Le dodici virtù della razionalità

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky
2006

La prima virtù è la curiosità. Un bruciante desiderio di conoscere è più elevato di un solenne voto di perseguire la verità. Per sentire il bruciante prurito della curiosità è necessario in primo luogo che tu sia ignorante, e che desideri abbandonare la tua ignoranza. Se nel tuo cuore credi di conoscere già, o se nel tuo cuore non desideri conoscere, allora le tue domande saranno senza scopo e le tue capacità senza direzione. La curiosità cerca di distruggere se stessa; non esiste curiosità che non voglia una risposta. La gloria del mistero glorioso è nell’essere risolto, dopo di che cessa di essere un mistero. Diffida di coloro che dicono di essere di mente aperta e confessano modestamente la loro ignoranza. C’è un tempo per confessare la tua ignoranza e un tempo per rinunciare ad essa.

La seconda virtù è la rinuncia. P. C. Hodgell disse: “Ciò che può essere distrutto dalla verità deve esserlo”. Non esitare davanti a esperienze che potrebbero distruggere le tue convinzioni. Il pensiero che non puoi pensare ti controlla più dei pensieri di cui parli apertamente. Sottomettiti all’ordalia e verifica te stesso nel fuoco. Rinuncia all’emozione che si basa su una convinzione errata, e cerca di provare appieno quell’emozione che si adatta ai fatti. Se il ferro si avvicina al tuo volto, e tu credi che sia rovente, ed invece è freddo, la Via è opposta alla tua paura. Se il ferro si avvicina al tuo volto, e tu credi che sia freddo, ed invece è rovente, la Via è opposta alla tua calma. Prima valuta le tue convinzioni e poi da lì arriva alle emozioni. Dì a te stesso: “Se il ferro è rovente, desidero credere che sia rovente, e se è freddo, desidero credere che sia freddo”. Attento a non diventare troppo attaccato a convinzioni che potresti non volere.

La terza virtù è la leggerezza. Lascia che il vento dell’evidenza ti porti in giro come se tu fossi una foglia, senza una tua propria direzione. Evita di combattere una battaglia di retroguardia contro l’evidenza, concedendo a malincuore ogni metro di terreno solo quando costretto, sentendoti imbrogliato. Arrenditi alla verità il più rapidamente possibile. Fallo nell’istante stesso in cui capisci che stai resistendo; nel momento in cui puoi vedere da che parte soffia il vento dell’evidenza. Sii infedele alla tua causa e tradiscila per un nemico più forte. Se consideri l’evidenza un intralcio e cerchi di liberarti, consegni te stesso alle catene dei tuoi capricci. Perché non puoi fare una mappa accurata della città stando seduto nella tua camera con gli occhi chiusi e disegnando linee sulla carta seguendo l’impulso del momento. Devi camminare per la città e tracciare linee sulla carta che corrispondano a quello che vedi. Se, vedendo la città in modo confuso, pensi di poter spostare una linea appena un po’ verso destra o verso sinistra secondo il tuo capriccio, è ancora lo stesso errore.

La quarta virtù è l’equità. Colui che vuole credere dice: “L’evidenza mi permette di credere?” Colui che vuole dubitare chiede: “L’evidenza mi obbliga a credere?” Attenzione a non richiedere un grande carico di prove solo alle affermazioni che non ti piacciono, e difendere te stesso dicendo: “Ma è giusto essere scettici”. Se tu cerchi solo l’evidenza favorevole, scegliendo e vagliando tra i dati che hai raccolto, allora più dati raccogli, meno conosci. Se scegli quali argomenti esaminare alla ricerca di errori, o con quanta cura cerchi gli errori, allora ogni errore che impari a riconoscere ti rende ancora più stupido. Se cominci scrivendo all’ultima riga di un foglio di carta: “e quindi il cielo è verde!”, non ha importanza quali argomentazioni gli scrivi davanti in seguito; la conclusione è già scritta, ed è già corretta o già sbagliata. Essere bravi ad argomentare non è razionalità, ma razionalizzazione. L’intelligenza, per essere utile, dev’essere usata per qualcosa di diverso che per sconfiggere se stessa. Ascolta le ipotesi mentre illustrano la loro causa davanti a te, ma ricorda che tu non sei un’ipotesi sei il giudice. Quindi non cercare di sostenere una parte o l’altra, perché se conoscessi la destinazione saresti già arrivato.

