12 – Abbiamo un problema


Houston, venerdì 20 ottobre 2023

Quando Reinaldo finisce di parlare Shauna lo guarda in silenzio per una manciata di secondi, prima di rispondergli: – Bene, ovviamente ti aspetti che io dica che è una storia incredibile, ma in realtà spiega diverse cose. Spiega dove sei finito da quando sei sparito sei mesi fa, e spiega perché quando sei arrivato l’altro ieri ho pensato che sembravi ringiovanito.
– Beh, sì, ho avuto molto da fare… – Risponde lui leggermente imbarazzato – E poi ci ho messo più di tre mesi per avere il visto: per un cittadino spagnolo residente in UK è diventata un’impresa ottenere anche solo un visto turistico per gli States.
Naturalmente è vero che ha avuto difficoltà ad avere il visto: la paranoia degli americani nei confronti dei rischi di attacchi terroristici è continuamente aumentata negli ultimi anni il che è un paradosso, dato che la maggior parte dei loro problemi di violenza viene adesso da conflitti interni. Le tensioni tra gruppi etnici e tra estremismi religiosi contrastanti, sempre presenti negli Stati Uniti, sono gradualmente peggiorate nel corso degli ultimi cinque anni fino a portare a situazioni che, in altri paesi, verrebbero definite da guerra civile.
Ed è anche vero che avrebbe voluto parlarne prima con Shauna, se solo ci fosse stata la possibilità di farlo. Ora sono le dieci di sera e sono comodamente seduti su un divano nel soggiorno del grande appartamento di Shauna al quarto piano di un palazzo in St. Jacinto Street, a pochi isolati dal centro di Houston. Reinaldo è stupito della freddezza con cui lei ha ascoltato e, a quanto pare, accettato la sua lunga spiegazione: il Popolo, l’Osservatore, i portali, la base sotto la superficie lunare e, naturalmente, le tecnologie mediche avanzatissime che l’Osservatore conosceva e poteva applicare.
– Ovviamente la storia che mi hai raccontato è una a cui voglio credere, – riprende lei – quindi devo prendere in considerazione l’effetto del bias di conferma; hai intenzione di darmi delle prove concrete o vuoi lasciarmi qui a chiedermi se mi stai prendendo in giro? Quando pensi di portarmi a visitare i tuoi nuovi possedimenti sulla Luna?
– Quando vuoi, – risponde Reinaldo – anche subito. Shibboleth! Apri un portale per la Sala di Disa, grazie.
Shauna guarda per un attimo il rettangolo apparso al centro del suo soggiorno e poi si rivolge di nuovo a Reinaldo: – Hai detto che l’Osservatore è un’intelligenza artificiale e che il suo scopo è eseguire gli ordini che riceve. Che bisogno hai di ringraziarlo?
Ecco, – pensa Reinaldo – questa è Shauna… – E poi, rivolto a lei: – Non lo so, non vedo perché non dovrei. Tu ringrazi i camerieri al ristorante, vero? Eppure stanno solo facendo il loro lavoro.
– Non è la stessa cosa! I camerieri sono esseri umani, non sono definiti dalla loro funzione, hanno dei sentimenti. Questa invece è una macchina, per quanto complessa, non vedo come le due cose siano confrontabili.
– E invece credo di sì. Non so se l’Osservatore abbia quelli che noi chiamiamo sentimenti, ma sicuramente ha una personalità ben definita. Una macchina così complessa da avere un’intelligenza almeno pari a quella umana, probabilmente superiore, e autocosciente a un livello nettamente superiore al nostro, dal mio punto di vista è una persona a tutti gli effetti. Il fatto che non possa fare a meno di eseguire i miei ordini, e che sia contento di farlo, non mi esime dall’obbligo di essere gentile nei suoi confronti.
