Capitolo 73 Auto-realizzazione, il sacro e il profano, parte VIII

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

Lo zampillo di fuoco colse Hannah in pieno viso, gettandola gambe all’aria e mandando la sua testa a sbattere dritta contro il muro di pietra, dove il suo volto pallido sembrò indugiare per un istante, incorniciato dalle ciocche svolazzanti dei suoi capelli castano-dorati, prima che ella crollasse a terra in un mucchio di vesti, mentre la terza e ultima raffica di divampanti spirali verdi abbatté l’Incantesimo di Protezione del loro nemico.
I giorni di marzo avanzavano di gran carriera, pieni di lezioni e studio e compiti, colazione e pranzo e cena.
Il ragazzo Grifondoro fissò loro otto, la tensione in ogni linea della struttura del suo corpo, il suo volto che lavorava silenziosamente; e poi le sue mani lasciarono la presa serrata sui risvolti del ragazzo Serpeverde, che se ne andò via senza che nessuno dicesse una parola. (Insomma, Lavender fu sul punto di dire una parola – la sua bocca si stava aprendo per l’indignazione, forse perché non aveva avuto l’occasione di declamare il suo discorso – ma fortunatamente Hermione lo notò e fece il gesto che significava stai zitta.)
E poi c’era il sonno, ovviamente. Non si sarebbe dovuto dimenticare il sonno solo perché sembrava così normale.
Innervate!” disse la giovane voce di Susan Bones, e gli occhi di Hermione si spalancarono e le sue labbra inspirarono aria con un rantolo, i suoi polmoni che sembravano pesanti come se ci fosse un peso enorme appoggiato sul suo petto. Accanto a lei, Hannah era già seduta, e si teneva la testa tra le mani e faceva delle smorfie. Daphne le aveva avvertite che questo sarebbe stato un combattimento `difficile’, causando una certa trepidazione in Hermione, e in effetti in tutte loro. Tranne forse in Susan, che si era semplicemente presentata all’ora stabilita per l’incontro, e aveva camminato al loro fianco senza parlare, e aveva combattuto il bullo del settimo anno fino a quando era rimasta l’ultima ragazza in piedi. Forse il Grifondoro era stato riluttante a combattere l’ultima figlia dei Bones, o forse Susan era stata solo molto fortunata; in ogni caso, quando Hermione aveva cercato di mettersi nuovamente seduta, si era resa conto che il suo petto era sembrato pesante perché c’era, in effetti, un corpo piuttosto grande disteso sopra di lei.
E non si dovrebbe dimenticare neppure la magia, anche se il tempo effettivo di lanciare un incantesimo formava solo una piccola parte della giornata. Era la motivazione principale di Hogwarts, dopo tutto.
Va bene, che ne dite se ce ne andassimo in giro con gli skateboard?”, disse Lavender. “Potremmo arrivare a destinazione molto più velocemente che camminando. E sembreremmo davvero impressionanti sugli skateboard, gli artefatti babbani possono non essere veloci come i manici di scopa ma sembrano più fighi – dovremmo votare questa proposta –”
Per quanto riguarda il tempo restante, lo si sarebbe occupato in accordo alla propria natura: pettegolezzi sulle storie d’amore degli studenti degli anni superiori, o libri e sessioni di studio.
Hermione allungò una mano tremante per prendere la propria copia di Hogwarts: Una Storia lì dove era caduta, il libro sempre confortante ad appena un passo di distanza da dove lei stessa era finita sul pavimento, dopo che la ragazza dalle vesti rosse di una classe superiore l’aveva urtata mandandola contro un muro. E poi la strega Grifondoro più grande se n’era andata via senza neppure uno sguardo, solo un sussurro “– di Salazar” preceduto da una parola che l’aveva ferita più di qualunque cosa i Serpeverde avessero detto sui sanguemarcio, `sanguemarcio’ era solo una strana parola del mondo dei maghi ma Hermione conosceva la parola che la Grifondoro aveva pronunciato. Non riusciva ad abituarcisi, non riusciva proprio ad abituarsi ad essere odiata. Le faceva male proprio come se ogni volta fosse la prima volta, e in qualche modo faceva ancor più male provenendo dai Grifondoro che avrebbero dovuto essere quelli buoni.
Harry aveva diviso otto dei suoi soldati tra gli altri eserciti, come ordinato; aveva rinunciato volontariamente a due Luogotenenti del Caos, mandando Dean Thomas al Dragon Army e poi scambiando con lei Seamus Finnigan per Blaise Zabini, che Harry aveva detto essere “sottoutilizzato” in Sunshine. Lavender aveva scelto di unirsi alla maggioranza della spues in Sunshine; Tracey aveva deciso di restare in Chaos.
