Capitolo 81 Transazioni tabù, parte III

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

In semicerchi ascendenti di pietra scura, un gran mare di mani alzate.
I Lord e le Lady del Wizengamot, in vesti color prugna con una `w’ d’argento, guardavano in giù con severo rimprovero una giovane ragazza tremante in catene. Se, all’interno di qualche particolare sistema etico, si erano condannati, chiaramente avevano una considerazione molto elevata di sé per averlo fatto.
Il respiro di Harry gli stava tremando in petto. Il suo lato oscuro aveva formulato un piano – e poi si era girato nuovamente nascondendosi, perché parlare troppo gelidamente non sarebbe andato a vantaggio di Hermione; un fatto che l’Harry gelido-solo-a-metà in qualche modo non aveva compreso…
“Il voto è favorevole”, intonò il segretario, quando ogni conteggio fu terminato, e le mani sollevate ricaddero nuovamente. “Il Wizengamot riconosce il debito di sangue contratto da Hermione Granger nei confronti di Casa Malfoy per il tentato omicidio del suo rampollo e la terminazione della sua discendenza”.
Lucius Malfoy stava sorridendo con sinistra soddisfazione. “E ora”, disse il mago dalla chioma bianca, “affermo che il suo debito sarà pagato –”
Harry strinse i pugni sotto il banco e gridò, “Dal debito dovuto da Casa Malfoy a Casa Potter!”
“Silenzio!” sbottò la donna con troppo trucco rosa che sedeva vicino al ministro Fudge. “Hai disturbato già abbastanza questo procedimento! Auror, accompagnatelo fuori!”
“Aspettate”, disse Augusta Longbottom dal livello più elevato dei seggi. “Di che debito si tratta?”
Le mani di Lucius sbiancarono sul suo bastone. “Casa Malfoy non ha nessun debito con te!”
Non era la speranza più solida del mondo, era basata su un articolo di giornale scritto da una donna che era stata sottoposta a Incantesimo del Falso Ricordo, ma evidentemente Rita Skeeter aveva trovato plausibile che il signor Weasley avesse apparentemente contratto un debito con James Potter perché…
«Mi sorprende che se ne sia scordato», disse Harry in tono normale. «Certamente è stato un periodo crudele e penoso della sua vita, operare sotto la maledizione Imperius di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, finché non ne è stato liberato dagli sforzi di Casa Potter. Da mia madre, Lily Potter, che morì per questo, e da mio padre, James Potter, che morì per questo, e da me, naturalmente».
Ci fu un breve silenzio all’interno dell’Antichissima Sala.
«Guarda guarda, un argomento eccellente, signor Potter», disse la vecchia strega che era stata identificata come Madam Bones. «Anche io sono piuttosto sorpresa dal fatto che Lord Malfoy abbia dimenticato un evento così significativo. Deve essere stato un giorno così felice per lui».
«Sì», disse Augusta Longbottom. «Deve essere stato così riconoscente».
Madam Bones annuì. «Casa Malfoy non può negare quel debito – a meno che, forse, Lord Malfoy stia per dirci che ha ricordato male qualcosa? Avrei un certo interesse professionale in quel caso. Cerchiamo sempre di migliorare la nostra comprensione di quei giorni oscuri».
Le mani di Lucius Malfoy strinsero l’impugnatura d’argento a forma di serpente del suo bastone come se stesse per colpire, per scatenare qualunque potere esso contenesse –
Poi Lord Malfoy sembrò rilassarsi, e un sorriso gelido comparve sul suo volto. «Ovviamente», disse con naturalezza. «Confesso che non avevo compreso, ma il bambino ha piuttosto ragione. Ma non sono del tutto convinto che i due debiti si cancellino – Casa Potter stava solo cercando di salvare sé stessa, dopo tutto –»
«Non esattamente», disse dall’alto Silente.
«– e pertanto», declamò Lucius Malfoy, «esigo anche un risarcimento, per il riscatto del debito di sangue dovuto a mio figlio. Anche questa è la legge».
Harry provò uno strano sussulto interno. Anche quello era contenuto nell’articolo del giornale. Il signor Weasley aveva richiesto in aggiunta diecimila galeoni –
«Quanto?» disse il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.
Lucius stava ancora indossando quel sorriso freddo. «Centomila galeoni. Se non ha quella somma nel suo deposito, suppongo che dovrò accettare una cambiale per il rimanente».
Un ruggito di protesta sorse dal lato pro-Silente della stanza, persino alcune vesti color prugna nel mezzo sembrarono scioccate.