– Mmm… È un punto di vista interessante. Ho la sensazione che sia sbagliato ma non saprei dire perché, quindi rimandiamo la discussione. – Si avvicina al portale: – Posso entrare?
– Sì, ma come ti ho detto stai attenta a non toccare i bordi.
Shauna attraversa il portale, seguita da Reinaldo. Dopo qualche minuto di adattamento alla gravità lunare, lui la accompagna a fare un giro della base lunare. Non che ci sia molto da vedere: la sala in cui sono arrivati insieme alle tre camere annesse è occupata da Reinaldo, la seconda suite è attualmente occupata da Massimo e Myra, che stanno ancora dormendo (Reinaldo e Shauna sono adattati al fuso orario del Texas, ma la base segue l’ora di Greenwich, sei ore più avanti, quindi qui sono le cinque di mattina), la terza dalla cucina e la quarta è arredata in maniera anonima, come una suite di un albergo non particolarmente di lusso.
– Sembra di essere in un catalogo dell’Ikea. – Commenta Shauna guardando i mobili.
– Beh, sì, non mi sono particolarmente preoccupato dello stile, volevo dei mobili funzionali, economici e che potessi montare io da solo. Non potevo certo far venire degli operai quassù.
– Ma da quello che mi dicevi non dovresti avere problemi economici. Ho letto sui giornali del vostro lavoro al Wild Boar, ne parlano già come del furto del secolo.
– Sì, ma questi mobili li ho comprati prima, e non è che navigassi nell’oro. E anche adesso in realtà stiamo andando avanti con i miei risparmi: i soldi del casinò sono ancora tutti lì a prendere polvere, non abbiamo ancora trovato un modo soddisfacente di giustificarne il possesso. – Sorride cupo: – Non è che posso andare alla mia banca con quattro carriole di banconote americane e versarle sul conto corrente senza dare spiegazioni.
– Vuoi dire che avete organizzato il furto del secolo senza preoccuparvi prima di come utilizzare il bottino? – Shauna è scandalizzata all’idea: – Siete probabilmente la banda di scassinatori più scalcinata che sia mai esistita!
– Non è che siamo dei professionisti, eh? – Si giustifica lui: – Un problema per volta.
Si sono spostati in cucina, dove lui sta armeggiando con il bricco del caffè, mentre Shauna cerca in frigorifero qualcosa per fare uno spuntino. Alla fine si siedono al tavolo e stanno per riprendere a parlare quando entrano Massimo e Myra, in vestaglia e con l’aria di essersi appena svegliati:
– Cos’è tutto sto casino, Reinaldo? – Chiede Massimo; poi si accorge della presenza di Shauna e del bricco del caffè: – Oh, salve, lei dev’essere la dottoressa… Dargan, giusto? C’è del caffè anche per noi, dato che ormai ci avete svegliato?
– Sì, esatto. – Conferma lei allungando la mano e stringendo le loro: – Shauna. E voi dovreste essere Massimo Ferrara e Myra Vasilyeva, se non sbaglio.
– Proprio così. – Risponde Myra e, rivolta a Reinaldo: – Quella del caffè non mi sembra una cattiva idea.
– E così è questa la banda di scassinatori che sta facendo impazzire la polizia del Nevada? – Il tono è lievemente sarcastico: – ma non potevate trovare un modo più semplice per prendere quei soldi, senza fare tanta fatica inutile?
– Io l’avevo detto, – le risponde Massimo – che questo piano era troppo inutilmente complesso, ma Reinaldo ha insistito che voleva mescolare il più possibile le tracce per evitare che qualcuno venisse accusato ingiustamente…
– Sciocchezze! – Lo interrompe Shauna: – Io ti conosco bene, Rey, e non ci credo neanche per un minuto. Tu l’hai fatto perché volevi divertirti, giusto? Tu volevi fare il furto del secolo e lasciare nell’incertezza la polizia, per dimostrare al mondo quanto sei intelligente. Negalo, se puoi!