Così da esercitare il tuo fascino sul generale Potter?” disse Lavender, mentre Hermione le ignorò entrambe il più intensamente possibile. “Devo dirlo, Tracey, penso che il nostro Generale Sunshine ce l’abbia comodamente nel sacco ormai – avresti più fortuna a convincere Hermione che voi tre dovreste avere una di quelle, come dire, situazioni –”
Nessuno aveva ancora capito cosa Draco Malfoy stesse tramando.
Certo?” disse Harry Potter, sembrando piuttosto riluttante. “Sai che un razionalista non è mai certo di nulla, Hermione, neppure che due più due fa quattro. Non posso realmente leggere la mente di Malfoy, e se potessi, non potrei essere certo che non sia un Occlumante perfetto. Tutto ciò che posso dire è basato su ciò che ho potuto vedere di Malfoy, è molto più plausibile di quanto Daphne Greengrass pensi, che egli stia davvero cercando di mostrare ai Serpeverde una via migliore. Dovremmo… dovremmo cercare davvero di assecondarlo, Hermione”.
(Beh, Harry sembrava pensare che Draco Malfoy fosse un bravo ragazzo. Ma del resto il problema era che Harry tendeva anche a fidarsi di persone come il professor Quirrell.)

“Professor Quirrell”, disse Harry, “sono preoccupato per l’odio che Casa Serpeverde sembra stare sviluppando per Hermione Granger”.
Stavano sedendo nell’ufficio del Professore di Difesa, Harry il più lontano possibile dalla scrivania dell’insegnante (e la sensazione di disastro imminente era comunque percepibile, anche allora), la libreria vuota che ancora incorniciava la calvizie incipiente del professor Quirrell. La tazza in equilibrio sulla coscia di Harry era piena del misterioso e probabilmente costoso tè cinese del professor Quirrell, e rivelava qualcosa del modo in cui Harry aveva pensato negli ultimi tempi il fatto che avesse avuto bisogno di prendere una decisione deliberata per berlo.
“E questo mi riguarda per quale ragione?” disse il professor Quirrell, sorseggiando il suo tè.
“Sì, beh”, disse Harry, “farò finta di niente – oh, la smetta, professor Quirrell, lei ha progettato di ripristinare la reputazione di Casa Serpeverde almeno sin dal primo venerdì di quest’anno”.
Forse ci fu un piccolo accenno di sorriso, alle estremità di quelle labbra pallide e sottili; ma poi, del resto, forse non ci fu. “Penso che in fin dei conti Casa Serpeverde se la caverà egregiamente, signor Potter, indipendentemente dal destino di una ragazza. Ma concordo che la prospettiva presente non sia favorevole per la sua piccola amica. I bulli di due Case, molti dei quali con famiglie potenti e ben introdotte, vedono la signorina Granger come una minaccia alla loro reputazione e una vergogna per il loro onore. Per quanto questa sia una motivazione forte per farle del male, impallidisce di fronte alla pura invidia dei Grifondoro, che vedono un estraneo ottenere gli allori dell’eroismo che essi hanno sognato sin dall’infanzia”. Ora il sorriso sulle labbra del professor Quirrell era definito, sebbene leggero. “E poi ci sono quelli di Casa Serpeverde che sentono che il fantasma di Salazar Serpeverde li ha abbandonati per una sanguemarcio. Mi chiedo se lei possa persino concepire, signor Potter, in che modo persone simili possano reagire. Coloro che non ci credono ucciderebbero allegramente la signorina Granger per l’insulto. Mentre quei Serpeverde che si chiedono nell’intimo, in qualche luogo silenzioso dentro di sé, se potrebbe essere addirittura vero… il loro panico interiore è qualcosa di scarsamente concepibile”. Il professor Quirrell sorseggiò tranquillamente il proprio tè. “Quando avrà più esperienza, signor Potter, vedrà queste conseguenze prima di formulare i suoi piani. Al momento attuale, lei è malconsigliato dalla sua ignoranza intenzionale di tutta la parte della natura umana che lei ritiene sgradevole”.
Harry sorseggiò il proprio tè.
“Ah… professor Quirrell… aiuto?”
