Capitolo 56 Stanford Prison Experiment, ottimizzazione vincolata, parte VI

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

Silenziosa, fortunatamente fu silenziosa, la porta in metallo del successivo livello più in basso. O non c’era nessuno lì dietro, o stava soffrendo in silenzio, forse stava gridando ma la sua voce aveva già ceduto, o stava semplicemente mormorando a sé stesso sommessamente nell’oscurità…
Non sono sicuro di poterlo fare, pensò Harry, e non poté neppure incolpare i Dissennatori del pensiero disperato. Sarebbe stato meglio essere ad un livello più basso, sarebbe stato più sicuro essere ad un livello più basso, il suo piano avrebbe richiesto tempo per essere implementato e gli Auror probabilmente si stavano già facendo strada verso il basso. Ma se Harry avesse dovuto passare oltre qualche altra porta di metallo come quella restando al contempo in silenzio e mantenendo il suo respiro perfettamente regolare, sarebbe potuto impazzire; se avesse dovuto lasciare un pezzo di sé dietro ciascuna di esse, presto di lui non sarebbe rimasto nulla –
Un luminoso gatto del colore della luce lunare comparve con un balzo e atterrò davanti al Patronus di Harry. Harry quasi gridò, cosa che non avrebbe aiutato la sua immagine con Bellatrix.
“Harry!” disse la voce della professoressa McGonagall, sembrando più allarmata di quanto Harry non l’avesse mai sentita. “Dove sei? Stai bene? Questo è il mio Patronus, rispondimi!”
Con uno sforzo convulso, Harry si schiarì la mente, riadattò la sua gola, si obbligò a calmarsi, alzò una personalità differente come fosse una barriera di Occlumanzia. Ci vollero alcuni secondi, e sperò davvero che la professoressa McGonagall non si insospettisse per quello grazie al ritardo di comunicazione, proprio come sperava davvero che i Patronus non riferissero ciò che li circondava.
La voce innocente di un giovane ragazzo disse, “Sono a Mary’s Place, professoressa, a Diagon Alley. Sto andando al bagno in effetti. Cosa è successo?”
Il gatto se ne andò con un balzo, e Bellatrix cominciò a ridacchiare sommessamente, una risata elogiativa e polverosa, ma si interruppe bruscamente dopo un sibilo di Harry.
Un momento dopo il gatto tornò, e disse nella voce della professoressa McGonagall, “Sto venendo a prenderti proprio ora. Non andare da nessuna parte, se non sei vicino al Professore di Difesa non tornare da lui, non dire nulla a nessuno, sarò lì il più velocemente possibile!”
E il gatto splendente avanzò sfocandosi e svanì.
Harry diede un’occhiata al suo orologio, appuntandosi l’ora, in modo che dopo aver portato tutti quanti fuori da lì, e dopo che il professor Quirrell avesse bloccato nuovamente il Giratempo, sarebbe potuto tornare indietro ed essere nel bagno di Mary’s Place al momento opportuno…
Sai, disse la parte del suo cervello che si occupava di risolvere i problemi, c’è un limite a quanti vincoli puoi aggiungere a un problema prima che diventi davvero impossibile, lo capisci?
Non sarebbe dovuto essere importante, e in realtà non lo era, non era comparabile alla sofferenza di un singolo prigioniero in Azkaban, eppure Harry si notò comunque ben cosciente del fatto che se il suo piano non fosse terminato con lui prelevato da Mary’s Place proprio come se non se ne fosse mai andato, e il Professore di Difesa apparentemente del tutto innocente di ogni malefatta, la professoressa McGonagall l’avrebbe ucciso.

