“Beh”, sussurrò Daphne, mantenendo la voce più bassa possibile, “almeno ora non mi sento più come se fossi l’unica persona sana di mente ad Hogwarts”.
“Perché ora hai noi come amiche?” sussurrò Lavender Brown, che stava camminando in punta di piedi alla sua sinistra.
“Non penso che sia quello che intende dire”, mormorò il generale Granger alla sinistra di Lavender.
Avanzarono lentamente e con attenzione lungo i corridoi di Hogwarts, tutte e otto tenendo entrambe le orecchie aperte per il minimo rumore di Guai, proprio come se si trattasse di una battaglia e fossero alla ricerca di soldati nemici a cui tendere un’imboscata; solo che in questo caso stavano cercando dei bulli da Sgominare e vittime da Salvare nell’intervallo tra la fine dell’ora di colazione e quando Lavender e Parvati sarebbero dovute andare alla loro lezione di Erbologia.
Lavender aveva spiegato che se una ragazza del primo anno poteva sconfiggere tre bulli più grandi, allora otto ragazze del primo anno sarebbero dovute essere in grado di superare in uno scontro ventiquattro bulli più grandi in virtù della Moltiplicazione.
A giudicare dal suo frenetico farfugliare e agitare di mani, il generale Granger non l’aveva trovato convincente.
Padma era rimasta in silenzio per un po’ durante la discussione che ne era scaturita, e poi aveva osservato pensierosa che anche ad Hogwarts, picchiare ragazze del primo anno probabilmente non sarebbe stato un bene per la tua reputazione di bullo.
Udendo ciò, Parvati si era raddrizzata, esclamando che questo significava che loro erano le uniche che potevano fare qualcosa a proposito del problema dei bulli di Hogwarts, il che rendeva la faccenda davvero, realmente eroinica. Per di più, la ragione vera e propria per cui i loro genitori si erano trasferiti in Gran Bretagna era perché così loro due avrebbero potuto frequentare l’unica scuola magica del mondo con un tasso di incidenti mortali dello 0%, e che senso avrebbe avuto se non ne avessero tratto qualche vantaggio e avessero provato qualche cosetta?
Al che il generale Granger aveva risposto che Parvati non capiva affatto cosa significasse avere dei precedenti perfetti in fatto di sicurezza degli studenti –
Lavender aveva detto che se erano davvero tutte amiche e non seguaci di Hermione come il professor Quirrell pensava, allora avrebbero dovuto votare su cose del genere.
Daphne aveva previsto che il suo sarebbe stato il voto decisivo dopo che Hermione e Susan e Hannah avessero votato no. E così l’aveva soppesato con attenzione, una volta che la prima ondata di entusiasmo si era esaurita. Lei era una Serpeverde, dopo tutto, e quello significava che era responsabilità sua mantenere un occhio vigile sui loro interessi mentre tutte se ne andavano in giro cercando di aiutare la gente – era compito suo capire quanto fosse realmente rischioso, e se ne sarebbe valsa la pena per loro, proprio come sua Madre avrebbe fatto al posto suo. Fare sempre attenzione a sé stesse e alle proprie amiche in quel modo, era tutto ciò che essere una Serpeverde significava veramente…
Hannah Abbott, la nervosa bambina Tassofrasso, aveva detto con un filo di voce tremante, “Sì”.
E ora Daphne e Susan ed Hermione dovevano stare con le altre cinque, non era possibile che lasciassero che le altre se ne andassero in giro per conto loro. Perché nessun Grifondoro sarebbe mai riuscito a superare l’imbarazzo di aver fatto del male all’ultimo rampollo superstite della famiglia Bones, e nessun Serpeverde avrebbe osato assalire una figlia della Nobile e Antichissima Casa Greengrass. (Daphne ci sperava, quanto meno.) E per quanto riguardava il generale Granger che aveva dato inizio a tutto questo… non c’era nemmeno bisogno di chiederlo.
Superarono i corridoi di Hogwarts uno dopo l’altro, le loro mani contratte non erano mai troppo lontane dalle bacchette, mentre pietra e legno e Torce Sempreardenti entravano nel loro campo visivo e poi passavano oltre. A un certo punto sentirono dei passi e trattennero il respiro, le mani che quasi andarono alle bacchette, ma era solo un solitario Corvonero più grande, che le guardò con curiosità prima di tirare su col naso e riabbassare la testa sul proprio libro mentre continuava a camminare.
