Capitolo 68 Auto-realizzazione, parte III

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

Hermione non si stava sentendo molto bene in quel momento, né si sentiva troppo Buona, c’era una sfera incandescente di rabbia che ardeva dentro di lei e si chiedeva se fosse qualcosa di simile all’oscurità di Harry (sebbene probabilmente non ci andasse neppure vicino) e non si sarebbe dovuta sentire così per uno stupido e insignificante gioco, ma –
Il suo intero esercito. Due soldati avevano sconfitto il suo intero esercito. Questo era quello che le era stato detto dopo che era stata risvegliata.
Era un po’ troppo.
“Bene”, disse il professor Quirrell. Da vicino il Professore di Difesa non sembrava tanto in salute come era stato l’ultima volta che si era recata nel suo ufficio; la sua pelle sembrava più pallida, e si muoveva un po’ più lentamente. La sua espressione era severa come sempre, e il suo sguardo penetrante; le sue dita tamburellavano aggressivamente sulla sua scrivania, rap-rap. “Direi che di voi tre, solo il signor Malfoy ha indovinato perché vi ho chiesto di venire qui”.
“Qualcosa che ha a che fare con le Nobili e Antichissime Case?” disse Harry di fianco a lei, sembrando perplesso. “Non ho violato qualche pazza legge facendo fuoco su Daphne, o sì?”
“Non proprio”, disse l’uomo con forte ironia. “Poiché la signorina Greengrass non si è appellata alle forme corrette di duello, non ha titolo a pretendere che lei sia privato del nome della sua Casa. Sebbene naturalmente non avrei permesso un duello formale. Le guerre non rispettano tali regole”. Il Professore di Difesa si chinò in avanti e appoggiò il mento sulle sue mani disposte a cuspide, come se sedersi eretto l’avesse già stancato. I suoi occhi li fissarono, acuti e pericolosi. “Generale Malfoy. Perché vi ho convocati qui?”
“Il generale Potter contro noi due non è più un combattimento equo”, disse Draco Malfoy con voce sommessa.
Cosa?” sbottò Hermione. “Li avevamo quasi sconfitti, se Daphne non fosse svenuta –”
“La signorina Greengrass non è svenuta a causa di uno sfinimento magico”, disse seccamente il professor Quirrell. “Il signor Potter l’ha colpita alle spalle con una Fattura Soporifera mentre i suoi soldati erano distratti dalla vista del loro generale che volava contro una parete. Ma ciononostante congratulazioni, signorina Granger, per aver quasi sconfitto due Legionari del Caos con appena ventiquattro Soldati Raggio di sole”.
Il sangue che arroventava le sue guance divenne un po’ più bollente. “Quello – quello è stato solo – se avessi capito che stava indossando un’armatura –”
Il professor Quirrell la guardò da sopra le dita che si toccavano. “Ovviamente esistono modi in cui avrebbe potuto vincere, signorina Granger. Esistono sempre, in ogni battaglia persa. Il mondo intorno a noi abbonda di opportunità, scoppia di opportunità, che quasi tutti ignorano perché richiederebbe loro di violare un pensiero abitudinario; in ogni battaglia mille ossa Tassofrasso attendono di essere affilate e usate come lance. Se avesse pensato di tentare un Finite Incantatem di massa giusto per precauzione, avrebbe disperso il completo di cotta di maglia del signor Potter e tutto quanto stava indossando tranne le mutande, cosa che mi porta a sospettare che il signor Potter non avesse realmente compreso la propria vulnerabilità. Oppure avrebbe potuto far attaccare in gruppo il signor Potter e il signor Longbottom dai suoi soldati e far strappare fisicamente le bacchette dalle loro mani. La risposta del signor Malfoy non è stata della varietà che chiamerei ben ragionata, ma almeno egli non ha ignorato del tutto le sue mille alternative”. Un sorriso sardonico. “Ma lei, signorina Granger, ha avuto la sfortuna di ricordare come lanciare la Fattura Stordente, e così non ha cercato nella sua eccellente memoria una dozzina di incantesimi più facili che avrebbero potuto rivelarsi efficaci. E ha caricato sulla sua persona tutte le speranze del suo esercito, così il loro morale è crollato quando lei è caduta. In seguito hanno continuato a lanciare le loro inutili Fatture Soporifere, governati dalle consuetudini di combattimento che sono state inculcate loro tramite l’addestramento, incapaci di rompere gli schemi come ha fatto il signor Malfoy. Non riesco del tutto a capire cosa passi per la mente delle persone quando ripetono la stessa strategia fallimentare più e più volte, ma a quanto pare si tratta di un’intuizione incredibilmente rara quella che si possa provare qualcosa di diverso. E così il Sunshine Regiment è stato spazzato via da due soldati”. Il Professore di Difesa sorrise senza allegria. “Si percepiscono certe similitudini con il modo in cui cinquanta Mangiamorte abbiano sottomesso l’intera Gran Bretagna magica, e con il modo in cui il nostro amatissimo Ministero continui nel suo dominio”.
