Capitolo 4


Olisipo, a.d. IIII Id. Mart. 874 AUC

Diario del trierarca I. Tiberio Dominico, nave da esplorazione Inceptio.
Finalmente il grande giorno è giunto.
La Inceptio è stata revisionata e rifornita, il carico e le provviste sono nella stiva, il morale dell’equipaggio è ottimo e siamo finalmente pronti a partire per la nostra vera missione.
Che gli dèi ci aiutino e Ianus, nostra tutela, ci guidi e ci apra la strada.

Olisipo era una grande città con più di cinquantamila abitanti che sin dal tempo del principato di Ottaviano aveva ricevuto lo status di municipium civium romanorum: qualcosa di più di una colonia, quasi un pezzo di Roma trapiantato nella lontana provincia. I suoi abitanti erano a tutti gli effetti cittadini romani.
La città si estendeva sulla riva meridionale del grande lago che raccoglieva le acque del fiume Tagus e di diversi altri affluenti minori, e che poi sfociava in Oceano attraverso un estuario largo più di un miglio e lungo quasi dieci. Il porto si trovava proprio all’inizio di questo canale e aveva alle spalle una linea di alture che lo circondavano quasi interamente.
Le due grandi navi gemelle erano ormeggiate fianco a fianco ai due lati dello stesso molo, identiche a parte i colori distintivi dipinti sulle fiancate e le tutelae sulle prue: Ianus protettore dei confini e dei passaggi per la rossa Inceptio e Mercurio patrono dei viaggiatori e dei mercanti per la verde Viatrix. Si sarebbero dette ansiose di partire, ciascuna per fare la sua metà del grande viaggio. All’alba erano stati officiati i sacrifici al tempio di Mercurio ed erano state effettuate le lustrationes di rito; i presagi erano stati favorevoli e quindi si poteva presumere che gli dèi avessero dato la loro approvazione alla partenza.
Una folla immensa di curiosi e di personalità locali e provinciali assisteva alla partenza dalle banchine del porto e dalle alture circostanti; ai due trierarchi sembrava quasi di essere attori al centro del palco di un enorme teatro naturale.
Come se la scena fosse stata organizzata da un coreografo, dal quartiere del porto cominciò a uscire una lunga colonna di legionari, in fila per quattro, che si diresse verso il pontile di attracco. Metà dei legionari, quelli nella parte destra della colonna, avevano le tunicae di colore verde foglia, mentre quelli di sinistra le avevano di rosso carminio.
Arrivata a metà del pontile la colonna si divise in due: i rossi girarono a sinistra dalla parte della Inceptio, mentre i verdi voltarono a destra verso la Viatrix. Le due colonne mantennero una formazione perfetta fino alle rampe di accesso alle navi sulle quali salirono, sempre in doppia fila.
I. Tiberio Dominico, seduto sulla sua sella sopra al disco della Inceptio, osservava lo spettacolo dei suoi remiges che salivano ordinatamente a bordo e si sistemavano ai banchi di voga. Clearco, nella stessa posizione sulla Viatrix, controllava l’imbarco del suo equipaggio.
Alla fine tutto era pronto: il carico e i bagagli personali erano assicurati nella stiva, gli strumenti degli astrologi e geografi erano pronti, saldamente fissati nelle loro posizioni e gli uomini erano tutti ai loro posti.
Vennero sciolti gli ormeggi, le due navi vennero allontanate contemporaneamente dal molo, trecentoquaranta remi toccarono l’acqua all’unisono: il grande viaggio era iniziato.
Le navi uscirono fianco a fianco dal porto, percorsero il grande estuario e si separarono: la Inceptio virò verso sud per raggiungere le Colonne d’Ercole, la Viatrix seguì invece la costa settentrionale per dirigersi verso la Gallia. Se tutto andava bene, si sarebbero nuovamente incontrate fra più di due anni.

© Paolo Sinigaglia 2013-2017 – È proibita la riproduzione anche parziale

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