– È vero, mi conosci troppo bene, Shauna. Però è anche vero che avevo uno scrupolo morale nei confronti dei dipendenti di quell’Alvarez e che non volevo rischiare di coinvolgere degli innocenti.
– Bah, se il problema fosse stato solo quello di procurarsi un sacco di soldi senza danneggiare degli innocenti, mi vengono in mente almeno tre modi diversi più semplici e sicuri. Ma tu volevi metterti in mostra, non ti sembra un po’ infantile?
– Forse. Ma cosa c’è di male a essere un po’ infantili? Dopotutto, – aggiunge con un sorrisetto ironico – non ho ancora sessant’anni e, dal punto di vista del Popolo e della nostra attuale aspettativa di vita, sono ancora un bambino!
– Piantala di giocare con le parole!
– No, sono serio. Prova a metterti nei miei panni: fino a pochi mesi fa avevo un’aspettativa di vita, secondo le attuali statistiche, di circa vent’anni; questo significava che avevo già trascorso i tre quarti della mia vita, quindi qualsiasi cosa non fossi già riuscito a realizzare, avevo poche probabilità di realizzarla in futuro. Adesso, secondo i dati del Popolo riferiti dall’Osservatore, che possono essere più o meno applicabili a noi, ho un’aspettativa di vita di circa altri millecinquecento anni! Adesso, tutte quelle cose che non ho mai neanche cercato di fare perché “la vita è breve e bisogna fare delle scelte” posso decidere di farle, se solo ne ho voglia. Se mi saltasse in mente di imparare il Sanscrito per poter leggere i Veda in lingua originale, potrei farlo. Ci vogliono anni? Non c’è problema, di anni ne ho a disposizione quanti ne voglio.
Gli altri tre sono rimasti ad ascoltare questo sfogo senza fare commenti. Alla fine è Massimo a rompere il silenzio: – Credo di capre quello che vuoi dire. In effetti avevo già notato qualche mese fa un cambiamento nel tuo modo di fare. Ricordi, Myra, che te l’avevo detto?
– Questa cosa potrebbe essere importante, – interviene di nuovo Shauna – penso che dovremmo parlarne con degli psicologi, perché è un aspetto di cui bisognerà tenere conto. Se la prospettiva del ringiovanimento comporta modifiche così evidenti al comportamento, qualunque sia la società che stai progettando non può prescindere da un’analisi di queste nuove circostanze.
Myra guarda Shauna per un attimo e poi si rivolge a Reinaldo: – Ma parla sempre così la tua amica, come un libro stampato?
– No, solo quando sta pontificando su cose che non sono nella sua specializzazione. – Puntualizza Reinaldo. Tutti scoppiano a ridere, compresa Shauna, ma lui continua, più serio: – Scherzi a parte, probabilmente hai ragione: dovremo tener conto degli effetti psicologici di un’aspettativa di vita indefinitamente lunga, se vogliamo realizzare una società funzionante.
– Sì, ma come hai detto prima, un problema per volta. Adesso abbiamo il problema di utilizzare quei soldi, – continua Shauna in tono pratico – e forse ho un’idea di come aiutarti a risolverlo. Ma prima dobbiamo dormire un po’, – si rivolge a Massimo e Myra – per voi è mattina presto, ma il mio orologio interno dice che sono le due di notte. Ci vediamo fra qualche ora.
Lei e Reinaldo si alzano e vanno verso la porta, mentre Massimo commenta ridendo: – Reinaldo, ricordati dei miei saggi consigli.
– Di quali saggi consigli parlava Massimo? – Chiede Shauna mentre entrano nella Sala di Disa.
– Oh, niente, – risponde Reinaldo leggermente in imbarazzo – penso si riferisse alla dettagliata analisi che mi ha fatto qualche tempo fa sui vantaggi del sesso a un sesto di gravità…
– Interessante. Beh, improvvisamente non ho più così tanto sonno…


