Capitolo 51 Stanford Prison Experiment, parte I

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

Sabato.
Harry aveva avuto problemi ad addormentarsi venerdì notte, cosa che aveva previsto che potesse accadere, e quindi aveva deciso di prendere l’ovvia precauzione di acquistare anticipatamente una pozione soporifera; e per evitare che costituisse un segno tangibile del fatto che fosse nervoso, aveva deciso di acquistarla da Fred e George un paio di mesi prima. (Siate pronti! Questa è la canzone di marcia dei Boy Scout!…)
Così Harry era completamente riposato, e la sua borsa conteneva quasi tutto quello che possedeva e di cui avrebbe potuto plausibilmente aver bisogno. Harry si era, in effetti, imbattuto nella limitazione di volume della borsa; e tenendo presente che avrebbe avuto bisogno di contenere un grosso serpente, e che avrebbe potuto aver bisogno di immagazzinare chissà-cos’altro, aveva rimosso alcuni degli oggetti più ingombranti, come la batteria per auto. Era giunto al punto in cui ora poteva Trasfigurare qualcosa delle dimensioni di una batteria per auto in quattro minuti netti, quindi non era una gran perdita.
Harry aveva mantenuto i bengala e il cannello da saldatura a ossiacetilene e la tanica di benzina, poiché non si potevano Trasfigurare cose che dovevano essere bruciate.
(Siate pronti, mentre marciate attraverso la vita…)
Mary’s Place.
Dopo che la cameriera aveva preso i loro ordini e aveva rivolto loro un inchino e lasciato la stanza, il professor Quirrell aveva eseguito solo quattro Incantesimi, e poi non avevano parlato di nulla che avesse grandi conseguenze, solo della complessa tesi del professor Quirrell a proposito di come la maledizione del Signore Oscuro sulla cattedra di Difesa aveva causato il declino del duello e come questo avesse mutato i costumi sociali della Gran Bretagna magica. Harry ascoltò e annuì e disse cose intelligenti, mentre tentava di controllare il forte battito del proprio cuore.
Poi la cameriera rientrò portando il loro cibo, e questa volta, un minuto dopo che la cameriera si era allontanata, il professor Quirrell fece un gesto verso la porta per chiuderla e serrarla, e cominciò a lanciare ventinove incantesimi di sicurezza, e questa volta uno di quelli della sequenza di Bester fu lasciato fuori, il che rese un po’ perplesso Harry.
Il professor Quirrell terminò i suoi incantesimi –
– si alzò dalla sua sedia –
– offuscandosi mutò in un serpente verde, con bande blu e bianche –
– che sibilò, “Affamato, ragazzo? Mangia a ssazietà, avremo bissogno ssia di forza che di tempo”.
Gli occhi di Harry si erano spalancati, ma sibilò “Ho mangiato bene a colazione”, e poi iniziò a portare forchettate di spaghetti alla bocca.
Il serpente lo guardò per un momento, con quegli occhi inespressivi, e poi sibilò, “Non dessidero sspiegare qui. Preferissco esssere altrove prima. Bissogna andare via inossservati, ssenza ssegni che abbiamo lassciato sstanza”.
In modo che nesssuno ci posssa sseguire”, sibilò Harry.
Ssì. Ti fidi di me cossì tanto, ragazzo? Penssa prima di rissposta. Farò grossse richiesste a te, che richiedono fiducia; sse vuoi dire no a presscindere, allora di’ di no ora.
Harry abbassò lo sguardo dagli occhi inespressivi del serpente, e tornò a guardare i suoi spaghetti ricoperti di salsa, e mangiò un altro boccone, poi un altro, mentre pensava.
Il Professore di Difesa… era una figura ambigua, a dir poco; Harry pensava che avesse svelato alcuni dei suoi obiettivi, ma che altri restassero misteriosi.
Ma il professor Quirrell aveva abbattuto duecento ragazze per fermare quelle che stavano attirando a sé Harry. Il professor Quirrell aveva dedotto che il Dissennatore stava prosciugando Harry attraverso la sua bacchetta. Il Professore di Difesa aveva salvato la vita di Harry, due volte, nel giro di due settimane.