Il Professore di Difesa sospirò. “Ciononostante, signorina Granger, resta il fatto che questa non è la prima sconfitta del genere per voi. Nella battaglia precedente, lei e il signor Malfoy avete unito le vostre forze, eppure siete stati forzati ad un punto morto, in modo che lei e il signor Malfoy abbiate dovuto inseguire il signor Potter sul tetto. La Chaos Legion ha ormai dimostrato, due volte di seguito, una forza militare pari a entrambi gli altri eserciti combinati. Questo non mi lascia altra scelta. Generale Potter, lei selezionerà otto soldati del suo esercito, tra cui almeno un Luogotenente Caotico, da suddividere tra il Dragon Army e il Sunshine Regiment –”
Che cosa?” sbottò nuovamente Hermione, diede un’occhiata agli altri generali e vide che Harry sembrava traumatizzato quanto lei, mentre Draco Malfoy sembrava solo rassegnato.
“Il generale Potter è più forte di voi due messi insieme”, disse il professor Quirrell con calma precisione. “La vostra competizione è finita, ha vinto lui, ed è il momento di riequilibrare i tre eserciti per offrirgli una sfida rinnovata”.
«Professor Quirrell!” disse Harry. “Io non –”
“Questa è la mia decisione in qualità di Professore di Magia da Battaglia della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e non è oggetto di contrattazioni”. Le parole erano ancora meticolose, ma l’espressione negli occhi del professor Quirrell gelò il sangue di Hermione, anche se stava lanciando un’occhiataccia a Harry e non a lei. “E trovo sospetto, signor Potter, che nel momento in cui desiderava isolare la signorina Granger e il signor Malfoy e costringerli a inseguirla sul tetto, lei sia stato in grado di annientare esattamente la parte che desiderava delle loro forze riunite. In effetti, questo è il livello di prestazioni che mi aspettavo da lei sin dall’inizio di questo anno, e sono seccato di aver scoperto che lei si è contenuto durante le mie lezioni per tutto questo tempo! Ho visto quello che lei è veramente in grado di fare, signor Potter. Lei si trova ben oltre il punto in cui il signor Malfoy o la signorina Granger possono combatterla alla pari, e non le sarà permesso di fingere il contrario. Le dico questo, signor Potter, in qualità di suo professore: per imparare al massimo delle sue potenzialità, è necessario che lei eserciti le sue capacità in pieno e che non si contenga per qualsiasi motivo – in particolare non per preoccupazioni infantili su ciò che i suoi amici potrebbero pensare!”

Lasciò l’ufficio del Professore di Difesa con un esercito più grande, e meno dignità, e una sensazione molto simile a quella di essere un piccolo e triste insetto che era stato appena schiacciato, sforzandosi molto molto intensamente di non piangere.
Non mi stavo trattenendo!” disse Harry non appena girarono il primo angolo fuori dall’ufficio del professor Quirrell, il momento in cui la porta di legno scomparve alla vista dietro le mura di pietra. “Non stavo fingendo, non ho mai lasciato che qualcuno di voi due vincesse!”
Non rispose, non poteva rispondere, tutto si sarebbe scatenato se avesse provato a dire una sola parola.
