Viaggiare con una fenice era una sensazione completamente diversa dalle Apparizioni o dai passaporta. Prendevi fuoco – provavi decisamente la sensazione di prendere fuoco, sebbene non vi fosse alcun dolore – e invece di ridurti in cenere, il fuoco ti bruciava tutto e diventavi fuoco, e poi svanivi in un posto e comparivi in una fiammata in un altro. Non causava nausea allo stomaco come i passaporta o le Apparizioni, ma era comunque un’esperienza piuttosto snervante. Se la verità sottostante al viaggio della fenice consisteva davvero nel diventare una specifica istanza di un Fuoco più generale, allora quello sembrava alludere alla possibilità di potersi muovere ardendo ovunque – anche in un lontano passato, o in un altro universo, o in due posti contemporaneamente. Avresti potuto svanire in un luogo e comparire con una fiammata in centinaia di altri, e il te stesso che era arrivato a Hogwarts mai avrebbe scoperto la differenza. Anche se Harry aveva letto quello che aveva potuto sulle fenici, cercando di capire come ottenerne una propria, e non c’era stato alcun accenno a qualcosa di lontanamente simile a tale capacità.
Harry prese fuoco e si spense e riapparve altrove in una vampata; e così all’improvviso egli, e il Preside, e la forma priva di sensi di Hermione Granger retta tra le braccia del Preside, stavano occupando un altro posto; con Fawkes sopra tutti loro. Una calma e calda stanza di luminose colonne di pietra, illuminata dalla luce solare su tutti e quattro i lati, popolata di bianchi letti disposti in lunghe file, quattro dei quali avevano dei veli silenziatori tirati tutto attorno, mentre i restanti erano vuoti.
In un angolo della visione di Harry, una Madam Pomfrey dall’espressione sorpresa si stava girando verso di loro. Silente sembrò non prestare alcuna attenzione all’esperta guaritrice, mentre deponeva lentamente Hermione in un bianco letto libero.
In un angolo lontano vi fu un lampo verde, e da dentro un camino uscì la professoressa McGonagall, spazzolandosi un po’ di Metropolvere.
Il vecchio mago si girò dal letto e passò nuovamente un braccio attorno a Harry; e poi il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto e il suo mago scomparvero in un’altra vampata di fiamme.
Quando Harry si fu nuovamente acceso tutto, si trovava nell’ufficio del Preside, in mezzo ai rumori di una dozzina di inspiegabili aggeggi.
Il giovane ragazzo si allontanò di un passo dal vecchio mago e poi si girò verso di lui, occhi smeraldo e zaffiro che si incontrarono.
I due non parlarono per un po’, osservandosi l’un l’altro; come se tutto ciò che potessero dire potesse essere detto solo dagli sguardi, e in nessun altro modo.
Infine il ragazzo articolò le parole lentamente e con precisione.
“Non posso credere che una fenice sia ancora sulla sua spalla.”
“La fenice sceglie solo una volta”, disse il vecchio mago. “Possono forse abbandonare un padrone che sceglie il male invece del bene; non lasceranno un padrone obbligato a scegliere tra un bene e un altro. Le fenici non sono arroganti. Conoscono i limiti della propria saggezza”. Decisamente severo, quell’antico sguardo. “Diversamente da te, Harry”.
“Scegliere tra un bene e un altro”, fece eco inespressivo Harry. “Come la vita di Hermione Granger, opposta a centomila galeoni”. La rabbia e l’indignazione che Harry voleva mettere nella voce non erano esattamente lì, per qualche ragione, forse perché –
“Non sei affatto nella posizione di potermi dare lezioni su questo, Harry Potter”. La voce del Preside era morbida in maniera ingannevole. “O cos’era quell’espressione di riluttanza che ho visto sul tuo volto, lì nell’Antichissima Sala?”
La sensazione di vacuità interna peggiorò. “Stavo cercando delle alternative”, Harry disse masticando le parole. “Qualche modo di salvarla che non perdesse il denaro”.
Uau, disse Corvonero. Hai appena raccontato una bugia bella e buona. Non solo, penso che tu ci abbia effettivamente creduto per i secondi che ci sono voluti per dirla. È alquanto spaventoso.
“È questo quello che stavi pensando, Harry?” Gli occhi blu erano perspicaci, e ci fu un momento terrificante durante il quale Harry si chiese se il mago più potente del mondo potesse vedere attraverso le sue barriere di Occlumanzia.
