“Scienza” per arrestare la curiosità

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky
03 Settembre 2007

Immagina che io, davanti alle telecamere, sollevi le mani e intoni abracadabra producendo una luce brillante che splende nello spazio vuoto davanti alle mie mani tese. Supponi che io compia quest’atto di sfacciata, indiscutibile stregoneria sotto la piena supervisione di James Randi e tutto l’esercito degli scettici. La maggior parte della gente, credo, sarebbe molto curiosa di sapere cosa sta succedendo.

Supponiamo invece che io non vada in televisione. Non voglio condividere il mio potere, né la verità che ci sta dietro. Voglio tenere la mia stregoneria segreta. E però voglio anche lanciare i miei incantesimi quando e dove mi pare e piace. Voglio produrre la mia palla di luce per poter leggere un libro mentre sono in treno – senza che nessuno si incuriosisca. C’è un incantesimo per fermare la curiosità?

Sì, c’è! Non appena qualcuno chiede: “Come hai fatto?”, gli rispondo semplicemente: “Scienza!”

Non si tratta di una vera spiegazione, quanto di un segnale per arrestare la curiosità. Non ti dice se la luce diventerà più brillante o scemerà, cambierà colore in tonalità o saturazione, e certamente non ti dice come puoi fare tu stesso una luce simile. Non sai veramente niente di più di prima che io dicessi la parola magica. Ma tu lasci perdere, soddisfatto del fatto che non sta succedendo niente di anormale.

Meglio ancora, lo stesso trucco funziona anche con un normale interruttore della luce.

Schiaccia l’interruttore e la lampadina si accende. Perché?

A scuola ci hanno insegnato che la parola d’ordine per la lampadina è “Elettricità!”. Ormai, spero, dovresti avere dei dubbi prima di etichettare la lampadina come “compresa” su queste basi. Dire “Elettricità!” ti permette di fare calcoli che modificano la tua anticipazione dell’esperienza? Ci sono, almeno, un mucchio di altre cose da imparare. (I fisici dovrebbero ignorare questo paragrafo e sostituirlo con un problema di teoria evoluzionistica, in cui di nuovo la sostanza della teoria è in calcoli che poche persone sanno come effettuare).

Se avessi pensato che la lampadina fosse scientificamente inesplicabile, avrebbe conquistato la totalità della tua attenzione. Avresti abbandonato qualunque altra cosa stessi facendo, e ti saresti focalizzato su quella lampadina.

Ma cosa significa la frase “spiegabile scientificamente”? Significa che qualcun altro sa come funziona la lampadina. Quando ti viene detto che la lampadina è “spiegabile scientificamente”, non sai nulla più di quanto sapevi prima; non sai se la lampadina diventerà più brillante o meno. Ma il fatto che qualcun altro lo sa, diminuisce il valore ai tuoi occhi di questa conoscenza. Diventi meno curioso.

Dato che questo è un blog di economisti [NdT. l’articolo originale è stato pubblicato sul blog Overcoming Bias], sicuramente qualcuno dirà: “Se la lampadina fosse sconosciuta alla scienza, potresti guadagnare fama e denaro studiando come funziona”. Ma non sto parlando di avidità. Non sto parlando di ambizioni di carriera. Parlo della pura e semplice emozione della curiosità – la sensazione di interesse. Perché la tua curiosità dovrebbe diminuire perché qualcun altro, non tu, sa come funziona la lampadina? È per dispetto? Non è sufficiente che tu conosca; le altre persone devono essere ignoranti, o tu non sei felice?

La conoscenza ha altri vantaggi oltre a soddisfare la curiosità, come ad esempio l’utilità sociale della tecnologia. Per questi scopi strumentali, ha importanza se qualcun altro nelle vicinanze conosce già la risposta. Ma per la mia curiosità, perché dovrebbe avere importanza?

Inoltre, consideriamo le conseguenze del permettere che la frase “qualcun altro conosce la risposta” funzioni come arresto per la curiosità. Un giorno entri nel tuo soggiorno e vedi un gigantesco elefante verde, apparentemente sospeso a mezz’aria, circondato da un alone di luce argentea.

“E che diavolo?” dici.

E una voce viene da sopra l’elefante e dice: “QUALCUNO SA GIÀ PERCHÉ QUESTO ELEFANTE È QUI.”

“Oh bene,” tu dici, “in questo caso non c’è problema”, e te ne vai in cucina.

Io non conosco la grande teoria unificata delle leggi della fisica di questo universo. Non so neanche molto di anatomia umana, con l’eccezione del cervello. Non saprei indicare sul mio corpo dove sono i reni e non saprei dire a bruciapelo cosa fa il mio fegato. (Non sono orgoglioso di questo. Ahimè, con tutta la matematica che devo studiare, non è probabile che possa studiare presto anatomia).

Per quanto riguarda la curiosità, dovrei essere più preoccupato della mia ignoranza delle leggi ultime della fisica, che del fatto che non so molto di cosa succede all’interno del mio corpo?

Se io alzassi le mani e lanciassi un incantesimo di luce, voi sareste incuriositi. Dovreste essere in qualche modo meno incuriositi dal fatto stesso che ho alzato le mie mani? Quando alzi un braccio e agiti una mano, questo atto di volontà è coordinato dal tuo cervelletto (oltre ad altre aree cerebrali). Scommetto che non sai come funziona il cervelletto. Io ne so qualcosa – anche se in modo molto approssimativo, non abbastanza per effettuare calcoli… e allora? Che importanza ha se tu non lo sai? Perché la curiosità dovrebbe usare due pesi e due misure per la stregoneria e per il movimento delle mani?

Guardati allo specchio. Sai cosa stai guardando? Sai che cos’è che guarda attraverso i tuoi occhi? Sai cosa sei tu? Per alcune di queste domande, la scienza conosce le risposte, per altre no. Ma perché questa distinzione dovrebbe avere importanza per la tua curiosità, se tu non le conosci?

Sai come funzionano le tue ginocchia? Sai come sono state realizzate le tue scarpe? Sai perché il monitor del tuo computer è luminoso? Sai perché l’acqua è bagnata?

Il mondo intorno a te è pieno di interrogativi. Prioritizza, se devi. Ma non lamentarti che la Scienza crudele ha svuotato il mondo dal mistero. Ragionando in questo modo, potresti ignorare un elefante nel tuo soggiorno.

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