Capitolo 6


La società – Lo scontro – Preparativi per un viaggio

Roma, a.d. IIII Id. Iul. 809 AUC

Mamilia Lydia studiò con attenzione il biglietto che le era appena stato recapitato. Si trattava di un invito da parte di Annia per andare insieme a uno spettacolo teatrale, forse sperando di rimediare alla gaffe dell’analogo invito di un paio di mesi prima, quando lei aveva preso così male la rappresentazione dell’Amphitruo da rimanere di cattivo umore per diversi giorni. Quello che però interessava di più Lydia in questo momento era il fatto che l’invito fosse scritto su uno dei biglietti impressi di Caio Arrio. Da un po’ di tempo a questa parte quei biglietti si vedevano dappertutto a Roma: sembrava che improvvisamente scrivere agli amici utilizzando biglietti impressi fosse diventato assolutamente indispensabile se volevi essere considerato qualcuno.
– È arrivato Asinio Gallo, domina, – annunciò l’ostiarius entrando nel tablinium – vuoi che lo faccia entrare?
– Certo Marco, lo stavo aspettando. – Rispose Lydia: – Accompagnalo subito.
Cneo Asinio Gallo era un ometto abbastanza anziano, proprietario di una taberna libraria quasi di fronte a quella di Emiliano sull’Argiletum. Lydia l’aveva pregato di venirla a trovare e lui si era precipitato nella speranza di ricevere un’ordinazione sostanziosa: gli affari andavano decisamente male ultimamente e una commessa importante era proprio quello che gli sarebbe servito per riprendersi un po’.
– Benvenuto Asinio Gallo, – lo accolse Lydia – sono felice di vederti in ottima salute.
– Grazie Mamilia Lydia, e sono lieto di poter dire la stessa cosa di te. Ti posso chiedere a cosa devo il tuo invito?
– Certamente. – Rispose Lydia, mostrandogli l’invito di Annia: – Vengo subito al punto, Ho notato che ultimamente circolano a Roma una quantità di questi biglietti impressi, opera del tuo collega e vicino Caio Arrio Emiliano. Mi sembra di capire che questa attività, affatto nuova, abbia un interesse economico notevole: ho sentito dire che Emiliano ha cominciato ad allestire un nuovo laboratorio dedicato esclusivamente all’imprimitura e mi domandavo se tu o altri librai pensavate di entrare nel gioco.
– Difficile Mamilia: come certamente sai la nuova tecnica di Emiliano richiede l’uso di un inchiostro particolare che solo lui sa come produrre. – Rispose Asinio: – So per certo che sono state fatte prove da diversi miei colleghi di duplicare il suo metodo, ma i risultati sono stati a dir poco scadenti a causa del fatto che gli inchiostri utilizzati o non aderiscono correttamente alla matrice o, una volta trasferiti sulla pergamena, non si legano alla sua superficie e spandono.
– Se il problema è solo questo la soluzione è semplice. – Riprese Lydia: – Naturalmente tu sai che, fino a poco tempo fa, frequentavo Emiliano con una certa assiduità e si dà il caso che tra l’altro io abbia saputo da lui come si prepara l’inchiostro per l’imprimitura. – Vide il lampo di interesse nello sguardo dell’altro e si affrettò ad aggiungere: – Naturalmente non ho intenzione di divulgarne il segreto, ma stavo pensando di entrare personalmente in questo ramo di attività.
– Capisco, Mamilia, – rispose deluso il librarius – ma se sei già in possesso di queste informazioni in cosa posso esserti utile io?
– Parlando francamente, Asinio, ho sentito dire, e sembra che a Roma non sia un segreto, che ti trovi in serie difficoltà economiche. – Rispose Lydia: – Si dice che tu abbia debiti con tutti i tuoi fornitori e che questi non siano più disposti a farti credito. Penso che tu sappia che è solo questione di tempo prima che i tuoi creditori chiedano una bonorum venditio per rientrare almeno in parte delle loro perdite.
Il piccolo librarius era impallidito. – Perdonami Mamilia, ma non ricordo di avere debiti nei tuoi confronti. Davvero non capisco perché tu debba minacciare di chiedere il mio fallimento…
– Scusami Asinio Gallo, – lo interruppe Lydia – ma temo che tu mi abbia frainteso. Non avevo nessuna intenzione di minacciarti: stavo solo riferendo quello che a Roma è sulla bocca di tutti. Il motivo che mi ha spinto a tirare in ballo l’argomento è che ho intenzione di aiutarti, o più precisamente di farti una proposta che penso troverai vantaggiosa.
– Continua, ti prego.
Sembra decisamente interessato. – Pensò Lydia e, ad alta voce: – Beh, la mia idea è semplice: io conosco i segreti dell’imprimitura e voglio applicarli commercialmente. Tu possiedi una rinomata bottega di libraio, anche se ultimamente hai avuto poca fortuna, e se le mie informazioni sono corrette hai accumulato debiti per quasi diecimila sesterzi. – Asinio Gallo trasalì sentendo la cifra, che era dolorosamente vicina al vero: – La mia proposta è che io e te entriamo in società: io posso coprire i tuoi debiti, fornirti l’inchiostro speciale e altre informazioni sul processo di imprimitura, tu mi cedi metà della proprietà del tuo negozio e continui a gestirlo come prima. Avendo ripianata la tua situazione finanziaria e con i segreti del procedimento di Emiliano potrai facilmente guadagnare più di prima, anche se terrai per te solo metà degli utili dell’attività.
– Devo dire che la tua offerta mi attira, Mamilia, – rispose l’altro dopo una breve riflessione – dopotutto non è che io abbia molte alternative. Onestamente quello che non capisco è cosa pensi di guadagnare tu da questo accordo: diecimila sesterzi sono una grossa cifra e non credo che tu possa pensare di recuperarli in breve tempo dai profitti della mia bottega.
– Hai ragione Asinio Gallo, ma come ti ho detto ho un interesse particolare a entrare in affari nel campo dell’imprimitura. In realtà – aggiunse – il mio obiettivo è soprattutto quello di mettermi in concorrenza con Caio Arrio e togliergli l’esclusiva di questo nuovo mercato.
– Capisco. – Rispose semplicemente Asinio, e pensò: – Allora è vero quello che si dice in giro che tu e Arrio avete litigato recentemente. Beh, se il rancore nei suoi confronti ti spinge ad aiutarmi per fargli concorrenza, chi sono io per lamentarmi? – E di nuovo ad alta voce: – Bene, penso allora che ci possiamo accordare su questi termini. Hai intenzione di formalizzare subito il contratto?
– Certamente, se per te va bene. – Estrasse da uno stipo delle tavolette. – Ho fatto preparare due copie del contratto al mio segretario Novio; leggile: se ti sembra che sia tutto in ordine ci procuriamo un paio di testimoni e l’accordo è fatto.