Luna, sabato 21 ottobre 2023

– Comincio a essere stufa di questi portali che possono tagliarmi un braccio se non faccio attenzione! – Sbotta Myra: – Non possiamo fare qualcosa per renderli meno pericolosi?
Sono di nuovo tutti in cucina, alle tre di pomeriggio, ora lunare; per Reinaldo e Shauna è ora di colazione mentre gli altri due stanno pranzando. Reinaldo pensa oziosamente che per ora la cucina può ancora andar bene come luogo di ritrovo, ma quando aumenteranno di numero bisognerà pensare ad arredare una o due sale come soggiorno. O forse come sale riunione?
– Ma cos’è esattamente che li rende così pericolosi? – Chiede Shauna: – Reinaldo mi ha detto di stare attenta a non toccare il bordo, ma non mi ha spiegato i dettagli.
– È semplice, in realtà: – spiega Reinaldo – se una parte di te passa attraverso il portale mentre l’altra passa intorno al portale, ti ritrovi con un pezzo sulla Luna e un pezzo a Houston, cosa che non dev’essere particolarmente piacevole.
– … e per poco non succedeva al mio braccio! – Interviene Massimo, spiegando l’incidente con la mazza all’inizio del furto al casinò.
– Quindi il problema è che non c’è niente che impedisca a qualcuno o qualcosa di passare solo per metà dal portale? – Chiede ancora Shauna: – Cioè quello che manca è una reazione vincolare sul bordo?
– Puoi metterla così, sì. – Conferma Reinaldo. Pensa qualche secondo a quello che lei ha appena detto e poi sbotta: – Shit! Credo di aver capito a cosa stai pensando, credi davvero che sarebbe così semplice?
– Perché non spiegate anche a noi, così magari capiamo di cosa state parlando? – Interviene Myra tra una forchettata e l’altra di uova al bacon.
È Shauna che le risponde: – Sto pensando che se il problema è quello, basterebbe avere una cornice che contenga il bordo del portale, così se sbagli la mira invece di tagliarti in due vai solo a sbattere su quella.
– Temo che non funzionerebbe, – interviene Massimo – se andassi a sbattere contro la cornice la sposterei fino a esporre di nuovo l’orlo del portale. Ricorda che il portale in sé non offre nessuna resistenza, quindi passerebbe attraverso la cornice come un coltello rovente nel burro.
– Mmm… quello che dici è vero, ma stai dimenticando una cosa. Se il portale fosse ancorato alla cornice, potresti spostarla senza problemi, dato che il portale, e il suo orlo, la seguirebbero.
– Cazzo, Reinaldo, mi sa che hai ragione. Chiedi all’Osservatore se è possibile ancorare i due estremi del portale a due cornici solide, in modo che il bordo sia interamente all’interno della cornice.
– Shibboleth!…
– Sì, Massimo, si può fare. In effetti è il sistema che usavano le tribù del Popolo per aprire i loro portali, salvo che in casi di emergenza.
– Potevi dirlo prima! – Scatta Massimo: – Ci ho quasi lasciato un braccio l’altra volta.
– No, Massimo, – interviene Reinaldo – la colpa è nostra, non dell’Osservatore. Non gli ho mai chiesto come rendere sicuri i portali, ho solo dato per scontato che fossero intrinsecamente pericolosi e mi sono adattato.
– OK, allora dobbiamo anche cambiare il nostro approccio nei confronti dell’Osservatore. – Commenta Myra: – Dovremmo consultarlo più spesso sui problemi, invece che aspettare di avere una soluzione.
– Giusto. Ma adesso, – fa notare Reinaldo – abbiamo un problema meno tecnico e più grave: come gestire quei soldi. Ieri Shauna diceva che forse aveva un’idea. A te la parola.
– Mmm… Sì. Ma prima devo chiederti una cosa: come ti poni rispetto all’idea di introdurre nella tua piccola cospirazione altri membri, che magari non conosci di persona?
– Domanda complessa. Cioè, ovviamente sarà inevitabile, se vogliamo crescere oltre un certo punto, ma… – Reinaldo si ferma a riordinare le idee: – Diciamo che il mio progetto per lo sviluppo futuro si articola in tre fasi abbastanza distinte; adesso siamo nella fase iniziale, poche persone, che si conoscono tra loro, con la massima possibile condivisione delle idee e, soprattutto, ciascuno con una sua specializzazione necessaria al progetto. Questa fase è necessaria per mettere le basi tecniche, finanziarie e anche sociali per il passo successivo; mi aspetto che potremo arrivare al massimo a qualche decina di persone, anche perché al momento abbiamo sì e no un centinaio di camere disponibili. Per le fasi successive invece, dovremo essere pronti a un incremento notevole, ma prima di arrivare a questo dobbiamo strutturarci in maniera adeguata. – Reinaldo fa un’altra pausa: – Ma se hai fatto questa domanda, immagino che tu abbia in mente qualcuno in particolare, quindi va avanti.
– Sì ho in mente qualcuno, in realtà sono due. I Hsiung, marito e moglie, sono intorno ai settant’anni; lui è un importante consulente fiscale a Houston mentre lei è medico, ma ha smesso di esercitare da cinque o sei anni, dopo una serie di minacce e un tentativo di aggressione per le sue posizioni favorevoli all’aborto.
– E come potrebbero aiutarci nel nostro problema?
– Ti ho detto che Wu Hsiung è un consulente fiscale. La sua specialità è la gestione di società off-shore…
– Ah, capisco. E pensi che sarebbe il caso di tirarli dentro?
– Credo di sì, sono amici miei da alcuni anni e conosco abbastanza bene le loro idee sull’attuale situazione politica; non hanno più illusioni sul futuro e dovrebbero accogliere il tuo progetto come un’ultima possibilità.
– Allora contattiamoli e raccontiamogli tutto.
– OK, torniamo a Houston e vedo se riesco a invitarli a cena per una di queste sere.


