10 – Myra


Barcellona, mercoledì 21 giugno 2023

Sono le nove di mattina quando Reinaldo si presenta all’appuntamento all’agenzia della Caixa Bank in Carrer del Carme e aspetta solo pochi minuti prima di essere ricevuto dal direttore: – Buongiorno senyor Suarez, – il direttore è un ometto sulla sessantina con una faccia tonda dall’aspetto gioviale – è da un pezzo che non ci vediamo.
– È vero dottore, sono passati quasi quattro anni dall’ultima volta che sono tornato in… Catalunya, – stava per dire “in Espanya” ma si è trattenuto in tempo e il direttore non sembra aver fatto caso alla sua esitazione – e quella non è stata certo un’occasione piacevole.
– Ricordo, la sua povera madre…
– Aveva quasi novant’anni – minimizza Reinaldo – e almeno se n’è andata senza soffrire.
– Eh, purtroppo per la vecchiaia non c’è rimedio. Ma se permette veniamo al motivo della sua visita: mi ha scritto che vuole chiudere il suo fondo pensione che noi amministriamo; naturalmente non c’è problema, sono soldi suoi, ma posso chiederle se ci ha pensato bene? Perché come certo saprà l’opzione di riscatto è molto meno conveniente della conversione in vitalizio: con gli attuali tassi di interesse troverà il capitale a mala pena rivalutato dell’inflazione.
– Me ne rendo conto, direttore, le assicuro che ho fatto i miei conti; il punto è che ho deciso di rendere definitivo il mio trasferimento in UK e sono in trattative per l’acquisto di un appartamento. Con quello che costano gli immobili nei dintorni di Londra, non basteranno probabilmente neanche il fondo pensione insieme alla vendita della casa di mia madre per coprire l’acquisto e dovendo accendere un mutuo mi conviene farlo per la cifra minore possibile.
– Ah, capisco. Certo sarà un peccato perdere un affezionato cliente come lei, ma capisco che oggi come oggi uno deve andare dove c’è il lavoro. Ma non le manca il sole della Catalunya lassù al nord?
– Se devo essere sincero, – risponde Reinaldo con un sospiro – quello che mi manca di più è il mare. Certo, da Londra a Brighton sono meno di due ore di treno, ma non è la stessa cosa…
– Bene, l’importante è che abbia scelto a ragion veduta. Qui ci sono tutte le carte da firmare, mi servono due firme qui, una qui, altre due qui…
Dopo dodici firme sui moduli prestampati e altrettante sulla seconda copia, la pratica è completata: – Il dado è tratto! – pensa Reinaldo: – Adesso non si torna più indietro.
– Ci vorranno una decina di giorni, e poi l’importo verrà accreditato sul suo conto corrente. – Guarda un attimo le carte che ha in mano: – centoottantasettemilaquattrocentoquindici euro.
– Un’altra cosa, direttore, già che sono qui. – Aggiunge quasi come ripensamento: – È possibile far qualcosa per il massimale di spesa della mia VISA? Attualmente credo di avere una disponibilità di duemilacinquecento euro al mese, ma dovendo arredare una casa nuova mi farebbe comodo poter disporre di importi più elevati.
– Ma certo. Aspetti che controllo… – Scrive qualcosa al terminale che ha davanti: – Glie lo posso portare senza problemi a cinquemila, ho appena fatto la richiesta e dovrebbe essere già approvata per il mese prossimo. Di più non è possibile su questa carta, ma se vuole possiamo far richiesta di una seconda carta con massimale maggiore, le consiglierei ad esempio una Amex, ma ci vorranno un paio di mesi per ottenerla.
– Grazie direttore, andrà benissimo. Tra l’altro, non ho nessuna intenzione di chiudere il conto qui da voi, dato che un conto in UK sarebbe in sterline invece che in euro…
– Per quanto conta di fermarsi a Barcellona? – Chiede ancora il direttore: – Perché se per lei va bene posso farle preparare i documenti per la richiesta della nuova carta per… lunedì prossimo andrebbe bene?
– Certamente. Penso che resterò qui almeno un paio di settimane, devo ancora prendere contatto con l’agenzia per la vendita della casa, imballare le cose che voglio portarmi via; tutto quel genere di cose, che sai quando cominci ma non sai mai quando finisci.
– Allora non c’è problema. A partire da lunedì mattina passi quando le fa più comodo e troverà le carte pronte da firmare. – Il direttore si alza tendendo la mano: – È un piacere averla ancora come cliente senyor Suarez.
– Il piacere è mio. – Risponde Reinaldo stringendo la mano e salutando.