«Vogliamo rimetterlo al voto del Wizengamot?» disse Lucius Malfoy. «Penso che pochi di noi gradirebbero vedere la piccola assassina cavarsela. Per alzata di mano, che il risarcimento addizionale di centomila galeoni sia necessario per cancellare il debito!»
L’impiegato iniziò il conteggio, ma anche quel voto era chiaro.
Harry rimase fermo, respirando profondamente.
È meglio che tu non ci debba neppure pensare, disse minacciosamente il Grifondoro interno di Harry.
È un acquisto considerevole, osservò Corvonero. Dovremmo passare molto tempo a rifletterci su.
Non doveva essere difficile. Non doveva. Due milioni di sterline era semplice denaro, e il denaro valeva solo ciò che poteva acquistare…
Era strano quanto attaccamento psicologico si potesse avere per il `semplice denaro’, o quanto potesse essere doloroso immaginare di perdere una camera di sicurezza piena di oro che non si era neppure immaginato esistesse solo un anno prima.
Kimball Kinnison non esiterebbe, disse Grifondoro. Seriamente. Come a dire, decisione rapida. Che genere di eroe sei tu? Già ti odio solo per aver avuto bisogno di pensarci per più di cinquanta millisecondi.
Questa è la vita reale, disse Corvonero. Perdere tutto il tuo denaro è molto più doloroso per le persone reali nella vita reale che nei libri di eroi.
Cosa? chiese Grifondoro. Da che parte stai?
Non stavo promuovendo una risposta in particolare, disse Corvonero, l’ho detto soltanto perché era vero.
Centomila galeoni possono essere usati per salvare più di una vita se spesi in qualche altro modo? disse Serpeverde. Abbiamo una ricerca da portare avanti, battaglie da combattere, la differenza tra essere ricchi di quarantamila galeoni e avere sessantamila galeoni di debito non è di poco conto
Allora useremo semplicemente uno dei nostri modi di fare soldi velocemente e li riguadagneremo tutti, disse Tassofrasso.
Non è certo che funzionino, disse Serpeverde, e molti di loro richiedono un capitale di partenza
Personalmente, disse Grifondoro, io voto per salvare Hermione e poi coalizzarci e uccidere il nostro Serpeverde interno.
La voce dell’impiegato disse che la votazione era stata registrata e la proposta era stata accolta…
Le labbra di Harry si aprirono.
«Accetto la sua offerta», dissero le labbra di Harry, senza la minima esitazione, senza che una decisione fosse stata presa; proprio come se il dibattito interno fosse stato messinscena e illusione, come se il controllore della voce non ne fosse stato parte.
Fu chiaro che Lucius Malfoy non si era aspettato quella risposta.
La maschera di calma di Lord Malfoy andò in frantumi, i suoi occhi si spalancarono, fissò Harry con puro e vuoto stupore. La sua bocca si era leggermente aperta, sebbene non stesse parlando, e se stava emettendo rumori particolari non poterono essere uditi sopra il rombo dei gemiti simultanei proveniente dal Wizengamot –
Un colpetto di pietra silenziò la folla.
«No», disse la voce di Silente.
La testa di Harry si voltò di scatto a guardare l’antico mago.
Il volto rugoso di Silente era pallido, la barba d’argento tremava visibilmente, egli aveva l’aspetto di essere in preda agli spasmi finali di una malattia terminale. “Mi – dispiace, Harry – ma questa scelta non è tua – perché sono ancora il guardiano del tuo deposito”.
Cosa?” disse Harry, troppo sconvolto per elaborare la propria risposta.
“Non posso permetterti di contrarre un debito con Lucius Malfoy, Harry! Non posso! Tu non sai – non ti rendi conto –”
Muori.
Harry non sapeva neppure quale parte di lui avesse parlato, poteva essere stato un voto unanime, pura collera e furia che si riversavano attraverso di lui. Per un istante pensò che la semplice forza della rabbia potesse mettere delle ali magiche e volare fuori per colpire il Preside, mandandolo a ruzzolare morto giù dal podio –
Ma quando quella voce mentale ebbe parlato, il vecchio mago era ancora lì in piedi, guardando Harry, lunga bacchetta scura nella mano destra, corta verga nera nella sinistra.
E gli occhi di Harry andarono anche all’uccello rosso-dorato con gli artigli posati sulla spalla delle vesti nere di Silente, muto quando nessuna fenice sarebbe dovuta essere muta. “Fawkes”, disse Harry, la sua voce che suonò strana alle sue stesse orecchie, “puoi gridargli contro per me?”