“Ho già offerto alla signorina Granger il mio aiuto”, disse il professor Quirrell, “non appena ho presagito ciò che sarebbe accaduto. La mia studentessa mi ha detto, in termini educati, di tenermi lontano dai suoi affari. Né direbbe qualcosa di diverso a lei, suppongo. Poiché ho poco da guadagnare o perdere davvero in questa faccenda, intendo a mala pena insistere”. Il Professore di Difesa scrollò le spalle, la sua tazza da tè tenuta ferma nella sua precisa stretta da buona società, in modo che la superficie del liquido non si increspò neppure quando il professor Quirrell si appoggiò allo schienale della sedia. “Non si preoccupi troppo, signor Potter. Intorno alla signorina Granger i sentimenti sono molto forti, ma ella è in un pericolo minore di quello che lei potrebbe immaginare. Quando sarà più grande, imparerà che ciò che qualunque persona ordinaria fa prima di tutto è niente”.

La busta che il Sistema Serpeverde aveva recapitato a Daphne a pranzo non era firmata, come sempre; la pergamena all’interno indicava un tempo e un luogo e diceva, semplicemente, “Difficile”.
Non era per quello che Daphne era preoccupata. Quello per cui Daphne era preoccupata fu che quel giorno, a pranzo, Millicent non era sembrata guardare nella sua direzione o in quella di Tracey. Aveva solo guardato il piatto davanti a sé e mangiato. Millicent aveva alzato lo sguardo solo una volta, che Daphne avesse visto, nella direzione del tavolo Tassofrasso, e poi aveva rapidamente riabbassato lo sguardo; sebbene Daphne fosse stata troppo lontana per vedere l’espressione sul viso di Millicent, perché Millicent si era seduta lontana da lei e da Tracey.
Daphne ci aveva pensato durante il pranzo, con una sensazione di nausea allo stomaco diversa qualunque cosa avesse provato prima, e che l’aveva portata a smettere di mangiare a metà della prima portata.
Ciò che Vedo deve accadere… probabilmente renderebbe l’essere mangiati dai Letalmanto simile ad una festicciola…
Quella che Daphne prese non fu una decisione cosciente, nulla di simile a quello che un Serpeverde avrebbe dovuto fare, nessuna valutazione dei benefici per sé stessa.
Invece –
Daphne disse a Hannah e Susan e a tutte quante, che il suo informatore l’aveva avvertita che il prossimo bullo avrebbe puntato in particolare i Tassofrasso, e che il bullo progettava di rischiare l’ira dei professori allo scopo di fare davvero del male a Hannah o a Susan, seriamente del male, ed entrambe dovevano starne fuori questa volta.
Hannah aveva acconsentito a starne fuori.
Susan aveva –

Cosa ci fai qui?” gridò il generale Granger, sebbene fosse una specie di grido e di sussurro allo stesso tempo.
Il viso rotondo di Susan non cambiò, come se la ragazza Tassofrasso avesse improvvisamente sviluppato una specie di aria esperta e assente che la stessa Madre di Daphne usava. “Sono qui, davvero?” disse Susan con calma.
Avevi detto che non saresti venuta!
“Ho detto così?” rispose Susan. Giocherellò distrattamente con la sua bacchetta in una mano, appoggiata al muro di pietra del corridoio in cui stavano aspettando, i suoi capelli castano-rossastri che in qualche modo si disponevano in ordine perfetto contro il bordo giallo delle sue vesti da strega. “Mi chiedo perché. Forse non volevo che Hannah si facesse strane idee. Lealtà Tassofrasso, sai”.
“Se non te ne vai”, disse il Generale Sunshine, “annullerò la missione, e torneremo tutte alle nostre sale studio, signorina Bones!”
Ehi!” disse Lavender. “Non abbiamo votato su –”
“Per me va bene”, disse Susan, che stava mantenendo uno sguardo fisso sull’altra estremità del corridoio lì dove si univa al corridoio col pavimento piastrellato, in cui era stato detto loro di aspettare il bullo. “Resterò qui da sola, allora”.
“Perché –” disse Daphne. Aveva il cuore in gola. Se cerco di cambiarlo, se chiunque cerca di cambiarlo, accadono cose davvero terribili, spaventose, cattive, estremamente brutte. E poi ciò che ho Visto accade comunque… “Perché stai facendo questo?”
“Non è da me”, disse Susan. “Lo so. Ma –” Susan scrollò le spalle. “La gente non si comporta sempre nello stesso modo, sai”.
Pregarono.
Implorarono.
Susan non disse più neppure una parola, continuò semplicemente a guardare, aspettando.
Daphne stava quasi per piangere, continuava a chiedersi se fosse stata lei a causare questo, se cercare di cambiare il Fato lo stesse facendo avverare in maniera peggiore
“Daphne”, disse Hermione, la sua voce che suonò molto più alta del solito, “vai a chiamare un professore. Corri”.
Daphne girò sui tacchi e iniziò a correre nella direzione opposta del corridoio di pietra, e poi capì, e si girò indietro verso il luogo da cui tutte le altre ragazze eccetto Susan la stavano guardando andar via, e Daphne, sentendosi come se stesse per vomitare, disse, “Non posso…”
Cosa?” disse Hermione.