Le eroine avanzarono oltre solenni pannelli di quercia con intagli dorati, e giunsero a un vicolo cieco che portava in un bagno per ragazzi, e si voltarono, e tornarono indietro vagando attraverso i solenni pannelli di quercia con intagli dorati, e poi svoltarono verso vecchi e polverosi corridoi di mattoni stuccati con cemento usurato, il che le portò a girare all’incirca in tondo, così consultarono un ritratto e poi scesero invece in un diverso polveroso corridoio di mattoni, che le portò a una breve salita di scale di marmo che avrebbe dovuto condurle al terzo-piano-e-mezzo se fossero state da qualunque altra parte invece che a Hogwarts, e poi furono di nuovo su di un pavimento a piastrelle di pietra, con lucernari che lasciavano piovere giù raggi di sole anche se non erano affatto vicino al tetto, e dopo che ebbero seguito quel passaggio superando qualche curva, esso le condusse ad un altro bagno dei ragazzi, chiaramente contrassegnato con una targa che mostrava il profilo di una figura in ampie vesti che orinava in un cesso.
Tutte e otto rimasero fuori dalla porta chiusa a fissarla con una certa stanchezza.
“Mi annoio”, disse Lavender.
Padma finse di prendere un orologio da tasca dalle sue vesti e di guardarlo. “Sedici minuti e trenta secondi”, disse. “Il nuovo primato per il più lungo intervallo di attenzione per un Grifondoro”.
“Neppure io credo che questo funzioni”, disse Susan. “E sono una Tassofrasso”.
“Sapete”, disse Lavender pensierosa, “mi chiedo se forse quello che davvero fa di qualcuno un eroe, è che quando prova a fare una cosa simile, qualcosa di interessante accade davvero”.
“Scommetto che hai ragione”, disse Tracey. “Scommetto che se avessimo Harry Potter con noi, ci saremmo imbattute in tre bulli e una stanza nascosta piena di tesori nei primi cinque minuti. Scommetto che tutto quello che il Generale Chaos deve fare è andare al bagno e trovare, che ne so, la Camera dei Segreti di Serpeverde o cose simili –”
Daphne non fu capace di lasciarla passare. “Pensi che il Lord Serpeverde avrebbe messo l’ingresso della Camera dei Segreti in un bagno –”
“Quello che sto dicendo”, riprese Susan, mentre Tracey stava aprendo la bocca per rispondere, “è che non abbiamo alcun modo per trovare davvero dei bulli. Voglio dire, tutto quello che loro devono fare è trovare un Tassofrasso da qualche parte, mentre noi dobbiamo incrociarli esattamente nel momento giusto, non capite? Cosa che è un problema molto grave perché se li trovassimo sul serio saremmo schiacciate come insetti. Non potremmo semplicemente farci il corridoio proibito del terzo piano come dovremmo?”
Lavender sbuffò sprezzante. “Non si diventa una vera eroina facendo semplicemente le cose proibite che il Preside ti dice di non fare!”
(La mente di Daphne cercò di afferrare quell’affermazione mentre ella ringraziava silenziosamente il Cappello Parlante di averla messa ben lontana da Grifondoro.)
“Ora che ci penso…” disse Parvati lentamente, “voglio dire, quali sono le probabilità che Harry Potter sia incappato in quei cinque bulli il mattino del primo giorno di lezioni? Deve aver avuto qualche modo di trovarli”.
Daphne si trovava per caso in una posizione da cui guardando Parvati vedeva anche Hermione, quindi notò il cambiamento dell’espressione della ragazza Corvonero – e allora si ricordò che anche il Generale Sunshine aveva trovato alcuni bulli poco prima –
“Oh!” disse Padma con un tono di improvvisa illuminazione. “Ovviamente! Gli è stato detto dal fantasma di Salazar Serpeverde!”
“Cosa?” disse Daphne contemporaneamente a molte altre persone.
