Il bias del senno di poi fa sì che le persone che conoscono una risposta sovrastimino grossolanamente la sua predicibilità o ovvietà, relativamente alla stima fatta da soggetti che devono valutarla senza conoscerla in anticipo. Questo bias a volte è chiamato anche effetto l’ho-sempre-saputo.
Fischhoff e Beyth (1975) sottoposero a degli studenti resoconti storici di incidenti poco noti, come un conflitto tra i Gurkha e i britannici nel 1814. Data una descrizione del fatto come conoscenza preliminare, a cinque gruppi di studenti venne chiesto di stimare la probabilità di ciascuno di quattro possibili esiti: vittoria britannica, vittoria dei Gurkha, situazione di stallo a cui segue un trattato di pace o stallo senza trattato di pace. A ciascuno dei primi quattro gruppi, rispettivamente, venne detto che l’esito storicamente avvenuto era uno dei quattro. Al quinto gruppo, il controllo, non venne detto qual era stato l’esito storico. In ciascun caso, il gruppo assegnò all’esito che credeva essere storico una probabilità significativamente più alta di quella assegnata da tutti gli altri, gruppo di controllo incluso.
Il bias del senno di poi ha importanza nei casi legali, quando un giudice o una giuria devono determinare se l’accusato è stato legalmente negligente nel mancare di prevedere un possibile rischio (Sanchiro 2003). In un esperimento basato su un vero caso legale, Kamin e Rachlinski (1995) chiesero a due gruppi di stimare la probabilità di un’inondazione causata dall’ostruzione di un ponte mobile di proprietà della città. Al gruppo di controllo vennero date solo le informazioni conosciute alla città quando decisero di non assumere un guardiano per il ponte. Al gruppo sperimentale vennero date le stesse informazioni, più il fatto che effettivamente si verificò un’inondazione. Le istruzioni erano di considerare la città negligente se le probabilità prevedibili per un’inondazione fossero maggiori del 10%. Il 76% del gruppo di controllo concluse che l’inondazione era così improbabile che la precauzione non era necessaria; il 57% del gruppo sperimentale concluse che l’inondazione era così probabile che la mancanza di precauzione era da considerarsi negligenza. A un terzo gruppo vennero riferiti tutti i fatti, compreso l’esito effettivo, ma vennero esplicitamente avvertiti di evitare il bias del senno di poi, ma questo non fece nessuna differenza: al 56% conclusero che la città era stata negligente.
Guardando la storia con le lenti del senno di poi, sottostimiamo enormemente il costo di precauzioni di sicurezza efficienti. Nel 1986, il Challenger esplose per cause riconducibili ad una guarnizione che aveva perso elasticità per via delle basse temperature. C’erano stati segni premonitori di un problema con quelle guarnizioni. Ma per evitare il disastro del Challenger non sarebbe stato sufficiente occuparsi del problema delle guarnizioni, ma anche di tutti i segni premonitori che sembravano altrettanto gravi quanto il problema delle guarnizioni, senza il vantaggio del senno di poi. Avrebbe potuto essere fatto, ma avrebbe richiesto una politica generale molto più costosa che semplicemente sostituire le guarnizioni.
Poco dopo l’11 settembre 2001, dissi a me stesso: “e adesso qualcuno tirerà fuori qualche segnalazione minore di questo-o-quello, e comincerà il gioco del senno di poi“. Sì, sono certo che c’era stato qualche vago avvertimento su un piano di Al-Qaeda, ma probabilmente c’erano stati anche altri avvertimenti poco attendibili sull’attività della mafia, sul commercio illegale di materiale nucleare e su un’invasione da Marte.
Poiché noi non vediamo il costo di una politica generale di sicurezza, impariamo lezioni troppo specifiche. Dopo l’undici settembre, la FAA proibì la presenza di taglierini a bordo degli aerei – come se il problema fosse stato la mancanza di questa particolare “ovvia” precauzione. Non impariamo la lezione generale: il costo di una cautela efficiente è molto alto, perché devi preoccuparti di problemi che non sono ovvi come quelli del passato visto col senno di poi.
La verifica di un modello è data da quanta probabilità assegna al risultato osservato. Il bias del senno di poi distorce sistematicamente questa verifica; noi pensiamo che il nostro modello assegni molta più probabilità all’evento che si è verificato di quanto faccia realmente. Avvertire la giuria non aiuta. Devi scrivere le tue previsioni in anticipo. O, come dice Fischhoff (1982):
Quando cerchiamo di comprendere gli eventi passati, implicitamente mettiamo alla prova le nostre ipotesi o regole sia per interpretare che per anticipare il mondo intorno a noi. Se, col senno di poi, sottostimiamo sistematicamente la sorpresa che il passato aveva in serbo per noi, stiamo sottoponendo le ipotesi a una verifica irragionevolmente debole e quindi, presumibilmente, con molta difficoltà troveremo motivi per cambiarle.