Il che poteva significare che il Professore di Difesa stava semplicemente salvando Harry per dopo, che c’erano motivi ulteriori. In effetti, era certo che ci fossero motivi ulteriori. Il professor Quirrell non stava facendo questo per un capriccio. Ma del resto il professor Quirrell aveva anche fatto sì che Harry fosse istruito in Occlumanzia, aveva insegnato a Harry come perdere… se il Professore di Difesa avesse voluto usare in qualche modo Harry Potter, sarebbe stato un uso che richiedeva un Harry Potter più forte, non uno più debole. Questo era ciò che significava essere usati da un amico, che avrebbe scelto l’uso che ti rendeva più forte invece che più debole.
E se talvolta il Professore di Difesa aveva un’aria fredda, dell’amarezza nella sua voce o della vacuità nel suo sguardo, allora Harry era l’unico al quale il professor Quirrell permetteva di vederlo.
Harry non sapeva come descrivere esattamente a parole il senso di affinità che provava per il professor Quirrell, se non dicendo che il Professore di Difesa era l’unica persona lucida che Harry aveva conosciuto nel mondo dei maghi. Prima o poi tutti gli altri iniziavano a giocare a Quidditch, o a non mettere gusci di protezione sulle loro macchine del tempo, o a pensare che la morte fosse loro amica. Non importava quanto fossero buone le loro intenzioni. Prima o poi, e di solito prima, dimostravano che qualcosa nel profondo del loro cervello era confuso. Tutti tranne il professor Quirrell. Era un legame che andava al di là di qualsiasi debito contratto, o persino di predilezioni personali, loro due erano soli nel mondo dei maghi. E se il Professore di Difesa ogni tanto sembrava un po’ spaventoso e un po’ Oscuro, beh, quella era proprio la stessa cosa che alcune persone dicevano di Harry.
Mi fido di te”, sibilò Harry.
E il serpente spiegò la prima fase del piano.

Harry prese un’ultima forchettata di spaghetti, masticò. Accanto a lui, il professor Quirrell, ora nuovamente in forma umana, stava mangiando la sua minestra placidamente, come se niente di particolare interesse stesse accadendo.
Poi Harry deglutì, e nello stesso istante si alzò dalla sedia, già sentendo il suo cuore iniziare a battergli forte nel petto. Le misure di sicurezza adottate erano letteralmente le più rigorose possibili…
“È pronto per l’esperimento, signor Potter?” chiese con calma il professor Quirrell.
Non era un esperimento, ma il professor Quirrell non l’avrebbe detto, non ad alta voce in linguaggio umano, neanche in quella stanza schermata fino al limite che il professor Quirrell aveva protetto con altri incantesimi.
“Sì”, disse Harry con la maggior noncuranza possibile.
Passo uno.
Harry disse “Mantello” alla propria borsa, estrasse il Mantello dell’Invisibilità, e poi staccò la borsa dalla propria cintura e la lanciò dall’altro lato del tavolo.
Il Professore di Difesa si alzò dalla propria sedia, estrasse la sua bacchetta, si chinò, e appoggiò la bacchetta alla borsa, mormorando un incantesimo sommesso. I nuovi incantesimi garantivano che il professor Quirrell potesse entrare nella borsa nella sua forma da serpente, e lasciarla di sua volontà, e sentire ciò che accadeva fuori mentre era nella borsa.
Passo due.
Mentre il professor Quirrell si rialzava dopo essersi chinato sulla borsa, e metteva via la bacchetta, questa puntò casualmente in direzione di Harry, e vi fu una breve sensazione di brulichio sul petto del ragazzo vicino a dove era il Giratempo, come se qualcosa di raccapricciante fosse passato molto vicino a lui senza toccarlo.
Passo tre.
Il Professore di Difesa si trasformò nuovamente in un serpente, e la sensazione di sventura diminuì; il serpente strisciò fino alla borsa e poi dentro di essa, la bocca della borsa che si aprì per lasciar passare quella forma verde, e mentre la bocca si chiuse dietro la coda, la sensazione di sventura diminuì ancor di più.
Passo quattro.
Harry estrasse la bacchetta, facendo attenzione a restare fermo, come fece, in modo che non si muovesse il Giratempo, la cui clessidra il professor Quirrell aveva ancorato all’interno del guscio nel suo orientamento attuale. “Wingardium Leviosa”, mormorò Harry, e la borsa cominciò a fluttuare verso di lui.
Lentamente, lentamente, secondo le istruzioni del professor Quirrell, la borsa cominciò a galleggiare verso Harry, che era in allerta per qualsiasi segno che il sacchetto si stesse aprendo, in tal caso Harry avrebbe dovuto usare l’Incantesimo di Levitazione per allontanarlo da sé il più velocemente possibile.
