E il bambino chiese:
Q: Da dove viene questa pietra?
A: L’ho scheggiato via dal grosso macigno, al centro del villaggio.
Q: E da dove viene il grosso macigno?
A: Probabilmente è rotolato giù dal fianco della montagna dietro il villaggio.
Q: E da dove viene la montagna?
A: Dallo stesso luogo da cui vengono tutte le rocce: sono le ossa di Ymir, il gigante primordiale.
Q: E da dove è venuto Ymir, il gigante primordiale?
A: Dal grande abisso, Ginnungagap.
Q: E da dove è venuto il grande abisso Ginnungagap?
A: Non fare mai questa domanda.
Consideriamo l’apparente paradosso della Prima Causa. La scienza ha tracciato indietro gli eventi fino al Big Bang, ma che cosa ha causato il Big Bang? Va benissimo dire che il tempo comincia con il Big Bang – che non c’è niente prima del Big Bang in termini di ore e minuti ordinari. Ma per dire questo dobbiamo presupporre le nostre leggi della fisica, che sembrano essere loro stesse altamente strutturate; anche questo richiede una spiegazione. Da dove vengono le leggi della fisica? Potremmo supporre di essere all’interno di una simulazione su un computer, ma allora il computer che esegue la simulazione si basa sulle leggi della fisica di un qualche altro mondo – da dove vengono quelle leggi della fisica?
A questo punto alcune persone dicono: “Dio!”
Cosa può far pensare a chiunque, anche alla persona più religiosa, che questo anche solo aiuti a rispondere al paradosso della Prima Causa? Perché non dovresti immediatamente chiedere: “Da dove viene Dio?”. Dire che “Dio è non causato” o che “Dio ha creato Se stesso” ci lascia esattamente nella stessa situazione di “Il tempo comincia con il Big Bang”. Domanderemo semplicemente perché esiste l’intero metasistema, o perché ad alcuni eventi, ma non ad altri, è consentito di essere non causati.
Il mio scopo qui non è di discutere l’apparente paradosso della Prima Causa, ma di indagare sul perché qualcuno può pensare che “Dio!” possa risolvere il paradosso. Dire “Dio!” è un modo di appartenere a una tribù, il che dà alla gente un motivo per dirlo il più spesso possibile – alcuni lo dicono anche in risposta a domande come “Perché questo uragano ha colpito New Orleans?”. Anche così, verrebbe da sperare che la gente si accorgesse che sul problema particolare della Prima Causa, dire “Dio!” non aiuta. Non renderebbe il paradosso meno paradossale neanche se fosse vero. Come può chiunque non rendersene conto?
Jonathan Wallace ha suggerito che “Dio!” funzioni come un segnale di arresto semantico – cioè che non sia una asserzione proposizionale, quanto un segnale del traffico cognitivo: non pensare oltre questo punto. Dire “Dio!” non è tanto un modo per risolvere il paradosso, quanto un segnale di stop cognitivo per fermare la catena infinita di domande e risposte.
Naturalmente tu, da bravo ateo, non lo faresti mai, vero? Ma “Dio!” non è l’unico segnale di arresto semantico, solo l’esempio più ovvio.
Le tecnologie transumane – nanotecnologie molecolari, biotecnologie avanzate, tecnologie genetiche, Intelligenza Artificiale, eccetera – pongono problemi politici seri. Quale ruolo, o nessuno, dovrebbe avere un governo nella scelta di un genitore dei geni per suo figlio? Potrebbero i genitori deliberatamente scegliere i geni per la schizofrenia? Se potenziare l’intelligenza di un figlio è costoso, i governi dovrebbero favorirvi l’accesso, per evitare la formazione di una elite cognitiva? Si possono proporre diversi tipi di istituzioni come risposta a queste domande politiche – ad esempio che gli enti di beneficenza forniscano aiuto economico per il potenziamento dell’intelligenza – ma l’ovvia domanda successiva è “queste istituzioni saranno in grado di farlo?”. Se ci affidiamo alla possibilità di citarle per danni, per impedire alle multinazionali di produrre nanotecnologie pericolose, funzionerà davvero?
Conosco qualcuno per cui la risposta a ciascuna di queste domande è “Democrazia liberale!”. Tutto qui. Questa è la sua risposta. Se poni l’ovvia domanda “Quanto bene si sono comportate, storicamente, le democrazie liberali su problemi così complicati?” o “E se la democrazia liberale fa qualcosa di stupido?” sei un autocrate, un anarco-liberista o comunque una brutta persona. Nessuno è autorizzato a mettere in discussione la democrazia.
Una volta ho definito questo suo modo di pensare “il diritto divino della democrazia”. Ma è più preciso affermare che “Democrazia!” funzionava per lui come un segnale di arresto semantico. Se qualcuno gli avesse detto “Che se ne occupi la Coca-Cola corporation!”, avrebbe immediatamente fatto l’ovvia domanda successiva: “Perché? Che cosa può fare la Coca-Cola corporation? Perché dovremmo fidarci di loro? Se la sono cavata bene in passato su problemi altrettanto complicati?”
O supponiamo che qualcuno sostenga “I messicani-americani stanno complottando per eliminare tutto l’ossigeno dall’atmosfera della Terra.” Probabilmente chiederesti “Perché dovrebbero fare una cosa del genere? Non devono respirare anche loro? Ma esiste davvero una cospirazione dei messicani-americani?” Se non fai queste ovvie domande quando qualcuno dice “Le multinazionali stanno complottando per eliminare tutto l’ossigeno dall’atmosfera della Terra” allora “Multinazionali!” funziona come segnale di arresto semantico.
Fai attenzione a non creare un nuovo contro argomento generico contro le cose che non ti piacciono – “Oh, è solo un segnale di arresto semantico!” Nessuna parola è un segnale di arresto di per sé, la domanda è se una parola ha quel particolare effetto su una persona in particolare. Avere forti emozioni riguardo un argomento, non lo qualifica come un segnale di arresto. Non sono proprio a favore dei terroristi, o spaventato dall’idea di proprietà privata; questo non significa che per me “Terroristi!” o “Capitalismo!” siano segnali di arresto cognitivi. (La parola “intelligenza” aveva una volta quell’effetto su di me, ma non più). Ciò che distingue un arresto semantico è l’evitare di considerare la successiva, ovvia, domanda.