L’ardente uccello sulla spalla del vecchio mago non gridò. Forse il Wizengamot aveva preteso che sulla creatura fosse posto un incantesimo di silenzio, altrimenti probabilmente avrebbe urlato tutto il tempo. Ma Fawkes colpì il proprio padrone, un’ala dorata che diede un buffetto alla testa del vecchio mago.
“Non posso, Harry!” disse il vecchio mago, l’agonia evidente nella sua voce. “Sto facendo ciò che devo fare!”
E anche Harry seppe, allora, mentre guardava l’uccello rosso-dorato, ciò che doveva fare. Sarebbe dovuta essere chiara sin dall’inizio, quella soluzione.
“Allora anche io farò ciò che devo fare”, disse Harry rivolto in alto a Silente, come se loro due fossero soli nella stanza. “Lo comprende, vero?”
Il vecchio mago scosse la testa tremante. “Cambierai idea quando sarai più grande –”
“Non sto parlando di quello”, disse Harry, la sua voce ancora strana alle sue stesse orecchie. “Voglio dire che non permetterò in nessun modo che Hermione Granger sia mangiata dai Dissennatori. Punto. A prescindere da cosa dica la legge, e indipendentemente da ciò che devo fare per impedirlo. Devo dirlo esplicitamente?”
Una strana voce maschile parlò da un qualche luogo molto lontano. “Assicuratevi che la ragazza sia portata direttamente ad Azkaban, e posta sotto una sorveglianza rafforzata”.
Harry attese, fissando il vecchio mago, e poi parlò ancora. “Andrò ad Azkaban”, disse Harry al mago antico, come se fossero da soli al mondo, “prima che Hermione vi possa essere portata, e inizierò a schioccare le dita. Potrebbe costarmi la vita, ma per quando sarà arrivata lì, non ci sarà più nessun Azkaban”.
Alcuni membri del Wizengamot restarono senza fiato per la sorpresa.
Poi un gruppo più numeroso iniziò a ridere.
“Come faresti anche solo ad arrivare lì, ragazzino?” disse qualcuno, tra coloro che stavano ridendo.
“Ho i miei mezzi per raggiungere posti”, disse la voce distante del ragazzo. Harry tenne gli occhi su Silente, sul vecchio mago che lo stava fissando sconcertato. Harry non guardò direttamente Fawkes, non rivelò il proprio piano; ma nella propria mente si preparò a richiamare la fenice per farsi trasportare, si preparò a riempire la propria mente con luce e furia, a chiamare l’uccello di fuoco con tutte le proprie forze, avrebbe potuto doverlo fare istantaneamente se Silente avesse puntato la propria bacchetta –
“Lo faresti davvero?” disse il vecchio mago a Harry, anche questo come se loro due fossero gli unici nella stanza.
La sala divenne nuovamente silenziosa mentre tutti fissarono sconvolti lo Stregone Capo del Wizengamot, che sembrava prendere sul serio la folle minaccia.
Gli occhi del vecchio mago fissavano immobili Harry. “Rischieresti ogni cosa – ogni cosa – solo per lei?”
“Sì”, rispose Harry.
Quella è la risposta sbagliata, sai, disse Serpeverde. Sul serio.
Ma è la risposta autentica.
“Non sentirai ragioni?” chiese il vecchio mago.
“Apparentemente no”, replicò Harry.
Gli sguardi rimasero fissi l’uno sull’altro.
“È una terribile follia” disse il vecchio mago.
“Ne sono cosciente”, rispose l’eroe. “Ora si tolga di mezzo”.
Una strana luce risplendette negli antichi occhi blu. “Come vuoi, Harry Potter, ma sappi che non è finita qui”.
Il resto del mondo ritornò a esistere.
“Ritiro la mia obiezione”, disse l’antico mago, “Harry Potter può fare ciò che desidera”, e il Wizengamot esplose in un ruggito di sconcerto, solo per essere azzittito da un ultimo colpo della verga di pietra.
Harry girò la testa di nuovo verso Lord Malfoy, che sembrava aver visto un gatto trasformarsi in una persona e iniziare a mangiare altri gatti. Definire confusa la sua espressione non iniziava nemmeno a descriverla.
“Davvero lei…” disse lentamente Lucius Malfoy. “Davvero pagherebbe centomila galeoni, per salvare una sola sanguemarcio”.
“Penso che vi siano circa quarantamila galeoni nel mio deposito Gringotts”, disse Harry. Era strano come quello causasse ancora più agonia interiore che il pensiero di correre un rischio del cinquanta percento per la sua vita per distruggere Azkaban. “Per quanto riguarda gli altri sessantamila – quali sono le regole, esattamente?”