Appena la borsa arrivò a meno di un metro da Harry, la sensazione di sventura ritornò.
Quando Harry riattaccò la borsa alla cintura, la sensazione di sventura fu più forte di quanto non fosse mai stata, ma comunque non travolgente; era tollerabile.
Anche con la forma Animagus del professor Quirrell che giaceva all’interno dello spazio esteso della borsa appoggiata proprio sul fianco di Harry.
Passo cinque.
Harry rinfoderò la propria bacchetta. L’altra mano reggeva ancora il Mantello dell’Invisibilità, e Harry se lo mise addosso.
Passo sei.
E così in quella stanza al riparo da ogni possibile chiaroveggenza, che il professor Quirrell aveva personalmente e ulteriormente protetto, non fu fino a dopo che Harry ebbe indossato il vero Mantello dell’Invisibilità che mise la mano sotto la camicia e ruotò il guscio esterno del Giratempo solo una volta.
La clessidra interna del Giratempo rimase ancorata e immobile, la montatura le ruotò attorno –
Il cibo sparì dal tavolo, le sedie balzarono al loro posto, la porta si spalancò.
Mary’s Room era deserta, come sarebbe dovuta essere, perché il professor Quirrell aveva precedentemente contattato Mary’s Place sotto falso nome per sapere se la stanza sarebbe stata disponibile a quell’ora – non per prenotarla, perché una prenotazione annullata avrebbe potuto essere notata, ma solo per informarsi.
Passo sette.
Restando sotto il Mantello dell’Invisibilità, Harry attraversò la porta aperta. Attraversò i corridoi piastrellati di Mary’s Place fino al bar ben fornito che accoglieva i nuovi ospiti, di cui si prendeva cura il proprietario, Jake. C’erano solo poche persone al bar, la mattina prima dell’ora di pranzo vera e propria, e Harry dovette aspettare invisibile accanto alla porta per diversi minuti, ascoltando il mormorio delle conversazioni e il gorgoglio dell’alcool, prima che la porta si aprisse per far entrare un enorme e gioviale irlandese, e Harry potesse scivolare fuori silenziosamente nella sua scia.
Passo otto.
Harry camminò per un po’. Era ben lontano da Mary’s Place quando abbandonò Diagon Alley per un vicolo più piccolo, al termine del quale si trovò un negozio buio, le finestre oscurate con un incantesimo.
Passo nove.
“Pesce spada melone amico”, Harry recitò la parola d’accesso alla serratura ed essa si aprì con un clic.
Anche l’interno del negozio era buio, la luce proveniente dalla porta aperta lo illuminò brevemente mostrando una stanza ampia e vuota. Il negozio di mobili che un tempo aveva esercitato qui aveva dichiarato fallimento alcuni mesi prima, secondo il Professore di Difesa, e il locale era stato espropriato, ma non ancora rivenduto. Le pareti erano dipinte di un semplice bianco, il pavimento in legno graffiato e rozzo, una singola porta chiusa incastonata nella parete di fondo; questa era stata una sala da esposizione, una volta, ma ora non esponeva niente.
La porta si chiuse dietro di Harry, e poi l’oscurità fu completa.
Passo dieci.
Harry estrasse la sua bacchetta e disse “Lumos”, illuminando la stanza con un bagliore bianco; prese la borsa dalla sua cintura (la sensazione di sventura divenne un po’ più acuta mentre la stringeva con le dita) le la lanciò con leggerezza dall’altro lato della stanza (la sensazione di sventura svanì quasi completamente). E poi iniziò a rimuovere il Mantello dell’Invisibilità, anche mentre la sua voce sibilava, “È fatta”.
Passo undici.
Dalla borsa sbucò una testa verde, subito seguita dal corpo verde lungo un metro del serpente che strisciava fuori. Un momento dopo, il serpente mutò sfumandosi nel professor Quirrell.
Passo dodici.
Harry attese in silenzio mentre il Professore di Difesa recitò i trenta incantesimi.
“Va bene”, disse con calma il professor Quirrell, quando ebbe terminato. “Se qualcuno ci sta ancora guardando in questo momento, siamo spacciati in ogni caso, quindi parlerò chiaramente e in forma umana. Il Serpentese non fa del tutto per me, temo, in quanto non sono né un discendente di Salazar né un vero serpente”.
Harry annuì.
