Sì, i cinesi conoscevano la stampa e, probabilmente, all’epoca usavano già una forma rudimentale di stampa a caratteri mobili. E di nuovo sì, conoscevano e usavano la carta.
Ci sono però in Verba Volant diverse forzature su questo argomento: prima di tutto, e più importante, non esiste la minima prova che i romani abbiano mai saputo dell’esistenza della carta e delle sue proprietà, meno che mai che siano venuti a conoscenza delle tecniche per produrla. Hiram, Mamilia Lydia e Ramaswami hanno effettivamente cambiato la storia importando dalla Cina sia l’idea che la tecnologia della carta.
In secondo luogo, la diffusione in Cina dell’uso della carta come supporto per scrivere è avvenuta in realtà circa cinquant’anni dopo la data del racconto. La finzione è che mediante la fuga di Ramaswami e il suo incontro con Mamilia Lydia, la produzione della carta si sia diffusa addirittura più rapidamente a Roma che nella stessa Cina. La carta per usi diversi dalla scrittura, quella che io faccio chiamare zì ai miei personaggi, esisteva invece effettivamente in Cina da almeno quasi due secoli.
È inventato anche il personaggio di Tsai Yong, il presunto inventore della carta per scrivere, lo scinzi, ma non quello di suo figlio Tsai Lun, personaggio realmente esistito a cui la tradizione cinese attribuisce appunto l’introduzione della carta nella burocrazia imperiale.
I termini zì e scinzi, sono solo mie ipotesi su come i romani avrebbero potuto rendere i termini cinesi 纸 (Zhǐ) e 信纸 (Xìnzhǐ). Questi, peraltro, sono termini del moderno cinese mandarino; non ho la minima idea di come i cinesi chiamassero la carta duemila anni fa.
La stampa e la carta
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