“Diventano esigibili quando ti diplomerai a Hogwarts”, disse il vecchio mago da molto in alto. “Ma Lord Malfoy ha taluni diritti su di te prima di allora, temo”.
Lucius Malfoy rimase immobile, guardando accigliato giù verso Harry. “Chi è per lei, dunque? Cosa rappresenta per lei, da pagare così tanto per risparmiarle ogni dolore?”
“È mia amica”, disse pacatamente il ragazzo.
Gli occhi di Lucius Malfoy si socchiusero. “Secondo il rapporto che ho ricevuto, lei non può lanciare l’Incantesimo Patronus, e Silente lo sa. Il potere di un singolo Dissennatore l’ha quasi ucciso. Non oserebbe avventurarsi personalmente nei dintorni di Azkaban –”
“Quello è stato a gennaio”, disse Harry. “Ora siamo ad aprile”.
Gli occhi di Lucius Malfoy rimasero controllati e calcolatori. “Lei finge di poter distruggere Azkaban, e Silente finge di crederci”.
Harry non rispose.
L’uomo dai capelli bianchi si girò leggermente, verso il centro del semicerchio, come per rivolgersi al Wizengamot tutto. “Ritiro la mia offerta!” gridò il Lord di Malfoy. “Non accetterò il debito verso Casa Potter in pagamento, neppure per centomila galeoni! Il debito di sangue della ragazza verso Casa Malfoy è ancora valido!”
Di nuovo il ruggito di molte voci. “Disonorevole!” gridò qualcuno. “Ha riconosciuto il debito verso Casa Potter, eppure vorrebbe –” e poi la voce si interruppe.
“Riconosco il debito, ma la legge non mi vincola ad accettarlo a storno”, disse Lord Malfoy con un sorriso triste. “La ragazza non fa parte di Casa Potter; il debito che ho contratto con Casa Potter non è un debito che ho con lei. Quanto al disonore –” Lucius Malfoy fece una pausa. “Quanto alla grave vergogna che provo per la mia ingratitudine verso i Potter, che hanno fatto così tanto per me –” Lucius Malfoy chinò la testa. “Che i miei antenati mi perdonino”.
“Allora, ragazzo?” esclamò l’uomo segnato da cicatrici seduto alla destra di Lord Malfoy. “Vai a distruggere Azkaban, ora!”
“Mi piacerebbe assistere”, disse un’altra voce. “Venderai i biglietti?”
Inutile dire che Harry non scelse quel particolare momento per arrendersi.
La ragazza non fa parte di Casa Potter
Aveva, in effetti, visto la scontata via d’uscita da quel dilemma quasi istantaneamente.
Avrebbe potuto volerci un po’ di più se recentemente non avesse udito per caso diverse conversazioni tra ragazze Corvonero più grandi, e letto diverse storie sul Cavillo.
Stava avendo, nondimeno, dei problemi ad accettarla.
Questo è ridicolo, disse una parte di Harry che aveva appena battezzato sé stessa Controllore di Coerenza Interno. Le nostre azioni sono completamente incoerenti. Prima provi meno riluttanza emotiva a rischiare la tua dannata vita e probabilmente a morire per Hermione, che a separarti da uno stupido mucchio d’oro. E ora ti tiri indietro davanti alla sola idea di sposarti?
Errore di sistema.
Sai una cosa? disse il Controllore di Coerenza Interno. Sei stupido.
Non ho detto di no, pensò Harry. Ho solo detto errore di sistema.
Io voto per distruggere Azkaban, disse Grifondoro. Va fatto comunque.
Davvero, davvero stupido, disse il Controllore di Coerenza Interno. Oh, al diavolo, assumo il controllo del nostro corpo.
Il ragazzo fece un respiro profondo, e aprì la bocca –
A quel punto Harry Potter si era ormai completamente dimenticato dell’esistenza della professoressa McGonagall, che era rimasta seduta al suo posto per tutto quel tempo subendo un certo numero di interessanti cambiamenti nell’espressione del volto che Harry non aveva osservato poiché era distratto. Sarebbe stato eccessivamente duro affermare che Harry l’avesse dimenticata perché non la considerava un pg. Sarebbe stato più gentile affermare che la professoressa McGonagall non era una soluzione evidente a nessuno dei suoi attuali problemi, e perciò non faceva parte dell’universo.
Così Harry, che ormai aveva una certa quantità di adrenalina in circolo nel sangue, si spaventò e sobbalzò alquanto visibilmente quando la professoressa McGonagall, i suoi occhi che ora divampavano di impossibile speranza e le lacrime sulle guance quasi asciutte, saltò in piedi e gridò, “Con me, signor Potter!” e, senza aspettare la risposta, accelerò lungo le scale che conducevano al fondo della piattaforma dove attendeva una sedia di metallo scuro.
