Capitolo 78 Transazioni tabù, preludio: barare

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

Era sabato, 4 aprile, 1992.
Il signore e la signora Davis sembravano piuttosto nervosi, mentre sedevano in una certa sezione speciale degli spalti di Quidditch di Hogwarts – sebbene quel giorno i sedili imbottiti non dessero su manici di scopa volanti, ma piuttosto si aprissero su di un gigantesco quadrato di qualcosa di simile alla pergamena; una vasta vacuità bianca che presto avrebbe sfarfallato con finestre aperte su erba e soldati. Per ora mostrava soltanto il colore grigio opaco riflesso dal sovrastante cielo coperto. (Sembrava piuttosto tempestoso, sebbene i maghi del clima avessero promesso che la pioggia non sarebbe arrivata prima dell’imbrunire.)
Era antica tradizione di Hogwarts che dei semplici genitori dovessero Stare alla Larga – all’incirca per la stessa ragione per cui ai bambini impazienti è detto di stare lontani dalla cucina e non di impicciarsi delle faccende del cuoco. L’unico motivo per un incontro genitore-insegnante era se un insegnante riteneva che un genitore non venisse su appropriatamente. Era necessaria una circostanza eccezionale per far sì che l’amministrazione di Hogwarts sentisse di dover giustificare sé stessa con te. In ogni occasione, generalmente parlando, l’amministrazione di Hogwarts era corroborata da ottocento anni di storia illustre e tu no.
Così era stato con una certa trepidazione che il signore e la signora Davis avevano insistito per avere un’udienza con la vicepreside McGonagall. Era difficile chiamare a raccolta un appropriato sentimento di indignazione quando ci si confrontava con la stessa dignitosa strega che, dodici anni e quattro mesi prima, aveva comminato ad entrambi due settimane di detenzione per essere stati colti nell’atto di concepire Tracey.
D’altro canto, il coraggio del signore e della signora Davis era stato aiutato dal fatto che agitassero infuriati una copia de Il Cavillo il cui titolo di testa recitava, in un carattere luminoso e in grassetto che tutto il mondo poteva vedere:
Patti con Potter?
Bones, Davis, Granger
in un amoroso rettangolo di paura
E così, a furia di discussioni, il signore e la signora Davis erano arrivati alla Tribuna Facoltà degli spalti di Quidditch di Hogwarts, dove in quel momento erano sistemati con un’eccellente vista sugli schermi incantati del professor Quirrell, così che loro due potessero vedere “Cosa acciderbolina sta succedendo in questa scuola, se ci permette l’espressione, vicepreside McGonagall!”
Seduto alla sinistra del signor Davis c’era un altro genitore preoccupato, un uomo dai capelli bianchi in eleganti vesti nere di inarrivabile qualità, un certo Lucius Malfoy, capo politico della più forte fazione del Wizengamot.
Alla sinistra di Lord Malfoy, un uomo sarcasticamente aristocratico con un volto segnato da cicatrici che era stato presentato loro come Lord Jugson.
Poi un tipo attempato ma dall’occhio acuto chiamato Charles Nott, di cui si diceva che fosse ricco quasi quanto Lord Malfoy, seduto alla sinistra di Lord Jugson.
Alla destra della signora Davis, si sarebbero notati l’attraente Lady e l’ancor più bello Lord della Nobile e Antichissima Casa di Greengrass. Erano giovani secondo i canoni dei maghi, avvolti in vesti di seta grigia decorate da piccoli smeraldi scuri ricamati a forma di fili d’erba. Lady Greengrass era considerata il voto in bilico decisivo del Wizengamot, una volta che sua madre si era ritirata da quell’assemblea con velocità sorprendente. Il suo affascinante marito, sebbene di famiglia non nobile o ricca di suo, aveva ottenuto una poltrona nel Consiglio Direttivo di Hogwarts.
Alla loro destra, una vecchia strega dalla mascella squadrata e dall’aspetto incredibilmente duro, che aveva stretto la mano al signore e alla signora Davis senza il minimo accenno di compiacenza. Si trattava di Amelia Bones, Direttrice del Dipartimento per l’Applicazione della Legge Magica.
Alla destra di Amelia c’era una donna più anziana che aveva messo sottosopra il panorama della moda della Gran Bretagna magica integrando un avvoltoio vivo nel suo cappello, una certa Augusta Longbottom. Sebbene non fosse chiamata Lady, Madam Longbottom esercitava i pieni diritti della famiglia Longbottom fintanto che il loro ultimo rampollo non avesse raggiunto la sua maggiore età, ed era considerata una figura di spicco della fazione di minoranza del Wizengamot.
A fianco a Madam Longbottom era seduto nient’altro che lo Stregone Capo Supremo Pezzo Grosso Preside Albus Percival Wulfric Brian Silente, leggendario vincitore di Grindelwald, protettore della Gran Bretagna, riscopritore dei favolosi dodici usi del sangue di drago, il mago vivente più potente &c.
E infine, all’estrema destra, si trovava l’enigmatico Professore di Difesa di Hogwarts, Quirinus Quirrell, che se ne stava appoggiato all’indietro sui sedili imbottiti come se stesse riposando; in apparenza completamente e naturalmente a proprio agio nella rarefatta compagnia del quorum dei votanti del Consiglio Direttivo di Hogwarts, che aveva fatto visita in questo piacevole sabato per scoprire cosa acciderbolina stesse succedendo a Hogwarts in generale e a Draco Malfoy, Theodore Nott, Daphne Greengrass, Susan Bones e Neville Longbottom in particolare. Anche il nome di Harry Potter era stato molto discusso.
Oh, e non si sarebbe dovuto dimenticare Tracey Davis, naturalmente. Le sopracciglia della Direttrice Bones si erano inerpicate con un certo interesse quando aveva sentito che la giovane coppia era stata presentata come i suoi genitori. Lord Jugson aveva rivolto loro un’occhiata breve e incredula prima di ignorarli con un grugnito. Lucius Malfoy li aveva salutati educatamente, il suo sorriso che aveva contenuto un accenno di cupo divertimento mischiato a compassione.
Il signore e la signora Davis, la cui ultima scelta di una qualunque importanza era stata di toccare le proprie bacchette in nome del Ministro Fudge, che in tutto avevano trecento galeoni custoditi nella propria camera di sicurezza a Gringotts, e che lavoravano rispettivamente alla vendita di calderoni in un negozio di Pozioni e all’incantamento di Omnioculari, erano stretti con forza l’uno contro l’altra, seduti rigidamente eretti sui loro sedili imbottiti, e desiderando disperatamente di aver indossato vesti migliori.
Il cielo sopra di loro era una solida massa di nuvole disperse all’interno di grigi più scuri e più chiari, lugubre per la promessa di future tempeste; sebbene nessun lampo fiammeggiasse ancora, né lontano echeggiassero dei tuoni; e solo una manciata di minacciose goccioline erano cadute.

Diretto verso il suo punto di partenza designato in una certa foresta, il Sunshine Regiment marciava, sebbene somigliasse di più a una lenta camminata; non ci si sarebbe voluti stancare persino prima che la battaglia iniziasse, e le brezze di aprile erano fastidiosamente umide, sebbene fresche. Alla loro testa, una fiamma gialla vagava lentamente per l’aria, guidandoli secondo il loro ritmo.