È tornato in Carrer Nou de la Rambla, nella casa in cui è sempre vissuto fino al trasferimento in Inghilterra. Il palazzo è vecchiotto, costruito nei primi anni ’70, ma l’appartamento che era dei suoi genitori è stato completamente ristrutturato da pochi anni ed ha un’ottima esposizione, arredato con uno stile un po’ antiquato ma con alcuni pezzi genuinamente antichi, tramandati in famiglia da generazioni.
Reinaldo si guarda intorno, elencando mentalmente gli oggetti da tenere, quelli da tenere assolutamente, quelli che preferirebbe non buttare via… Ma sa benissimo che non ha senso tenere tutto, ci sono cose che portano con sé ricordi, e quelle vanno conservate; altre sono semplicemente parte di un ambiente familiare e non avrebbero più nessun significato una volta fuori da quella casa. E la casa stessa… beh, quella decisione ormai è stata già presa.
Alle tre di pomeriggio arriva l’agente immobiliare, puntuale all’appuntamento. Dopo i normali convenevoli Reinaldo gli mostra la casa, la cantina, il box auto privato: – Naturalmente vuoterò tutto prima di vendere, resteranno solo i mobili del bagno e della cucina che sono fatti su misura, con gli elettrodomestici da incasso.
– Quindi si porta in Inghilterra anche i mobili? Le costerà un patrimonio.
– Beh, sì, abbastanza. – Minimizza lui: – Vede, è che io in questa casa ci sono praticamente nato, e contiene troppe cose che mi dispiacerebbe abbandonare; alla fine ho deciso che butto via solo quello che veramente non ha senso tenere, e il resto me lo faccio trasportare a Londra dove sto comprando casa.
– Ah, la capisco, è sempre difficile abbandonare i ricordi del passato. Beh, la casa l’ho vista e ho preso tutte le misure che mi servivano. È un buon quartiere e siamo a poco più di due chilometri dalla Platja de la Barceloneta e in questo momento il mercato è in crescita; secondo me dovrebbe riuscire a ottenere un buon prezzo: duecentocinquanta, forse anche duecentoottanta o trecentomila euro se non ha troppa fretta di vendere.
– In realtà se si riuscisse a vendere in fretta sarei più contento. – Ammette Reinaldo: – Devo accendere un mutuo per l’acquisto della nuova casa a Londra e se potessi ridurre la cifra con la vendita di questa risparmierei un bel po’ sugli interessi.
– Mmm… Non posso prometterle niente, devo prima chiedere al mio capo, ma penso che potrei farle una proposta interessante: se ci mettessimo d’accordo sulla cifra forse potremmo acquistare noi come agenzia.
– Mi può interessare. Ha già in mente una cifra?
– Come le ho detto non sta a me decidere, ma in un caso del genere penso che le offriremmo intorno ai duecentoventicinque, il dieci per cento in meno della quotazione minima. Naturalmente non avrebbe da pagare la nostra provvigione, quindi la differenza sarebbe ancora inferiore.
– D’accordo, ne parli con il suo capo e mi faccia sapere. Io resto comunque a Barcellona ad organizzare il trasloco almeno per tutta la settimana prossima, quindi avremo occasione di rivederci.