“Sì”, disse Harry. “Sono trasalito a causa del dolore di perdere tutto il denaro nel mio deposito. Ma l’ho fatto! È questo quello che conta! E lei –” L’indignazione che era scemata dalla voce di Harry ritornò. “Lei ha davvero dato un prezzo alla vita di Hermione Granger, e l’ha dato inferiore a centomila galeoni!”
“Oh?” disse dolcemente il vecchio mago. “E quale prezzo assegni tu alla sua vita, allora? Un milione di galeoni?”
“Conosce il concetto economico di `costo di sostituzione’?” Le parole si stavano riversando fuori dalle labbra di Harry quasi più velocemente di quanto egli potesse prenderle in considerazione. “Il costo di sostituzione di Hermione è infinito! Non c’è luogo in cui possa andare a comprarne un’altra!”
Ora stai dicendo cose senza senso matematico, disse Serpeverde. Corvonero, sei d’accordo con me su questo?
“Anche la vita di Minerva ha un valore infinito?” disse duramente il vecchio mago. “Sacrificheresti Minerva per salvare Hermione?”
“Sì e sì”, sbottò Harry. “Fa parte del lavoro della professoressa McGonagall e lei lo sa”.
“Allora il valore di Minerva non è infinito”, disse il vecchio mago, “per quanto sia amata. Ci può essere solo un re sulla scacchiera, Harry Potter, solo un pezzo per salvare il quale sacrificheresti ogni altro pezzo. E Hermione Granger non è quel pezzo. Puoi starne certo, Harry Potter, in questo giorno potresti aver ben perso la tua guerra”.
E se le parole del vecchio mago non fossero state così tanto dure, e non l’avessero toccato così tanto da vicino, Harry avrebbe potuto non dire ciò che disse allora.
“Lucius aveva ragione”, digrignò Harry. “Lei non ha mai avuto una moglie, non ha mai avuto una figlia, non ha mai avuto nient’altro se non guerra –”
La mano sinistra del vecchio mago si strinse duramente sul polso di Harry, le dita ossute che scavarono nei muscoli ancora in via di sviluppo del suo braccio, e per un momento Harry fu paralizzato dal trauma, aveva dimenticato cosa significava il fatto che gli adulti erano più forti.
Albus Silente non sembrò notarlo. Si limitò a girarsi, trascinando con sé Harry, e avanzò a passi pesanti verso il muro della stanza.
“Il prezzo della fenice.”
Harry fu tirato su lungo le scale nere.
“Il fato della fenice.”
La stanza dei piedistalli neri, luce argentea che ricadeva su bacchette frantumate.
“Pensa”, gridò Harry, dopo che le sue labbra si disserrarono, “di poter vincere qualsiasi discussione, semplicemente standosene in piedi qui?”
Il vecchio mago lo ignorò, trascinando Harry attraverso la stanza. La sua mano destra, che non reggeva più la sua bacchetta, afferrò una fiala di fluido argenteo –
Harry batté le palpebre per lo stupore; la fiala di fluido argenteo si era trovata vicino a un’immagine di Silente, o così gli era sembrato nel breve istante prima che fosse trascinato via.
Al di là di tutti gli altri piedistalli, all’estremità più lontana della stanza, si ergeva una grande vasca con sopra incise rune che Harry non riconobbe. La parte centrale era una bassa depressione riempita di un liquido trasparente, e in esso il vecchio mago svuotò il contenitore di fluido argenteo, che immediatamente si espanse, vorticando, facendo illuminare l’intera vasca di un sinistro biancore.
La mano del vecchio mago lasciò andare il braccio di Harry e fece un gesto verso la vasca luminosa, ordinando aspramente, “Guarda!”
Come richiesto, Harry fissò l’acqua luminosa.
“Metti la testa nel Pensatoio, Harry Potter”. La voce del vecchio mago era severa.
Harry aveva sentito quella parola in precedenza, ma non poté ricordare dove. “Cosa – fa questo –”
“Ricordi”, disse il vecchio mago. “Vedrai i miei ricordi. Il mio giuramento è che è sicuro. Ora guarda nel Pensatoio, Corvonero, se t’importa ancora qualcosa della tua preziosa verità!”
Quella era una richiesta che Harry non poteva rifiutare, e fece un passo in avanti e immerse la testa nell’acqua luminosa.
Harry stava sedendo dietro la scrivania dell’ufficio del Preside di Hogwarts, e le mani rugose che stringevano la sua testa erano segnate dall’età e da peli bianchi.