Susan Bones continuava a lanciare occhiate preoccupate verso il Generale Sunshine mentre marciavano attraverso la foresta illuminata da una luce grigiastra. Il fatto che il professor Snape avesse perseguitato Hermione sembrava averla davvero scossa. Hermione era stata persino assente alla Riunione Strategica Ufficiale del Sunshine Regiment, cosa che sembrava abbastanza comprensibile; ma quando dopo Susan le aveva offerto la propria solidarietà, Hermione aveva balbettato di aver perso traccia del tempo, cosa che non era affatto normale che ella dicesse, e la ragazza era sembrata stanca e spaventata come se avesse appena passato tre giorni in un bagno con un Dissennatore. Anche in quel momento, quando tutta la concentrazione del Generale Sunshine sarebbe dovuta essere sulla prossima battaglia, lo sguardo della ragazza Corvonero stava continuamente guizzando in tutte le direzioni, come se si aspettasse che dei Maghi Oscuri saltassero fuori dai cespugli e la sacrificassero.
“Il divieto degli artefatti babbani ha ridotto di molto le nostre opzioni”, stava dicendo Anthony Goldstein con il tono cupo che il ragazzo usava per denotare il pessimismo intenzionale. “Avevo avuto l’idea di provare a Trasfigurare delle reti da lanciare sulle persone, ma
“Inutile”, disse Ernie Macmillan. Il ragazzo Tassofrasso scosse la testa, sembrando ancor più serio di Anthony. “Voglio dire, è proprio come lanciare una fattura, le schiverebbero”.
Anthony annuì. “È quello che avevo pensato anch’io. Hai qualche idea, Seamus?”
L’ex Luogotenente del Caos sembrava ancora un po’ nervoso e fuori posto, mentre marciava insieme ai suoi nuovi camerati del Sunshine Regiment. “Scusatemi”, disse l’appena nominato capitano Finnigan. “Sono più il tipo del genio della strategia”.
Io sono il tipo del genio della strategia”, disse Ron Weasley, sembrando irritato.
“Ci sono tre eserciti”, disse aspramente il Generale Sunshine, “il che significa che combattiamo due eserciti alla volta, il che significa che abbiamo bisogno di più di uno stratega, il che significa chiudi la bocca, Ron!”
Ron rivolse al loro Generale un’espressione sorpresa e preoccupata. “Ehi”, disse il ragazzo Grifondoro con un tono rasserenante, “non dovresti permettere che Snape ti innervosisca –”
“Cosa pensi che dovremmo fare, Generale?” disse Susan a voce molto alta e velocemente. “Cioè, non abbiamo ancora un vero piano”. La loro sessione strategica ufficiale era stata un fiasco clamoroso con Hermione via e Ron e Anthony che avevano pensato di essere loro a condurla.
“Abbiamo davvero bisogno di un piano?” disse il Generale Sunshine, apparentemente un po’ distratta. “Abbiamo te e me e Lavender e Parvati e Hannah e Daphne e Ron e Ernie e Anthony e il capitano Finnigan”.
“Questa –” iniziò Anthony.
“Sembra una strategia molto buona”, disse Ron con un cenno d’approvazione. “Ora abbiamo tanti soldati forti quanto gli altri eserciti messi insieme. A Chaos sono rimasti solo Potter e Longbottom e Nott – beh, e anche Zabini, direi –”
“E Tracey”, disse Hermione.
Diverse persone deglutirono nervosamente.
“Oh, smettetela”, disse aggressivamente Susan. “È solo un membro esperto della spues, questo è tutto ciò che il Generale Sunshine vuole dire”.
“Comunque”, disse Ernie, girandosi per guardare seriamente Susan, “penso che sarebbe meglio che tu vada col gruppo che combatte Chaos, capitano Bones. So che non puoi usare i tuoi poteri magici doppi eccetto quando degli innocenti sono in pericolo, ma – giusto nel caso in cui la signorina Davis andasse davvero, come dire, fuori controllo e cercasse di mangiare l’anima di qualcuno –”
“Me ne occupo io”, gli rispose Susan, mantenendo una voce rassicurante. A dire il vero, Susan non era stata rimpiazzata da un Metamorfomagus in quel momento, ma del resto Tracey probabilmente non era un Silente o chicchessia sotto Polisucco.
Il capitano Finnigan intonò, con una voce profonda e rimbombante, “Trovo inquietante la tua mancanza di scetticismo”. Sollevò la mano con pollice e medio che quasi si toccavano, puntata contro Ernie.
Per qualche ragione, Anthony Goldstein sembrò avere un’improvvisa fitta alla gola. “Cosa vorresti dire?” disse Ernie.
“È solo una cosa che il generale Potter dice qualche volta”, rispose il capitano Finnigan. “Buffo, quando all’inizio ti unisci alla Chaos Legion tutto sembra folle, e poi dopo un paio di mesi capisci che in realtà tutti coloro che non sono nella Chaos Legion sono folli –”
“Ho detto”, intervenne Ron ad alta voce, “che sembra una buona strategia. Non Trasfiguriamo niente, non ci stanchiamo, reagiamo a qualsiasi cosa ci lancino contro, e poi li schiacciamo”.
“Va bene”, disse Hermione. “Facciamolo”.
“Ma –” intervenne Anthony, lanciando un’occhiataccia a Ron. “Ma Generale, a Harry Potter sono rimaste solo sedici persone nel suo esercito. Dragon e noi ne abbiamo ventotto ciascuno. Harry lo sa, sa che deve uscirsene con qualcosa di incredibile –”
“Tipo cosa?” insisté Hermione, sembrando stressata. “Se non sappiamo cosa sta tramando, tanto vale risparmiare la nostra magia per lanciare in massa dei Finite. Come avremmo dovuto fare l’ultima volta!”
Susan toccò gentilmente Hermione sulla spalla. “Generale Granger? Penso che dovresti far pausa per un po’ prima della battaglia”.
Si aspettava che Hermione rifiutasse, ma invece si limitò ad annuire e poi camminò un po’ più velocemente, allontanandosi dal Gruppo Ufficiale Ufficiali del Sunshine Regiment, i suoi occhi ancora fissi sulla foresta, e talvolta sul cielo.
Susan la seguì. Non sarebbe stato opportuno dare l’impressione che il Generale Sunshine fosse stato allontanato dal suo Gruppo Ufficiale Ufficiali.
“Hermione?” disse sottovoce Susan, dopo che si erano allontanate un po’. “Devi concentrarti. Qui comanda il professor Quirrell, non Snape, e lui non lascerà che accada nulla di male a te o a qualcun altro”.
“Non sei d’aiuto”, disse Hermione, sembrando incerta. “Non sei affatto d’aiuto, capitano Bones”.
Camminarono più veloci, girando attorno ad alcuni degli altri soldati, ispezionando il perimetro di marcia e gettando occhiate agli alberi circostanti.
“Susan?” disse Hermione con una voce minuta, quando si furono allontanate ancor di più da tutti gli altri. “Pensi che Daphne abbia ragione a dire che Draco Malfoy sta tramando qualcosa?”
“Sì”, disse subito Susan, senza neppure pensarci. “Puoi dirlo perché il suo nome contiene le lettere m-a-l-f-o e y”.