“Era suo il fantasma che mi ha spaventato, ne sono abbastanza certa”, spiegò Padma. “Voglio dire, l’ho capito solo in seguito, ma… è così. Al fantasma di Salazar Serpeverde non piace che i Serpeverde facciano i prepotenti, pensa che disonori il suo nome, e il fantasma è ancora vincolato alle protezioni di Hogwarts così sa tutto quello che succede, scommetto”.
La bocca di Daphne rimase spalancata; e vide che Hannah si era messa una mano sulla fronte e stava appoggiata al muro di pietra, mentre gli occhi di Tracey stavano brillando come piccole stelle marroni.
Il fantasma di Salazar Serpeverde?
Si era alleato con Harry Potter?
E aveva mandato Hermione Granger a fermare la cricca di Derrick?
Avrebbe pagato cento galeoni per essere lì quando l’avessero raccontato a Draco Malfoy.
Sebbene, considerando quanto velocemente le voci si diffondessero per Hogwarts, ora che Padma aveva vuotato il sacco, Millicent gliel’aveva probabilmente raccontato trenta minuti fa…
In effetti… ora che Daphne ci stava pensando…
“Allora”, disse Parvati. “Dobbiamo chiedere al Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto dove trovare il fantasma di Salazar Serpeverde? Uau, credo che se sto dicendo cose simili ad alta voce, potrei star diventando davvero un’eroina –”
“Sì!” disse Lavender. “Dobbiamo chiedere al Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto dove trovare il fantasma di Salazar Serpeverde!”
“Dobbiamo chiedere… al Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto… dove trovare il fantasma di Salazar Serpeverde…” ripeté Hannah con una voce nervosa, come se si stesse obbligando a dirlo.
“E se questo non funzionasse”, gridò Tracey, “stordiremo Harry Potter, lo legheremo, e lo poteremo con noi!”
Rivelava qualcosa, pensò Hermione Granger, e qualcosa di piuttosto triste – mentre tutte e otto tornavano indietro passeggiando attraverso il labirinto di piccoli passaggi contorti che era Hogwarts, il loro tempo prima della lezione successiva era terminato senza che trovassero alcun bullo – il fatto che lei non sapesse davvero se Harry Potter era stato o meno guidato dal fantasma di Salazar Serpeverde o da una fenice o da qualcosa. E qualunque cosa Harry avesse fatto, sperava che non funzionasse per loro. E soprattutto sperava che le altre non votassero in favore dell’idea di Tracey di stordire Harry Potter e portarne il corpo privo di sensi in giro con loro per attirare delle Avventure. Quella cosa non poteva funzionare nella vita reale, o, se avesse funzionato, lei si sarebbe arresa.
Lo sguardo di Hermione passò di strega in strega, Tracey che chiacchierava con Lavender, e le altre che facevano affermazioni occasionali; e il suo sguardo individuò una ragazza che era mogia e silenziosa, l’unica persona i cui pensieri in quel momento non poteva affatto indovinare.
“Hannah?” disse alla ragazza che camminava a fianco a lei. Hermione cercò di rendere la propria voce il più gentile possibile. “Non devi rispondermi, ma va bene se ti chiedo perché hai votato sì a proposito del combattere i bulli?”
Hermione aveva pensato di aver tenuto bassa la voce, ma tutte smisero di camminare e Lavender e Tracey interruppero la loro conversazione e le osservarono.
Le gote di Hannah si stavano già arrossando, e proprio mentre Hannah aprì la bocca –
“È perché ha molto più coraggio di quanto tu non pensi, ovviamente”, disse Lavender.
Hannah si fermò con la bocca aperta.
Chiuse la bocca.
Deglutì, con fatica e chiaramente, mentre le sue guance si arrossarono ancora di più.
Poi Hannah fece un respiro profondo, e disse, a voce bassa, “C’è un ragazzo che mi piace”.
La ragazza Tassofrasso sussultò mentre lo diceva, e la sua testa guizzò nervosamente intorno a sé per osservare tutte loro che la osservavano a loro volta, mentre la pausa e il silenzio si allungavano.
“Uhm, sì?” disse infine Susan.
“A me piacciono cinque ragazzi”, disse Lavender.