“Egli è tutto ciò che ho!” pianse una voce, molto strana era la voce di Silente come Silente stesso la ricordava, dall’interno sembrava molto meno severa e saggia. “L’ultimo della mia famiglia! Tutto ciò che mi è rimasto!”
A nessuna emozione era stato permesso di passare attraverso il Pensatoio, solo alla sensazione fisica di sembrare di pronunciare le parole. Harry udì la completa pena nelle parole di Silente, i suoni che parevano provenire dalla gola di Harry, ma non la provò al di là dell’udirla.
“Non hai scelta”, disse una voce dura.
Gli occhi si mossero, il campo visivo saltò verso un uomo che Harry non riconobbe, in abiti della sfumatura del cremisi degli Auror, ma confezionati in cuoio duro con molte tasche.
Il suo occhio destro era di dimensioni eccessive, con una pupilla blu-elettrico che guizzava e si muoveva costantemente.
“Non puoi chiedermi questo, Alastor!” la voce di Silente era fuori di sé. “Non questo! Qualsiasi cosa ma non questo!”
“Non lo sto chiedendo io”, ringhiò l’uomo. “È Voldie a chiederlo, e tu gli risponderai di no”.
“Per del denaro, Alastor?” la voce di Silente stava implorando. “Solo per del denaro?”
“Riscatta Aberfoth, e perderai la guerra”, disse bruscamente l’uomo. “Tutto qui. Centomila galeoni è quasi tutto ciò che hai nel tesoro di guerra, e se lo userai in questo modo, non sarà riempito di nuovo. Cosa farai, cercherai di convincere i Potter a svuotare la loro camera di sicurezza come i Longbottom hanno già fatto? Voldie rapirà qualcun altro e avanzerà un’altra richiesta. Alice, Minerva, chiunque tu abbia a cuore, tutti loro saranno dei bersagli se pagherai i Mangiamorte. Non è quella la lezione che dovresti cercare di insegnare loro”.
“Se faccio questo non avrò nessuno. Nessuno”. La voce di Silente si spezzò, il mondo si inclinò mentre la testa che guardava all’infuori ricadde tra le antiche mani, e terribili suoni provennero dalla gola del non-Harry mentre iniziò a singhiozzare come un bambino.
“Devo dire di no al messaggero di Voldie?” disse la voce di Alastor, ora stranamente gentile. “Non devi farlo da solo, vecchio amico”.
“No – lo dirò io stesso – devo –”
Il ricordo terminò con una scossa e Harry tirò via la testa dall’acqua luminosa, gemendo come se fosse stato privato dell’aria.
La transizione tra le due scene, tra la realtà vecchia di un decennio e il momento presente, fu un altro colpo alla mente di Harry; in qualche maniera la sua immersione nel passato l’aveva mandato alla deriva. Il vecchio a pezzi che singhiozzava nel proprio ufficio era stato un’altra persona in un’altra era, quello Harry l’aveva capito; qualcuno più debole –
Prima che tutto fosse svanito come fumo che si dissolve, restituendo l’ora, il giorno presente.
Terribile e severo stava l’antico mago, come se fosse scavato nella pietra; la barba intessuta di fili simili a ferro, occhiali a mezzaluna come specchi, e dietro di essi le pupille penetranti e inflessibili come diamanti neri.
“Desideri anche vedere mio fratello mentre moriva sotto il Cruciatus?” disse Albus Silente. “Voldemort mi mandò anche quel ricordo!”
“E quello –” Harry stava avendo dei problemi a emettere una voce, a causa della nausea crescente nel suo petto. “Quello fu il momento in cui –” Le parole sembrarono bruciare nella sua gola, mentre spuntò dentro di lui la tremenda conoscenza, l’orribile comprensione. “Quello fu il momento in cui lei ha bruciato viva Narcissa Malfoy nella sua camera da letto”.
Lo sguardo di Albus Silente era freddo mentre rispose. “A quella domanda solo un folle risponderebbe sì o no. Ciò che importa è che i Mangiamorte credono che io l’abbia uccisa, e quella credenza ha mantenuto al sicuro le famiglie di tutti coloro che servivano l’Ordine della Fenice – fino a questo giorno. Ora comprendi cosa hai fatto? Cosa hai fatto ai tuoi amici, Harry Potter, e a chiunque stia con te?” Il vecchio mago sembrò diventare ancora più alto e più terribile, mentre la sua voce crebbe di volume. “Li hai resi tutti dei bersagli, e bersagli resteranno! Finché non dimostrerai, nell’unico modo in cui può essere dimostrato, che non sei più disposto a pagare un prezzo simile!”