“Penso che vada peggio ogni volta che si cerca di combatterlo”, disse Daphne. Quello era il modo in cui funzionavano le cose nelle tragedie, ad ogni modo.
Hermione la guardò, e poi disse, “Padma”.
L’altra ragazza Corvonero si allontanò di corsa senza discutere. Daphne la guardò andare, sapendo che Padma non era brava a correre quanto lei, e ora si chiedeva se forse questa si sarebbe dimostrata l’unica ragione per cui l’aiuto sarebbe arrivato troppo tardi…
“Ecco i bulli”, disse laconicamente Susan. “Uh, hanno un ostaggio”.
Tutte piroettarono, e guardarono, e videro –
Tre bulli più grandi, gli occhi di Daphne riconobbero Reese Belka che era una dei principali luogotenenti in uno degli eserciti del settimo anno, e Randolph Lee che era il numero due nel club di duelli di Hogwarts, e ancora peggio, Robert Jugson III, del sesto anno, il cui padre era quasi certamente un Mangiamorte.
Tutti e tre erano circondati da Incantesimi di Protezione, foschie blu che risplendevano sotto la superficie con nastri di altro colore e occasionalmente mostravano esteriormente sfaccettature irregolari, scudi a più strati come se quei tre avessero pensato di stare combattendo duellanti seri e avessero speso le proprie energie di conseguenza.
E dietro di loro, legata e sorretta da corde luminose, c’era Hannah Abbott. I suoi occhi erano spalancati e terrorizzati e la sua bocca si stava muovendo, sebbene non potessero sentire nulla attraverso il Quietus che avevano alzato in precedenza.
Allora Jugson fece un gesto casuale con la sua bacchetta, e le corde luminose lanciarono Hannah contro di loro, ci fu un piccolo botto quando il corpo di Hannah passò attraverso la barriera Quietus, la bacchetta di Susan stava istantaneamente puntando verso Hannah e la sua voce mormorò “Wingardium Leviosa” –
Fuggite!” gridò Hannah, mentre fu gentilmente portata a terra.
Ma il corridoio dietro di loro e di fronte a loro era ora bloccato da un campo luminoso grigio, un incantesimo di barriera che Daphne non riconobbe.
“Devo spiegare di che si tratta?” disse Lee con falsa giovialità. Il duellante del settimo anno mostrava un sorriso che non raggiungeva i suoi occhi. “Bene, giusto nel caso, piccole seccature, e questo include lei signorina Greengrass, avete già dato abbastanza problemi e avete raccontato abbastanza bugie. Abbiamo portato la vostra piccola amica per essere sicuri che tutti sappiano che vi abbiamo prese tutte – sebbene supponga che l’altra ragazza Corvonero si stia nascondendo dietro l’angolo o sia appesa al soffitto da qualche parte, giusto? Beh, è irrilevante. Questa è la vostra –”
“Basta parlare”, disse Robert Jugson III, “è il momento del dolore”, e sollevò la sua bacchetta. “Cluthe!
Simultaneamente Susan puntò la propria bacchetta e disse “Prismatis!” e una piccola sfera arcobaleno si formò a mezz’aria quasi istantaneamente, la barriera in miniatura così compatta e brillante che rimase intatta anche quando la fattura di Jugson la colpì e rimbalzò verso Belka, la cui bacchetta apparve per un attimo per schiacciare il lampo scuro; e poi un momento dopo la vampa multicolore scomparve.
Gli occhi di Daphne si spalancarono per un momento; non aveva mai pensato di usare una Sfera Prismatica in quel modo –
“Jugsy, tesoro?” disse Belka. Le sue labbra si allargarono in un sorriso crudele. “Ne abbiamo già parlato. Prima le battiamo, poi giochiamo”.
“P-per favore”, disse Hermione Granger con voce malferma, “lasciatele andare – vi, vi, vi prometto che –”
“Oh, davvero”, disse Lee con un tono annoiato. “Stai per offrirci di lasciarti catturare se lasciamo andare le altre? Vi abbiamo catturate tutte, ora”.
Jugson sorrise, allora. “Potrebbe essere divertente”, disse il giovane Mangiamorte del sesto anno, sommessamente e con un tono di minaccia. “Che ne dici di leccarmi le scarpe, sanguemarcio, e una delle tue amiche può andarsene? Scegli chiunque ti stia più simpatica, e lascia che le altre restino a farsi male”.