La quinta virtù è la discussione. Quelli che vogliono fallire devono per prima cosa impedire ai loro amici di aiutarli. Quelli che sorridono con aria saggia e dicono: “Non discuterò” rinunciano all’aiuto, e si ritirano dallo sforzo comune. Nelle discussioni sforzati di essere assolutamente onesto, nell’interesse degli altri quanto di te stesso: quella parte di te che distorce quello che dici agli altri, distorce anche i tuoi stessi pensieri. Non credere di fare agli altri un favore accettando il loro punto di vista; il favore lo stai facendo a te. Non credere che essere corretto con tutte le parti significhi bilanciarti a metà tra le posizioni; la verità non è distribuita in parti uguali prima di una discussione. Non puoi risolvere questioni fattuali combattendo con pugni o insulti. Cerca una verifica che permetta alla realtà di giudicare tra voi.

La sesta virtù è l’empirismo. Le radici della conoscenza sono nell’osservazione e i suoi frutti sono le previsioni. Quale albero cresce senza radici? Quale albero ci nutre senza dare frutti? Se un albero cade nella foresta e nessuno lo sente, produce un suono? Uno dice: “Sì, perché produce vibrazioni nell’aria”. Un altro dice: “No, perché non c’è nessun processo uditivo in un cervello”. Anche se discutono, uno che dice “Sì” e l’altro che dice “No”, i due non anticipano alcuna esperienza differente della foresta. Non chiederti quale convinzione vuoi professare, ma quali esperienze puoi anticipare. Sappi sempre di quale differenza di esperienza stai discutendo. Non permettere che la discussione divaghi e il soggetto diventi qualcos’altro, come ad esempio la virtù di qualcuno come razionalista. Jerry Cleaver disse: “Quello che ti frega non è l’incapacità di applicare una qualche tecnica di alto livello, intricata complicata. È il trascurare le basi. Non tenere gli occhi sulla palla”. Non essere accecato dalle parole. Quando le parole vengono tolte, l’anticipazione rimane.

La settima virtù è la semplicità. Antoine de Saint-Exupéry disse: “La perfezione è raggiunta non quando non c’è più niente da aggiungere, ma quando non c’è più nulla che puoi togliere”. La semplicità è una virtù nel pensiero nella progettazione, nell’organizzazione e nella giustificazione. Quando professi una grande credenza con molti dettagli, ogni dettaglio aggiuntivo è un’altra possibilità per la tua credenza di essere sbagliata. Ciascuna specifica aggiunge qualcosa al tuo carico; se puoi alleggerirti devi farlo. Ogni pagliuzza ha la possibilità di essere quella che spezzerà la tua schiena. Degli artefatti si dice: l’ingranaggio più affidabile è quello che è progettato fuori dalla macchina. Dei progetti: una ragnatela aggrovigliata si spezza. Una catena di mille anelli arriverà alla conclusione corretta solo se ogni passaggio è corretto, ma se un solo passo è sbagliato può portarti ovunque. In matematica una montagna di buone azioni non può espiare un singolo peccato. Quindi, stai attento a ogni passaggio.

L’ottava virtù è l’umiltà. Essere umile significa agire in modo specifico in previsione dei tuoi stessi errori. Confessare la tua fallibilità e poi non farci niente non è essere umile, è vantarti della tua modestia. Chi è più umile? Quello che si prepara più accuratamente per i più gravi e catastrofici errori nei suoi piani e nelle sue convinzioni. Poiché questo mondo è pieno di gente la cui comprensione della razionalità è tragicamente povera, gli studenti principianti di razionalità vincono discussioni e acquisiscono un’esagerata stima della propria abilità. Ma è inutile essere superiori: la vita non assegna voti in maniera calibrata. Il miglior fisico dell’antica Grecia non poteva calcolare la traiettoria di una mela che cade. Non c’è garanzia che sia possibile essere adeguati, anche con il massimo dell’impegno; quindi non preoccuparti di quelli che fanno peggio. Se ti compari agli altri non vedrai i bias che tutti gli umani condividono. Essere umano è fare diecimila errori. Nessuno in questo mondo ottiene la perfezione.

La nona virtù è il perfezionismo. Più errori correggi in te stesso, tanti più altri ne noterai. Quando la tua mente diventa più silenziosa, senti più rumore. Quando ti accorgi di un errore in te, questo indica che sei pronto per cercare di avanzare al prossimo livello. Se tolleri l’errore invece di correggerlo, non avanzerai al livello successivo e non guadagnerai l’abilità di accorgerti di nuovi errori. In ogni arte se non cerchi la perfezione ti fermerai prima di compiere i primi passi. Il fatto che la perfezione sia impossibile non è una scusa per non provarci. Poniti come obiettivo lo standard più alto che puoi immaginare, e cercane uno ancora più alto. Non accontentarti di una risposta che è quasi corretta; cerca quella che è esattamente giusta.