“Davvero?” disse Draco Malfoy. Il Generale Dragon aveva ancora quell’aria di rassegnazione. “Perché Quirrell ha ragione, sai, è sospetto che tu possa sconfiggere quasi tutti in entrambi i nostri eserciti non appena hai voluto che noi ti inseguissimo sul tetto. E non hai detto qualcosa allora, Potter, sul fatto che avevamo bisogno di batterti quando combattevi sul serio?”
La sensazione di bruciore stava strisciandole su per la gola, e quando avesse raggiunto i suoi occhi sarebbe scoppiata in lacrime, e da quel momento in poi per loro due sarebbe stata solo una ragazzina piagnucolona.
“Quello –” disse con insistenza la voce di Harry, non lo stava guardando ma la sua voce suonò come se avesse la testa girata verso di lei. “Quello era – ci ho provato molto più intensamente quella volta, c’era una ragione importante, dovevo farlo, così ho usato tutta una serie di trucchi che avevo tenuto da parte – e –”
Lei aveva sempre provato a fare del suo meglio, ogni volta.
“– e ho, ho lasciato uscire un lato di me stesso che di solito non uso per qualcosa come le lezioni di Difesa –”
Quindi se fosse mai stata vicino a vincere contro Harry quando fosse stato davvero importante, egli sarebbe potuto semplicemente andare verso il suo lato oscuro e schiacciarla, era così?
… ovviamente era così. Non poteva neppure guardare Harry negli occhi quando era spaventoso, come aveva mai potuto pensare di poterlo battere sul serio?
Il corridoio si biforcava, e Harry Potter e Draco Malfoy andarono a sinistra verso una scalinata che saliva al secondo piano, ed ella invece andò a destra, non sapeva neppure dove portasse quel passaggio ma in quel momento avrebbe preferito perdersi nel castello.
“Scusami, Draco”, disse la voce di Harry, e poi ci fu il ticchettio di passi dietro di lei.
“Lasciami da sola”, disse, le venne fuori severo ma poi dovette chiudere la bocca e premere le labbra tra loro strettamente e trattenere il respiro per impedire che tutto uscisse fuori.
Quel ragazzo continuò semplicemente ad avvicinarsi, e le girò intorno mettendosi di fronte a lei, perché era stupido ecco perché, e Harry disse, la sua voce un sussurro alto e disperato, “Io non sono scappato via quando tu stavi battendo me in tutte le mie lezioni eccetto volo con la scopa!”
Non capiva, e non avrebbe mai capito, Harry Potter non avrebbe mai capito, perché indipendentemente da quale gara avesse perso sarebbe comunque stato il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, se eri Harry Potter e Hermione Granger ti stava battendo allora quello significava che tutti si aspettavano che tu raccogliessi la sfida, se eri Hermione Granger e Harry Potter ti stava battendo allora quello significava che tu non eri nessuno.
“Non è giusto”, disse, la sua voce stava tremando ma non stava ancora piangendo, non ancora, “io non dovrei essere obbligata a combattere il tuo lato oscuro, ho appena – ho solo –” ho appena dodici anni, fu ciò che pensò in quel momento.
“Ho usato il mio lato oscuro solo una volta ed è stato – quando dovevo farlo!”
“Quindi oggi hai sconfitto il mio intero esercito essendo solo Harry?” Non stava ancora piangendo, si chiedeva come apparisse ora il suo viso, se sembrava una Hermione arrabbiata o una triste.
“Io –” disse Harry. La sua voce si abbassò un po’. “Io non… mi aspettavo di vincere davvero, quella volta, so che ho detto che ero invincibile ma era solo per cercare di spaventarti, pensavo solo che vi avremmo rallentati per un po’ –”
Riprese a camminare, gli passò oltre, e mentre lo superò il viso di Harry si contrasse come se egli stesse per piangere.
“Il professor Quirrell ha ragione?” giunse un disperato e alto sussurro da dietro di lei. “Se ti avrò per amica, sarò sempre preoccupato di fare meglio di te perché so che ferirebbe i tuoi sentimenti? Non è giusto, Hermione!”
Inspirò e trattenne il fiato e corse, i suoi piedi che ticchettarono sulla pietra il più rapidamente che poterono, correndo il più velocemente che osò fare con la vista tutta sfocata, corse in modo che nessuno l’avrebbe sentita, e questa volta Harry non la seguì.