“Padma e io sapevamo che ci sarebbero piaciuti gli stessi ragazzi”, disse Parvati, “quindi abbiamo fatto una lista e abbiamo lanciato uno zellino per vedere chi aveva il diritto di scegliere per prima”.
“So chi sono destinata a sposare io”, disse Tracey. “Non mi interessa quello che dice il mondo, lui è destinato a essere mio!”
Questo fece sì che tutte le altre ragazze guardassero speranzose Hermione, il cui cervello aveva funzionato come programmato e scartato completamente l’ultima affermazione di Tracey in modo da potersi concentrare solo sulla prima affermazione di Hannah.
“Uhm”, fece Hermione. Continuò con cura a mantenere gentile la voce. “Hannah, la ragione per la quale ti sei unita alla Società per la Promozione dell’Uguaglianza Eroica per le Streghe è che c’è un ragazzo a cui potresti piacere di più se diventassi un eroe?”
La ragazza Tassofrasso annuì nuovamente, le sue guance che si arrossarono ancora di più mentre fissava in basso verso il proprio riflesso nelle lucide scarpe nere.
“Le piace Neville Longbottom, effettivamente”, disse Daphne. La Serpeverde emise un sospiro dolente. “E sfortunatamente per lei, lui sposerà qualcun’altra. È davvero tragico”.
Questo produsse un suono eeep ad alta tonalità dalla direzione di Hannah, che continuò a fissarsi i piedi.
“Aspetta, cosa?” disse Lavender. “Neville sposerà qualcun’altra? Come fai a saperlo? Chi?”
Daphne si limitò a scuotere la testa tristemente con un’espressione depressa.
“Scusatemi”, disse Hermione, e quando le altre guardarono nuovamente lei, “Ah…”, fece, mentre cercava di riorganizzare i propri pensieri. “Voglio dire, uhm… Hannah… cercare di diventare un eroe in modo da piacere ad un ragazzo non è molto femminista”.
“In verità si dice femminile”, intervenne Padma.
“E perché dici che Hannah è poco femminile?” chiese Susan. “Non c’è nulla di poco femminile nel voler fare colpo su di un ragazzo”.
“E poi”, disse Parvati, sembrando confusa, “il punto non è proprio che stiamo cercando di essere eroi anche se questo non è femminile?”
Il dibattito che ne scaturì non sarebbe stato ricordato da Hermione Granger come una delle sue incursioni di maggior successo nel regno dell’istruzione politica. Cercò di spiegarlo, e poi dopo la discussione che ne risultò, cercò di spiegarlo di nuovo, mentre le altre sette ragazze la guardarono sempre più scettiche. In seguito Daphne dichiarò nei toni imperiosi della futura Lady Greengrass che se questa cosa del femminismo significava che alle ragazze non era permesso di andare dietro ai ragazzi in qualunque modo piacesse loro, allora il femminismo poteva restarsene nelle terre babbane da dove era venuto. Lavender suggerì che forse lo streghismo poteva dire che le streghe fossero autorizzate a fare tutto ciò che volevano, cosa che sembrava molto più divertente del femminismo. E infine Padma precluse ogni ulteriore discussione osservando stancamente che non le sembrava molto sensato continuare a discutere, perché spues non aveva nulla a che fare con il femminismo, tanto per cominciare, semplicemente consisteva nel far diventare eroi più ragazze.
A quel punto Hermione aveva già lasciato perdere.
Mentre la loro lezione di Incantesimi di quel giorno terminava e i Corvonero del primo anno iniziavano a trascinarsi fuori dall’aula, Hermione si sentiva già in imbarazzo. Erano riuscite ad arrivare in aula appena prima del gong iniziale, avevano dovuto correre verso i loro banchi e sedersi, cosicché non c’era stato tempo affinché la cosa terribile accadesse, ancora; ma quello significava solo che Hermione doveva aspettarsi che il disastro avvenisse di fronte all’intera classe.
Come previsto, dopo che il professor Flitwick aveva congedato la classe con uno squittio e tutti si erano alzati dalle sedie, Harry aveva iniziato a venire verso di lei; e a sua volta Hermione aveva spinto il proprio libro nella borsa mokeskin e si era diretta rapidamente verso la porta, aprendola e dirigendosi nei corridoi, e ovviamente Harry l’aveva seguita con un’espressione sorpresa perché avevano in programma una sessione in biblioteca –
“Hermione?” disse Harry mentre chiudeva la porta dietro di sé. “Che succede?”