Hermione si guardò intorno, come per assicurarsi che nessuno stesse le guardando, sebbene ovviamente quello fosse un modo meraviglioso per far sì che gli altri ti notassero. “È possibile che ci sia Malfoy dietro a quello che ha fatto Snape?”
“Snape potrebbe essere dietro a Malfoy”, disse Susan pensierosa, ricordando le conversazioni che aveva udito a pranzo dalla Zia, “oppure Lucius Malfoy potrebbe essere dietro a entrambi”. Un piccolo brivido le scese lungo la schiena quando quest’ultimo pensiero le venne in mente. Improvvisamente, dire a Hermione di concentrarsi sull’imminente battaglia sembrava molto meno ragionevole. “Perché, hai trovato una specie di indizio su questo?”
Hermione scosse la testa. “No”, disse la ragazza Corvonero, con una voce che sembrava quasi come se stesse per piangere. “Stavo – solo pensandoci su – tutto qui”.

Nel loro punto di partenza designato in una foresta vicino a Hogwarts, il Generale Dragon e i guerrieri del Dragon Army attendevano lì dove la loro fiamma rossa li aveva condotti, sotto cieli grigi.
Alla destra di Draco stava Padma Patil, sua seconda in comando, la quale una volta aveva guidato l’intero Dragon Army dopo che Draco era stato stordito. Alle spalle di Draco c’era Vincent, il figlio dei Crabbe, una famiglia che aveva servito i Malfoy fin da un passato dimenticato; il ragazzo muscoloso era vigile come sempre, che la battaglia fosse stata dichiarata o meno. Ancora più dietro, Gregory dei Goyle attendeva in piedi di fianco ai due manici di scopa che erano stati dati al Dragon Army; anche se i Goyle non avevano servito i Malfoy tanto a lungo quanto i Crabbe, li avevano serviti non meno bene.
E alla sinistra di Draco, ora, stava un certo Dean Thomas di Grifondoro, un sanguemarcio o forse un mezzosangue che non sapeva nulla del proprio padre.
Mandare Dean Thomas al Dragon Army era stata una mossa piuttosto intenzionale da parte di Harry, Draco ne era certo. Anche altri tre ex-Caotici erano stati trasferiti al Dragon Army, e tutti stavano guardando attentamente Draco per vedere se avrebbe rivolto il minimo insulto all’ex-Luogotenente.
Qualcuno avrebbe potuto chiamarlo sabotaggio, ma Draco aveva visto oltre. Harry aveva anche trasferito il Luogotenente Finnigan al Sunshine Regiment, sebbene l’ordine del professor Quirrell richiedesse che Harry rinunciasse a un Luogotenente. Anche quella era stata una mossa intenzionale, per rendere chiaro a tutti che Harry non stava scaricando i soldati meno graditi.
In un certo senso, sarebbe stato più facile per Draco conquistarsi la genuina lealtà dei suoi nuovi soldati se avessero pensato che Harry non li avesse voluti. D’altro canto… beh, non era facile esprimerlo a parole. Harry gli aveva dato dei buoni soldati col proprio orgoglio intatto, ma era più di questo. Harry aveva mostrato gentilezza nei confronti dei suoi soldati, ma era più di questo. Non era solo che Harry stava giocando pulito, era qualcosa che… che non si poteva non confrontare col modo in cui si giocava dentro Casa Serpeverde.
Così Draco non aveva rivolto il minimo insulto al signor Thomas, ma se l’era messo direttamente al proprio fianco, subordinato a sé e a Padma ma a nessun altro. Era una prova, aveva detto Draco al signor Thomas e a tutti quanti, non una promozione. Il signor Thomas avrebbe dovuto dimostrarsi degno del grado all’interno del Dragon Army – ma gli sarebbe stata data una possibilità, e quella possibilità sarebbe stata equa. Il signor Thomas era sembrato sorpreso dalla relativa cerimonia (la Chaos Legion, stando a quello che Draco aveva sentito, non aveva alcuna formalità) ma il ragazzo Grifondoro aveva assunto una posizione un po’ più eretta, e aveva annuito.
E poi, dopo che il signor Thomas si era comportato abbastanza bene in una delle sessione di addestramento del Dragon Army, era stato fatto partecipare ad una sessione strategica nell’enorme ufficio militare del Dragon Army. E pochi minuti dopo l’inizio della sessione, a Padma era capitato di chiedere – come se fosse una domanda perfettamente normale – se il signor Thomas avesse qualche idea su come sconfiggere la Chaos Legion.
Il ragazzo Grifondoro aveva detto allegramente che Harry aveva predetto che il generale Malfoy gli avrebbe fatto rivolgere quella domanda da uno dei suoi soldati, e che Harry gli aveva affidato il messaggio secondo cui il generale Malfoy si sarebbe dovuto chiedere quali fossero i propri vantaggi relativi – cosa Draco Malfoy potesse fare, o cosa il Dragon Army potesse fare, che la Chaos Legion non potesse eguagliare – e poi cercare di sfruttarlo pienamente. Dean Thomas non riusciva a immaginare quale potesse essere quel vantaggio, ma se fosse riuscito a pensare qualsiasi idea per battere Chaos, l’avrebbe condivisa. Dopo tutto, Harry gli aveva ordinato di farlo.
Sigh, aveva pensato Draco, dato che non poteva davvero sospirare apertamente. Ma era un buon consiglio, e Draco l’aveva seguito, sedendosi alla scrivania della sua camera da letto con penna e pergamena ed elencando tutto ciò che poteva costituire un vantaggio relativo.
E, quasi sorprendendo sé stesso, aveva avuto un’idea, una vera. Anzi, ne aveva avute due.
La cupa campana risuonò attraverso la foresta, in qualche modo sembrando più infausta che mai. Istantaneamente, i due piloti gridarono “Su!” e saltarono sopra i loro manici di scopa, diretti verso il cielo grigio.

Il signore e la signora Davis si erano ora appoggiati leggermente l’uno all’altra, più per puro affaticamento muscolare che per una diminuzione della tensione. Davanti a loro, la vasta e vuota pergamena bianca sfarfallava con tre grandi finestre, come se dei fori fossero stati ritagliati per rivelare la foresta, mostrando tre eserciti in marcia. Finestre più piccole mostravano sei piloti a cavallo dei loro manici di scopa, e l’angolo della pergamena mostrava una vista sull’intera foresta, con punti brillanti a indicare eserciti ed esploratori.
La finestra su Sunshine mostrava il generale Granger e i suoi Capitani che marciavano al centro del Sunshine Regiment, protetti da schermi Contego insieme a un certo numero di altre giovani streghe. Il Sunshine Regiment, aveva affermato il Professore di Difesa, sapeva bene di aver ora acquisito un forte vantaggio in fatto di soldati esperti, e intendeva proteggere quei soldati da un attacco a sorpresa. A parte quello, il Soldati Raggio di sole stavano avanzando in una marcia regolare, conservando le proprie forze.
I soldati nell’esercito del generale Malfoy, quanto meno quelli con voti di Trasfigurazione più alti, stavano raccogliendo foglie e Trasfigurandole in… beh, se si guardava Padma Patil, che aveva quasi terminato con la sua, sembrava che la foglia stesse diventando un guanto per mano sinistra con un laccio penzolante. (La finestra aveva ingrandito la vista per mostrare il dettaglio.)