Minerva stava esaminando le pergamene di Trasfigurazione del compito di lunedì, e aveva appena assegnato un voto di duecento punti in negativo ad una pergamena del quinto anno con un errore che avrebbe potenzialmente ucciso qualcuno. Durante il suo primo anno come professore era stata indignata per la follia degli studenti più grandi, ora era solo rassegnata. Alcune persone non solo non imparavano mai, non notavano mai di essere senza speranza, restavano allegre e desiderose e continuavano a provare. A volte le credevano quando diceva loro, prima che lasciassero Hogwarts, che non avrebbero dovuto mai tentare qualcosa di insolito, che avrebbero dovuto rinunciare alla Trasfigurazione libera e utilizzare l’arte solo attraverso gli Incantesimi consolidati; e, a volte… non lo facevano.
Era nel mezzo del tentativo di sbrogliare una risposta particolarmente contorta quando un colpo alla porta interruppe i suoi pensieri; e non era il suo orario di lavoro, ma le era stato necessario un tempo molto breve come Preside della Casa di Grifondoro per imparare a sospendere il giudizio. Si potevano sempre detrarre punti-Casa dopo.
“Avanti”, disse con voce netta.
La giovane ragazza che entrò nel suo ufficio aveva chiaramente pianto, e poi si era lavata la faccia sperando che non si notasse –
“Signorina Granger!” disse la professoressa McGonagall. Le ci era voluto un momento per riconoscere quel viso con gli occhi arrossati e le guance gonfie. “Cos’è successo?”
“Professoressa”, disse la giovane ragazza con una voce incerta, “ha detto che se fossi mai stata preoccupata o a disagio per qualcosa, sarei dovuta venire da lei immediatamente –”
“Sì”, disse la professoressa McGonagall, “cos’è successo?
La ragazza iniziò a spiegare –

Hermione rimase ferma e le scale girarono attorno a lei, un’elica ruotante che non l’avrebbe dovuta portare da nessuna parte, e invece la trasportava continuamente verso l’alto. Hermione pensò che sembrava simile all’Incantesimo della Scala Senza Fine, che era stato inventato nel 1733 dal mago Arram Sabeti, il quale aveva vissuto sulla sommità del monte Everest in un’epoca in cui nessun Babbano poteva scalarlo. Solo che quello non poteva essere corretto perché Hogwarts era molto più antico – forse l’incantesimo era stato re-inventato?
Sarebbe dovuta essere spaventata, sarebbe dovuta essere nervosa per il suo secondo incontro col Preside.
Era, in effetti, spaventata e nervosa per il suo secondo incontro col Preside.
Solo che Hermione Granger aveva pensato; aveva pensato a lungo, dopo che non era stata più in grado di correre oltre ed era scivolata contro il muro con i suoi polmoni in fiamme, aveva pensato mentre si era raggomitolata in una palla, con la schiena contro il muro di gelida pietra e le sue gambe tirate su e aveva pianto.
Anche se aveva perso contro Harry Potter non avrebbe mai, mai perso contro Draco Malfoy, quello era semplicemente e totalmente e assolutamente inaccettabile, e il professor Quirrell aveva lodato il generale Malfoy per non aver ignorato le sue migliaia di alternative; e così, dopo che Hermione aveva pianto tutte le sue lacrime, aveva pensato a quattordici altri incantesimi che avrebbe dovuto provare contro Harry e Neville, e poi aveva iniziato a chiedersi se stesse facendo lo stesso genere di errore in altre faccende; e così era finita per bussare alla porta della professoressa McGonagall. Non per chiedere aiuto, in quel momento Hermione non aveva alcun piano per cui chiedere aiuto, solo per raccontare alla professoressa McGonagall ogni cosa, perché quando ci aveva pensato le era sembrata una delle migliaia di alternative di cui aveva parlato il professor Quirrell.
E aveva raccontato alla professoressa McGonagall di come Harry Potter era cambiato dal giorno in cui la fenice era stata sulla sua spalla, e di come la gente sembrasse vederla sempre più come qualcosa appartenente a Harry, e come era sembrato che Harry si stesse allontanando sempre di più da tutti gli altri nel loro anno scolastico e che talvolta girava con un’aria triste come se stesse perdendo qualcosa, ed ella non sapeva più cosa fare.