Mentre il loro gruppo si preparava a mangiare un altro boccone di territorio dalla spirale C, alzando gli scudi e scansionando prima di lasciar cadere il precedente scudo alle loro spalle, Amelia stava battendo le dita sul proprio fianco e si chiedeva se avesse dovuto consultare l’ovvio esperto. Se solo egli non fosse stato così –
Amelia udì il familiare crepitio del fuoco e seppe cosa avrebbe visto mentre si girava.
Un terzo dei suoi Auror stavano girandosi vorticosamente e puntando le loro bacchette sul vecchio mago con gli occhiali a mezzaluna e una lunga barba che era apparso direttamente in mezzo a loro, una splendente fenice rosso-oro sulla sua spalla.
“Non fate fuoco!” Il Polisucco rendeva facile falsificare il volto, ma falsificare il viaggio via fenice sarebbe stato alquanto più difficile – le protezioni lo consentivano come una dei modi rapidi di entrare in Azkaban, sebbene non vi fossero modi rapidi di uscire.
La vecchia strega e il vecchio mago si fissarono l’un l’altra per un lungo momento.
(Amelia si chiese, nei recessi della sua mente, quale dei suoi Auror avesse mandato il messaggio, c’erano diversi ex-membri dell’Ordine della Fenice con lei; cercò di ricordare se avesse notato la mancanza del passero di Emmeline o del gatto di Andy dal gruppo delle creature luminose; ma sapeva che era inutile. Poteva persino non essere qualcuno dei suoi, poiché il vecchio impiccione spesso conosceva cose che non avrebbe dovuto aver modo di conoscere.)
Albus Silente chinò il capo in direzione di Amelia in un gesto di cortesia. “Spero di non essere sgradito qui”, disse con calma il mago. “Siamo tutti dalla stessa parte, no?”
“Questo dipende”, disse Amelia con una voce dura. “Sei qui ad aiutarci a catturare dei criminali, o a proteggerli dalle conseguenze delle loro azioni?” Hai intenzione di cercare di impedire all’assassina di mio fratello di ricevere il suo meritato Bacio, vecchio impiccione? Da ciò che Amelia aveva sentito, Silente era diventato più intelligente verso la fine della guerra, per lo più grazie all’ininterrotto assillo da parte di Malocchio; ma era ricaduto nella sua folle pietà l’istante in cui era stato ritrovato il corpo di Voldemort.
Una dozzina di piccoli punti di bianco e argento, riflessi degli animali risplendenti, luccicarono dagli occhiali a mezzaluna del vecchio mago mentre parlò. “Vorrei vedere Bellatrix Black libera ancor meno di te. Non deve lasciare viva questa prigione, Amelia”.
Prima che Amelia potesse parlare ancora, anche solo per esprimere la sua sorpresa soddisfazione, il vecchio mago fece un gesto con la sua lunga bacchetta nera e un’argentea fenice ardente comparve d’improvviso, forse più luminosa di tutti i loro altri Patronus messi insieme. Era la prima volta che aveva visto lanciare quell’incantesimo senza parole. “Ordina a tutti i tuoi Auror di cancellare i loro Incantesimi Patronus per dieci secondi”, disse il vecchio mago. “Ciò che l’oscurità non può trovare, la luce potrebbe”.
Amelia diede bruscamente l’ordine all’ufficiale delle comunicazioni, che l’avrebbe notificato a tutti gli Auror per mezzo dei loro specchi, ordinando che fosse fatta la volontà di Silente.
Questo richiese alcuni momenti, e divenne un periodo di tremendo silenzio, nessuno degli Auror che osò parlare, mentre Amelia cercava di soppesare i propri pensieri. Non deve lasciare viva questa prigione… Albus Silente non si sarebbe trasformato in Bartemius Crouch senza un forte motivo. Se avesse voluto dirle perché, l’avrebbe già fatto; ma di certo non era un segno positivo.
Eppure, era bello sapere che avrebbero potuto lavorare insieme a questo caso.
“Ora”, disse un coro di specchi, e tutti gli Incantesimi Patronus si spensero ad eccezione di quell’argentea fenice ardente.
“C’è un altro Patronus ancora presente?” disse con chiarezza il vecchio mago alla splendente creatura.
La splendente creatura abbassò la tesa in un cenno.
“Puoi trovarlo?”
La testa argentea annuì di nuovo.
“Te ne ricorderai, se dovesse andarsene e tornare di nuovo?”
Un cenno finale da parte della fenice ardente.
“Fatto”, disse Silente.
“Finito”, dissero tutti gli specchi un momento dopo, e Amelia alzò la sua bacchetta e iniziò a rilanciare il proprio Patronus. (Sebbene le ci volesse un po’ di concentrazione in più, con quel sorriso da lupo di già sul proprio volto, per pensare alla prima volta che Susan le aveva dato un bacio sulla guancia, invece di soffermarsi sul destino incombente di Bellatrix Black. Quell’altro Bacio era in effetti un pensiero felice, ma non esattamente del tipo giusto per l’Incantesimo Patronus.)