Lord Jugson stava osservando lo schermo con un’espressione neutra; la sua voce, quando parlò, sembrò trasudare e grondare disdegno. “Cosa sta facendo tuo figlio, Lucius?”
La strega di origini straniere che era alla destra di Draco Malfoy aveva terminato di Trasfigurare il proprio guanto, e lo stava ora sollevando di fronte al Generale Dragon come un sacrificio.
“Lo ignoro”, rispose Lucius Malfoy, il suo tono calmo ma non meno aristocratico, “ma confido che abbia una buona ragione per farlo”.
L’intero Dragon Army si fermò per un momento mentre Padma indossò il guanto sulla mano sinistra, l’allacciò, e lo presentò di fronte a Draco Malfoy; il quale si fermò anche lui sul posto, fece diversi respiri profondi, sollevò la propria bacchetta, eseguì una sequenza di otto movimenti precisi e tuonò “Colloportus!
La Guerriera del Drago alzò la mano inguantata, la fletté, e indirizzò un piccolo inchino a Draco Malfoy, che lo restituì più attenuato, sebbene il Generale Dragon stesse leggermente vacillando. Poi Padma tornò al proprio posto a fianco a Draco, e i Dragon ripresero nuovamente a marciare.
“Bene”, commentò Augusta Longbottom. “Non credo che qualcuno voglia spiegare, giusto?” Amelia Bones era un po’ accigliata mentre osservava lo schermo.
“Per qualche ragione”, disse la voce divertita del professor Quirrell, “sembra che il rampollo dei Malfoy sia capace di lanciare magie sorprendentemente potenti per uno studente del primo anno. A causa della purezza del suo sangue, naturalmente. Certamente il buon Lord Malfoy non avrebbe trasgredito apertamente alle leggi sulla magia per i minori facendo sì che suo figlio ricevesse una bacchetta prima di essere accettato a Hogwarts”.
“Le suggerisco di stare molto attento con le sue insinuazioni, Quirrell”, disse freddamente Lucius Malfoy.
“Oh, lo sono”, rispose il professor Quirrell. “Un Colloportus non può essere dissipato da un Finite Incantatem; richiede un Alohomora di pari forza. Fino ad allora, un guanto Incantato in tal modo resisterà a forze materiali minori, defletterà la Fattura Soporifera e la Fattura Stordente. E poiché né il signor Potter né la signorina Granger possono lanciare un contro-incantesimo abbastanza potente, quell’Incantesimo è invincibile su questo campo da battaglia. Non è quello lo scopo originale dell’Incantesimo, né di chiunque abbia insegnato al signor Malfoy una magia d’emergenza per eludere i suoi nemici. Ma sembra che il signor Malfoy abbia imparato a essere creativo”.
Lucius Malfoy si era raddrizzato mentre il Professore di Difesa parlava; ora sedeva eretto sul suo sedile imbottito, la testa tenuta manifestamente più alta di prima, e quando parlò fu con orgoglio contenuto. “Sarà il più grande Lord Malfoy che sia mai vissuto”.
“Fievole encomio”, disse Augusta Longbottom quasi impercettibilmente; Amelia Bones ridacchiò, come fece pure il signor Davis per una minuscola, fatale frazione di secondo prima di fermarsi con un rumore strozzato.
“Sono piuttosto d’accordo”, disse il professor Quirrell, sebbene non fosse chiaro con chi stesse parlando. “Sfortunatamente per il signor Malfoy, è ancora novizio nell’arte della creatività, e quindi ha commesso il classico errore del Corvonero”.
“E quale potrebbe essere?” disse Lucius Malfoy, la sua voce ora tornata nuovamente fredda.
Il professor Quirrell si era appoggiato ancora una volta al proprio sedile, gli occhi blu pallido che non furono a fuoco per un attimo mentre una delle finestre spostò il proprio punto di vista all’interno dello schermo più grande, ingrandendo il dettaglio del sudore che ora era presente sulla fronte di Draco Malfoy. “È un’idea talmente buona che il signor Malfoy ne ha sottovalutato le difficoltà pratiche”.
“Qualcuno sarebbe così cortese da spiegarlo?” disse Lady Greengrass. “Non tutti i presenti sono esperti in tali… affari”.
Parlò Amelia Bones, e la voce della vecchia strega fu in qualche modo arida. “Li spingerà a cercare di prendere al volo fatture che sarebbero più saggi a schivare e basta. A maggior ragione se si sono addestrati a intercettarle. E lanciare così tanti Incantesimi stancherà il loro combattente più forte”.
Il professor Quirrell indirizzò alla Direttrice del dalm un mezzo cenno di riscontro. “È come dice lei, Madam Bones. Il signor Malfoy è ancora un novizio nell’arte di avere idee, così quando ne ha una, diventa orgoglioso di sé per averla trovata. Non ha avuto ancora abbastanza idee da scartare senza battere ciglio quelle che sono splendide sotto qualche aspetto e inattuabili sotto altri; non ha ancora acquisito la fiducia nella propria capacità di pensare a idee migliori quando ne avesse necessità. Ciò che stiamo osservando non è la miglior idea del signor Malfoy, temo, quanto piuttosto la sua unica idea”.
Lord Malfoy si voltò a guardare nuovamente gli schermi, come se il Professore di Difesa avesse esaurito ogni diritto a esistere.
“Ma –” disse Lord Greengrass. “Ma cosa in nome di Merlino sta facendo Harry Potter –”

I sedici soldati rimasti della Chaos Legion – meglio, quindici più Blaise Zabini – marciavano fiduciosamente attraverso la foresta, le loro scarpe che producevano dei rumori sordi sul suolo ancora asciutto. Le loro uniformi mimetiche si fondevano con la foresta più del solito, tutti i colori sbiaditi dalle tonalità tenui di un cielo nuvoloso.
Sedici Legionari Caotici, contro ventotto Guerrieri del Drago e ventotto Soldati Raggio di sole.
L’opinione comune era stata che, in condizioni così avverse, era praticamente impossibile che perdessero. Dopotutto, il Generale Chaos era obbligato a uscirsene con qualcosa di davvero spettacolare, di fronte a probabilità così scarse.
C’era qualcosa di angoscioso nel fatto che tutti ora sembravano aspettarsi che Harry compisse un miracolo, a richiesta, ogni volta che ne fosse necessario uno. Significava che se non avessi potuto compiere l’impossibile, avresti deluso i tuoi amici e non saresti riuscito a essere all’altezza del tuo potenziale
Harry non si era dato pena di lamentarsi col professor Quirrell riguardo `l’eccessiva pressione’. Il modello mentale che Harry aveva del Professore di Difesa aveva predetto che sarebbe sembrato gravemente irritato, avrebbe detto qualcosa del tipo Lei è assolutamente capace di risolvere questo problema, signor Potter; almeno ci ha provato? e poi gli avrebbe tolto diverse centinaia di punti-Quirrell.
Dall’alto, da dove due manici di scopa vigilavano sulla loro marcia, la voce acuta e giovane di Tess Walsh gridò “Amico!” e dopo un altro momento, “Zenzero!”