E la professoressa McGonagall le aveva detto che avevano bisogno di parlare al Preside.
E Hermione si era preoccupata, ma poi le era venuto il pensiero che Harry Potter non sarebbe stato spaventato dal Preside. Harry Potter si sarebbe semplicemente fatto largo per fare ciò che stava cercando di fare. Forse (il pensiero le era venuto in seguito) sarebbe valsa la pena di cercare di essere in quel modo, di non essere spaventata, di fare semplicemente qualsiasi fosse cosa necessaria, e vedere cosa le sarebbe accaduto, non sarebbe potuta andare molto peggio.
La Scala Senza Fine smise di girare.
La grande porta di quercia con il battente di ottone a forma di grifone si aprì davanti a loro senza essere toccata.
Dietro una scrivania di quercia nera con una dozzina di cassetti rivolti in tutte le direzioni, e che sembrava avere cassetti inseriti all’interno di altri cassetti, c’era il Preside di Hogwarts dalla barba d’argento assiso sul suo trono, Albus Percival Wulfric Brian Silente, nei cui occhi gentilmente scintillanti Hermione guardò per circa tre secondi prima che fosse distratta da tutte le altre cose nella stanza.
Qualche tempo dopo – non era sicura di quanto tempo fosse ma fu quando stava cercando di contare il numero di cose nella stanza per la terza volta e ottenendo ancora un risultato diverso, anche se la sua memoria insisteva che nulla era stato aggiunto o rimosso – il Preside si schiarì la voce e disse, “Signorina Granger?”
La testa di Hermione si voltò di scatto, e sentì un po’ di calore sulle sue guance; ma Silente non si mostrò affatto infastidito con lei, solo sereno, e con uno sguardo indagatore in quegli occhi miti e coperti da mezzi-occhiali.
“Hermione”, disse la professoressa McGonagall, la voce della strega più anziana era gentile e la sua mano era posata in maniera rassicurante sulla spalla di Hermione, “per favore riferisci al Preside quello che hai detto a me a proposito di Harry”.
Hermione iniziò a parlare, e malgrado la sua recente decisione, la sua voce balbettò un po’ per il nervosismo, mentre descriveva come Harry fosse cambiato nelle ultime poche settimane da quando Fawkes era stato sulla sua spalla.
Quando ebbe terminato ci fu una pausa, e poi il Preside sospirò. “Mi dispiace, Hermione Granger”, disse Silente. Quegli occhi blu erano diventati più tristi mentre ella aveva parlato. “Questo è… spiacevole, ma non posso dire che sia inatteso. È l’onere di un eroe, quello che vedi”.
“Un eroe?” disse Hermione. Alzò nervosamente lo sguardo verso la professoressa McGonagall e vide che il viso della Professoressa di Trasfigurazione era divenuto contratto, sebbene la sua mano stringesse ancora in maniera rassicurante la spalla di Hermione.
“Sì”, disse Silente. “Sono stato un eroe io stesso un tempo, prima che fossi un misterioso vecchio mago, nei giorni in cui mi opposi a Grindelwald. Ha letto i libri di storia, signorina Granger?”
Hermione annuì.
“Bene, questo è ciò che gli eroi debbono fare, signorina Granger, hanno i loro obiettivi e devono diventare forti per raggiungerli, e questo è quello che vede accadere a Harry. Se c’è qualcosa che può essere fatta per alleviare il suo cammino, allora sarà lei a farlo, e non io. Poiché io non sono l’amico di Harry ahimè, ma solo il suo misterioso vecchio mago.”
“Io – non sono sicura – di voler essere ancora –” La sua voce si fermò, sembrava troppo brutto dirlo ad alta voce.
Silente chiuse gli occhi, e quando li aprì, sembrò un po’ più vecchio di prima. “Nessuno può fermarla, signorina Granger, se sceglie di smettere di essere amica di Harry. Quanto a ciò che causerebbe a lui, lei può saperlo meglio di me”.
“Questo – non mi sembra giusto”, disse Hermione, la sua voce tremante. “Devo essere l’amica di Harry perché non ha nessun altro? Non mi sembra giusto”.