La porta si aprì improvvisamente dietro di Harry non un momento dopo che egli l’aveva chiusa, quasi colpendo Harry mentre faceva un passo allontanandosi dalla porta, e Padma Patil uscì dall’aula con una spaventosa espressione di determinazione sul volto.
“Mi scusi, signor Potter”, vennero le parole terribili, e la voce bianca della giovane ragazza risuonò per il corridoio come tetre campane del destino, “posso chiederle aiuto per una cosa?”
Le sopracciglia di Harry si alzarono, ed egli disse, “Può chiedere, senza dubbio”.
“Può dirci come parlare al fantasma di Salazar Serpeverde? Vorremmo che ci dicesse dove trovare i bulli, come fa con lei”.
Ci fu un po’ di silenzio nel corridoio fuori dall’aula.
La porta si aprì nuovamente, e Su sbirciò con un’espressione interrogativa –
“Bene, dobbiamo andare in biblioteca”, disse Harry quasi con noncuranza, il suo volto rilassato, “vuole seguirci?” e iniziò a camminare nella direzione che portava alla libreria nei giorni dispari del mese, e Su fece come per seguirlo ma il viso di Harry si girò verso di lei per un momento.
Non fu prima di svoltare l’angolo che Harry estrasse la sua bacchetta, disse con una voce bassa e precisa “Quietus” e poi si voltò verso Padma e disse, “Un’ipotesi interessante, signorina Patil”.
Padma sembrò alquanto compiaciuta, allora; e disse, “Avrei dovuto capirlo prima, in realtà. C’era quel sibilo nella voce del fantasma, avrei dovuto pensare immediatamente ad un Rettilofono, anche prima che iniziasse a parlare di Godric Grifondoro”.
Il volto di Harry non mutò. “Posso chiederle, signorina Patil, se ha condiviso questo pensiero con –”
“L’ha detto davanti a tutte quelle della spues”, intervenne Hermione.
Gli occhi di Harry avevano quell’espressione che assumevano quando stava calcolando qualcosa molto rapidamente, e poi disse, “Hermione, che probabilità c’è che –”
“L’ha detto di fronte a Lavender e Tracey.”
“Uhm”, disse Padma. “Non avrei dovuto farlo?”
“Aspetta qui”, ringhiò il signor Goyle, e girò l’angolo; e ci fu il rumore di lui che bussava alla stanza privata di Draco Malfoy.
Tracey provò una piccola sensazione di nausea allo stomaco, e ricordò nuovamente a sé stessa che poiché Padma aveva vuotato il sacco era destino che qualcuno lo dicesse a Draco Malfoy, e sarebbe potuta ben essere lei, e non era come se fosse in debito di qualcosa con Harry Potter, e che una Serpeverde doveva fare ciò che era necessario per realizzare le proprie Ambizioni.
Aveva collezionato Ambizioni sin da quando il professor Quirrell l’aveva rimproverata, e fino ad allora aveva deciso che voleva la sua scopa Nimbus 2000, diventare super famosa, sposare Harry Potter, mangiare Rane di Cioccolato per colazione ogni giorno, e sconfiggere almeno tre Signori Oscuri giusto per far vedere al professor Quirrell chi era ordinario.
“Il signor Malfoy ti incontrerà”, disse la voce bassa e minacciosa del signor Goyle mentre tornava. “E faresti meglio a sperare che non pensi che stai sprecando il suo tempo”. Il ragazzo le rivolse brevemente un’espressione minacciosa, e poi si fece da parte.
Tracey aggiunse l’avere servitori propri alla sua lista di Ambizioni, ed entrò.
La stanza da letto privata di Malfoy sembrava simile a quella di Daphne. Aveva segretamente sperato che vi fossero candelieri di diamanti o affreschi dorati sui muri – non l’aveva mai detto di fronte a Daphne, ma Casa Malfoy era un gradino più in alto dei Greengrass. Ma era solo una piccola stanza da letto come quella di Daphne, e l’unica differenza era che le cose di Malfoy erano decorate con serpenti d’argento invece che con piante color smeraldo.