Houston, mercoledì 25 ottobre 2023

– Miei cari ragazzi, che bellissima storia ci avete raccontato. – Uki Kouno, la moglie del dottor Hsiung, sembrava la caricatura di tutto quello che non è un giapponese nell’immaginario occidentale: alta più di un metro e ottanta, magra con i lineamenti asiatici pochissimo marcati e i capelli grigi tagliati cortissimi: – Sarebbe fantastico se fosse tutto vero, ma purtroppo ho smesso da molti anni di credere ai miracoli.
Sono ancora tutti e quattro seduti a tavola, nel soggiorno dell’appartamento di Shauna a Houston, ma l’ottima cena vietnamita consegnata a domicilio dal ristorante Kim Son era già finita e Reinaldo e Shauna avevano finito di raccontare la loro storia davanti ai caffè.
– Uki, mia cara, – la rimprovera il marito, un anziano cinese grassottello più basso di lei di tutta la testa – non è affatto corretto da parte tua dubitare delle affermazioni fatte dai nostri ospiti!
– Non si preoccupi, dottor Hsiung, non mi offendo di certo se sua moglie non può credere a quello che vi abbiamo raccontato. – Risponde educatamente Reinaldo e poi, voltandosi verso l’altra ospite: – Però vorrei chiederle una cosa, dottoressa: sulla base della sua esperienza come medico, secondo lei qual è la mia età?
– Che domanda curiosa! – Risponde la Kouno. Scruta per qualche secondo Reinaldo, lo sguardo si sofferma sul viso e sulle mani: – Se non fosse per i suoi capelli grigi, direi tra i venticinque e i trent’anni, ma considerando anche questi direi sulla quarantina, anno più anno meno.
– Notevole! Sulla base di quali indizi è arrivata a questo risultato?
– Beh, ci sono un certo numero di segni, se uno sa cosa guardare, – risponde lei con tono professionale – oltre chiaramente a quella che normalmente chiamiamo intuizione, che è in realtà un modo per nascondere la nostra ignoranza su come otteniamo un’informazione. I capelli, come ad esempio dicevo prima, sono un fattore significativo: ci sono persone che cominciano a incanutire prima, altre dopo, ma in genere è difficile arrivare a ingrigire prima dei quarant’anni, salvo eccezioni non tanto rare dovute a un trauma o uno squilibrio metabolico; in questi casi però i capelli tendono a diventare non grigi ma bianchi, completamente o in alcune zone.
– Quindi sulla base di questo lei ha giustamente compreso che non posso avere meno di una quarantina d’anni. Ma perché non di più?
– Perché più o meno alla stessa età la pelle comincia a perdere colore e tono, la cosa si nota soprattutto sul dorso delle mani, sui polsi e sul collo e parti del viso. – Allunga una mano e prende la destra di Reinaldo, dandogli anche un leggero pizzicotto sul dorso: – La sua pelle non mostra nessuno di questi segni e, come dicevo prima, sulla base di questo sarei stata tentata di darle circa trent’anni; d’altra parte ci sono individui in cui l’invecchiamento cutaneo inizia più tardi, quindi quaranta era la stima più ragionevole, quarantacinque al massimo.
L’anziana dottoressa è così palesemente soddisfatta delle sue doti di osservatrice che Reinaldo si sente quasi in colpa a doverle rivelare la verità: – Bene dottoressa, quello che ci ha detto è molto interessante, ma cosa penserebbe se le dicessi che in realtà compio cinquantotto anni fra pochi mesi?
– Impossibile!
– Eppure è vero, Uki. – Interviene Shauna: – Reinaldo è stato mio compagno di corso all’università, ventotto anni fa.
– Sta dicendo che quello che ci avete raccontato prima è tutto vero? – Chiede il dottor Hsiung – Che avete una base sulla Luna e il segreto dell’eterna giovinezza?
– Proprio così. – Risponde Reinaldo: – Quello che vorrei sapere è se sareste interessati alla cosa se potessimo dimostrarvi che è tutto vero.
– Beh, in tal caso faremmo carte false per entrarci. – Risponde lui: – E penso di poter parlare anche a nome di mia moglie.
– Bene, allora direi che possiamo risolvere la cosa in un attimo. – Lancia un’occhiata a Shauna che risponde con un cenno di assenso: – Shibboleth! Apri la porta per Disa, per favore.
Ci vogliono alcuni secondi prima che la dottoressa Kouno noti che la porta è cambiata. Cioè non è cambiata la porta, che è sempre la stessa, ma attraverso di lei non si vede più il corridoio dell’appartamento, bensì un ambiente differente.
– Se volete seguirmi, – dice Shauna con un tono di voce da guida turistica – dietro quella porta adesso c’è la Luna. Mi raccomando, ricordatevi del cambio di gravità, non fate movimenti bruschi e camminate come se vi trovaste sul ghiaccio.
Lei e Reinaldo accompagnano i loro sbalorditi ospiti attraverso la porta e si ritrovano nel corridoio circolare della base lunare, proprio di fronte alla porta della sala uno (DISA – REINALDO SUAREZ).