“No”, disse la giovane voce di Susan Bones, “non accadrà”, e con un movimento di una velocità accecante la ragazza Tassofrasso balzò verso sinistra proprio mentre un colpo stordente eruppe dalla bacchetta di Belka, Daphne riuscì a mala pena a vedere il movimento mentre Susan sembrò urtare il muro del corridoio e poi rimbalzare come se fosse una palla di gomma e le sue gambe colpirono violentemente il volto di Jugson, il colpo non attraversò lo scudo ma il ragazzo del sesto anno finì steso per terra per l’impatto e Susan lo seguì verso il basso e il suo piede pestò sul braccio con la bacchetta del ragazzo, ancora respinta dallo scudo, “Elmekia!” gridò Lee e Parvati gridò “Prismatis!” e si formò il muro arcobaleno ma l’ardente scarica blu ci passò proprio nel mezzo come se non fosse neppure lì, il colpo mancò Susan per pochi centimetri, ci fu un turbinio di movimenti che Daphne non poté seguire durante il quale il piede di Belka le fu calciato via da sotto le gambe, ma la strega più anziana semplicemente rotolò all’indietro per rimettersi in piedi e poi –
Daphne le vide arrivare, e le sue labbra iniziarono ad articolare “Pris-” ma era già troppo tardi.
Tre scariche di fulgore picchiarono all’unisono contro Susan, che aveva la bacchetta alzata come se le potesse fermare, e ci fu un lampo bianco quando gli incantesimi colpirono il legno magico, ma poi le gambe di Susan tremarono violentemente e la mandarono a volare contro un muro del corridoio. La sua testa impattò con lo strano suono di qualcosa che si spezza, e poi Susan cadde giù e giacque immobile con la testa disposta ad un angolo strano, la bacchetta ancora stretta forte nella sua mano protesa.
Ci fu un momento di gelido silenzio.
Parvati arrancò fino al punto in cui Susan giaceva, premette un pollice sul punto del battito del polso di Susan, e poi – poi lentamente, tremando, Parvati si alzò in piedi, gli occhi spalancati –
Vitalis revelio”, disse Lee proprio mentre Parvati stava aprendo la bocca, e il corpo di Susan fu circondato da una calda luminosità rossa. Ora il ragazzo del terzo anno stava realmente sorridendo. “Probabilmente solo una clavicola rotta, direi. Bel tentativo, però”.
“Merlino, sono davvero furbe”, disse Jugson.
“Mi avevate convinta per un secondo, mie care”. La ragazza del settimo anno non stava affatto sorridendo.
Tonare!” gridò Daphne, sollevando la propria bacchetta sopra la testa e concentrandosi più intensamente di quanto avesse mai fatto in vita sua. “Rava calvaria! Lucis –”
Non vide neppure la fattura che la colpì.

Hermione sentì la scossa dell’Innervate che la risvegliava, e per una qualche capacità strategica innata non si alzò immediatamente in piedi; era stata una battaglia del tutto disperata e non sapeva cosa potesse fare, ma un certo istinto le diceva che saltare in piedi non era la cosa giusta.
Appena una fessura, Hermione aprì gli occhi, e i sottili raggi di luce che vi entrarono mostrarono Parvati che arretrava di fronte ai tre bulli, l’ultima ragazza in piedi che Hermione potesse vedere.
E i suoi occhi mostrarono anche Tracey caduta non lontana da lei, e la bacchetta di Hermione ancora nella sua mano; e così, sperando disperatamente che la ragazza Serpeverde dimostrasse più buon senso del solito, Hermione eseguì i movimenti della bacchetta il più impercettibilmente che poté, e muovendo a mala pena le labbra disse, “Innervate”.
Hermione sentì l’incantesimo funzionare, ma Tracey non si mosse. Hermione sperò che fosse perché Tracey si stava comportando in maniera scaltra e stava aspettando di…
Cosa potevano fare?
Hermione non lo sapeva, e il panico che era rimasto in attesa durante gli istanti del combattimento stava iniziando a consumarla dentro ora che era ferma, ora che stava cercando di pensare, ora che poteva vedere che tutto era assolutamente disperato.
Fu allora che Hermione udì il tonfo, e sebbene ora fosse al di fuori del suo campo visivo, seppe che Parvati era caduta.
Giunse un momento di silenzio, e passò.
“E ora?” disse la voce del ragazzo sinistro e pacato.
“Ora svegliamo la sanguemarcio”, disse la voce precisa del ragazzo sinistro e formale, “e scopriamo chi c’è davvero dietro di loro, non il fantasma di Salazar Serpeverde”.