Una manciata di secondi dopo, la soldatessa che si era scelta il nome in codice di Zenzero tornò portando una doppia manciata di ghiande, leggermente sudata nell’aria fredda ma umida a causa della corsetta che l’aveva portata alla quercia che Neville aveva individuato. Zenzero si avvicinò al luogo dove Shannon reggeva la camicia di un’uniforme con il collo legato, anziché far Trasfigurare una borsa a qualcuno. Quando Zenzero portò le mani in avanti per cercare di far cadere le sue ghiande nella camicia, Shannon del Caos, ridacchiando, spostò la camicia a destra, poi di nuovo a sinistra quando Zenzero fece un altro tentativo di rovesciare le ghiande, finché un secco “Signorina Friedman!” da parte del luogotenente Nott fece sospirare Shannon e le fece tenere ferma la camicia. Zenzero scaricò le proprie ghiande insieme a quelle già accumulate, e poi tornò a prenderne altre.
Da qualche parte sullo sfondo, Ellie Knight stava cantando la propria versione della canzone di marcia della Chaos Legion, e circa metà degli altri soldati stavano cercando di stare al passo sebbene non sapessero il motivetto in anticipo. Lì vicino, Nita Berdine, che aveva un voto alto a Trasfigurazione, terminò di creare un altro paio di occhiali da sole verdi, e li passò ad Adam Beringer, che li piegò prima di infilarli nella tasca della propria uniforme. Altri soldati stavano già indossando i propri occhiali da sole verdi, malgrado la giornata nuvolosa.
Si sarebbe potuto ipotizzare che vi fosse una sorta di spiegazione incredibilmente complicata e affascinante dietro di ciò, e si avrebbe avuto ragione.
Due giorni prima, Harry era stato seduto tra le sue librerie nella confortevole sedia a dondolo che si era procurato per il livello inferiore del suo baule, ponderando in silenzio nel tranquillo intervallo tra le lezioni e l’ora di pranzo, pensando al potere.
Affinché sedici Caotici sconfiggessero ventotto Raggi di sole e ventotto Draghi avrebbero avuto bisogno di un amplificatore di forza. C’erano dei limiti a ciò che si poteva fare con le manovre. Doveva esserci un’arma segreta e doveva essere invincibile, o almeno moderatamente inarrestabile.
Gli artefatti babbani erano ora illegali nelle battaglie finte di Hogwarts, vietate per decreto del Ministero. E il problema nel trovare qualche altro incantesimo ingegnoso e insolito era che un esercito che avesse il doppio delle tue forze poteva annullare di forza bruta con un Finite quasi ogni cosa potessi tentare. Il Sunshine Regiment poteva essersi perso quella tattica con la cotta di maglia Trasfigurata, ma nessuno l’avrebbe ignorata ora che il professor Quirrell l’aveva spiegata chiaramente. E Finite Incantatem era un contro-incantesimo di forza bruta che richiedeva almeno tanta magia quanta quella dell’incantesimo annullato… il che, se eri in grave inferiorità numerica, rendeva il tutto una sfida militare di una complessità completamente nuova. Il nemico poteva lanciare un Finite contro qualsiasi cosa provassi, e avere ancora abbastanza magia per scudi e raffiche di Fatture Soporifere.
A meno che, in qualche modo, si potessero invocare potenze al di là della forza ordinaria degli studenti di Hogwarts del primo anno, qualcosa di troppo potente affinché il nemico lo annullasse con un Finite.
Così Harry aveva chiesto a Neville se avesse mai sentito parlare di piccoli e sicuri riti sacrificali –
E poi, dopo che le strilla e gli urli erano diminuiti, dopo che Harry aveva smesso di cercare di discutere di Voti Infrangibili e aveva semplicemente rinunciato del tutto all’idea, in quanto impossibile dal punto di vista delle relazioni pubbliche, comprese di non aver neppure bisogno di arrivare a tanto. Insegnavano come invocare potenze ben oltre la propria forza nei corsi ordinari di Hogwarts.
Talvolta, anche se stavi guardando fisso qualcosa, non capivi cosa stessi osservando finché non ti capitava di farti proprio la domanda giusta…
Difesa. Incantesimi. Trasfigurazione. Pozioni. Storia della Magia. Astronomia. Volo con la scopa. Erbologia…
«Nemico!» gridò la voce dall’alto.

Fu una buona cosa che Neville Longbottom non avesse il minimo sentore che sua nonna stesse guardando; o sarebbe stato più imbarazzato nel gridare a pieni polmoni terrificanti gridi di battaglia mentre scagliava un Lumos ogni tre secondi, lanciandosi a capofitto attraverso una densa foresta, all’accanito inseguimento di Gregory Goyle.
(“Ma –” disse Augusta Longbottom, la sua espressione che mostrava quasi tanto sbigottimento quanta preoccupazione. “Ma Neville ha paura delle altezze!”)
(“Non tutte le paure durano”, disse Amelia Bones. L’anziana strega stava rivolgendo uno sguardo misuratore al grande schermo davanti a loro. “O forse ha trovato il coraggio. Cosa molto simile, in fin dei conti”.)
Un baluginio rosso –
Neville schivò, finendo molto vicino a un albero ma riuscì a schivare; e poi in qualche modo riuscì anche a schivare quasi tutti i rami prima che lo colpissero sul volto.
Ora il manico di scopa del signor Goyle si stava allontanando sempre di più – sebbene entrambi pilotassero esattamente lo stesso manico e il signor Goyle pesasse di più, in qualche modo Neville stava comunque perdendo terreno. Così rallentò, tirò all’indietro, diresse verso l’alto per uscire dalla foresta e iniziò ad accelerare per tornare verso il punto in cui la Chaos Legion continuava a marciare.
Venti secondi dopo – non era stato un inseguimento lungo, solo eccitante – Neville era di nuovo tra i suoi compagni Caotici, e smontò dal suo manico per camminare sul suolo per un po’.
“Neville –” disse il generale Potter. La voce di Harry era un po’ distante, mentre camminava con attenzione e passo regolare nella foresta, la sua bacchetta ancora applicata alla Forma quasi terminata dell’oggetto che stava lentamente Trasfigurando. Al suo fianco, Blaise Zabini, che lavorava ad una versione più piccola della stessa Trasfigurazione, sembrava un Infero dinoccolato mentre avanzava incespicando. “Te l’ho detto – Neville – non sei obbligato a –”
“Sì, lo sono”, disse Neville. Guardò in basso le proprie dita che stringevano il manico di scopa, e vide che non solo le sue mani, ma le sue intere braccia stavano tremando. Ma a meno che qualcun altro in Chaos non si fosse addestrato a duellare per un’ora al giorno col signor Diggory, dopo di che in privato avesse fatto pratica con la mira per un’altra ora, Neville era probabilmente il miglior tiratore da sopra un manico in volo, anche tenendo in considerazione il fatto che non fosse un buon pilota.
“Ottima prestazione, Neville”, disse Theodore che camminava davanti a tutti loro, guidando la Chaos Legion attraverso la foresta con indosso solo la sua maglietta intima.
(Augusta Longbottom e Charles Nott si scambiarono delle rapide occhiate stupite e poi distolsero lo sguardo l’uno dall’altra come se fossero stati punti.)