“Dunque, signor Potter”, disse il professor Quirrell. Il suo sguardo era determinato, i suoi occhi azzurri in ombra nella bianca luce che proveniva dalla bacchetta di Harry. “Siamo soli e non osservati, e ho un’importante domanda da farle”.
“Vada avanti”, disse Harry, e il suo cuore iniziò a battere più velocemente.
“Qual è la sua opinione del governo della Gran Bretagna magica?”
Non era proprio quello che Harry si stava aspettando, ma era abbastanza vicino, così Harry disse, “In base alla mia limitata conoscenza, direi che sia il Ministero sia il Wizengamot sembrano essere stupidi, corrotti, e malvagi”.
“Esatto”, disse il professor Quirrell. “Ha capito perché lo chiedo?”
Harry fece un respiro profondo, e guardò professor Quirrell dritto negli occhi, risoluto. Harry aveva finalmente scoperto che il modo di fare deduzioni sorprendenti a partire da prove scarse era quello di conoscere la risposta in anticipo, e aveva intuito questa risposta con un’intera settimana d’anticipo. Era necessario solo un piccolo aggiustamento…
“Sta per invitarmi ad unirmi ad un’organizzazione segreta piena di persone interessanti come lei, uno degli obiettivi della quale è riformare o rovesciare il governo della Gran Bretagna magica, e sì, accetto.”
Ci fu una breve pausa.
“Temo che questa non sia esattamente la direzione in cui intendevo incanalare questa conversazione”, disse il professor Quirrell. Gli angoli delle sue labbra si stavano leggermente contraendo. “Intendevo solamente chiedere il suo aiuto per fare qualcosa di estremamente sovversivo e illegale”.
Dannazione, pensò Harry. Eppure, il professor Quirrell non l’aveva negato… “Vada avanti”.
“Prima di farlo”, disse il professor Quirrell. Non c’era alcuna levità nella sua voce, ora. “È aperto a tali proposte, signor Potter? Ripeto che se è verosimile che mi dica di no a prescindere, deve dire di no ora. Se la sua curiosità la spinge a fare diversamente, la soffochi”.
“Sovversivo e illegale non mi preoccupano. Mi preoccupa il rischio e la posta in gioco dovrebbe essere proporzionata, ma non posso immaginare che lei prenda dei rischi alla leggera.”
Il professor Quirrell annuì. “Non lo farei. È un terribile abuso della mia amicizia con lei, e della fiducia che è posta nella mia posizione di insegnante a Hogwarts –”
“Può saltare questa parte.”
Le labbra si contorsero nuovamente, e poi si appiattirono. “Allora la salterò. Signor Potter, lei talvolta si diverte a mentire con le verità, gioca con le parole per nascondere i suoi messaggi in piena vista. Anche io sono stato noto per aver trovato questa cosa divertente. Ma se arrivassi anche solo a dirle ciò che io spero faremo oggi, signor Potter, lei mentirà a tal riguardo. Mentirà esplicitamente, senza esitazione, senza giochi di parole o indizi, con chiunque le faccia domande a tal proposito, siano nemici o migliori amici. Mentirà a Malfoy, a Granger e a McGonagall. Parlerà, sempre e senza esitazione, esattamente nello stesso modo in cui parlerebbe se non sapesse nulla, senza preoccuparsi del suo onore. Dovrà essere così”.
Ci fu silenzio, allora, per un po’ di tempo.
Quello era un prezzo misurato in una frazione dell’anima di Harry.
“Senza svelarmelo ancora…” disse Harry. “Può dirmi se la necessità è disperata?”
“C’è qualcuno che ha la più terribile necessità del suo aiuto”, disse semplicemente il professor Quirrell, “e non c’è nessuno che possa aiutarlo se non lei”.
Ci fu un altro silenzio, ma non uno lungo.
“Va bene”, disse pacatamente Harry. “Mi parli della missione”.
Le vesti scure del Professore di Difesa sembrarono sfocate contro l’ombra sul muro, gettata dalla sua sagoma che bloccava la luce bianca della bacchetta di Harry. “L’Incantesimo Patronus ordinario, signor Potter, tiene lontana la paura di un Dissennatore. Ma i Dissennatori la vedono comunque attraverso di esso, sanno che lei è lì. Ad eccezione del suo Incantesimo Patronus. Esso li acceca, o fa più che accecarli. Ciò che ho visto sotto il mantello non stava neppure guardando nella nostra direzione mentre lei l’uccideva; come se avesse dimenticato la nostra esistenza, anche mentre moriva”.