Non erano neppure giunti alla fine di quel corridoio prima che il Patronus di Harry alzasse la mano, educatamente, come se fosse in un’aula.
Harry pensò rapidamente. Il problema era come – no, anche quello era ovvio.
“Sembra”, disse Harry con una voce freddamente divertita, “che qualcuno abbia dato istruzione a questo Patronus di riferire il suo messaggio solo a me”. Ridacchiò. “Bene allora. Perdonami, cara Bella. Quietus”.
Immediatamente l’umanoide d’argento disse con la voce di Harry, “C’è un altro Patronus che cerca questo Patronus”.
Cosa?” disse Harry. E poi, senza fermarsi a pensare a ciò che stava accadendo, “Puoi bloccarlo? Impedirgli di trovari?”
L’umanoide d’argento scosse la testa.

Non fu prima che Amelia e gli altri Auror terminassero di rilanciare i loro Incantesimi Patronus che –
L’argentea fenice ardente volò via, e la vera fenice rosso-oro la seguì, e l’antico mago camminò a grandi passi dietro di loro con la sua lunga bacchetta impugnata bassa.
Gli scudi attorno al loro territorio si aprirono intorno al vecchio mago come acqua, e si chiusero dietro di lui senza neppure un’increspatura.
Albus!” gridò Amelia. “Cosa pensi di fare?”
Ma lo sapeva già.
“Non seguitemi”, disse severamente la voce del vecchio mago. “Posso proteggere me stesso, non posso proteggere altri”.
La maledizione che Amelia gli gridò dietro fece sobbalzare persino i suoi stessi Auror.