Neville fece alcuni respiri profondi, cercando di fermare le proprie mani, cercando di pensare; Harry sarebbe potuto non essere capace di un pensiero strategico profondo mentre era nel mezzo di una Trasfigurazione prolungata. “Luogotenente Nott, hai qualche idea del perché il Dragon Army l’abbia fatto? Hanno perso un manico di scopa –” I Draghi avevano iniziato il combattimento con una finta per per fornire un diversivo all’avvicinamento del signor Goyle attraverso la foresta; Neville non si era accorto che ci fossero due manici di scopa che attaccavano quasi fino a quando non era stato troppo tardi. Ma la Chaos Legion aveva colpito l’altro pilota. Era quello il motivo per il quale di solito i manici non attaccavano prima che gli eserciti si scontrassero, l’intero esercito poteva concentrare il fuoco sul manico di scopa. “E i Draghi non hanno colpito nessuno, giusto?”
“No!” disse orgogliosamente Tracey Davis. Anche lei stava marciando a fianco al generale Potter, la bacchetta impugnata bassa e vigile mentre i suoi occhi esaminavano la foresta circostante. “Ho alzato una Sfera Prismatica una frazione di secondo prima che la fattura del signor Goyle colpisse Zabini, e dal modo in cui il signor Goyle aveva l’altro braccio allungato in fuori penso che avesse intenzione di stendere anche il Generale”. La strega Serpeverde sorrise con feroce sicurezza. “Il signor Goyle ha tentato una Fattura Perforante, ma ha imparato con sconcerto che la sua debole magia non era all’altezza dei poteri oscuri che ho appena ricevuto, ahahahah!”
Alcuni Caotici risero con lei, ma una sensazione di nausea nacque nello stomaco di Neville quando comprese quanto vicina al disastro completo fosse andata la Chaos Legion. Se il signor Goyle fosse riuscito a interrompere entrambe le Trasfigurazioni –

“A rapporto!” ordinò perentorio il Generale Dragon, facendo del suo meglio per tenere celata la fatica che provava dopo aver lanciato diciassette Incantesimi di Vincolo, con altri ancora da venire.
Perle di sudore punteggiavano ora la fronte di Gregory. “Il nemico ha colpito Dylan Vaughan”, disse formalmente Gregory. “Harry Potter e Blaise Zabini stavano entrambi Trasfigurando qualcosa di grigio scuro e tondeggiante, non penso che fosse terminato ma apparentemente sarebbe stato grosso e vuoto, di forma simile a un calderone. Quello di Zabini era più piccolo di quello di Potter. Non sono riuscito a colpire nessuno dei due né a interrompere le loro Trasfigurazioni, Tracey Davis mi ha bloccato. Neville Longbottom è su di un manico di scopa ed è ancora un terribile pilota ma la sua mira è davvero buona”.
Draco ascoltò, accigliato, e poi diede un’occhiata a Padma e Dean Thomas, che scossero la testa entrambi, indicando che anche loro non riuscivano a pensare a che cosa potesse essere grande e grigio e della forma di un calderone.
“Altro?” disse Draco. Se fosse stato tutto lì, avrebbero perso un manico di scopa per niente –
“L’unica altra cosa strana che ho visto”, disse Gregory, sembrando perplesso, “era che alcuni Caotici stavano indossando… una sorta di occhiali di protezione?”
Draco ci meditò su, senza accorgersi che aveva smesso di marciare né che l’intero Dragon Army si era automaticamente fermato con lui.
“C’era qualcosa di speciale in questi occhiali?” disse Draco.
“Uhm…” fece Gregory. “Che erano… verdastri, forse?”
“Va bene”, disse Draco. Di nuovo senza pensarci, riprese a camminare ancora una volta e i suoi Draghi lo seguirono. “Ecco la nostra nuova strategia. Manderemo solo undici Draghi contro la Chaos Legion, non quattordici. Dovrebbero essere sufficienti a sconfiggerli, ora che possiamo neutralizzare il loro vantaggio speciale”. Era un azzardo, ma era necessario azzardare, talvolta, se si voleva arrivare primi in una battaglia a tre.
“Ha capito il piano di Chaos, generale Malfoy?” disse il signor Thomas con considerevole sorpresa.
“Cosa stanno facendo?” chiese Padma.
“Non ne ho la più pallida idea”, disse Draco, con un sorrisetto del più puro compiacimento. “Faremo semplicemente la cosa scontata”.

Harry, avendo ora terminato il suo calderone, stava riversando attentamente le ghiande nel contenitore mentre gli esploratori cercavano nelle vicinanze una fonte per l’acqua da usare come base liquida. In precedenza avevano frequentemente incontrato doline e piccoli ruscelli nella foresta, quindi non avrebbe dovuto richiedere molto tempo. Un altro esploratore aveva portato un legnetto dritto che sarebbe servito come agitatore, in modo che Harry non avrebbe dovuto Trasfigurarne uno.
Talvolta, anche se stavi guardando fisso qualcosa, non capivi cosa stessi osservando finché non ti capitava di farti proprio la domanda giusta…
Come posso invocare poteri magici che dovrebbero essere al di là della portata di studenti del primo anno?
C’era una storia ammonitrice che il Maestro di Pozioni aveva raccontato loro (con molti sogghigni e risate per far sembrare la stupidità repellente invece che audace e romantica), a proposito di una strega del secondo anno di Beauxbatons che aveva rubato alcuni ingredienti estremamente riservati e costosi, e aveva cercato di preparare una Polisucco in modo da poter prendere a prestito la forma di un’altra ragazza per scopi che sarebbe stato meglio tralasciare. Solo che era stata capace di contaminare la pozione con peli di gatto, e poi anziché cercare immediatamente un guaritore, la strega si era nascosta in un bagno, sperando che gli effetti svanissero da soli; e quando infine fu trovata, era stato troppo tardi per invertire completamente la trasformazione, condannandola ad una vita di disperazione come una specie di ibrido ragazza-gatto.
Harry non aveva capito cosa questo significasse fino all’istante in cui aveva formulato la domanda giusta – ma ciò che implicava era che un giovane mago o una giovane strega potevano fare cose con la Preparazione delle pozioni che non potevano neppure lontanamente fare con gli Incantesimi. La Polisucco era una delle pozioni più potenti conosciute… ma ciò che faceva della Polisucco una pozione di livello m.a.g.o., apparentemente, non era l’età necessaria per avere potere magico in quantità sufficiente; era quanto fosse difficile preparare la pozione con precisione e cosa accadesse in caso di errore.
Nessuno in nessun esercito aveva provato a preparare una pozione qualunque fino ad allora. Ma il professor Quirrell avrebbe permesso di cavarsela per quasi ogni cosa, se fosse stato qualcosa che si sarebbe potuto fare anche nel corso di una guerra vera. Barare è una tecnica, aveva insegnato loro il Professore di Difesa una volta. O meglio, barare è il nome con cui i perdenti chiamano la tecnica, e sarà premiato con punti-Quirrell extra se eseguito con successo. In linea di principio, non c’era nulla di irrealistico nel Trasfigurare un paio di calderoni e preparare pozioni con qualsiasi cosa sotto mano, se si fosse avuto abbastanza tempo prima che gli eserciti si incontrassero.
