli concettuali standard?
Bisogna visualizzare. Devi costringere l’occhio della tua mente a vedere i dettagli, come se stesse guardando per la prima volta. Devi realizzare una Visione Originale.
Quella è una “mazza”? No, è una barra di legno lunga, rotonda, rastremata, assottigliata a un’estremità così che una mano umana possa afferrarla e maneggiarla.
E quella è una “palla”? No, è uno sferoide coperto di pelle con un disegno simmetrico di cuciture, duro, ma non come il metallo, che qualcuno può afferrare e tirare, o colpire con la barra di legno, o afferrare.
Quelle sono “basi”? No, sono posizioni fisse su un campo di gioco, a cui i giocatori cercano di correre il più in fretta possibile a causa della loro sicurezza all’interno delle regole artificiali del gioco.
L’ostacolo principale alla vista originale, è il fatto che la tua mente ha già un comodo riassunto, un aggancio concettuale piccolo e semplice da usare. Come la parola “baseball”, o “mazza”, o “base”. È necessario uno sforzo per impedire alla tua mente di ricadere nel percorso familiare, il percorso facile, quello di minore resistenza, dove piccole e opache parole si accumulano e cancellano i dettagli che stai cercando di vedere. Una semplice parola può avere la forza distruttiva di un cliche; una semplice parola può contenere il veleno di un pensiero precalcolato.
Giocare il gioco di Taboo — essere capaci di descrivere senza usare l’etichetta/puntatore/appiglio consueto — è una delle capacità fondamentali di un razionalista. È allo stesso livello primordiale dell’abitudine di chiedere sempre “Perché?” o “Cosa posso prevedere a partire da questa convinzione?”
L’arte è strettamente legata a:
- Pragmatismo, perché vedere in questo modo spesso ti dà un collegamento molto più stretto all’anticipazione di esperienza, piuttosto che a convinzioni proposizionali;
- Riduzionismo, perché vedere in questo modo spesso ti obbliga a scendere a un livello inferiore di organizzazione, guardare le parti invece di lasciare che l’occhio colga tutto insieme;
- Abbracciare l’interrogativo, perché le parole spesso ti distraggono dalla domanda che vuoi veramente fare;
- Evitare i pensieri precalcolati, che accorrerebbero se usi le parole usuali, così che puoi bloccarli rendendo tabù le parole standard;
- La regola dello scrittore di “Mostra, non raccontare!”, che ha un potere tra i razionalisti;
- E non perdere di vista il tuo scopo originale.
Come può il fatto di rendere tabù una parola aiutarti a mantenere il tuo scopo?
Da Scopi Perduti:
Mentre stai leggendo questo, dei giovani sono seduti all’università, studiando faticosamente materiali che non hanno nessuna intenzione di usare mai, e nessun interesse a conoscere. Vogliono un lavoro ben pagato, e i lavori ben pagati richiedono un pezzo di carta, e il pezzo di carta richiede un precedente diploma di dottorato, e il diploma di dottorato richiede una laurea, e l’università che riconosce la laurea richiede che tu segua il corso sui merletti del XII secolo per laurearti. Così loro studiano diligentemente, con l’intenzione di dimenticare tutto immediatamente dopo l’esame, ma comunque lavorando seriamente, perché vogliono quel pezzo di carta.
Perché vai a “scuola”? Per avere “un’istruzione” che termina con una “laurea”. Elimina tutte le parole proibite e i loro ovvi sinonimi, visualizza i dettagli effettivi, ed è molto più facile che noti che “scuola” sembra sostanzialmente consistere di sedere a fianco di teenager annoiati che ascoltano cose che già sai, che una “laurea” è un pezzo di carta con qualcosa scritto sopra, e che “istruzione” è dimenticare quello che hai imparato subito dopo essere stato interrogato.
Le Generalizzazioni che fanno acqua spesso si manifestano attraverso categorizzazioni: le persone che effettivamente imparano in classe sono categorizzate come “ricevono un’istruzione”, quindi “ricevere un’istruzione” dev’essere una cosa buona; ma a questo punto, chiunque frequenti una scuola corrisponderà al concetto “ricevere un’istruzione”, indipendentemente dal fatto che impari qualcosa.
Gli studenti che capiscono la matematica se la caveranno bene agli esami, ma se vuoi che le scuole producano una buona media agli esami, passeranno tutto il tempo a insegnare come passare gli esami. Una categoria mentale, che corrisponde in maniera imperfetta al tuo obiettivo, può produrre lo stesso tipo di incentivo difettoso internamente. Tu vuoi imparare, e quindi hai bisogno di “istruzione”; e quindi, fintanto che ricevi qualcosa che corrisponde alla categoria “istruzione”, puoi non accorgerti se stai imparando o no. O te ne accorgerai, ma non capirai che hai perso di vista l’obiettivo originale, perché stai “ottenendo un’istruzione” e questo e come hai descritto mentalmente il tuo scopo.