Non è giusto, non è giusto, non è giusto! C’è un limite a quanti vincoli puoi aggiungere ad un problema prima che sia davvero impossibile!
Harry bloccò i pensieri inutili, ignorò la stanchezza che stava provando, e obbligò la sua mente a confrontarsi con i nuovi requisiti, doveva pensare velocemente, usare l’adrenalina per seguire la catena di pensieri logici rapidamente e senza esitazione, invece di sprecarla con la disperazione.
Affinché la missione avesse successo,
(1) Harry avrebbe dovuto dissolvere il proprio Patronus.
(2) Bellatrix avrebbe avuto bisogno di essere nascosta dai Dissennatori dopo che il Patronus fosse stato dissolto.
(3) Harry avrebbe avuto bisogno di resistere al prosciugamento da parte dei Dissennatori dopo che il suo Patronus fosse stato dissolto.
Se lo risolvo, disse il cervello di Harry, dopo voglio un biscotto, e se renderai il problema appena più difficile di così, e intendo dire minimamente più difficile, me ne uscirò dal tuo cranio e me ne andrò a Tahiti.
Harry e il suo cervello esaminarono il problema.
Azkaban era rimasta invincibile per secoli, affidandosi all’impossibilità di evadere dallo sguardo dei Dissennatori. Quindi se Harry avesse trovato un altro modo di nascondere Bellatrix dai Dissennatori, sarebbe stato basato o sulla sua conoscenza scientifica o sulla sua intuizione del fatto che i Dissennatori erano la Morte.
Il cervello di Harry suggerì che un modo scontato di impedire ai Dissennatori di vedere Bellatrix era di far sì che smettesse di esistere, ovvero ucciderla.
Harry fece le congratulazioni al suo cervello per aver pensato in maniera anticonvenzionale e gli disse di continuare a cercare.
Uccidila e poi riportala indietro, fu il suggerimento successivo. Usa Frigideiro per raffreddare Bellatrix fino al punto in cui la sua attività cerebrale si fermi, poi in seguito riscaldala usando Thermos, proprio come le persone che cadono in acqua molto fredda e possono essere rianimate con successo mezz’ora dopo senza un danno cerebrale evidente.
Harry esaminò la cosa. Bellatrix sarebbe potuta non sopravvivere nel suo stato debilitato. E avrebbe potuto non impedire alla Morte di vederla. E egli avrebbe avuto dei problemi a portare una gelida Bellatrix svenuta molto lontano. E Harry non riusciva a ricordare la ricerca su quale esatta temperatura corporea si riteneva fosse non fatale ma che interrompesse temporaneamente il funzionamento del cervello.
Era un’altra buona idea anticonvenzionale, ma Harry disse al suo cervello di continuare a pensare a…
… modi di nascondere dalla Morte…
Un’espressione accigliata comparve sul viso di Harry. Aveva sentito qualcosa del genere, da qualche parte.
Uno dei requisiti per diventare un mago potente è una memoria eccellente, aveva detto il professor Quirrell. La chiave di un enigma è spesso qualcosa che hai letto vent’anni fa in un vecchio rotolo, o un anello particolare che hai visto al dito di un uomo che hai incontrato solo una volta…
Harry si concentrò quanto più duramente poté, ma non riuscì a ricordare, era sulla punta della sua lingua ma non riusciva a ricordarlo; quindi disse al suo subconscio di provare a recuperarlo, e concentrò nuovamente la sua attenzione sull’altra metà del problema.
Come posso proteggermi dai Dissennatori senza un Incantesimo Patronus?
Il Preside era stato ripetutamente esposto a un Dissennatore da pochi passi di distanza, più e più volte nel corso di un’intera giornata, e ne era uscito sembrando solamente stanco. Come aveva fatto il Preside a farlo? Poteva riuscirci anche Harry?
Poteva essere qualche caratteristica genetica casuale, nel qual caso Harry era fregato. Ma assumendo che il problema fosse risolubile…
Allora la risposta ovvia era che Silente non aveva paura della morte.
Silente davvero non aveva paura della morte. Silente credeva onestamente, veramente che la morte fossa la prossima grande avventura. Ci credeva nel suo intimo, non come parole di convenienza usate per sopprimere una dissonanza cognitiva, non solo per fingere di essere saggio. Silente aveva deciso che la morte era l’ordine naturale e normativo, e che qualunque minuscola paura persistesse dentro di lui, c’era voluto molto tempo ed esposizioni ripetute affinché il Dissennatore potesse prosciugarlo attraverso quella piccola imperfezione.