Così Harry aveva preso la propria copia di Infusi magici e pozioni, e aveva iniziato a cercare una pozione sicura ma utile che potesse preparare nei minuti precedenti l’inizio della battaglia – una pozione che avrebbe fatto vincere la battaglia troppo rapidamente per ricorrere a contro-incantesimi, o che producesse effetti magici troppo forti per dei Finite del primo anno.
Talvolta, anche se stavi guardando fisso qualcosa, non capivi cosa stessi osservando finché non ti capitava di farti proprio la domanda giusta…
Che pozione posso preparare usando solo componenti raccolte in una normale foresta?
Ogni ricetta in Infusi magici e pozioni usava almeno un ingrediente proveniente da una pianta o un animale magico. Il che era un inconveniente, poiché tutte le piante e le creature magiche si trovavano nella Foresta Proibita, non nei più sicuri e meno importanti boschi dove si tenevano le battaglie.
A questo punto qualcun altro avrebbe potuto rinunciare.
Harry aveva girato le pagine passando da una ricetta all’altra, dando una scorsa sempre più veloce alla luce di un’intuizione nascente, confermando ciò che aveva già letto e stava ora vedendo per la prima volta.
Ogni singola ricetta di una Pozione sembrava richiedere almeno un ingrediente magico, ma perché doveva essere così?
Gli Incantesimi non necessitavano affatto di componenti materiali; si pronunciavano le parole e si muoveva la bacchetta. Harry aveva pensato alla Preparazione delle pozioni come a qualcosa di essenzialmente analogo: invece di innescare incomprensibilmente un effetto magico attraverso le sillabe che si pronunciavano, si raccoglievano un sacco di ingredienti disgustosi e si rimestava per quattro volte in senso orario, e quello innescava arbitrariamente un effetto magico.
Nel qual caso, dato che la maggior parte delle Pozioni usava ingredienti ordinari come aculei di porcospino o lumache stufate, ci si sarebbe aspettati di vedere alcune pozioni che usavano solo ingredienti ordinari.
E invece ogni singola ricetta in Infusi magici e pozioni richiedeva almeno un ingrediente proveniente da una pianta o un animale magico – un ingrediente come la seta di Acromantula o i petali di Venere acchiappafuoco.
Talvolta, anche se stavi guardando fisso qualcosa, non capivi cosa stessi osservando finché non ti capitava di farti proprio la domanda giusta…
Se produrre una pozione è come lanciare un Incantesimo, perché non si cade a terra esausti dopo aver prodotto un filtro così potente come lo Scacciabrufoli?
Due venerdì prima, la doppia classe di Pozioni di Harry aveva prodotto la Pozione Scacciabrufoli… sebbene anche il più banale Incantesimo di guarigione, se lo si tentava di lanciare con bacchetta e incantamento, era quanto meno del quarto anno. E dopo, si erano tutti sentiti come si sentivano di solito dopo una lezione di Pozioni, vale a dire, non magicamente esausti a nessun livello apprezzabile.
Harry aveva chiuso di scatto la propria copia di Infusi magici e pozioni ed era corso giù nella sala comune Corvonero. Aveva trovato un Corvonero del settimo anno che stava facendo i propri compiti di Pozioni per i m.a.g.o. e aveva pagato un siclo al ragazzo più grande per prendere a prestito De Potentissimis Potionibus per cinque minuti; perché Harry non aveva voluto fare di corsa tutto il percorso fino alla biblioteca per trovare una conferma.
Dopo aver scorso cinque ricette nel libro del settimo anno, Harry aveva letto la sesta ricetta, per una pozione del soffio di fuoco, che richiedeva della uova di Ashwinder… e il libro avvertiva che il fuoco risultante non poteva essere più rovente del fuoco magico che aveva generato l’Ashwinder che aveva deposto le uova.
Harry aveva gridato “Eureka!” proprio nel mezzo della sala comune Corvonero, ed era stato severamente redarguito da un prefetto lì vicino, il quale aveva pensato che il signor Potter stesse cercando di lanciare un incantesimo. Nessuno nel mondo dei maghi conosceva o si preoccupava di un qualche antico Babbano di nome Archimede, né dell’intuizione del proto-fisico che l’acqua fuoriuscita da una vasca da bagno sarebbe stata uguale al volume dell’oggetto che vi si immergeva…
Le leggi di conservazione. Erano state l’intuizione decisiva in più scoperte babbane di quante Harry potesse facilmente contare. Nella tecnologia babbana non si poteva sollevare una piuma di un metro da terra senza che l’energia provenisse da qualche parte. Se avessi guardato la lava fusa che fuoriusciva da un vulcano e avessi chiesto da dove venisse quel calore, un fisico avrebbe parlato di metalli pesanti radioattivi al centro del nucleo fuso della Terra. Se avessi chiesto da dove venisse l’energia per alimentare la radioattività, il fisico avrebbe indicato un’era precedente alla formazione della Terra, e una supernova primordiale nei primi tempi della galassia che aveva cucinato nuclei atomici più pesanti del limite naturale, comprimendo protoni e neutroni in un pacchetto pigiato e instabile che cedeva parte dell’energia della supernova quando spaccato. Una lampadina era alimentata dall’elettricità, alimentata da una centrale nucleare, alimentata da una supernova… Si poteva proseguire questo gioco all’indietro fino al Big Bang.
La magia non sembrava funzionare in questo modo, per usare un eufemismo. L’atteggiamento della magia verso leggi come quella della Conservazione dell’energia era qualcosa di intermedio tra un gigantesco dito medio, e una scrollata di spalle di totale indifferenza. Aguamenti creava acqua dal nulla, per quanto si sapesse; non c’era alcun lago conosciuto il cui livello scendeva ogni volta. Era un semplice incantesimo del quinto anno, non considerato ragguardevole dai maghi, perché creare un semplice bicchiere d’acqua non sembrava loro incredibile. Non avevano la nozione bizzarra che la massa si dovesse conservare, o che creare un grammo di massa era in qualche modo equivalente a creare 90.000.000.000.000 joule di energia. C’era un incantesimo degli anni superiori e che Harry aveva incontrato, il cui incantamento era, letteralmente, `Arresto Momentum!’ e quando Harry aveva chiesto se il momento andasse da qualche altra parte, aveva ricevuto in risposta solo uno sguardo perplesso. Harry aveva sempre più disperatamente cercato un qualche genere di principio di conservazione nella magia, da qualunque parte…
… e per tutto il tempo era stata proprio davanti ai suoi occhi a ogni lezione di Pozioni. La Preparazione delle pozioni non creava la magia, la conservava, ecco perché ogni pozione aveva bisogno di almeno un ingrediente magico. E seguendo istruzioni come `mescolare quattro volte in senso antiorario e una in senso orario’ – Harry aveva ipotizzato – si faceva qualcosa di simile al lanciare un piccolo incantesimo che rimodellava la magia negli ingredienti. (E scioglieva la forma fisica così che ingredienti come gli aculei del porcospino di dissolvessero uniformemente in un liquido potabile; Harry sospettava fortemente che un Babbano che seguisse esattamente la stessa ricetta si sarebbe ritrovato con nient’altro che un pasticcio pieno di spine.) Ecco cos’era realmente la Preparazione delle pozioni, l’arte di trasformare essenze magiche esistenti. Quindi si era un po’ stanchi dopo la lezione di Pozioni, ma non molto, perché non si contribuiva personalmente al potere delle pozioni, ci si limitava semplicemente a rimodellare la magia che era già lì. Ed ecco perché una strega del secondo anno poteva preparare la Polisucco, o almeno andarci vicino.