Venti giorni dopo Reinaldo è pronto per tornare a Londra. La casa è stata svuotata, quello che non ha spostato sulla Luna (nella Grande Sala, che è stata temporaneamente adibita a magazzino) è stato dato in beneficenza, soprattutto vecchi vestiti di sua madre e biancheria, oppure buttato via.
Il suo conto in banca adesso contiene un po’ più di quattrocentomila euro, e la settimana precedente ha comprato un intero arredamento all’Ikea: cucina, elettrodomestici, due camere da letto, due soggiorni, una quantità di biancheria da casa e di stoviglie e attrezzature da cucina; ha speso circa dodicimila euro e quando è arrivata la consegna il box auto è stato a malapena in grado di ospitare tutti gli scatoloni. Al trasportatore ha spiegato che depositava tutto lì perché la casa era ancora in ristrutturazione, in realtà tutti gli acquisti erano stati rapidamente spostati, ancora imballati, nel magazzino sulla Luna.
Aspetta solo che arrivi la consegna dei prodotti alimentari non deperibili che ha ordinato in modo da trasferire anche quelli sulla Luna; poi porterà le chiavi all’agenzia immobiliare e stasera un volo lo riporterà a Londra.


Londra, giovedì 20 luglio 2023

– Ho avuto il visto, sarò a Mosca mercoledì prossimo.
Sono nel solito pub a Surbiton e hanno appena ordinato qualcosa da mangiare.
– Hai già sentito la tua amica russa? – Chiede Reinaldo: – Le hai detto che la vai a trovare?
– Le ho scritto una mail dicendole che sarò a Mosca per una decina di giorni e che se lei ha tempo potremmo vederci. Mi ha risposto di sì, che al momento non ha impegni e che sarà sicuramente in città in quel periodo.
– Bene. Ricordati che mi hai detto che lei sospetta di essere controllata dalla polizia: cerca di non rendere ovvio che vai in Russia solo per parlare con lei e non parlare, per nessun motivo, dei nostri affari in luoghi che potrebbero essere controllati, neanche per allusioni.
– Non ti sembra di essere un po’ paranoico su questa cosa della segretezza? Dopotutto, se qualcuno ci sentisse parlare casualmente di portali e viaggi sulla Luna penserebbe che siamo pazzi o che stiamo parlando di una storia di fantascienza, no?
– Il punto non è se sono paranoico, Massimo, il punto è se sono abbastanza paranoico! Questa storia è troppo grossa per restare completamente segreta a lungo; prima o poi filtrerà qualcosa, o saremo noi a decidere di rivelare qualcosa, e allora tutte le tracce che avremo lasciato in giro potranno essere usate contro di noi. – Reinaldo fa una pausa per riordinare le idee: – Non so ancora cosa succederà fra un mese o fra un anno, quindi voglio lasciare al caso il meno possibile; tu vai in Russia in vacanza, andrai a trovare la tua amica a Mosca, e questo è naturale e di per sé non sospetto, non mi interessa se ci vai a letto o se stai a casa sua, ma quando le racconterai del mio progetto fallo in un luogo dove sei assolutamente sicuro che nessuno possa ascoltarvi.
– D’accordo, cercherò di essere abbastanza paranoico. – Risponde Massimo ridendo: – Comunque, che cosa le posso dire? Cioè, fino a che punto la vogliamo coinvolgere?
– Tutto. Cioè dille pure tutto quello che sai, illustrale il progetto e vedi se è interessata. In caso affermativo in linea di massima vale anche per lei l’offerta che ho fatto a te, fatto salvo ovviamente che la vorrò valutare di persona, ma per il momento mi fido della tua valutazione. Se lei è favorevole chiamami per telefono, considera che potrei non essere qui e quindi ti richiamerò io, e fammi sapere senza dirlo esplicitamente quando posso aprire un portale dalla Luna a casa sua. A proposito, conosci già il suo indirizzo?
– Sì adesso te lo scrivo. – Scarabocchia un paio di indicazioni su un tovagliolo di carta che Reinaldo guarda appena e si infila in tasca: – È in un palazzo di appartamenti nel quartiere di Chertanovo, immagino che Google ti possa aiutare a identificarlo. Il nome è Myra Vasilyeva.
– Bene, allora rimaniamo così. Quando sei là le racconti tutto e, se è interessata, mi fai sapere in modo discreto quando raggiungervi. D’accordo?
– D’accordo.