Ci volle un momento, ma Harry le corse dietro; anche se gli ci volle più tempo per raggiungere il fondo, dopo che la professoressa McGonagall ebbe saltato metà della scala con uno strano movimento felino e fu atterrata con i tre Auror dall’espressione stupita che già puntavano le bacchette contro di lei.
“Signorina Granger!” gridò la professoressa McGonagall. “Può ancora parlare?”
In maniera simile al caso della professoressa McGonagall, c’era un certo senso in cui si sarebbe potuto dire che Harry aveva dimenticato l’esistenza di Hermione Granger, poiché Harry aveva inclinato la testa all’indietro per guardare verso l’alto invece che verso il basso, e poiché non l’aveva considerata una soluzione a nessuno dei suoi problemi correnti. Sebbene sarebbe stato difficilmente certo, e in effetti nient’affatto probabile, che se Harry si fosse ricordato di guardare Hermione o di pensare a ciò che ella dovesse provare, la cosa sarebbe stata di qualche aiuto.
Harry raggiunse il fondo delle scale e vide Hermione Granger direttamente –
Senza pensare, senza essere capace di farne a meno, Harry chiuse gli occhi, ma aveva visto.
Le vesti scolastiche attorno al suo collo, completamente zuppe per le lacrime.
Il modo in cui aveva distolto lo sguardo da lui.
E l’occhio della memoria e della simpatia, che non poteva essere chiuso, che non poteva guardare altrove, seppe che Hermione aveva mostrato la peggior vergogna della propria vita di fronte alla nobiltà della Gran Bretagna magica e alla professoressa McGonagall e a Silente e a Harry; e poi era stata condannata ad Azkaban dove sarebbe stata esposta all’oscurità e al freddo e a tutti i suoi ricordi peggiori finché non fosse impazzita e morta; e poi aveva sentito che Harry aveva intenzione di dar via tutto il proprio denaro e di contrarre un debito per salvare lei, e forse persino sacrificare la propria vita
e con il Dissennatore che stava solo pochi passi dietro di lei
non aveva detto nulla…
“S-sì”, sussurrò la voce di Hermione Granger. “P-posso parlare”.
Harry aprì gli occhi di nuovo e vide il suo volto, che ora guardava lui. Non diceva nulla di simile a ciò che egli pensava che Hermione stesse provando, i volti non potevano dire nulla di così complicato, tutto ciò che i muscoli facciali potevano fare era contorcersi e annodarsi.
“H-H-Harry, m-mi, mi –”
“Taci”, suggerì Harry.
“– dispiace –”
“Se non mi avessi mai incontrato sul treno non saresti in nessun guaio ora. Quindi taci”, disse Harry Potter.
“Tutti e due, smettetela di comportarvi da sciocchi”, disse la professoressa McGonagall nel suo duro accento scozzese (era strano quanto quello aiutasse). “Signor Potter, porga la sua bacchetta in modo che le dita della signorina Granger possano toccarla. Signorina Granger, ripeta dopo di me. Sulla mia vita e la mia magia –”
Harry fece come gli era stato ordinato, spingendo la propria bacchetta in avanti a toccare le dita di Hermione; e poi la voce vacillante di Hermione disse, “Sulla mia vita e la mia magia –”
“Giuro di servire la Casa di Potter –” disse la professoressa McGonagall.
E Hermione, senza attendere ulteriori istruzioni, disse, le parole che le uscirono di fretta, “Giuro di servire la Casa di Potter, di obbedire al suo Signore o alla sua Signora, e di restare alla sua destra, e di combattere al suo comando, e di seguirlo dove si reca, fino al giorno in cui morirò”.
Tutte quelle parole furono pronunciate rapidamente in un rantolo disperato prima che Harry potesse aver pensato o detto qualunque cosa, se fosse stato folle abbastanza da interrompere.
“Signor Potter, ripeta queste parole”, disse la professoressa McGonagall. “Io, Harry, erede e ultimo rampollo dei Potter, accetto il tuo servizio, fino alla fine del mondo e della sua magia”.
Harry prese un respiro e disse, “Io, Harry, erede e ultimo rampollo dei Potter, accetto il tuo servizio, fino alla fine del mondo e della sua magia”.
“Ecco”, disse la professoressa McGonagall. “Ben fatto”.
Harry alzò lo sguardo, e vide che l’intero Wizengamot, la cui esistenza aveva dimenticato, li stava fissando.