Quella via era preclusa a Harry.
E poi Harry pensò all’altro lato della medaglia, alla scontata domanda inversa:
Perché sono molto più vulnerabile della media? Gli altri studenti non sono svenuti quando hanno fronteggiato il Dissennatore.
Harry voleva distruggere la Morte, porvi fine se fosse stato capace. Voleva vivere per sempre, se avesse potuto; ne aveva la speranza, il pensiero della Morte non gli recava alcuna sensazione di disperazione o di ineluttabilità. Non era ciecamente attaccato alla propria vita; in effetti c’era voluto uno sforzo per non bruciare via tutta la propria vita a causa del bisogno di proteggere altri dalla Morte. Perché le ombre della Morte avevano tanto potere su Harry? Non si sarebbe immaginato così spaventato.
Era forse stato Harry, per tutto il tempo, che aveva razionalizzato? Che era segretamente così spaventato dalla morte che essa stava contorcendo i suoi stessi pensieri, come Harry aveva accusato Silente di fare?
Harry prese in considerazione la cosa, impedendosi di allontanarsene in un sussulto. Era un pensiero scomodo, ma…
Ma…
Ma i pensieri scomodi non erano sempre veri, e questo non sembrava proprio giusto. Come se vi fosse un granello di verità, ma che non si nascondesse dove l’ipotesi diceva che fosse –
E fu allora che Harry ebbe l’illuminazione.
Oh.
Oh, ora capisco.
Colui che ha paura, è…
Harry chiese al suo lato oscuro cosa pensasse della morte.
E il Patronus di Harry vacillò, si attenuò, quasi si spense all’istante, per quel terrore disperato, singhiozzante e urlante, una paura inesprimibile che avrebbe fatto di tutto per non morire, avrebbe gettato via qualsiasi cosa per non morire, che non poteva pensare correttamente né percepire correttamente in presenza di quell’orrore assoluto, che non poteva guardare nell’abisso dell’inesistenza più di quanto avrebbe potuto fissare dritto il sole, una cosa cieca e terrorizzata che voleva solo trovare un angolo oscuro e nascondersi e non doverci più pensare –
La figura argentea si era attenuata fino a diventare simile a luce lunare, e stava sfarfallando come una candela sul punto di spegnersi –
Va tutto bene, pensò Harry, va tutto bene.
Si immaginò cullare il proprio lato oscuro come un bambino spaventato nelle sue braccia.
È normale essere terrorizzati, perché la morte è orribile. Non devi nascondere il tuo orrore, non devi vergognartene, puoi indossarlo come una medaglia, in pieno sole.
Era strano, sentirsi diviso in due in quel modo, una traccia di pensieri che confortava, una traccia di pensieri che seguiva l’incomprensione del suo lato oscuro riguardo all’estraneità dei pensieri dell’Harry ordinario; di tutte le cose che il suo lato oscuro associava alla propria paura della morte, le uniche che non si era mai aspettato o immaginato di trovare erano l’accettazione e l’elogio e l’aiuto…
Non devi combattere da solo, Harry disse silenziosamente al suo lato oscuro. Il resto di me ti sosterrà in questo. Non mi lascerò morire, e non lascerò neppure che i miei amici muoiano. Non tu/io, non Hermione, non Mamma, non Papà, non Neville o Draco o chiunque, questa è la volontà di proteggere… Immaginò ali di luce solare, come le ali che il Patronus aveva dispiegato, per riparare quel bambino spaventato.
Il Patronus si illuminò di nuovo, il mondo girò intorno a Harry o era la sua mente che girava?
Prendi la mia mano, Harry pensò e immaginò, vieni con me, e faremo questa cosa insieme…
Ci fu uno sbandamento nella mente di Harry, come se il suo cervello avesse fatto un passo verso sinistra, o l’universo ne avesse fatto uno verso destra.
E in un corridoio splendente in Azkaban, le cui fioche luci a gas erano ampiamente eclissate dalla luce salda e regolare di un Patronus di forma umana, un ragazzo invisibile stava in piedi con uno strano sorrisetto sul suo volto, appena tremante.
Harry sapeva, in qualche modo, che aveva appena fatto qualcosa di significativo, qualcosa che andava oltre il semplice rafforzamento della sua resistenza ai Dissennatori.
E inoltre, aveva ricordato. Pensare alla Morte come ad una figura antropomorfa era servito allo scopo, abbastanza ironicamente. Ora Harry poteva ricordarlo, ciò che avrebbe dovuto nascondere qualcuno dallo sguardo della Morte stessa…