Nel pomeriggio Mamilia Lydia fece preparare la sua lettiga e si fece portare all’Argiletum per visitare la taberna di Asinio Gallo, ora per metà anche sua. Naturalmente la taberna di Caio Arrio era proprio di là dalla strada…
Lydia si divertì esplorando la taberna libraria del suo socio; dopotutto, anche se non era esattamente una bibliofila, i libri e la loro realizzazione la interessavano e la incuriosivano. Il negozio era effettivamente ben fornito: negli armaria alle pareti erano allineati, ciascuno nel suo cubicolo, non meno di duecento libri, per la maggior parte in latino ma anche molti in greco e persino qualche volume in etrusco.
Dopo aver passato più di un’ora a curiosare piacevolmente sia nella parte aperta al pubblico che nei laboratori dei copisti, Lydia si rassegnò all’inevitabile: non sarebbe stato difficile risalire sulla lettiga e tornare a casa senza vedere Emiliano, ma aveva paura che la rabbia che le covava dentro ormai da quasi tre mesi la facesse esplodere se avesse perso quest’occasione di sfogarsi contro di lui.
Attraversò la strada e si avvicinò all’altra taberna. Emiliano in quel momento era sulla porta e la vide avvicinarsi: – Vale, carissima Lydia, cosa…
– Mamilia Lydia per te, Arrio Emiliano. – Lo interruppe lei gelida.
– Come vuoi tu Mamilia Lydia, – riprese Emiliano con tono conciliante – cosa ti porta qui dopo tutto questo tempo in cui non ti sei fatta sentire?
– Niente in particolare Arrio Emiliano: ero qui all’Argiletum per motivi di affari e volevo vedere come te la passavi. – Il tono era sempre freddo: – Ultimamente sembra che a Roma non si parli d’altro che dei tuoi codicilli impressi.
– Beh, sì, in effetti stanno avendo un discreto successo. Sai che sto attrezzando un nuovo laboratorio sull’Aventino che si dedicherà esclusivamente all’imprimitura? – Il tono di Emiliano era chiaramente orgoglioso, ma poi affiorò un accenno di dubbio: – Speravo che, già che sei passata da queste parti, avremmo potuto chiarire l’equivoco che ti ha fatto tanto arrabbiare tre mesi fa…
– Equivoco? Tu lo chiami un equivoco? – Adesso Lydia non aveva più motivo di trattenere la sua furia: – Mi hai mentito spudoratamente per due anni, mi hai umiliata facendomi fare la figura dell’idiota…
– Ma Lydia, io non ti ho mentito! – Provò a giustificarsi Emiliano: – Non ho mai negato di essere un liberto
– Hai sempre fatto di tutto perché io pensassi il contrario, negalo se puoi! Se non avessimo incontrato per caso in strada il tuo patronus, e lui non ti avesse rivolto la parola, quanti anni sarebbero dovuti ancora passare prima che tu mi dicessi che eri un ex schiavo?
– Ma… veramente non ho mai pensato che fosse importante parlarne. – Emiliano sembrava sinceramente confuso. – Dopotutto sono nato libero, anche se non da cittadino romano, e se pure sono diventato schiavo, adesso sono di nuovo un uomo libero. Che differenza fa?
– Che differenza fa? – La rabbia di Lydia sembrava un po’ sbollita, il tono era più triste che furioso mentre cercava di spiegare: – Senti, mio padre era un liberto come te, io sono nata libera, ho ereditato la sua considerevole fortuna e, lo sai bene, se volessi potrei trovare come marito un eques; invece mi sono andata a innamorare di te. – Si fermò un attimo per riprendere fiato. – Se tu almeno fossi stato un ingenuus, come mi hai sempre lasciato credere, i nostri figli sarebbero stati cittadini a pieno titolo. Invece così, se dovessi avere la malaugurata idea di sposarti, Venere me ne scampi, i nostri figli verrebbero guardati dall’alto in basso: figli di un ex schiavo, come è capitato e capita a me. – Il suo odio all’idea era quasi palpabile.
– Ma…
– Non c’è nessun “ma”, – concluse Lydia, – non esiste la minima possibilità che io decida di sposare un liberto, soprattutto uno che mi ha ingannata e umiliata per due anni. Addio Caio Arrio Emiliano.
E con questo se ne uscì dalla porta, lasciando lo sbalordito Emiliano con la frase troncata in bocca, e fece cenno ai suoi schiavi di raggiungerla con la lettiga.