Harry annuì. Non era sorprendente, non quando si affrontava un Dissennatore sul piano della sua vera esistenza, al di là dell’antropomorfismo. La morte poteva essere l’ultimo nemico, ma non era un nemico senziente. Quando l’umanità aveva spazzato via il vaiolo, il vaiolo non aveva resistito combattendo.
“Signor Potter, la sede centrale della Gringotts è custodita da ogni incantesimo superiore e inferiore che i goblin conoscano. Anche così quelle camere di sicurezza sono stata svaligiate con successo; poiché quello che la magia può fare, la magia può disfare. Eppure nessuno è ancora mai fuggito da Azkaban. Nessuno. Per ogni incantesimo vi è un contro-incantesimo, per ogni protezione c’è un aggiramento. Come può essere che nessuno sia mai stato fatto evadere da Azkaban?”
“Perché Azkaban ha qualcosa di invincibile”, disse Harry. “Qualcosa di così terribile che nessuno può sconfiggerlo”.
Quella era la chiave di volta della loro sicurezza perfetta, non doveva essere nulla di umano. Era la Morte che sorvegliava Azkaban.
“I Dissennatori non amano che i loro pasti gli siano portati via”, disse il professor Quirrell. Nella sua voce si era fatta strada della freddezza, ora. “Sanno se qualcuno ci prova. Ci sono più di cento Dissennatori lì, e parlano anche alle guardie. È così semplice, signor Potter. Se sei un mago potente allora non è difficile entrare ad Azkaban, e non è difficile uscirne. Fino a quando non si tenti di portar via qualcosa che appartiene ai Dissennatori”.
“Ma i Dissennatori non sono invincibili”, disse Harry. Avrebbe potuto lanciare l’Incantesimo Patronus con quel pensiero, in quel preciso momento. “Non creda mai che lo siano”.
La voce del professor Quirrell era molto sommessa. “Si ricorda com’è stato quando è andato davanti al Dissennatore, la prima volta, quando ha fallito?”
“Mi ricordo.”
E poi con un improvviso e nauseante movimento nel suo stomaco, Harry seppe dove questo sarebbe andato a finire; avrebbe dovuto capirlo prima.
“C’è una persona innocente ad Azkaban”, disse il professor Quirrell.
Harry annuì, provava una sensazione di bruciore alla gola, ma non pianse.
“La persona di cui parlo non era sotto la Maledizione Imperius”, disse il Professore di Difesa, abiti scuri che si stagliano contro un’ombra più grande. “Ci sono modi più sicuri per spezzare la volontà rispetto all’Imperius, se si ha il tempo per la tortura, e la Legilimanzia, e rituali di cui non parlerò. Non posso dirle come faccio a saperlo, come faccio a sapere qualunque cosa di tutto ciò, non posso dare un indizio neppure a lei, dovrà fidarsi di me. Ma c’è una persona in Azkaban che non ha mai, neppure una volta, scelto di servire il Signore Oscuro, che ha trascorso anni soffrendo in solitudine nel freddo e nell’oscurità più terribili che si possano immaginare, e che non ne meritava un solo minuto”.
Harry lo comprese in un unico salto di illuminazione, la sua bocca che corse quasi davanti ai suoi pensieri.
Non ci fu alcun indizio, nessun avvertimento, pensammo tutti che
“Una persona di nome Black”, disse Harry.
Ci fu silenzio. Silenzio, mentre gli occhi azzurri lo fissarono.
“Beh”, disse il professor Quirrell dopo un po’. “Con tanti saluti all’idea di non rivelarle il nome finché non avesse accettato la missione. Chiederei se stesse leggendo o meno la mia mente, ma questo è assolutamente impossibile”.
Harry non disse nulla, ma era abbastanza semplice se credevi nei processi della democrazia moderna. La persona più ovviamente innocente dentro Azkaban era colui che non aveva avuto un processo –
“Sono senz’altro impressionato, signor Potter”, disse il professor Quirrell. Il suo volto era severo. “Ma questa è una cosa seria, e se c’è qualche modo in cui altri potrebbero fare la stessa deduzione, devo conoscerlo. Allora mi dica, signor Potter. Come, in nome di Merlino, di Atlantide, e del vuoto tra le stelle, ha fatto a indovinare che stavo parlando di Bellatrix?”

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