La decima virtù è la precisione. Uno arriva e dice: la quantità è tra 1 e 100. Un altro dice: la quantità è tra 40 e 50. Se la quantità è 42, sono entrambi corretti, ma la seconda previsione era più utile e si esponeva a una verifica più stringente. Quello che è vero di una mela, può non esserlo di un’altra mela; quindi può essere detto di più su una singola mela che su tutte le mele del mondo. L’affermazione più stretta è la più profonda, il filo tagliente della lama. Come per la mappa, così anche per l’arte di fare le mappe: la Via è un’Arte precisa. Non camminare verso la verità, ma danza. Ad ogni passo di quella danza il tuo piede va esattamente nel posto giusto. Ogni elemento di evidenza sposta le tue convinzioni esattamente della quantità giusta, né più, né meno. Qual è esattamente la quantità giusta? Per calcolarla devi studiare la teoria della probabilità. Ma anche se non sei in grado di fare il calcolo, sapere che il calcolo esiste ti dice che il passo della danza è preciso e non ha spazio per i capricci personali.

L’undicesima virtù è lo studio. Studia molte scienze e assorbi il loro potere come tuo. Ciascun campo che divori, ti rende più grande. Se mastichi abbastanza scienze le divisioni tra loro diminuiranno e la tua conoscenza diventerà un tutt’uno unificato. Se sei un ingordo diventerai più grande delle montagne. È particolarmente importante mangiare la matematica e le scienze che influenzano la razionalità: psicologia evolutiva, euristica e bias, psicologia sociale, teoria della probabilità, teoria della decisione. Ma queste non possono essere gli unici campi del tuo studio. L’Arte deve avere uno scopo oltre a se stessa, o collassa in una ricorsione infinita.

Prima di queste undici virtù c’è una virtù che è senza nome.

Miyamoto Musashi scrisse, nel Libro dei Cinque Anelli:

“La cosa più importante quando prendi in mano una spada è la tua intenzione di ferire il nemico, con qualunque mezzo. Ogni volta che pari, rispondi, scatti, attacchi o tocchi la tagliente lama del nemico, devi ferire il nemico con lo stesso movimento. È essenziale ottenere questo. Se pensi solo a rispondere, affondare, scattare, attaccare o toccare il nemico, non sarai in grado di ferirlo. Soprattutto, devi pensare di concludere il tuo movimento ferendo l’avversario.”

Ogni passo del tuo ragionamento deve nello stesso movimento tagliare attraverso la corretta risposta. Soprattutto, devi pensare di portare la tua mappa a riflettere il territorio.

Se non riesci a ottenere la risposta giusta, è futile protestare che hai fatto tutto nel modo corretto.

Come puoi migliorare il tuo concetto di razionalità? Non dicendo a te stesso: “È mio dovere essere razionale”. Facendo così ti limiti a custodire la tua concezione errata. Forse la tua idea di razionalità è che è razionale credere alle parole del Grande Maestro, e il Grande Maestro dice: “Il cielo è verde”, e tu guardi il cielo e vedi che è blu. Se tu pensi: “Può sembrare che il cielo sia blu,, ma la razionalità è credere alle parole del Grande Maestro”, perdi un’occasione di scoprire il tuo errore.

Non chiederti se “la Via” è fare questo o fare quello. Chiediti se il cielo è blu o verde. Se parli troppo della Via non la troverai mai.

Puoi cercare di chiamare i principi più alti con nomi come “la mappa che riflette il territorio” o “esperienza di successo e fallimento” o “teoria della decisione bayesiana”. Ma forse descrivi in modo scorretto la virtù senza nome. Come ti accorgerai dell’errore? Non confrontando la tua descrizione con se stessa, ma confrontandola con ciò che non ha nome.

Se per molti anni pratichi le tecniche e ti sottometti a una stretta disciplina, può darsi che tu riesca a cogliere uno sguardo del centro. Allora vedrai che tutte le tecniche sono una sola tecnica, e ti muoverai correttamente senza sentirti impacciato. Musashi scrisse: “Quando apprezzerai il potere della natura, conoscendo il ritmo di ogni situazione, sarai in grado di colpire il nemico naturalmente e colpire naturalmente. Tutto questo è la Via del Vuoto.”

Queste sono le dodici virtù della razionalità:

Curiosità, rinuncia, leggerezza, equità, discussione, empirismo, semplicità, umiltà, perfezionismo, precisione, studio, e il vuoto.

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