Essere un amico non è qualcosa che si possa essere obbligati a fare, signorina Granger”. Gli occhi blu sembrarono guardare proprio attraverso di lei. “I sentimenti ci sono, o non ci sono. Se ci sono, può accettarli o negarli. Lei è amica di Harry – e scegliere di negarlo lo ferirebbe terribilmente, forse oltre ogni possibile guarigione. Ma signorina Granger, cosa la spingerebbe a tali estremi?”
Non poté trovare le parole. Non era mai stata in grado di trovare le parole. “Se ti avvicini troppo a Harry – vieni risucchiata, e nessuno vede più te, sei solo qualcosa di suo, tutti pensano che l’intero mondo giri attorno a lui e…” Non aveva le parole.
Il vecchio mago annuì lentamente. “È davvero un mondo ingiusto quello in cui viviamo, signorina Granger. Tutto il mondo ora sa che sono stato io a sconfiggere Grindelwald, e pochi ricordano Elizabeth Beckett che morì per aprirmi un passaggio in modo che io potessi avanzare. Eppure è ricordata. Harry Potter è l’eroe di questa storia, signorina Granger; il mondo gira attorno a lui. È destinato a grandi cose; e ritengo che col tempo il nome di Albus Silente sarà ricordato come il misterioso vecchio mago di Harry Potter, più che per qualsiasi altra cosa che io abbia fatto. E forse il nome di Hermione Granger sarà ricordato come quello della sua amica, se si dimostrerà degna di ciò quando ne avrà l’occasione. Questo le dico per vero: mai troverà maggiore gloria da sola, di quanta ne avrà in compagnia di Harry Potter”.
Hermione scosse rapidamente la testa. “Ma non è –” Aveva saputo che non sarebbe stata in grado di spiegarlo. “Non si tratta della gloria, si tratta di essere – qualcosa che appartiene a qualcun altro!”
“Quindi pensa che preferirebbe essere l’eroe?” Il vecchio mago sospirò. “Signorina Granger, io sono stato un eroe, e un capo; e sarei stato mille volte più felice se fossi potuto appartenere a qualcuno come Harry Potter. Qualcuno fatto di una pasta più dura della mia, che prendesse le decisioni più difficili, eppure degno di guidarmi. Pensai, una volta, di conoscere un uomo simile, ma mi sbagliai… Signorina Granger, lei non ha nessuna idea di quanto siano fortunati quelli come lei, in confronto agli eroi”.
La sensazione di bruciore stava salendo nuovamente per la sua gola, insieme all’impotenza, non comprendeva perché la professoressa McGonagall l’avesse portata qui se il Preside non aveva intenzione di aiutarla, e da una rapida occhiata al viso della professoressa McGonagall sembrò che ora anche lei non fosse sicura che fosse stata una buona idea.
“Non voglio essere un eroe”, disse Hermione Granger, “non voglio essere l’amico di un eroe, voglio solo essere me”.
(Pochi secondi dopo le venne il pensiero che forse voleva essere davvero un eroe, ma decise di non cambiare ciò che aveva detto.)
“Ah”, disse il vecchio mago. “Questa è una richiesta ardua, signorina Granger”. Silente si alzò dal suo trono, uscì da dietro la sua scrivania, e indicò verso un simbolo sul muro, così onnipresente che gli occhi di Hermione l’avevano sorvolato; uno scudo sbiadito su cui era incisa l’araldica di Hogwarts, il leone e il serpente, e il tasso e il corvo, e parole impresse in latino il cui senso non aveva mai compreso. Poi, quando capì dove si trovava quello scudo, e quanto antico sembrasse, a Hermione venne improvvisamente in mente che quello potesse essere l’originale
“Un Tassofrasso direbbe” Silente disse tamburellando col suo dito sul tasso sbiadito e facendo trasalire Hermione per il sacrilegio (se fosse stato l’originale), “che le persone non riescono a diventare ciò che sono destinate a essere perché sono troppo pigre per profondere tutto l’impegno necessario. Un Corvonero”, tamburellando sul corvo, “ripeterebbe le parole che il saggio sa essere ben più antiche di Socrate, conosci te stesso, e direbbe che le persone non riescono a diventare ciò che sono destinate ad essere a causa dell’ignoranza e della mancanza di riflessione. E Salazar Serpeverde”, Silente si accigliò mentre il suo dito tamburellò sul serpente sbiadito, “beh, disse che diventiamo ciò che siamo destinati a diventare seguendo i nostri desideri ovunque ci portino. Forse direbbe che le persone non riescono a diventare sé stesse perché si rifiutano di fare ciò che è necessario per raggiungere le loro ambizioni. Ma poi si nota che quasi tutti i Signori Oscuri usciti da Hogwarts sono stati Serpeverde. Sono divenuti ciò che erano destinati ad essere? Non lo credo”. Silente batté il dito sul leone, e poi si girò verso di lei. “Mi dica, signorina Granger, cosa direbbe un Grifondoro? Non ho bisogno di chiedere se il Cappello Smistatore le abbia offerto o meno quella Casa”.