– Mettiamoci qui da noi e chiudiamo la porta, – suggerisce Shauna – qui sulla Luna seguiamo l’ora di Greenwich, quindi adesso sono più o meno le tre di notte; cerchiamo di non fare troppo rumore o sveglieremo gli altri.
I quattro si siedono sulle poltroncine davanti al banco di regia che non è ancora stato smantellato, ed è Reinaldo a fare gli onori di casa: – Mi dispiace per l’arredamento… spartano, ma non ci siamo ancora organizzati a dovere. Se volete qualcosa da bere, di là in cucina abbiamo un po’ di tutto.
I nuovi arrivati si stanno ancora guardando intorno con aria confusa. È Uki Kouno la prima a riprendersi: – Ma è fantastico! Allora era tutto vero; è da qui che avete organizzato il furto del secolo?
– Proprio così. – Reinaldo allunga una mano verso un grosso scatolone da imballaggio alla sua destra e ne tira fuori alcune mazzette di banconote da cento dollari: – Ventiquattro milioni, più di due quintali di banconote. Il problema è che adesso non sappiamo che farcene.
Interviene Shauna: – In realtà sapremmo cosa farcene, ma non sappiamo come usarli senza trovarci immediatamente l’FBI alle costole.
Wu Hsiung fa un sorriso: – Ah, è per questo che hai pensato a me, vero? – Shauna sta per rispondere scusandosi ma lui continua: – Benissimo, sono contento di potervi aiutare e, soprattutto, sono contento che questo mi abbia garantito un biglietto per la Luna.
– Due biglietti, – ritorce Reinaldo sorridendo – abbiamo posto anche per un medico qui. Anzi, forse nel lungo periodo le competenze di sua moglie si riveleranno persino più preziose delle sue.
– Bene, – Hsiung si è leggermente sgonfiato dopo il commento di Reinaldo ma cerca di non darlo troppo a vedere – se ho capito correttamente il vostro problema è il seguente: avete un sacco di soldi – indica lo scatolone – di provenienza illecita e volete usufruirne per acquistare merci e attrezzature, ma non potete giustificarne il possesso. Giusto?
– Esattamente.
– Allora la risposta al vostro problema è in Venezuela. – Hsiung si assesta meglio sulla poltroncina, come se si preparasse a tenere una conferenza: – Dopo il colpo di stato militare del 2018, il Venezuela è diventato il regno dei paradisi fiscali: con l’attuale legislazione possiamo aprire una società anonima, la cui proprietà è testimoniata solo da certificati azionari anonimi al portatore, e versare a nome della società i vostri soldi in una banca di Caracas, dove vige il più assoluto segreto bancario. Fatto questo vi ritroverete con una società con sede a Caracas, perfettamente legale, che possiede un conto in banca con i vostri soldi, senza che nessuno possa risalire a voi.
– Ma il Venezuela è nella lista nera di tutti i paesi occidentali. Cosa ce ne facciamo di una società che non può acquistare o che comunque sarà super controllata nei suoi movimenti?
– È semplice, – risponde Hsiung – basta confondere le tracce. Il Venezuela è sulla lista nera perché garantisce il segreto bancario e quindi è considerata, giustamente, una base per il riciclaggio di denaro sporco. Ma una volta che abbiamo una società a Caracas, possiamo andare in altri luoghi dove, pur non essendoci il segreto bancario, è comunque possibile costituire società anonime; quindi apriamo una società ad esempio a Panama, controllata al cento per cento dalla società venezuelana, trasferiamo lì dei fondi e operiamo in assoluta sicurezza e anonimato.
Gli altri lo stanno ad ascoltare a bocca aperta: – Naturalmente conviene aprire più società diverse, possibilmente in paesi differenti, magari incrociando la proprietà in modo che ciascuna abbia quote azionarie di tutte le altre; in questo modo diventa praticamente impossibile risalire ai veri proprietari e, se si supera un certo limite, potrebbero non esserci più proprietari reali: si potrebbe arrivare al punto in cui ognuna delle società è controllata a più del 50% dalle altre.
– È veramente necessaria una cosa così complessa? – Chiede alla fine Reinaldo.
– No, almeno all’inizio potreste partire con solo due società, una a Caracas e l’altra a Panama, ma se il giro di denaro dovesse aumentare significativamente converrà diversificare il più possibile.
– E quanto ci vorrà per organizzare tutto questo? – Chiede Shauna.
– Un mese e mezzo, forse due mesi. – Risponde pronto Hsiung: – Con il mio studio abbiamo già organizzato operazioni simili, quindi conosco già le persone giuste da contattare.
– Molto bene. – Conclude Reinaldo: – Direi che possiamo procedere in questo senso; mi faccia sapere di che cosa ha bisogno: carte, documenti, denaro… Lascio tutto in mano a lei.