Mentre attraversava la soglia, Draco Malfoy – che era perfettamente curato anche dentro la sua stessa stanza da letto – si alzò dalla sua scrivania per salutarla con un piccolo inchino amichevole, indossando un sorriso affascinante proprio come se lei fosse qualcuno di importante, cosa che fece agitare così tanto Tracey che dimenticò ogni cosa che si era ripassata in mente e disse senza pensarci, “Ho qualcosa da dirti!”
“Sì, Gregory me l’ha annunciato”, disse tranquillamente Draco Malfoy. “La prego signorina Davis, si segga”. Fece un gesto verso la propria sedia, mentre si sedeva sul letto.
Si sentì in qualche modo in preda alle vertigini mentre si sedeva con attenzione sulla sedia personale di Malfoy, le sue dita che giocherellavano distrattamente con le vesti che cadevano sulle sue ginocchia, cercando di farle sembrare tanto eleganti e stirate quanto quelle di Draco Malfoy –
“Allora, signorina Davis. Cosa mi voleva dire?”
Tracey esitò, e poi quando il viso di Malfoy iniziò a sembrare un po’ impaziente, raccontò balbettando tutta la faccenda, ogni cosa che Padma aveva detto riguardo al fantasma di Salazar Serpeverde che avrebbe mandato Harry Potter a fermare i bulli e anche ciò che Daphne le aveva raccontato a proposito del fatto che Hermione Granger vi fosse coinvolta –
L’espressione di Draco Malfoy non cambiò affatto mentre ella parlava, neppure un po’, e questo pensiero nacque nella mente di Tracey insieme ad uno sbandamento nauseante nel suo stomaco.
“Lei non mi crede!”
Ci fu una piccola pausa.
“Beh”, disse Draco Malfoy, con un sorriso che non era proprio tanto affascinante come l’ultimo, “credo che questo sia ciò che Padma ha detto e ciò che Daphne ha detto, quindi la ringrazio comunque, signorina Davis”. Il ragazzo si alzò dal letto su cui era seduto, e Tracey, non pensandoci neppure, si alzò dalla sedia.
Mentre la stava accompagnando alla porta, proprio mentre era sul punto di girare la maniglia, venne in mente a Tracey che – “Non mi ha chiesto cosa voglio in cambio dell’informazione”, disse.
Draco Malfoy le rivolse una strana espressione, ella non seppe esattamente cosa avrebbe dovuto significare, ed egli non disse nulla.
“Beh, ad ogni modo”, disse Tracey, facendo un cambiamento in corsa ai suoi Piani precedenti, “non voglio nulla per l’informazione, volevo solo essere amichevole”.
Una rapida espressione di sorpresa attraversò il volto di Draco Malfoy solo per un istante prima che la sua espressione diventasse nuovamente piatta ed egli dicesse, “Non è così facile diventare amici di un Malfoy, signorina Davis”.
Tracey sorrise, e lo fece di cuore. “Bene, allora continuerò ad essere amichevole”, disse, e lasciò la stanza con un piccolo sussulto nei suoi passi, sentendosi una vera Serpeverde forse per la prima volta nella sua vita, e avendo appena deciso che anche Draco Malfoy sarebbe stato uno dei suoi mariti.
Quando la ragazza se ne fu andata, Gregory entrò, chiuse nuovamente la porta e disse, “Sta bene, signor Malfoy?”
Draco non disse nulla al suo servitore ed amico. I suoi occhi fissavano nel nulla, come se stesse cercando di guardare oltre il muro della sua stanza da letto, attraverso il lago di Hogwarts che circondava i sotterranei di Serpeverde, attraverso la crosta della Terra e la polvere interstellare della Via Lattea, nel vuoto completo e senza luce tra le galassie che nessun mago e nessuno scienziato avevano mai visto.
“Signor Malfoy?” disse Gregory, iniziando a sembrare un po’ preoccupato.
“Non riesco a credere di aver creduto ad ogni singola parola”, disse Draco.