Mosca, sabato 29 luglio 2023

– … e quindi sono venuto a Mosca apposta per parlartene e vedere se sei interessata all’idea.
Stanno passeggiando da un paio d’ore nel Parco Bitsevsky, a poca distanza dall’appartamento di Myra che si trova al quinto piano di un palazzone in Akademika Yangelya. È stato Massimo a proporre questa escursione, ricordando il consiglio di Reinaldo di essere abbastanza paranoico.
– Adesso sai più o meno tutto quello che ne so io. Cosa ne pensi?
– Onestamente? Beh, ti sembrerà strano, ma sono tentata di crederti. – Myra si interrompe e lo guarda negli occhi: – Massimo, non offenderti, ma non credo che tu abbia abbastanza immaginazione per inventare una balla così colossale e d’altra parte ti ritengo troppo intelligente per averci creduto senza prove soddisfacenti. Quindi, in attesa di prove, sono intenzionata a crederti.
– Grazie per la fiducia… e per la franchezza. Quindi ti può interessare l’offerta di Reinaldo?
– Ecco… dipende. Ovviamente se quello che mi hai detto è vero siamo davanti a qualcosa di enorme, che potrebbe avere effetti paragonabili alla rivoluzione industriale. Ma come tutte le grandi scoperte può avere effetti positivi o disastrosi, dipende da come viene usata; parlami di questo tuo amico: che tipo è, che ambizioni ha?
– Mah, non saprei. Fino a due mesi fa l’avrei classificato come un tipo tranquillo e sostanzialmente innocuo: ha qualche anno più di me, senza legami, con pochi amici, una di quelle persone che sembrano vivere per il proprio lavoro. Poi ha fatto questa scoperta ed è… non proprio cambiato, ma sembra che sia uscito da un guscio. Adesso è lì che fa progetti a lungo termine e, quando gli ho chiesto cosa intendesse con lungo termine, mi ha risposto “mille anni”, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
– Ma politicamente come la pensa? Voglio dire che con quello che si è ritrovato per le mani, uno potrebbe decidere di diventare re del mondo o qualcosa di simile. È un tipo del genere secondo te?
– Guarda, secondo me non si accontenterebbe di meno del titolo di Galactic Overlord. – Replica Massimo ridendo: – Come ti ho detto, si è messo a fare piani a lunghissimo termine, ma l’aspetto positivo è che da quello che mi ha detto si preoccupa più degli aspetti etici e dei possibili rischi che del potere fine se stesso. Mi ha praticamente tenuto una conferenza su quelli che chiama rischi esistenziali.
– Non lo so, questa cosa della concentrazione del potere nelle mani di una persona sola mi preoccupa molto, forse è colpa del fatto che sono nata qui in Russia. – Sorride: – D’altra parte non è che possiamo farci molto, quindi forse avere un piede nella faccenda non sarebbe una cattiva idea; magari potremo avere l’occasione di evitare che combini un guaio.
– Non credo che Reinaldo abbia intenzione di condividere con noi l’onere delle decisioni.
– Io credo invece di sì, a meno che non sia uno sciocco. Nessuno può pensare di fare tutto da solo; se sta cercando persone di cui si può fidare è perché sa che dovrà necessariamente delegare il lavoro e, almeno in parte, le decisioni. E solo uno sciocco rifiuterebbe di ascoltare un consiglio, se qualcuno gli dicesse che sta per fare una cazzata.
– Può darsi. – Ammette Massimo dubbioso: – Quindi pensi di accettare?
– Direi di sì. – Conclude Myra dopo un attimo di esitazione: – Naturalmente se mi dimostrate che tutta questa storia non è una gigantesca burla…
– Questo penso di potertelo dimostrare facilmente. – Massimo prende il telefono e chiama il numero di Reinaldo. Ci vogliono alcuni secondi per ottenere la connessione internazionale: – Ciao Reinaldo, sono Massimo… No, scusa se non ti ho avvisato prima, ma mi sono scordato… È che in questo momento sono a Mosca… Sì, in Russia… Ah, niente sono in vacanza da una mia amica. Ma mi è appena venuto in mente che avevamo un appuntamento al pub, e quindi volevo avvertirti che non ci sarò stasera alle otto… Ok, mi dispiace di averti dato un bidone, ci sentiamo quando torno… Sì, ciao.
– Che senso aveva questa telefonata? – Chiede Myra incuriosita.
– Ho appena detto a Reinaldo che sei interessata alla cosa e adesso abbiamo un appuntamento con lui stasera alle otto a casa tua. Spero che si ricordi della differenza di fuso orario, in caso contrario arriverà con tre ore di anticipo, facciamo in modo di essere lì in entrambi gli orari.