E allora Minerva McGonagall, che era il Preside di Casa Grifondoro anche se non si comportava sempre come tale, guardò molto in alto lì dove si trovava Lucius Malfoy; e gli disse di fronte all’intero Wizengamot, “Mi pento di ogni punto che ti ho mai dato in Trasfigurazione, vile vermiciattolo”.
Qualunque cosa Lucius stesse per rispondere fu zittita da un colpo della corta verga nella mano di Silente. “Ahem!”, fece il vecchio mago dal suo podio di pietra scura. “Questa sessione è proseguita piuttosto a lungo, e se non fosse conclusa presto, alcuni di noi potrebbero perdersi l’intero pranzo. La legge su questa materia è chiara. Avete già votato sui termini dell’accordo, e Lord Malfoy non può legalmente respingerli. Poiché abbiamo di gran lunga superato il tempo allocato, io ora, in accordo con l’ultima decisione dei sopravvissuti dell’ottantottesimo Wizengamot, aggiorno questa sessione”.
Il vecchio mago batté la verga di pietra scura per tre volte.
“Folli!” gridò Lucius Malfoy. La chioma bianca stava oscillando come se fosse al vento, il volto al di sotto era pallido per la furia. “Pensate di cavarvela con quello che avete fatto oggi? Pensate che quella ragazza possa cercare di assassinare mio figlio e scamparla indenne?”
La donna simile a un rospo col trucco rosa, il cui nome Harry non poteva più ricordare, si era alzata in piedi dalla propria sedia. “Ma via, certo che no”, disse con un sorriso ripugnante. “Dopo tutto, la ragazza è ancora un’assassina, e credo che il Ministero vigilerà molto da vicino sui suoi affari – è poco saggio permetterle di girare per strada, dopo tutto –”
A quel punto Harry ne ebbe abbastanza.
Senza attendere che ella finisse, Harry girò sui tacchi e avanzò a grandi passi verso –
L’orrore che solo lui poteva vedere veramente, l’assenza di colore e spazio, la ferita nel mondo, sopra la quale galleggiava un mantello lacero; vigilato con massima imperfezione da un rapido scoiattolo di luce lunare e da uno splendente passero d’argento.
Il suo lato oscuro aveva anche notato, mentre stava scandagliando l’intera stanza alla ricerca di qualsiasi cosa potesse essere usata come un’arma, che il nemico era stato abbastanza stupido da portare un Dissennatore alla presenza di Harry. Era sicuramente un’arma potente, e una che Harry poteva brandire meglio dei suoi presunti padroni. C’era stato un tempo in Azkaban quando Harry aveva detto a dodici Dissennatori di girarsi e andarsene, e loro se n’erano andati.
I Dissennatori sono Morte, e l’Incantesimo Patronus funziona pensando a pensieri felici invece che alla Morte.
Se la teoria di Harry fosse stata corretta, quella singola frase sarebbe stata sufficiente a far scoppiare gli Incantesimi Patronus degli Auror come bolle di sapone, e ad assicurarsi che nessuno raggiungibile dalla sua voce potesse lanciarne un altro.
Ho intenzione di cancellare gli Incantesimi Patronus e impedire che altri Patronus vengano lanciati. E poi il mio Dissennatore, volando più velocemente di qualsiasi manico di scopa, Bacerà tutti quelli che hanno votato per mandare una dodicenne ad Azkaban.
Dire questo, per predisporre la prospettiva del se-allora, e attendere che le persone comprendessero e ridessero. Poi pronunciare la verità fatale; e quando i Patronus degli Auror fossero scomparsi istantaneamente fornendo la prova necessaria, o l’attesa del nulla insensato da parte delle persone, o la minaccia di Harry della sua distruzione, avrebbero fatto sì che il Dissennatore obbedisse. Coloro che avevano cercato un compromesso con l’oscurità ne sarebbero stati consumati.
Era l’altra soluzione che il suo lato oscuro aveva escogitato.
Ignorando i gemiti che sorgevano dietro di lui, Harry attraversò il raggio dei Patronus, arrivando fino a un solo passo dalla Morte. La cui paura senza ostacoli gli esplose attorno come un vortice, come fare un passo vicino lo scarico aspirante di una qualche enorme vasca da bagno che si stesse svuotando dell’acqua; ma con i falsi Patronus che non oscuravano più il livello al quale interagivano, Harry poté raggiungere il Dissennatore proprio mentre esso raggiungeva lui. Harry fissò dritto nel vuoto aspirante e –
la Terra tra le stelle
tutto il suo tripudio nel salvare Hermione
prima o poi la realtà di cui sei un’ombra cesserà di esistere
Harry prese tutta l’emozione argentea che alimentava il suo Incantesimo Patronus e la spinse contro il Dissennatore; e credette che l’ombra della Morte sarebbe fuggita via da lui –
– e mentre lo faceva, alzò rapidamente le mani verso l’alto e gridò «Bu!»