“No, cari”, disse la voce della ragazza sinistra e dolce, “prima le leghiamo tutte molto strettamente –”
E allora vi fu un suono simile ad un tuono e gli occhi di Hermione si spalancarono per lo spavento prima che lei si potesse fermare, e nel suo campo visivo allargato vide il ragazzo sinistro e pacato che si contorceva mentre archi gialli di energia strisciavano sopra di lui come giganteschi vermi divampanti. La sua bacchetta gli volò via dalla mano mentre crollava a terra, in preda agli spasmi, e poi un momento dopo giacque immobile.
“Tutti gli altri sono addormentati, ora?” disse una voce. “Bene”.
Susan Bones si alzò dal pavimento vicina a dove era stato il ragazzo sinistro e pacato, il collo ancora piegato in maniera strana. Poi fece ruotare la propria testa attorno alle spalle, un movimento sciolto e disinvolto, e la sua testa fu nuovamente eretta.
La ragazza del primo anno dal volto rotondo stava fronteggiando i due restanti bulli con una mano appoggiata sul fianco.
Sorridente.
E circondata da una sfaccettata foschia blu.
“Polisucco!” esclamò la bulla.
Polyfluis Reverso!” ruggì il restante bullo.
Qualcosa dalla forma simile ad una sciarpa fuoriuscì dalla sua bacchetta –
Attraversò senza incontrare resistenza la foschia che circondava Susan –
Per un istante, la ragazza brillò di uno strano colore rispecchiato, come se fosse un riflesso di sé stessa –
E poi la luminosità si spense.
La giovane ragazza era ancora lì, la mano sul fianco.
“Sbagliato”, disse Susan.
“E questa è la verità”, disse Susan. “Nel caso in cui nessuno ve l’abbia mai detto –”
Nella sua mano minuta sorse una bacchetta, indistinta nella foschia blu che la circondava.
“Mai fare arrabbiare i `Frasso”, disse Susan, e con un lampo grigio così brillante che fece dolere gli occhi mezzo chiusi di Hermione, la vera battaglia ebbe inizio.
Proseguì per un po’.
Parte del soffitto fu squagliato.
La bulla chiese urlando una tregua, che potessero andarsene e portare con loro Jugson, e Susan ruggì le sillabe di una maledizione che Hermione riconobbe come l’Orrido Avvizzimento di Abi-Dalzim che era illegale in sette paesi.
Infine, la bulla giaceva priva di sensi e non risvegliabile sul pavimento, e l’ultimo bullo era fuggito lasciando i corpi dei suoi compagni dietro di sé, e Susan era appoggiata contro un muro, coperta di sudore e con le vesti bruciacchiate zuppe in più punti, respirando affannosamente, e stringendo la propria spalla destra con la mano sinistra.
Dopo un po’ Susan si raddrizzò, e si girò a guardare verso il punto in cui le sue compagne streghe stavano dormendo sul pavimento.
Beh, dove avrebbero dovuto dormire sul pavimento.
Lavender si stava già mettendo a sedere con gli occhi grandi come meloni.
“Quello…” disse Lavender.
“Era…” disse Tracey.
Cosa?” disse Hermione.
“Cioè, cosa?” disse Parvati.
Figo!” disse Lavender.
“Oh, diavolo”, disse Susan Bones. Il suo viso sembrava già un po’ pallido al di sotto del sudore, e ora stava diventando sempre più pallido, sembrando quasi spaventosamente bianco. “Ah… posso convincervi che quella sia stata tutta un’allucinazione?”
Vi fu un rapido scambio di sguardi. Hermione guardò Parvati, Parvati guardò Lavender, Lavender incrociò brevemente lo sguardo con Tracey.
Tutte e quattro guardarono di nuovo Susan e scossero la testa.
“Oh, diavolo”, disse di nuovo Susan. “Ascoltate sarò di ritorno tra pochi minuti ma ora devo proprio andare per favore non dite niente ciao!”
E Susan corse via verso il corridoio, muovendosi sorprendentemente veloce, prima che qualcuno potesse dire una parola.
“No, sul serio, cosa?” disse Parvati.
Innervate”, disse Hermione, puntando la sua bacchetta verso Daphne, il cui corpo non era stata in grado di vedere prima; e Lavender puntò la propria bacchetta verso il corpo di Hannah e disse la stessa cosa.
Gli occhi di Hannah si aprirono e la ragazza cercò freneticamente di rialzarsi in piedi, ma crollò a terra a metà movimento.
“Va tutto bene, Hannah!” disse Lavender. “Abbiamo vinto”.
“Abbiamo cosa?” disse Hannah accartocciata a terra.