Non sembrava una domanda difficile. “Un Grifondoro direbbe che le persone non diventano ciò che dovrebbero essere perché hanno paura”.
“La maggior parte delle persone ha paura, signorina Granger. Vivono le loro intere vite delimitate da una paura opprimente che taglia via ogni cosa che possano compiere, ogni cosa che potrebbero diventare. Paura di dire o fare la cosa sbagliata, paura di perdere le loro semplici proprietà, paura della morte, e soprattutto paura di ciò che le altre persone penserebbero di loro. Tale paura è una cosa estremamente terribile, signorina Granger, ed è terribilmente importante saperlo. Ma non è ciò che Godric Grifondoro avrebbe detto. Le persone diventano coloro che sono destinate a essere, signorina Granger, facendo ciò che è giusto”. La voce del vecchio mago era gentile. “Quindi mi dica, signorina Granger, quale le sembra la scelta giusta? Poiché quello è ciò che lei è realmente, e ovunque quel percorso porti, quella è la persona che lei è destinata ad essere”.
Ci fu una lunga pausa riempita dai suoni di cose che non potevano essere contate.
Ci pensò, perché era una Corvonero.
“Non credo che sia giusto”, disse lentamente Hermione, “che qualcuno debba vivere all’interno dell’ombra di qualcun altro in quel modo…”
“Molte cose nel mondo non sono giuste”, disse il vecchio mago, “la questione è cosa sia giusto che lei faccia riguardo ad esse. Hermione Granger, sarò meno sottile di quanto sia solito per un misterioso vecchio mago, e le dirò apertamente che non può immaginare quanto possano andare a finire male le cose se gli eventi riguardanti Harry Potter dovessero mettersi per il verso sbagliato. La sua impresa riguarda qualcosa che lei non si sognerebbe neppure di abbandonare, se la conoscesse”.
Quale impresa?” disse Hermione. La sua voce stava tremando, perché era molto chiaro quale risposta il Preside stesse cercando e che ella non voleva dare. “Cos’è successo a Harry quella volta, perché Fawkes era sulla sua spalla?”
“È cresciuto”, disse il vecchio mago. Le sue palpebre batterono diverse volte, sotto gli occhiali a mezzaluna, e il suo volto sembrò improvvisamente molto rugoso. “Vede, signorina Granger, le persone non crescono a causa del tempo, le persone crescono quando sono calate in situazioni da adulti. Questo è quello che è successo a Harry Potter quella domenica. Gli è stato detto – non deve condividere questa informazione con nessuno, comprenda – gli è stato detto che avrebbe dovuto combattere qualcuno. Non posso dirle chi. Non posso dirle perché. Ma questo è quello che gli è accaduto, e il motivo per cui ha bisogno dei suoi amici”.
Ci fu una pausa.
Bellatrix Black?” disse Hermione. Non sarebbe potuta essere più scioccata se qualcuno le avesse messo un filo elettrico nell’orecchio. “Vuole che Harry combatta con Bellatrix Black?
“No”, disse il vecchio mago. “Non lei. Non posso dirle chi, o perché”.
Ci pensò ancora un po’.
“C’è qualche modo in cui posso tenere il passo di Harry?” chiese Hermione. “Voglio dire, non sto dicendo che questo è quello che farò, ma – se ha bisogno di amici allora possiamo essere amici alla pari? Posso essere un eroe anche io?”