Alle otto in punto (ora di Mosca) un portale grande quanto una normale porta si apre in mezzo al soggiorno dell’appartamento di Myra. Massimo lo indica silenziosamente con la mano e poi lo attraversa; Myra lo segue senza dire neanche lei una parola, con un’espressione leggermente sbigottita. Ad accoglierli sulla Luna c’è Reinaldo, che fa loro segno di tacere mentre il portale alle loro spalle si chiude silenziosamente pochi secondi dopo.
– Bene, adesso possiamo parlare; benvenuta sulla Luna Myra Vasilyeva.
– Grazie, dottor Suarez. Devo ammettere che anche se razionalmente avevo già accettato come probabile la storia che mi ha raccontato Massimo, vedere di persona quel portale nel mio soggiorno è stato un piccolo shock: mi è sembrato di essere nelle scene finali di 2001 Odissea nello Spazio.
– Non faccio fatica a crederci. Dovrei chiedere all’Osservatore se si può mascherare il portale in modo da apparire come un monolite nero…
Sono nel lungo corridoio circolare intorno alla Grande Sala e Reinaldo li accompagna verso una delle porte sulla quale ha attaccato un foglietto di carta con su scritto:

VARDA
03
Cucina

– Ho numerato le sale da uno a trentasei per praticità, – spiega Reinaldo – ma ho preferito lasciare anche i nomi delle antiche tribù a cui appartenevano.
La sala al di là della porta è arredata come cucina, un banco con fornelli a induzione ed elettrodomestici, un lavello, un enorme frigorifero, un grande tavolo con una dozzina di sgabelli. Alle pareti sono allineati diversi armadi contenenti presumibilmente stoviglie e provviste. Reinaldo mette a scaldare un bricco di caffè mentre Myra osserva con aria disgustata l’impianto elettrico di fortuna messo insieme da lui.
– Da dove prende l’elettricità per far funzionare questa cucina dottor Suarez?
– Da una presa del mio appartamento a Surbiton, – indica un cavo che arriva vicino alla parete, sostenuto da uno strano supporto chiaramente fatto in casa, ed entra in quello che sembra un buco nel muro – attraverso quel piccolo portale. E, per favore, Reinaldo andrà benissimo; cerchiamo di evitare i formalismi inutili.
– Va bene… Reinaldo. Massimo mi ha parlato di un’offerta di lavoro e di una rapina in banca; il fatto che io sia qui dimostra che sono interessata, ma ovviamente vorrei conoscere qualche dettaglio in più prima di impegnarmi.
– Ah, Massimo si è fissato con l’idea della rapina in banca. – Si rivolge all’amico: – Quasi quasi te ne organizzo una davvero, solo per farti contento.
– No, no, mi va benissimo anche il tuo piano. È solo che “rapina in banca” suona meglio e più romantico di “scassinare un casinò”.
– Non vedo cosa ci sia di romantico nel minacciare qualcuno con una pistola o nel farsi sparare addosso! Comunque, Myra, nessuna rapina; quello che voglio fare è di rubare almeno una decina di milioni di dollari dal caveau di un casinò di Las Vegas, di proprietà di un boss della mafia messicana. Un lavoro pulito, praticamente senza rischi e in cui se facciamo le cose per bene non sarà coinvolto nessuno.
– E il mio compito quale sarebbe?
– Ho bisogno di qualcuno che sappia mettere insieme un sistema di monitoraggio audio e video e che lo faccia funzionare bene. Servirà all’inizio per studiare il funzionamento del casinò e le loro procedure interne e, durante il colpo vero e proprio, dovrà essere la nostra “cabina di regia”, per monitorare in tempo reale gli spostamenti delle persone chiave.
– Mmm… Non sarà semplice contrabbandare delle telecamere nel loro caveau, – commenta ironicamente Myra bevendo il suo caffè – come pensi di fare a installare un sistema di monitoraggio dentro l’edificio che vuoi svaligiare? Con la magia nera?
– Qualcosa del genere. Conosci la Terza Legge di Clarke? “Qualsiasi tecnologia sufficientemente avanzata…”
– “… è indistinguibile dalla magia” – Conclude Massimo.
– Esattamente. Supponi di aprire un portale circolare di pochi millimetri di diametro, un estremo è davanti all’obiettivo di una telecamera in una scatola chiusa, l’altro estremo fluttua a tre metri di altezza in una stanza da qualche altra parte, da qualsiasi altra parte, anche su un altro pianeta. Riesci a immaginare cosa succederebbe?
– La telecamera inquadrerebbe la stanza attraverso il portale, – risponde Massimo – mentre gli occupanti della stanza vedrebbero un cerchietto nero sospeso a mezz’aria. Dici che non si noterebbe?
– Se è abbastanza piccolo e sta fermo, penso di no. Dopotutto noi in genere non ci rendiamo conto della presenza di una mosca, finché non la vediamo muovere. E se questo portale fosse vicino al soffitto o a una parete, a un’osservazione casuale sembrerebbe semplicemente una macchiolina. E immagino che si potrebbe fare la stessa cosa per l’audio.