Daphne non si era mossa, ma Hermione poteva vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi, e il ritmo del respiro sembrava abbastanza normale. “Penso stia bene”, disse Hermione, “ma Si prese un momento per deglutire, la sua bocca era ancora secca. La situazione era sfuggita loro molto, molto, molto di mano. “Penso che dovremmo portare Daphne da Madam Pomfrey…”
“Certo, certo, solo dammi un secondo e probabilmente starò bene”, disse Parvati.
“Scusatemi”, disse Hannah in un tono che era educato, ma saldo. “Come abbiamo vinto? E perché il soffitto sembra tutto squagliato?”
Ci fu una pausa.
“L’ha fatto Susan”, disse Tracey.
“Già”, disse Parvati, la voce solo appena tremante mentre si alzava e iniziava a spazzolarsi le vesti bordate di rosso, “pare che Susan Bones sia l’Erede di Tassofrasso e che abbia aperto l’ingresso da lungo dimenticato alla Camera del Duro Lavoro e dell’Allenamento di Helga Tassofrasso”.
Eh?” fece Hannah, che si stava tastando il corpo per assicurarsi che tutte le sue parti fossero ancora lì. “Pensavo che fosse solo qualcosa che la professoressa Sprout dice per insegnarci un’Importante Lezione Morale – è Susan?
Lentamente, Hermione iniziava a sentirsi un po’ più presente a sé stessa. Non erano stati davvero più di trenta secondi di estremo terrore, quanto meno non le parti durante le quali era stata cosciente. “In realtà”, disse con attenzione Hermione, mentre la sua mente iniziava nuovamente a funzionare, “sono alquanto sicura che sia solo qualcosa che la professoressa Sprout dice, non era in Hogwarts: Una Storia o in qualunque altra cosa che abbia letto –”
È una doppia strega!” gridò Tracey, la sua voce così alta che si ruppe. “Lo è! È una di loro! Lo è stata tutto questo tempo!”
Cosa?” gridò Parvati, girandosi per guardare Tracey. “Questa è la cosa più strana –”
“Ma è ovvio!” disse Lavender, che ora era completamente in piedi e iniziava a saltellare per l’eccitazione. “Avrei dovuto capirlo!
“Susan è una cosa?” chiese Hermione.
“Una doppia strega!” rispose Tracey.
“Sai”, iniziò Lavender, parlando molto rapidamente, “ci sono sempre state delle storie, su questi bambini che sono nati come super maghi che possono lanciare incantesimi che nessun altro può lanciare, e c’è un’intera scuola segreta nascosta dentro Hogwarts con lezioni di cui solo loro possono sapere e possono frequentare
“Quelle sono solo storie!” gridò Parvati. “Non è così che funziona la vita reale! Voglio dire, certo, anche io leggo quei libri
“Solo un minuto, per favore”, disse Hermione. Forse la sua mente si stava sentendo un po’ lenta dopo tutto. “Volete dire che sebbene dobbiate già andare ad una scuola magica e tutto il resto, volete comunque andare ad una doppia scuola magica?”
Lavender la guardò, perplessa. “Cosa? Chi non vorrebbe avere poteri magici super extra? Sarebbe come avere un destino incredibile o cose simili! Vorrebbe dire che sei speciale!
Hannah annuì in risposta, alzando lo sguardo da vicino a Daphne, dove era andata per controllare eventuali ossa rotte della ragazza. “Io vorrei essere una doppia strega”, disse Hannah, e poi, sembrando un po’ più triste, “sebbene non creda che ci sia davvero una cosa simile… cosa avete visto fare a Susan, esattamente? Voglio dire, siete sicure che non fossero solo delle allucinazioni dovute al fatto che siete state stordite?”
A questo punto Hermione non poté davvero, davvero trovare nessuna parola.
“Oh, no”, disse Tracey. La ragazza Serpeverde si girò per guardare l’ingresso del corridoio, le sue vesti che svolazzarono attorno a lei. “Oh no! Dobbiamo andarcene! Dobbiamo andare via prima che Susan torni con qualcuno che possa lanciarci un Super-Incantesimo di Memoria!”
“Susan non lo farebbe!” disse Parvati. “Cioè, anche se fosse –”
“Cosa sta succedendo qui?” ruggì una voce dal tono acuto e pigolante, mentre il professor Flitwick entrò nel corridoio parzialmente fuso come un piccolo e pericolosamente compresso involucro di pura furia accademica, una Padma dal volto cinereo che boccheggiava dietro di lui.

“Cos’è successo?” disse d’un fiato Susan alla ragazza che aveva un aspetto esattamente uguale al suo, fatta eccezione per le vesti bruciacchiate e zuppe di sudore.