Daphne terminò l’ultimo pollice del saggio di Trasfigurazione e guardò dall’altra parte della sala comune Serpeverde, dove Millicent Bulstrode stava ancora lavorando al proprio compito. Era il momento di arrivare ad una Decisione.
Se la spues se ne fosse andata in giro a cercare di colpire i bulli, i bulli non l’avrebbero presa bene, quello era sicuro. E avrebbero cercato di fare qualcosa di spiacevole a riguardo, altra cosa che era sicura. D’altro canto, se i bulli fossero diventati molto cattivi, allora Hermione avrebbe potuto chiedere aiuto a Harry Potter, o avrebbero potuto riunire i loro punti-Quirrell combinati e chiedere un favore al Professore di Difesa… No, la cosa di cui Daphne era davvero preoccupata era che questa faccenda le mettesse in cattivi rapporti col professor Snape. Non avresti mai voluto finire dalla parte sbagliata col professor Snape.
Ma dal giorno in cui aveva sfidato Neville all’Antichissimo Duello, aveva notato che le persone la guardavano in modo diverso. Anche i Serpeverde che si erano presi gioco di lei la stavano guardando in modo diverso. Stava venendo in mente a Daphne che essere la figlia della Nobile e Antichissima Casa Greengrass portava con sé molto più rispetto se fossi stata una bella eroina nata in un’Antichissima Casa, e non solo una ragazza nobile e carina. Era la differenza tra l’avere il tuo ruolo interpretato dalla protagonista oppure da una comparsa da due galeoni con una risata stridula.
Combattere i bulli poteva non essere il modo migliore per diventare un’eroina. Ma suo Padre una volta le aveva detto che il problema del rinunciare alle opportunità era l’assuefazione. Se dicevi a te stessa che stavi aspettando un’occasione migliore la prossima volta, ebbene, la prossima volta ti saresti probabilmente detta la stessa cosa. Suo Padre aveva detto che la maggior parte delle persone trascorrevano tutta la loro vita in attesa di un’occasione che fosse abbastanza buona, e poi morivano. Suo Padre aveva detto che, mentre cogliere le opportunità avrebbe significato che qualsiasi cosa sarebbe potuta andare male, non era minimamente così brutto come essere un grumo senza speranza. Suo Padre aveva detto che dopo che avesse preso l’abitudine di cogliere le opportunità, allora sarebbe stato il momento di iniziare a essere selettiva.
D’altro canto, sua Madre l’aveva avvisata di non accettare tutti i consigli di suo Padre, e aveva detto che a Daphne non era permesso chiedere del sesto anno a Hogwarts di suo Padre fin quando non avesse avuto almeno trent’anni.
Ma in fin dei conti suo Padre era riuscito a convincere sua Madre a sposarlo ed era riuscito a progettare la propria ascesa in una Antichissima Casa, e quindi eccolo lì.
Millicent Bulstrode terminò i suoi compiti e iniziò a mettere da parte le sue cose.
Daphne si alzò dalla propria scrivania e andò verso di lei.
Millicent mise le gambe fuori dal tavolo e si alzò in piedi, gettandosi la borsa dei libri su una spalla, poi guardò nella direzione da cui Daphne si stava avvicinando, l’espressione perplessa.
“Ehi, Millicent”, disse Daphne mentre si avvicinava, rendendo la propria voce bassa e eccitata, “indovina cosa ho capito oggi?”
“La cosa sul fantasma di Salazar Serpeverde che aiuta Granger?”, disse Millicent. “L’ho già sentita –”
“No”, disse Daphne in un sussurro, “questo è ancora meglio”.
“Davvero?” disse Millicent, con una voce altrettanto eccitata e bassa. “Che cos’è?”
Daphne si guardò intorno in maniera cospiratoria. “Vieni in camera mia e te lo dirò”.
Si allontanarono verso le scale che portavano verso il basso, le camere private erano ancora più in basso nel lago dei dormitori del settimo anno…
Ben presto Daphne era seduta alla sua comoda scrivania e Millicent aveva rimbalzato sul bordo del letto.
“Quietus”, disse Daphne, quando furono entrambe sedute; e poi invece di metter via la bacchetta dentro le vesti, Daphne lasciò semplicemente che la sua mano le cadesse naturalmente lungo il fianco, reggendo ancora la bacchetta, per ogni evenienza.