“Ed è vero?” chiese Harry. C’era una sensazione ronzante che lo stava riempiendo, il suo corpo che diveniva sempre più distante. “Quello che Draco ha detto, che Narcissa Malfoy non si era mai sporcata le mani, che era solo la moglie di Lucius? Era di supporto, questo lo capisco, ma non posso appoggiare l’idea che questo le abbia fatto meritare di essere bruciata viva”.
“Nulla di meno li avrebbe convinti che avevo smesso con l’esitazione”. La voce del vecchio mago non ammetteva alcuna domanda e alcuna negazione. “Sono stato sempre riluttante a fare ciò che dovevo, sono stati sempre altri che hanno pagato il prezzo della mia pietà. Così Alastor mi disse sin dall’inizio, ma io non gli diedi ascolto. Tu, mi aspetto, ti dimostrerai migliore di me in tali decisioni”.
“Sono sorpreso”, disse Harry, stupito che la sua voce fosse quasi salda. “Mi sarei aspettato che i Mangiamorte perseguitassero un’altra famiglia della Luce e iniziassero un ciclo di rappresaglie sempre più intense, se non li avesse abbattuti tutti col suo primo colpo”.
“Se il mio avversario fosse stato Lucius, forse”. Gli occhi di Silente erano simili a pietre. “Mi dissero che Voldemort rise alla notizia, e proclamò ai suoi Mangiamorte che io ero finalmente cresciuto, ed ero infine un degno avversario. Forse aveva ragione. Dopo il giorno in cui condannai a morte mio fratello, iniziai a soppesare coloro che mi seguivano, a confrontarli l’uno in relazione all’altro, a chiedermi chi avrei rischiato, e chi avrei sacrificato, a quale scopo. Fu strano quanti pezzi in meno persi, una volta che seppi quanto valessero”.
La mascella di Harry sembrò bloccata, come se ci volesse uno sforzo imponente per far muovere le sue labbra. “Ma del resto non è che Lucius stesse deliberatamente prendendo Hermione per ottenere un riscatto”, disse debolmente la voce Harry. “Dalla prospettiva di Lucius, qualcun altro ha rotto per primo la tregua. Quindi tenendo questo a mente, quanti galeoni valeva Hermione, esattamente? Lasciando stare la faccenda del Danegeld, se fosse stata un’ordinaria minaccia alla sua vita, quanto avrei dovuto pagare per salvarla? Diecimila galeoni? Cinquemila?”
Il vecchio mago non rispose.
“È una cosa buffa”, disse Harry, la sua voce vacillante come qualcosa vista attraverso l’acqua. “Il giorno che sono andato di fronte al Dissennatore, sa quale fu la mia memoria peggiore? Fu i miei genitori che morivano. Ho udito le loro voci e tutto il resto”.
Gli occhi del vecchio mago si allargarono dietro gli occhiali a mezzaluna.
“Ed ecco la questione”, disse Harry, “ecco la questione sulla quale ho riflettuto più e più volte. Il Signore Oscuro diede a Lily Potter la possibilità di andarsene. Disse che lei poteva fuggire. Le disse che morire di fronte alla culla non avrebbe salvato suo figlio. `Fatti da parte, stupida donna, se hai ancora un briciolo di buon senso –’” Un brivido terribile prese Harry mentre pronunciava quelle parole con le proprie labbra, ma se lo scrollò di dosso e continuò. “E in seguito ho continuato a pensare, non sembravo in grado di impedirmi di pensare, il Signore Oscuro non aveva forse ragione? Se solo mia Madre si fosse fatta da parte. Cercò di maledire il Signore Oscuro ma fu un suicidio, doveva saperlo che era un suicidio. La sua scelta non era tra la sua vita e la mia, la sua scelta era che lei vivesse o che entrambi morissimo! Se solo avesse fatto la cosa ragionevole e se ne fosse andata, cioè, io amo la mia Mamma, ma Lily Potter sarebbe viva ora e sarebbe mia madre!” Le lacrime stavano offuscando la vista di Harry. “Solo ora comprendo, capisco cosa mia Madre debba aver provato. Non poteva allontanarsi dalla culla. Non poteva! L’amore non si fa da parte!”
Fu come se il vecchio mago fosse stato colpito, colpito da uno scalpello che l’aveva mandato in frantumi fino al midollo.