Categorizzare è buttare via informazione. Se ti dicono che un albero che cade produce un “suono”, non sai di quale suono si tratta; non hai veramente sentito l’albero cadere. Se una moneta cade di “testa”, non conosci il suo orientamento radiale. Un oggetto ovale blu può essere un “blovo”, ma se la forma ovale varia? Ed esattamente, quale sfumatura di blu? Usiamo le categorie per gettare via le informazioni irrilevanti, per separare l’oro dalla sabbia, ma spesso le categorizzazioni standard finiscono per buttare via anche informazioni rilevanti. E quando ti trovi in questo genere di problema mentale, la prima e più ovvia soluzione è giocare a Taboo.
Ad esempio: “Giocare a Taboo” è di per se una generalizzazione che fa acqua. La versione di Hasbro non è la versione razionalista; sulla carta sono elencate solo cinque parole tabù aggiuntive, e questo non è neanche vagamente sufficiente per impedire di pensare in termini di vecchie parole familiari. Quello che fanno i razionalisti conterebbe come giocare a Taboo — corrisponderebbe al concetto “giocare a Taboo” — ma non tutto quello che rientra nel giocare a Taboo ha l’effetto di produrre una visione originale. Se pensi semplicemente “giocare a Taboo per ottenere la visione originale”, comincerai a pensare che qualunque cosa che corrisponda a giocare a Taboo deve portare alla visione originale.
La versione razionalista non è un gioco, il che significa che non puoi vincere cercando di essere furbo e stiracchiando le regole. Devi giocare a Taboo con un handicap volontario: impedirti di usare sinonimi anche se non sono sulla carta. Devi anche impedirti di inventare una nuova semplice parola o frase che agisca come equivalente mentale della vecchia. Stai cercando di ingrandire la tua mappa, non di cambiare il nome alle città; dereferenziare il puntatore, non allocare un nuovo puntatore; vedere i fatti come sono, non riscrivere il cliche usando parole diverse.
Visualizzando il problema con maggiori dettagli, puoi vedere lo scopo perduto: cosa fai esattamente quando “giochi a Taboo”? Qual è lo scopo di ciascuna parte?
Se vedi le tue attività e situazione in modo originale, potrai vedere in modo originale anche i tuoi obiettivi. Se puoi guardare con occhi nuovi, come se fosse la prima volta, vedrai te stesso fare cose che non ti sogneresti mai di fare se non fossero un’abitudine.
Lo scopo è perduto quando la sostanza (imparare, conoscenza, salute) è sostituita dal simbolo (una laurea, il voto a un esame, cure mediche). Per sanare uno scopo perduto, o una categorizzazione eccessiva, devi fare il contrario:
Sostituisci il simbolo con la sostanza; sostituisci il significante con il significato; sostituisci la proprietà con il test di appartenenza; sostituisci la parola con il significato; sostituisci l’etichetta con il concetto; sostituisci il riassunto con i dettagli; sostituisci la domanda per procura con la domanda vera; dereferenzia il puntatore; scendi a un livello inferiore di organizzazione; simula mentalmente il processo invece che dargli un nome; ingrandisci la tua mappa.
“La Semplice Verità” è nata dall’esercizio di questa disciplina per definire “vero” a un livello di organizzazione più basso, senza utilizzare termini come “accurato”, “corretto”, “rappresenta”, “riflette”, “semantica”, “credere”, “conoscenza”, “mappa”, o “reale”. (E ricorda che lo scopo non è davvero di giocare a Taboo — la parola “vero” appare nel testo, ma non per definire la verità. Sarebbe un errore nel gioco di Hasbro, ma noi non stiamo davvero giocando a quel gioco. Chiedi a te stesso se il documento ha soddisfatto il suo scopo, non se ha seguito le regole).
La Regola di Bayes stessa descrive “evidenza” in matematica pura, senza usare parole come “implica”, “significa”, “sostiene”, “dimostra”, o “giustifica”. Prova a definire questi termini filosofici, e ti troverai a girare in cerchio.
E poi c’è la parola più importante di tutte da rendere tabù. Ho spesso consigliato di stare attento a non abusarne, o persino, in certi casi, evitare il concetto. Ora conosci la vera ragione. Non è un soggetto sbagliato su cui pensare. Ma la tua vera comprensione si misura dalla tua abilità di descrivere cosa stai facendo e perché, senza usare la parola o i suoi sinonimi.