– Sì, e forse si può fare di meglio. – Interviene Myra dopo qualche secondo: – Per far passare decentemente la voce serve un buco ben più grande di un paio di millimetri, altrimenti passano solo le frequenze più alte. Però mi stavo chiedendo una cosa: potremmo aprire un portale di un paio di centimetri all’interno di una parete, magari un paio di millimetri al di sotto della superficie. C’è qualcosa che lo impedisca?
– Non lo so. Pensi che potrebbe essere utile?
– Sì, perché quel dischetto di intonaco farebbe da membrana acustica e migliorerebbe enormemente la qualità dell’audio, soprattutto in un ambiente rumoroso. E il portale sarebbe completamente invisibile.
– Allora chiediamolo all’Osservatore. Shibboleth! Hai ascoltato la nostra conversazione?
– Sì Reinaldo. La risposta è che no, non ci sono impedimenti a fare come Myra Vasilyeva ha proposto, dato che è lo stesso approccio utilizzato nel bracciale comunicatore; inoltre ritengo che abbia ragione riguardo all’efficienza, anche se naturalmente dipenderà molto dal materiale con cui è costruita la parete.
– Ah, questo è quindi il famoso Osservatore! – Osserva Myra eccitata: – Stavo giusto pensando a un possibile problema: se vogliamo controllare l’orientamento delle nostre telecamere non possiamo limitarci a girarle, perché si porterebbero dietro la loro estremità del portale. Dovremmo invece far ruotare o spostare l’altra estremità; è possibile?
– Devo rispondere a questa domanda, Reinaldo? – Chiede l’Osservatore.
– Certamente. – E, in tono di scusa, rivolgendosi a Myra: – L’Osservatore per ora non prende ordini diretti altro che da me, in futuro vedremo di modificare in qualche modo questa policy.
– Sì, – risponde allora l’Osservatore – una volta aperto un portale posso ruotare o traslare una o entrambe le sue estremità rispetto all’ancora corrispondente.
– Bene, quindi sarebbe comodo avere un’interfaccia adeguata per gestire questi movimenti. Soprattutto se dobbiamo avere diverse telecamere in funzione contemporaneamente. Quante ne serviranno secondo te?
– Almeno quattro o cinque, – risponde Reinaldo dopo un attimo – forse anche di più.
– Allora l’ideale sarebbe avere i movimenti controllabili dallo stesso computer che effettua la registrazione e la regia del video. Osservatore, sei in grado di interfacciarti a una rete ethernet?
Dopo l’assenso di Reinaldo arriva la risposta: – Sì, non dovrei avere difficoltà a interfacciarmi alle vostre reti utilizzando un microportale per accedere a una porta ottica.
Myra e Massimo si immergono in una discussione tecnica sulle possibilità di interfacciamento tra computer, Osservatore, sistemi TV a circuito chiuso e analisi vocale; Reinaldo resta in disparte, aspettando che si calmino. Alla fine si rivolge a Myra: – Mi sembra di capire che l’offerta ti interessa, sbaglio?
– Sì, mi interessa, anche perché vedo che qui c’è proprio bisogno di me. – Storce il naso indicando il guazzabuglio di cavi lungo la parete della cucina.
– Bene allora, benvenuta a bordo. Credo però che faresti meglio ad aspettare qualche settimana prima di trasferirti qui, non mi sembra una buona idea farti sparire da Mosca proprio mentre Massimo è lì come turista.
– Naturalmente no. Massimo ha il volo per tornare a Londra prenotato per il quattro di agosto, domenica della settimana prossima prossima; per allora direi che riusciremo a mettere insieme una bozza di progetto, così potrete comprare il materiale e le attrezzature necessarie e portarli qui. Io potrei raggiungervi nella seconda metà di agosto, organizzando la mia “sparizione” in modo tale che non sembri necessariamente una fuga.
– In che modo?
– Facendo sparire tutte le eventuali tracce del nostro progetto, lasciando la casa in condizioni assolutamente normali, niente cassetti della biancheria svuotati o oggetti palesemente assenti. Chi entrerà nel mio appartamento penserà che io sia uscita con l’intenzione di rientrare prima di sera, compreso il latte fresco lasciato ad andare a male in frigorifero e la frutta sul tavolo di cucina. E potrei anche far circolare con discrezione tra i miei amici la voce che ho il sospetto di essere minacciata.
– Sembra che tu sia un’esperta in questo tipo di cose. – Commenta Reinaldo con un sorriso.
– Sono arrivata a trentasette anni, collaborando con i movimenti di opposizione nella Russia putinista. Certo che sono un’esperta: sono ancora viva!
Touché. Va bene, preparate quella lista e cercherò di farti trovare tutto pronto per metà agosto. Ricordati che non ne so quasi nulla di questioni tecniche, quindi mettete in lista tutto quello che potrà servire.