“Cos’ho detto?” sussurrò il vecchio mago. “Cosa ti ho detto?”
“Non lo so!” gridò Harry. “Neppure io stavo ascoltando!”
“Io – mi dispiace, Harry – io –” Il vecchio mago si premette le mani sul volto, e Harry vide che Albus Silente stava piangendo. “Non avrei dovuto dirti, cose simili – non avrei dovuto, risentirmi, per la tua innocenza –”
Harry fissò il mago per un altro secondo, e poi si girò e marciò fuori dalla stanza nera, giù per le scale, attraverso l’ufficio –
“Davvero non so perché sei ancora sulla sua spalla”, disse Harry a Fawkes.
– fuori dalla porta di quercia e nella spirale che girava senza fine.
Harry era arrivato nell’aula di Trasfigurazione prima di chiunque altro, prima persino della professoressa McGonagall. C’era la lezione di Incantesimi prima, per il suo anno, ma non si era neppure preso la briga di cercare di frequentarla. Se la professoressa McGonagall tenesse o meno lezione quel giorno, non lo sapeva. C’era qualcosa di inquietante in tutti i banchi vuoti accanto a lui, l’assenza alla cattedra. Come se si trovasse da solo a Hogwarts, con tutti i suoi amici partiti.
Secondo il programma delle lezioni, quella di quel giorno era sulle Trasfigurazioni prolungate, tutte le regole che Harry aveva imparato a memoria all’epoca in cui stava Trasfigurando un’enorme roccia nel piccolo diamante che brillava al suo mignolo. Sarebbe stato un argomento teorico, piuttosto che pratico, per il resto della classe; il che era un peccato, perché avrebbe beneficiato di una dose dello stato ipnotico della Trasfigurazione.
Harry notò con distacco che la sua mano tremava, al punto che aveva difficoltà a disfare il cordoncino della borsa mentre estraeva il libro di testo di Trasfigurazione.
Sei stato mostruosamente ingiusto con Silente, disse la voce che Harry aveva chiamato Serpeverde, solo che ora sembrava anche essere la Voce del Buon Senso Economico e forse anche la Coscienza.
Gli occhi di Harry scesero al suo libro di testo, ma la sezione gli era così familiare che sarebbe potuta anche essere una pergamena vuota.
Silente ha combattuto una guerra contro un Signore Oscuro che ha deliberatamente deciso di spezzarlo nel modo più crudele possibile. Ha dovuto scegliere tra perdere la guerra e perdere suo fratello. Albus Silente sa, l’ha imparato nel modo peggiore possibile, che ci sono limiti al valore di una vita; e ammetterlo gli ha mandato quasi in frantumi la sanità mentale. Ma tu, Harry Potter – tu la sapevi già più lunga.
“Zitto”, sussurrò il ragazzo alla vuota aula di Trasfigurazione, anche se non c’era nessuno lì a sentirlo.
Hai già letto degli esperimenti di Philip Tetlock sulle persone a cui è stato chiesto di scambiare un valore sacro per uno laico, come un amministratore di un ospedale che doveva scegliere tra spendere un milione di dollari per un fegato per salvare un bambino di cinque anni, e spendere il milione di dollari per acquistare altre attrezzature ospedaliere o pagare gli stipendi dei medici. E i soggetti dell’esperimento si indignarono e volevano punire l’amministratore dell’ospedale anche solo per aver pensato a quella scelta. Ti ricordi di averlo letto, Harry Potter? Ti ricordi di aver pensato quanto fosse molto stupido, dal momento che se le attrezzature ospedaliere e gli stipendi dei medici non salvassero anche loro delle vite umane, sarebbe inutile avere ospedali o medici? L’amministratore dell’ospedale avrebbe dovuto pagare un miliardo di sterline per quel fegato, anche se questo avesse significato che l’ospedale sarebbe andato in bancarotta il giorno dopo?
“Zitto!” sussurrò il ragazzo.