“Va bene”, disse Millicent. “Che cos’è?”
“Sai cos’ho capito?” disse Daphne. “Ho capito che vieni a conoscenza delle voci così rapidamente, che sai le cose prima che accadano realmente”.
Daphne si era quasi aspettata che Millicent impallidisse e svenisse, ed ella non lo fece realmente, ma in effetti sussultò in maniera piuttosto evidente prima di iniziare a balbettare dei dinieghi.
“Non ti preoccupare”, disse Daphne con il suo sorriso più dolce. “Non dirò a nessun altro che sei una veggente. Voglio dire, siamo amiche, giusto?”
Rianne Felthorne, Serpeverde del settimo anno, stava lavorando diligentemente ad un altro saggio da due piedi (stava seguendo tutti i corsi tranne Divinazione e Studi babbani e il suo anno di m.a.g.o. sembrava consistere interamente in compiti per casa) quando il Preside della sua Casa venne a grandi passi fino al tavolo a cui lavorava e abbaiò “Venga con me, signorina Felthorne!”, e se ne andò via mentre ella iniziava freneticamente a mettere a posto la pergamena e il libro e la penna.
Quando raggiunse il professor Snape, egli stava aspettando appena fuori dalla stanza e la fissava con occhi socchiusi che sembravano troppo intensi; e prima che potesse chiedere di cosa si trattasse, egli si girò senza dire una parola e iniziò a camminare a grandi passi lungo i corridoi, tanto che dovette affrettarsi per stargli dietro.
Il loro percorso li portò giù per una rampa di scale, e poi un’altra, al di sotto di quello che aveva pensato fosse il livello più basso dei sotterranei di Serpeverde. E i corridoi cominciarono a sembrare più vecchi nella loro fattura, l’architettura che tornava indietro nel tempo di secoli diventando pietra ruvida tenuta insieme da malta dall’aspetto grezzo. Cominciò a chiedersi se il professor Snape la stava portando ai veri sotterranei di cui aveva sentito voci, i veri sotterranei di Hogwarts che erano stati vietati a tutti eccetto che ai professori; e se magari il professor Snape laggiù facesse cose terribili a giovani ragazze innocenti, ma quello era probabilmente solo un desiderio da parte sua.
Scesero un’altra rampa di scale, ed uscirono in una stanza che non era affatto una stanza, ma una vuota caverna di roccia con una sola porta, trafitta da molte aperture buie e illuminata da una sola torcia di stile antico che si accese mentre entrarono.
Il professor Snape estrasse la bacchetta, allora, e cominciò a lanciare Incantesimo dopo Incantesimo, perse il conto di quanti fossero, e quando il Maestro di Pozioni ebbe terminato si voltò di nuovo verso di lei, fissò i suoi occhi intensi su di lei, e disse con una voce piatta diversa dalla sua solita parlata strascicata, “Non dirà niente a nessuno su questa faccenda, signorina Felthorne, nulla, né ora né mai. Se questo è accettabile per lei, faccia cenno col capo. Altrimenti, ci gireremo e ce ne andremo”.
Annuì, spaventata e con una strana speranza nascente nel suo cuore (beh, non proprio nel cuore).
“Il compito che ho per lei è molto semplice, signorina Felthorne», disse la voce senza espressione del professor Snape, “e la sua paga estremamente generosa di cinquanta galeoni è solo per compensarla per l’Incantesimo di Memoria cui si farà sottoporre in seguito”.
Trasse un respiro involontario. La sua famiglia poteva essere ricca ma avevano altre figlie e la tenevano a stecchetto ed erano sicuramente un sacco di soldi per lei.
Poi le sue orecchie arrivarono alle parole Incantesimo di Memoria e per un attimo si sentì oltraggiata, non aveva senso se non poteva mantenerne i ricordi, che tipo di ragazza pensava che fosse, il professor Snape?
“Certamente lei conosce”, disse Severus Snape, “la signorina Hermione Granger, il Generale Sunshine, giusto?”
“Cosa?” disse Rianne Felthorne improvvisamente traumatizzata e disgustata. “È una ragazza del primo anno! Eeeuh!”