“Ooh, ottima domanda!” disse l’altra Susan Bones mentre rimuoveva rapidamente ciò che era rimasto delle sue vesti prese a prestito. Un momento dopo la ragazza iniziò la Metamorfosi ritornando alla sua più consueta forma di Nimphadora Tonks. “Scusami ma non sapevo cos’altro inventarmi quindi hai circa tre minuti per decidere su come rispondere a quella domanda

Come Daphne Greengrass osservò in seguito con una certa acidità, il difetto nel piano astuto di Hermione per assicurarsi che i punti-Casa fossero sottratti equamente da tutte e quattro le Case, se fossero state prese, era che non funzionava con le detenzioni.
Avevano tutte concordato di tenere le bocche chiuse a proposito dei misteriosi poteri di Susan – anche Tracey, dopo che Susan l’aveva minacciata di sottoporla ad un Super-Incantesimo di Memoria se non avesse promesso. Sfortunatamente all’ora di cena scoprirono che qualcuno aveva dimenticato di riferire ai bulli il loro accordo, e anche che Susan Bones aveva sacrificato la sua anima a tremendi poteri nascosti che ora abitavano il suo corpo e quello era il motivo per cui tutte avevano ricevuto una detenzione.
“Hermione?” le disse Harry Potter che era al suo fianco a tavola durante la cena, la sua voce molto esitante. “Per favore non prenderla come un’offesa, e capirò se mi dirai che non sono fatti miei, ma penso che tutto questo stia iniziando ad andare fuori controllo”.
Hermione continuò a pestare la fetta di torta al cioccolato nel suo piatto in una poltiglia uniforme di torta e glassa. “Sì”, disse Hermione, la sua voce poteva essere un po’ aspra, “questo è quello che ho detto al professor Flitwick mentre mi stavo scusando, che sapevo che le cose erano sfuggite di mano, e lui ha gridato: Davvero, signorina Granger? La pensa così? con uno squittio così acuto che le mie orecchie hanno preso fuoco. Voglio dire che le mie orecchie hanno preso letteralmente fuoco. Il professor Flitwick le ha dovute spegnere”.
Harry dovette mettersi una mano sulla fronte. “Scusami”, disse. Il suo volto era perfettamente disteso. “Talvolta ho ancora qualche piccolo problema ad abituarmi a questo genere di cose. Ehi, Hermione, ricordi quando eravamo giovani e innocenti e pensavamo ancora che il mondo fosse un posto relativamente comprensibile?”
Hermione mise giù la propria forchetta e lo guardò per un momento. “Qualche volta vorresti essere un Babbano, Harry?”
Eh? Beh, ovviamente no! Voglio dire, anche se fossi un Babbano, probabilmente un giorno avrei cercato di conquistare il monnnd-” quando Hermione gli diede quello sguardo il ragazzo ingoiò frettolosamente la parola e disse, “voglio dire ottimizzare ovviamente, tu lo sai che è quello che intendo dire, Hermione! Quello che intendo dire, è che non è verosimile che i miei obiettivi sarebbero cambiati in un modo o nell’altro. Ma con la magia sarà molto più facile realizzare le cose di quanto non lo sarebbe stato se avessi dovuto farlo usando solo l’insieme delle competenze babbane. Se ci pensi logicamente, è per questo che sto frequentando Hogwarts invece di ignorare semplicemente tutta questa storia e studiare con l’obiettivo di una carriera nelle nanotecnologie”.
Hermione, avendo terminato di realizzare artigianalmente la propria Salsa di Torta al Cioccolato, iniziò a intingervi le carote e a mangiarsi quelle.
“Perché me lo chiedi?” disse Harry. “Tu vorresti tornare al mondo dei Babbani?”
“Non esattamente”, disse Hermione, mentre masticò sia la carota che il cioccolato. “Era solo che, insomma, mi sentivo strana a proposito dell’aver voluto essere una strega… Volevi essere un mago da piccolo?”
“Naturalmente”, disse prontamente Harry. “Volevo anche dei poteri psichici e una super-forza e ossa rivestite di adamantio e il mio castello volante personale e talvolta mi sentivo triste perché mi sarei potuto dover accontentare di essere solo uno scienziato famoso e un astronauta”.
Hermione annuì. “Sai”, disse sommessamente, “penso che le streghe e i maghi che crescono qui non apprezzino davvero la magia nel modo appropriato…”
“Beh, ovviamente non lo fanno, è questo che ci dà il nostro vantaggio. Non è ovvio? Cioè, sul serio, per me era maledettamente ovvio già dopo cinque minuti di passeggiata a Diagon Alley”. C’era un’espressione perplessa sul volto del ragazzo, come se non potesse capire perché lei stava facendo attenzione a qualcosa di così ordinario.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Chaos Legion wants you!