Ogni volta che spendi denaro per salvare una vita con una certa probabilità, stabilisci un limite inferiore al valore monetario di una vita. Ogni volta che ti rifiuti di spendere denaro per salvare una vita con una certa probabilità, stabilisci un limite superiore al valore monetario della vita. Se i tuoi limiti superiori e inferiori fossero in contrasto, significherebbe che potresti spostare soldi da una parte all’altra, e salvare più vite allo stesso costo. Così se volessi usare una quantità limitata di denaro per salvare quante più vite possibili, le tue scelte dovrebbero essere coerenti con un certo valore monetario assegnato a una vita umana; altrimenti potresti rimescolare gli stessi soldi e fare di meglio. Quanto triste, quanto vuota è l’indignazione di coloro che rifiutano di dire che il denaro e la vita possano mai essere confrontati, quando tutto ciò che stanno facendo è vietare la strategia che salva la maggior parte delle persone, per il bene di un pretenzioso protagonismo morale…
Lo sapevi, e comunque hai detto quello che hai detto a Silente.
Hai deliberatamente tentato di ferire i sentimenti di Silente.
Lui non ha mai provato a fare del male a te, Harry Potter, mai una volta.
La testa di Harry ricadde tra le sue mani.
Perché Harry aveva detto quello che aveva detto, a un triste e vecchio mago antico che aveva combattuto duramente e sopportato più di quanto chiunque dovrebbe mai essere obbligato a sopportare? Anche se il vecchio mago si fosse sbagliato, meritava di essere ferito per questo, dopo tutto quello che gli era successo? Perché c’era una parte di lui che sembrava arrabbiarsi col vecchio mago oltre ogni ragione, scagliandosi contro di lui più duramente di quanto Harry avesse mai colpito nessuno, senza un pensiero di moderazione una volta che la rabbia era nata, solo per calmarsi non appena Harry si allontanava dalla sua presenza?
È perché sai che Silente non reagirà? Che indipendentemente da quello che gli dici, per quanto ingiusto, non userà mai il suo potere contro di te, non ti tratterà mai nel modo in cui tratti lui? È questo il modo in cui tratti la gente quando sai che non reagirà? I geni del bullismo di James Potter si stanno infine manifestando?
Harry chiuse gli occhi.
Come il Cappello Smistatore che parlasse dentro la sua testa –
Qual è la vera ragione della tua rabbia?
Di cosa hai paura?
Un vortice di immagini sembrò attraversare istantaneamente la mente di Harry, allora, il Silente passato che piangeva tra le proprie mani; la forma presente del vecchio mago, alta e terribile; una visione di Hermione incatenata, nella sedia di metallo, mentre Harry l’abbandonava ai Dissennatori; e una fantasia di una donna con lunghi capelli bianchi (era somigliata al marito?) che crollava tra le fiamme della propria camera da letto, mentre una bacchetta era puntata su di lei e la luce arancione era riflessa da occhiali a mezzaluna.
Apparentemente Albus Silente pensava che Harry sarebbe stato migliore di lui in quel genere di cose.
E Harry sapeva che probabilmente era vero. Conosceva la matematica, dopo tutto.
Ma si era capito, in qualche modo si era capito, che gli studiosi di etica utilitaristica non rapinavano effettivamente le banche in modo da poter dare il denaro ai poveri. Il risultato finale del gettare via ogni vincolo etico non sarebbe stato effettivamente rose e fiori e felicità per tutti. La prescrizione del consequenzialismo era di intraprendere l’azione che portava le migliori conseguenze nette, non le azioni che avevano una conseguenza positiva e che distruggevano tutto il resto lungo il percorso. Coloro che massimizzavano l’utilità attesa erano autorizzati a prendere in considerazione il buon senso, quando calcolavano le loro aspettative.
In qualche modo Harry l’aveva capito, anche prima che qualcun altro lo avesse avvertito che aveva capito. Prima di aver letto di Vladimir Lenin o la storia della Rivoluzione francese, aveva saputo. Potevano essere stati i suoi primi libri di fantascienza a metterlo in guardia contro le persone con buone intenzioni, o forse Harry ne aveva capito la logica da sé. In qualche modo l’aveva saputo fin dall’inizio, che se si fosse allontanato dalla sua etica ogni qual volta c’era una ragione, il risultato finale non sarebbe stato buono.
Allora gli venne in mente un’ultima immagine: Lily Potter in piedi davanti alla culla del suo bambino a valutare le distanze tra i risultati – il risultato finale se fosse rimasta e avesse cercato di maledire il suo nemico (Lily morta, Harry morto), il risultato finale se se ne fosse andata (Lily viva, Harry morto), soppesando le utilità attese, e compiendo l’unica scelta sensata.
Non sarebbe stata la madre di Harry se non l’avesse fatto.
“Ma gli esseri umani non possono vivere in quel modo”, sussurrarono le labbra di Harry all’aula vuota. “Gli esseri umani non possono vivere in quel modo”.