“Ah”, disse il vecchio mago, e sorrise. “Solo lei può deciderlo, signorina Granger”.
“Ma non ha intenzione di aiutare me come sta aiutando Harry.”
Il vecchio mago scosse la testa. “L’ho aiutato molto poco, signorina Granger. E se mi sta chiedendo un’impresa per lei –” Il vecchio mago sorrise ancora, piuttosto ironicamente. “Signorina Granger, lei è al suo primo anno a Hogwarts. Non sia così impaziente di crescere; ci sarà abbastanza tempo per questo in seguito”.
“Io ho dodici anni. Harry ne ha undici.”
“Harry Potter è speciale. Come lei sa, signorina Granger”. Gli occhi blu divennero improvvisamente penetranti dietro gli occhiali a mezzaluna, e si ricordò del giorno del Dissennatore, quando la voce di Silente aveva detto, nella sua mente, che egli sapeva del lato oscuro di Harry.
Hermione sollevò la mano e toccò quella della professoressa McGonagall, che era rimasta forte sulla sua spalla tutto quel tempo, e Hermione disse, e fu sorpresa che la sua voce non si spezzasse in un pianto, “Vorrei andare, ora, la prego”.
“Naturalmente”, disse la professoressa McGonagall, e Hermione sentì la mano sulla sua spalla che la girava gentilmente per metterla in direzione della porta di quercia.
“Non hai ancora scelto la tua strada, Hermione Granger?” disse la voce di Albus Silente dietro di lei, proprio mentre la porta si apriva lentamente cigolando per rivelare l’Incantesimo della Scala Senza Fine.
Annuì.
“E?”
“Io”, disse, la sua voce bloccata, “io, io –”
Deglutì.
“Io farò – ciò che è giusto –”
Non disse altro, non poteva, e allora la Scala Senza Fine iniziò a girare attorno a lei un’altra volta.
Nessuna delle due parlò durante la discesa.
Quando i gargoyle di Pietra che Scorre si fecero da parte con un passo, ed entrambe uscirono nei corridoi di Hogwarts, la professoressa McGonagall finalmente parlò, e disse con un sussurro, “Sono terribilmente dispiaciuta, signorina Granger. Non pensavo che il Preside le dicesse cose simili. Credo che abbia davvero dimenticato cosa si provi a essere un bambino”.
Hermione diede un’occhiata in alto verso di lei e vide che la professoressa McGonagall sembrava sul punto di scoppiare in lacrime… non letteralmente, ma il suo volto contratto dava quell’impressione.
“Se volessi essere un eroe anch’io”, disse Hermione, “se decidessi di essere un eroe anch’io, ci sarebbe qualcosa che lei può fare per aiutarmi?”
La professoressa McGonagall scosse rapidamente la testa, e disse, “Signorina Granger, non sono sicura che il Preside abbia torto su questo. Lei ha dodici anni”.
“Va bene”, disse Hermione.
Avanzarono un po’.
“Mi scusi”, disse Hermione, “va bene se torno alla torre di Corvonero da sola? Mi dispiace, non è colpa sua o cose simili, voglio solo stare da sola in questo momento”.
“Naturalmente, signorina Granger”, disse la professoressa McGonagall, la sua voce che sembrò un po’ rauca, e Hermione udì i suoi passi che si fermavano, e poi tornavano indietro.
Hermione Granger se ne andò.
Salì una rampa di scale, poi un’altra, chiedendosi se ci fosse qualcun altro a Hogwarts che le avrebbe dato una possibilità di essere un eroe. Il professor Flitwick avrebbe detto la stessa cosa della professoressa McGonagall, e anche se non l’avesse fatto, probabilmente non avrebbe potuto aiutarla, Hermione non sapeva chi potesse aiutarla. Beh, il professor Quirrell si sarebbe fatto venire in mente qualcosa di ingegnoso se fosse stata disposta a usare un numero sufficiente di punti-Quirrell, ma aveva la sensazione che chiederlo a lui sarebbe stata una cattiva idea – che il Professore di Difesa non potesse aiutare nessuno a diventare il genere di eroe che valesse la pena di diventare, e che egli non avrebbe neppure compreso la differenza.
Era quasi arrivata alla torre di Corvonero quando vide il lampo di luce dorata.

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