Il vuoto si allontanò di scatto da Harry fino ad arrivare alla pietra scura dietro di sé.
Nella sala vi fu un silenzio mortale.
Harry girò le spalle al nulla assoluto, e alzò lo sguardo verso il punto in cui si trovava la donna-rospo. Era pallida sotto il trucco rosa, la sua bocca che si apriva e si chiudeva come in un pesce.
«Le faccio questa offerta», disse il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. «Io non vengo mai a sapere che lei ha infastidito me o con qualcuno dei miei. E lei non scopre mai perché l’immortale mostro mangiatore di anime ha paura di me. Ora si segga e stia zitta».
La donna-rospo ricadde sulla propria sedia senza una parola.
Harry alzò lo sguardo ancora più su.
«Un indovinello, Lord Malfoy!» gridò il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto attraverso l’Antichissima Sala. «So che lei non era in Corvonero, ma cerchi di risolverlo comunque! Cosa distrugge Signori Oscuri, spaventa Dissennatori, ed è in debito con lei di sessantamila galeoni?»
Per un istante Lord Malfoy rimase al suo posto con gli occhi leggermente spalancati; poi il suo volto ritornò al calmo disprezzo, e la sua voce pronunciò gelidamente la risposta. «Mi sta minacciando apertamente, signor Potter?»
«Non la sto minacciando», disse il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. «La sto spaventando. C’è una differenza».
«È sufficiente, signor Potter», disse la professoressa McGonagall. «Saremo già in ritardo per la lezione di Trasfigurazione del pomeriggio. E ritorni qui, sta ancora terrorizzando quel povero Dissennatore». Si rivolse agli Auror. «Signor Kleiner, se non le dispiace».
Harry tornò verso di loro, mentre l’Auror nominato avanzò e premette una corta verga di metallo scuro sulla sedia di metallo scuro, mormorando una parola di scioglimento appena percettibile.
Le catene si ritirarono strisciando tanto agilmente quanto erano uscite; e Hermione si spinse lontana dalla sedia il più velocemente che poté, un po’ correndo e un po’ barcollando per pochi passi.
Harry offrì le proprie braccia –
– e Hermione un po’ saltò e un po’ cadde tra le braccia della professoressa McGonagall, iniziando a singhiozzare istericamente.
Unf, disse una voce dentro Harry. Credevo che ce lo fossimo guadagnato noi.
Oh, piantala.
La professoressa McGonagall stava stringendo Hermione così strettamente che si sarebbe pensato fosse una madre che stringesse la propria figlia, o forse la nipote. Dopo alcuni momenti i singhiozzi di Hermione rallentarono, e poi si fermarono. La professoressa McGonagall cambiò improvvisamente posa e la strinse più strettamente; le mani della ragazza stavano penzolando mollemente, ora, e i suoi occhi erano chiusi –
«Starà bene, signor Potter», disse sommessamente la professoressa McGonagall nella direzione di Harry, senza guardarlo. «Ha solo bisogno di qualche ora in uno dei letti di Madam Pomfrey».
«Va bene, allora», disse Harry. «Portiamola da Madam Pomfrey».
«Sì», disse Silente, mentre scendeva sul fondo delle scale di pietra scura. «Andiamo tutti a casa, certamente». I suoi occhi blu erano fissi su Harry, duri come zaffiri.

I Lord e le Lady del Wizengamot si stanno allontanando dalle loro panche di legno, andandosene com’erano venuti, sembrando piuttosto nervosi.
La vasta maggioranza sta pensando `Il Dissennatore aveva paura del Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto!’
Alcuni dei più scaltri si stanno già chiedendo come questo inciderà sul delicato equilibrio di poteri del Wizengamot – se un nuovo pezzo sia apparso sulla scacchiera.
Quasi nessuno sta pensando qualcosa del tipo `Mi chiedo come l’abbia fatto’.
Questa è la verità del Wizengamot: molti sono nobili, molti sono ricchi magnati degli affari, pochi hanno raggiunto il loro rango in altri modi. Alcuni di loro sono stupidi. La maggior parte sono scaltri nel campo degli affari e della politica, ma la loro scaltrezza è circoscritta. Praticamente nessuno ha percorso il cammino del mago potente. Non hanno sfogliato antichi libri, esaminato vecchie pergamene, alla ricerca di verità troppo potenti per restare allo scoperto e perciò travestite da enigmi, a caccia della vera magia in mezzo a un centinaio di fiabe fantastiche. Quando non stanno leggendo un contratto debitorio, abbandonano ogni scaltrezza che posseggono e si rilassano con qualche sciocchezza rassicurante. Credono nei Doni della Morte, ma credono anche che Merlino abbia combattuto il terribile Totoro e imprigionato il Ree. Sanno (perché anche questo fa parte della leggenda ordinaria) che un potente mago deve imparare a distinguere la verità tra un centinaio di bugie plausibili. Ma non è venuto loro in mente che potrebbero fare lo stesso.