7 commenti su “12 – Abbiamo un problema”

    1. Tecnicamente la Catalunya è ancora parte della Spagna. Per gli ammericani non c’è differenza (per un abitante di Barcellona invece ovviamente sì)
      Peraltro, già adesso, stai attento a non dare dello spagnolo a un catalano, la probabilità che si offenda è abbastanza alta…

      1. appunto. Io avrei scritto “spagnolo… ehm, catalano”. Sicuro che sia ancora parte della Spagna? Non lo si evince bene dalla storia, anzi.

        Più seriamente, e più in generale: il fatto che quest’opera in fieri sia sotto Cospirazione Bayesiana è semplicemente perché avevi già tutto pronto, oppure si parlerà di razionalità? Leggendo Shauna si direbbe la seconda.

        1. “spagnolo… ehm, catalano” l’ho già detto prima, non volevo ripetermi.
          È qui soprattutto perché era già pronto il setup (pagine, indice, commenti). Ma non escludo che si possa parlare di razionalità 🙂

        2. Il nome del sito è legato all’altro contenuto: harry potter e i metodi della razionalità. Sono 122 capitoli e io li ho letti d’un fiato dormendo quattro ore per notte. Ma a me HP piace, quindi non garantisco nulla.

          1. Tutto molto vero, è quanto c’è scritto in home page. In più ci sono anche le traduzioni da LessWrong. Quindi?

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