9 commenti su “10 – Myra”

  1. (a) è vero che sono abituato a Milano, ma i prezzi non sono un po’ bassi?
    (b) perché l’Osservatore non può creare elettricità di stile terrestre e occorre tutto quell’accrocchio? Se c’è una qualche ragione bisogna indicarlo.
    (c) il microportale che sta nelle ancore è tecnicamente identico a quello con cui l’Osservatore parla a Reinaldo. Quindi è ovvio che può stare nascosto dentro qualcosa, no? Uno può non accorgersene subito, ma quando l’idea viene fuori loro devono per forza notarlo. In fin dei conti l’hai già accennato quando hai detto che la chiave era più piccola del bracciale e quindi la voce più metallica.

    1. ah, sì: è inutile mettere in corsivo “stasera alle otto”. Si suppone che Massimo sia abbastanza paranoico da non stressare la voce mentre parla, e tanto poi spieghi il tutto.

    2. a) L’economia della Catalunya non e’ nelle sue fasi migliori…
      b) Puo’. Solo che a Reinaldo non e’ venuto in mente di chiederglielo; l’idea e’ venuta a Myra, che ha migliorato molto le cose, ma non ho ancora avuto tempo di dirlo…
      c) Si’. Non ho capito qual e’ il tuo punto

      1. (c) il punto è che l’Osservatore non dovrebbe dire “La risposta è che no, non ci sono impedimenti a fare come Myra Vasilyeva ha proposto” ma qualcosa tipo ” La risposta è che no, non ci sono impedimenti a fare come Myra Vasilyeva ha proposto; è la stessa tecnica usata per i microportali di connessione”.

    3. (b) Ci ho ripensato. La questione dei cablaggi deve andare nel capitolo 10 o 11, non oltre. Quindi stasera lo inserisco.
      In effetti, avrei intenzione di metterlo nel 10 ma poi, per motivi di scorrevolezza del discorso, avevo deciso di spostarlo più avanti. Poi, naturalmente, me ne sono scordato…

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