(Perché no? Perché, in effetti, maghi con prestigio e ricchezza tali da potersi dedicare a quasi ogni impresa, dovrebbero scegliere di trascorrere la loro vita lottando per lucrosi monopoli sull’importazione dell’inchiostro? Il Preside di Hogwarts sarebbe a malapena in grado di comprendere la domanda; è naturale che la maggior parte delle persone non debbano essere maghi potente, proprio come la maggior parte delle persone non dovrebbe essere un eroe. Il Professore di Difesa potrebbe spiegare lungamente e cinicamente perché le loro ambizioni sono così banali; anche per lui non vi è alcun enigma. Solo Harry Potter, con tutti i libri che ha letto, non è in grado di capire; per il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto le scelte di vita dei Lord e delle Lady sembrano incomprensibili – non quello che una brava persona farebbe, eppure neanche ciò che farebbe una persona malvagia. Ora, quale dei tre è più saggio?)
Quale che sia il motivo, allora, la maggior parte del Wizengamot non ha mai seguito il percorso che conduce alla stregoneria potente; essi non cercano ciò che è nascosto. Per loro, non esiste perché. Non c’è spiegazione. Non c’è alcun nesso di causalità. Il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, che era già a metà strada verso il reame della leggenda, ora vi è stato completamente inserito; ed è un crudo fatto, semplice e inspiegabile, che il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto spaventi i Dissennatori. Dieci anni prima è stato detto loro che un infante di un anno ha sconfitto il più terribile Signore Oscuro della loro generazione, forse il più malvagio Signore Oscuro mai vissuto; e hanno accettato anche quello.
Non ci si aspetta che mettano in discussione questo genere di cose (come sanno in qualche modo implicito). Se il più terribile Signore Oscuro nella storia affronta un bambino innocente – beh, come avrebbe potuto non essere sconfitto? Il ritmo dello spettacolo lo richiede. Ci si aspetta che applaudano, non che si alzino dal proprio posto in mezzo al pubblico e chiedano: `Perché?’ È proprio quello il contenuto fondamentale della storia, che alla fine il Signore Oscuro sia abbattuto da un piccolo bambino; e se hanno intenzione di metterlo in discussione, sarebbero potuti non venire allo spettacolo, tanto per cominciare.
Non viene loro in mente di giudicare col senno di poi l’applicazione di tale ragionamento agli eventi che hanno visto con i propri occhi nell’Antichissima Sala. In effetti, non sono deliberatamente consapevoli che stanno usando il modo di pensare all’interno delle storie nella vita reale. Quanto all’esaminare il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto con la stessa logica attenta che userebbero per un’alleanza politica o un accordo commerciale – quale cervello lo collegherebbe a quello, quando una parte del reame leggendario è a portata di mano?
Ma ve ne sono pochi, seduti su quelle panche di legno, che non pensano in questo modo.
Ci sono taluni, pochi, nel Wizengamot che hanno sfogliato pergamene semi-disintegrate e ascoltato racconti di eventi accaduti al cugino del fratello di qualcuno, non per divertimento, ma come parte di una ricerca del potere e della verità. Hanno già segnato la Notte di Godric’s Hollow, così come riportata da Albus Silente, come un evento anomalo e potenzialmente importante. Si sono chiesti perché sia ​​accaduto, se fosse davvero accaduto; o se no, perché Silente stia mentendo.
E quando un ragazzo undicenne si alza e dice “Lucius Malfoy” con quella fredda voce adulta, e continua pronunciando parole che non ci si aspetterebbe proprio di udire da uno studente del primo anno di Hogwarts, essi non permettono che il fatto scivoli nella confusione senza legge delle leggende e nelle premesse degli spettacoli.
Lo segnano come un indizio.
Lo aggiungono alla lista.
Questa lista sta iniziando a sembrare piuttosto allarmante.
E non è di particolare aiuto che il ragazzo gridi “Bu!” ad un Dissennatore e il corpo in decomposizione si appiattisca contro il muro opposto e la sua orribile voce dolorosa per le orecchie strida, “Mandatelo via”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Chaos Legion wants you!