Quella sera rilesse ancora una volta la lettera arrivata da Hiram quasi tre mesi prima; era diventata una specie di talismano, con la sua promessa di rivincita.
Le tornò alla mente quel viaggio di tanti anni prima e pensò ai gelsi. I sei famosi alberelli erano cresciuti bene a Pistoriae e si erano anche moltiplicati, anche se non avevano mai prodotto un solo filo di seta. Però erano sempre rimasti per lei un ricordo piacevole di quel viaggio, e le venne voglia di andare a vedere com’erano adesso.
Inoltre, – pensò Lydia – è un bel pezzo che non vado alla villa. Per quanto abbia completa fiducia nell’onestà di Arruntio, l’amministratore, è sempre meglio farsi vedere ogni tanto sul posto, giusto per vedere come vanno le cose.
Detto fatto, cominciò i preparativi per il viaggio. Questo sarebbe durato cinque o sei giorni, e lei intendeva fermarsi almeno una quindicina di giorni alla villa, quindi si sarebbe fatta precedere a Pistoriae dai bagagli e da almeno una dozzina di schiavi, dal cuoco alle sue cameriere personali, mentre lei sarebbe andata a cavallo, accompagnata da una cameriera e da un paio di schiavi.
Chiamò quindi il suo segretario perché provvedesse a organizzare il viaggio mandando subito avanti uno schiavo con un messaggio per Tito Arruntio perché si preparasse alla sua visita.
Inoltre bisognava cominciare a far preparare i bagagli e prendere accordi per il noleggio di un paio di carri per il trasporto e i cavalli per lei e la sua scorta. Poiché un carro trainato da muli viaggia molto più lentamente di una persona a cavallo, i bagagli e la servitù avrebbero dovuto partire almeno sette giorni prima di lei, in modo da poter trovare tutto pronto al suo arrivo.

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