In un corridoio di Azkaban, le gambe in movimento di un mago giunsero ad una brusca fermata; poiché la luminosa forma argentea che era la sua guida si era fermata a mezz’aria, sbattendo le ali angosciata. La splendente fenice bianca allungò la testa, guardando avanti e indietro come se fosse confusa; e poi si girò verso il suo padrone e scosse la testa in segno di scuse.
Senza un’altra parola, il vecchio mago si voltò e tornò nella direzione da cui era venuto.

Harry si raddrizzò, sentendo la paura che si riversava su di lui e attorno a lui. Alcune piccole parti di lui potevano essere state un po’ erose dalle ondate di vacuità che si rompevano continuamente sulla sua roccia immobile, ma i suoi arti non erano freddi, e la sua magia era con lui. Col tempo quelle ondate avrebbero potuto corroderlo e consumarlo, infilandosi attraverso qualunque minuscola parte di lui che ancora indietreggiava di fronte alla Morte, invece di usarne la paura per motivarsi per la battaglia. Ma quel destino avrebbe richiesto del tempo, con le ombre della Morte molto lontane e disinteressate a lui. L’imperfezione, la crepa, la faglia che era in lui era stata riparata, e le stelle ardevano splendenti nella sua mente, vaste e senza paura, e brillanti nel mezzo del freddo e dell’oscurità.
Agli occhi di chiunque altro, sarebbe sembrato che il ragazzo se ne stesse da solo nel corridoio di metallo fiocamente illuminato, indossando quello strano sorriso.
Poiché Bellatrix Black e il serpente drappeggiato attorno alle sue spalle erano nascosti dal Mantello dell’Invisibilità, uno dei tre Doni della Morte che si riteneva nascondesse chi lo indossava dallo sguardo della Morte stessa. L’enigma la cui risposta era stata perduta, e che Harry aveva ritrovato di nuovo.
E Harry sapeva, ora, che l’occultamento del Mantello era più che una semplice trasparenza alla Disillusione, che il Mantello manteneva nascosti e non solo invisibili, tanto non visibili quanto i Thestral erano a chi non sapeva. E Harry seppe anche che era stato col sangue dei Thestral che il simbolo dei Doni della Morte era stato disegnato all’interno del Mantello, vincolando il Mantello a quella porzione del potere della Morte, permettendo al Mantello di confrontare i Dissennatori al loro stesso livello e di bloccarli. Gli era sembrato di tirare a indovinare, eppure era un’ipotesi certa, la conoscenza gli era venuta l’istante che aveva risolto l’enigma.
Bellatrix era ancora trasparente all’interno del Mantello, ma per Harry non era più nascosta, sapeva che lei era lì, era tanto scontato per lui quanto un Thestral. Poiché Harry aveva semplicemente prestato il suo Mantello, non donato; ed egli aveva compreso e padroneggiato il Dono della Morte che era stato tramandato lungo la discendenza dei Potter.
Harry guardò direttamente la donna invisibile, e disse, “I Dissennatori possono arrivare a te, Bella?”
“No”, disse la donna con una voce sommessa e meravigliata. Poi, “Ma mio Signore… lei…
“Se dici qualcosa di stupido, mi infastidirai”, disse freddamente Harry. “O hai l’impressione che sacrificherei me stesso per te?”
“No, mio Signore”, rispose la servitrice del Signore Oscuro, sembrando perplessa, e forse sbigottita.
“Seguimi”, disse il sussurro gelido di Harry.
E continuarono il loro viaggio verso il basso, mentre il Signore Oscuro mise la mano nella sua borsa, e prese un biscotto, e lo mangiò. Se Bellatrix l’avesse chiesto, Harry avrebbe affermato che era per il cioccolato, ma non lo chiese.

Il vecchio mago tornò a grandi passi nel mezzo degli Auror, le fenici argentea e rosso-dorata che ora lo seguivano da presso.
Tu –” Amelia iniziò a gridare.
“Hanno congedato i loro Patronus”, disse Silente. Il vecchio mago non sembrò alzare la voce ma le sue parole calme in qualche modo sovrastarono le sue. “Non riesco a trovarli ora”.
Amelia digrignò i denti, e mise in sospeso un certo numero di osservazioni aspre, e si voltò verso l’ufficiale delle comunicazioni. “Di’ alla sala di servizio di chiedere di nuovo ai Dissennatori se possono percepire Bellatrix Black”.
La specialista delle comunicazioni parlò al proprio specchio per un momento, e alcuni secondi dopo, alzò lo sguardo, sorpresa. “No
Amelia stava già imprecando violentemente nella propria mente.
“– ma possono vedere qualcun altro ai livelli più bassi che non è un prigioniero.”
“Bene!” sbraitò Amelia. “Di’ al Dissennatore che una dozzina dei suoi sono autorizzati ad entrare in Azkaban e catturarlo, chiunque esso sia e con lui tutti quelli che sono in sua compagnia! E se vedono Bellatrix Black, devono Baciarla immediatamente!”
Amelia si voltò e lanciò un’occhiata a Silente, allora, sfidandolo a protestare; ma il vecchio mago si limitò a guardarla un po’ tristemente, e mantenne il proprio passo.

Auror McCusker terminò di parlare al cadavere che vagava fuori dalla finestra, trasmettendo gli ordini della Direttrice.
Il cadavere gli indirizzò un sorriso mortale che quasi disarticolò le sue membra, e poi fluttuò verso il basso.
Poco dopo, una dozzina di Dissennatori sorse dal pozzo centrale di Azkaban, dove vagavano, e si diresse verso l’esterno, verso le mura della vasta struttura di metallo che torreggiava sopra di loro.
Entrando attraverso fori aperti nella base di Azkaban, le più oscure di tutte le creature iniziarono la loro marcia dell’orrore.

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