C’è un modo di pensare che io chiamo la fallacia logica della generalizzazione da evidenza romanzesca, che meriterebbe un articolo a sé stante, uno di questi giorni. Ad esempio, i giornalisti che parlano dei film Terminator in un servizio sull’Intelligenza Artificiale, in genere non considerano Terminator come una profezia o realtà obiettiva. Ma il film è ricordato – è disponibile – come se fosse la descrizione di un fatto storico. Come se il giornalista l’avesse visto succedere su un altro pianeta, e che quindi potrebbe capitare anche qui. Maggiori dettagli nella sezione 6 di questo articolo.
C’è un errore opposto alla generalizzazione da evidenza romanzesca: mancare di essere sufficientemente impressionati da evidenze storiche. Il problema di generalizzare dall’esperienza romanzesca è che è un racconto – non è mai effettivamente capitato. Non ha la stessa origine di questo, il nostro universo reale; la narrativa differisce dalla realtà in maniera sistematica. Ma la storia è avvenuta, e dovrebbe essere disponibile.
Nel nostro ambiente ancestrale, non c’erano film; quello che vedevi con i tuoi stessi occhi era vero. Può forse stupire che la finzione che vediamo in un film realistico abbia un impatto troppo grande su di noi? Viceversa, cose che sono realmente accadute, le incontriamo sotto forma di inchiostro su carta; sono accadute, ma non le abbiamo mai viste accadere. Non ci ricordiamo che siano capitate a noi.
L’errore inverso è trattare la storia come un semplice racconto, assimilarla con la stessa parte della nostra mente che gestisce i romanzi che leggiamo. Possiamo dire con le nostre labbra che è “verità”, piuttosto che “fantasia”, ma questo non significa che abbia su di noi l’impatto che dovrebbe avere. Molti bias dipendono dal non essere sufficientemente coinvolti da informazioni aride e astratte.
Una volta, io diedi una Risposta Misteriosa a una domanda misteriosa, non rendendomi conto che stavo facendo esattamente lo stesso errore degli astrologi che trovavano spiegazioni mistiche per le stelle, o degli alchimisti che trovavano proprietà magiche della materia, o dei vitalisti che postulavano un indefinito “elan vital” per spiegare tutta la biologia.
Quando ho finalmente capito la strada che avevo percorso, ho avuto un improvviso shock di connessione inaspettata con il passato. Ho capito che l’invenzione e la distruzione del vitalismo – di cui avevo solo letto nei libri – erano veramente accadute a persone reali, che avevano provato più o meno le stesse cose di me, quando ho inventato e distrutto la mia risposta misteriosa. E ho anche compreso che se io avessi avuto veramente esperienza del passato – se avessi vissuto io stesso durante la passata rivoluzione scientifica, invece che leggerne sui libri di storia – probabilmente non avrei fatto un’altra volta lo stesso errore. Non me ne sarei uscito con un’altra risposta misteriosa; il primo migliaio di lezioni avrebbe fatto capire la morale.
Così (pensavo), per sentire a sufficienza la forza della storia, dovrei cercare di approssimare i pensieri di un Eliezer che ha vissuto attraverso la storia – dovrei cercare di pensare come se ogni cosa che ho letto nei libri di storia fosse effettivamente capitata a me. (Con l’appropriata ricalibrazione per tenere conto del bias disponibilità dei libri di storia – dovrei ricordarmi di essere mille contadini per ogni governante). Dovrei immergere me stesso nella storia, immaginare di vivere attraverso epoche che ho conosciuto solo attraverso carta e inchiostro.
Perché dovrei ricordare il primo volo dei fratelli Wright? Non ero lì. Ma, come razionalista, posso osare di non ricordarlo, quando l’evento è accaduto realmente? C’è così tanta differenza tra il vedere un avvenimento con i propri occhi – che è effettivamente una catena causale mediata da fotoni riflessi, non una connessione diretta – e vedere un evento attraverso un libro di storia? Fotoni e libri di storia discendono entrambi mediante catene causali dall’evento stesso.
Dovevo superare la falsa amnesia dovuta all’essere nato in un tempo particolare. Dovevo ricordare – rendere disponibili – tutte le memorie, non solo le memorie che, per mera coincidenza, appartenevano a me stesso e alla mia epoca.
La terra, all’improvviso, divenne più vecchia.
Nella mia memoria precedente, gli Stati Uniti erano sempre esistiti – non c’era mai stato un tempo in cui non c’erano gli Stati Uniti. Non ricordavo, fino a quel momento, come era sorto l’impero romano, aveva portato pace e ordine, e durato attraverso tanti secoli, finché non dimenticai che le cose fossero mai state altrimenti; e poi l’impero cadde, e i barbari sconfissero la mia città, e la cultura che possedevo fu perduta. Il mondo moderno divenne più fragile ai miei occhi; non era il primo mondo moderno.
Così tanti errori, fatti ancora e ancora e ancora, perché non ricordavo di averli già fatti, in ogni epoca in cui non ho mai vissuto…
E dire che la gente a volte si domanda se superare i bias è davvero importante.
Non ti ricordi quante volte i tuoi bias ti hanno ucciso? No? Ho notato che un’amnesia è spesso la conseguenza di un errore fatale. Ma fidati di me, è successo. Me lo ricordo; non ero lì.
Quindi, la prossima volta che dubiti della stranezza del futuro, ricorda come sei nato in una tribù di cacciatori-raccoglitori diecimila anni fa, quando nessuno aveva mai sentito parlare di Scienza. Ricorda come sei rimasto sconvolto, fino alla radice del tuo essere, quando la Scienza ha spiegato i grandi e terribili misteri sacri che tu una volta veneravi così profondamente. Ricorda come una volta credevi di poter volare mangiando il giusto tipo di funghi, e come hai dovuto accettare con disappunto il fatto che non avresti mai potuto volare e poi hai volato. Ricorda come hai sempre pensato che la schiavitù fosse giusta e corretta, e poi hai cambiato opinione. Non immaginare come avresti potuto prevedere il cambiamento, perché questa è amnesia. Ricorda che, in effetti, non l’avevi immaginato. Ricorda come, secolo dopo secolo, il mondo è cambiato in maniere che tu non avevi immaginato.
Forse allora sarai meno sconvolto da quello che avverrà dopo.