Harry aveva continuato a esaminare con attenzione il De Potentissimis Potionibus, cercando qualcosa che potesse confutare la sua teoria nuova di zecca. Dopo cinque minuti aveva lanciato al ragazzo più grande un altro siclo (a seguito delle sue proteste), e aveva continuato.
La pozione della forza del gigante richiedeva che un Re’em avesse calpestato la purea di Dugbog che era mescolata nella pozione. Era strano, comprese Harry dopo un momento, perché i Dugbog spappolati non erano forti di per sé, erano solo… molto, molto spappolati dopo che il Re’em aveva finito con loro.
Un’altra ricetta diceva di `toccare con bronzo forgiato’, ovvero di stringere uno zellino con delle pinze in modo da poter schiumare la superficie della pozione; e se si fosse fatto cadere lo zellino all’interno, il libro avvertiva che la pozione si sarebbe immediatamente surriscaldata e avrebbe traboccato dal calderone.
Harry aveva fissato le ricette e le loro avvertenze, elaborando una seconda e più strana ipotesi. Naturalmente non sarebbe stata così semplice come sostenere che la Preparazione delle pozioni utilizzasse i potenziali magici che permeavano gli ingredienti, così come le automobili babbane erano alimentate dal potenziale di combustione della benzina. La magia non sarebbe mai stata così ragionevole
E allora Harry era andato dal professor Flitwick – poiché non voleva avvicinarsi al professor Snape al di fuori delle lezioni – e gli aveva detto che voleva inventare una nuova pozione, e che sapeva quali dovessero essere gli ingredienti e cosa la pozione dovesse fare, ma che non sapeva come dedurre da ciò il necessario schema di mescolamento –
Dopo che il professor Flitwick ebbe terminato di gridare terrorizzato e di correre in piccoli cerchi, e la professoressa McGonagall fosse stata chiamata nel susseguente feroce interrogatorio per promettere a Harry che in questo caso era sia accettabile sia importante che egli rivelasse la sua teoria sottostante, si scoprì che Harry non aveva compiuto una scoperta magica originale, ma riscoperto una legge così antica che nessuno sapeva chi l’avesse formulata per primo:
Una pozione spende ciò che è investito nella creazione dei suoi ingredienti.
Il calore delle fucine dei goblin che avevano coniato lo zellino di bronzo, la forza del Re’em che aveva schiacciato i Dugbog, il fuoco magico che aveva generato l’Ashwinder: tutte queste forze potevano essere richiamate, liberate e ristrutturate dal processo simile ad un incantesimo di rimescolare gli ingredienti con schemi precisi.
(Da un punto di vista babbano era semplicemente strano, una versione sconvolta della termodinamica inventata da qualcuno che pensava che la vita dovesse essere giusta. Da un punto di vista babbano, il calore speso nel forgiare lo zellino non era andato nel bronzo, se n’era andato via e si era dissipato nell’ambiente, diventando permanentemente meno disponibile. L’energia era conservata, non poteva essere né creata né distrutta; l’entropia aumentava sempre. Ma i maghi non la pensavano in quel modo: dal loro punto di vista, se mettevi un certo ammontare di lavoro nel produrre uno zellino, era ragionevole poterne estrarre lo stesso lavoro. Harry aveva cercato di spiegare perché sembrasse un po’ strano se eri stato cresciuto da Babbani, e la professoressa McGonagall aveva chiesto confusa perché la prospettiva babbana fosse migliore di quella dei maghi.)
Il principio fondamentale della Preparazione delle pozioni non aveva un nome né una formulazione consolidata, poiché altrimenti potevi essere tentato di metterlo per iscritto.
E qualcuno che non era abbastanza saggio da comprendere il principio da solo avrebbe potuto leggerlo.
E avrebbe iniziato ad avere ogni genere di brillanti idee per inventare nuove Pozioni.
E sarebbe stato trasformato in una ragazza-gatto.
A Harry era stato fatto capire molto chiaramente che non avrebbe dovuto condividere questa sua particolare scoperta con Neville, e neppure con Hermione dopo la successiva battaglia dei loro eserciti. Harry aveva cercato di dire qualcosa a proposito del fatto che Hermione sembrasse essere davvero giù recentemente e che quello era proprio il genere di cose che avrebbe potuto tirarle su il morale. La professoressa McGonagall aveva detto nettamente che non doveva neppure pensarci, e il professor Flitwick aveva alzato le sue piccole mani e aveva fatto il gesto di spezzare una bacchetta in due.
Anche se i due Professori erano stati tanto gentili da suggerire che se il signor Potter pensava di sapere quali sarebbero dovuti essere gli ingredienti della pozione, avrebbe potuto trovare una ricetta pre-esistente che facesse la stessa cosa; e il professor Flitwick aveva menzionato diversi volumi nella biblioteca di Hogwarts che sarebbero potuti tornare utili…

Il vasto schermo simile a una pergamena mostrava ora solo una vista aerea della foresta, dalla quale era possibile a mala pena distinguere le forme mimetizzate dei tre eserciti, ciascuno diviso in due gruppi, che convergevano per combattere la loro battaglia a tre.
Gli spalti dello stadio di Quidditch si stavano ora rapidamente riempiendo di quel genere di spettatori che più facilmente si annoiava e che voleva essere presente solo alla battaglia finale e saltare tutte le parti noiose che la precedevano. (Se c’era qualcosa di sbagliato nelle battaglie del professor Quirrell, secondo l’opinione comune era che i suoi spettacoli non duravano neppure lontanamente quanto le partite di Quidditch, una volta che avevano inizio sul serio. A questo il professor Quirrell aveva risposto soltanto, Questo è il realismo, ed era finita lì.)
All’interno dell’enorme finestra – era tutto un’unica finestra ora, che osservava da grande altezza – i gruppi indistinti di minuscole forme mimetizzate si avvicinarono sempre di più.
Sempre di più.
Quasi fino a toccarsi –

La vasta finestra di pergamena bianca mostrava il primo contatto della battaglia tra Sunshine e Chaos, una massa urlante di bambini che correvano con dei volti sorridenti appuntati sui loro petti, e che caricavano con scudi Contego alzati mentre altri urlavano «Somnium!» –
Finché uno di loro strillò «Prismatis!» con una voce terrorizzata e l’intera carica si fermò istantaneamente davanti allo scintillante muro di forza che era comparso di fronte a loro.
Tracey Davis era uscita camminando da dietro gli alberi.
«Bravi», disse Tracey, la sua voce bassa e lugubre mentre puntava la bacchetta contro la barriera. «Dovete aver paura di me. Poiché io sono Tracey Davis, la Darke Lady! È Darke Lady, scritto d-a-r-k-e, con una e!»
(Amelia Bones, Direttrice del Dipartimento per l’Applicazione della Legge Magica, stava indirizzando un’occhiata inquisitoria al signore e alla signora Davis, i quali apparentemente avrebbero piuttosto preferito morire immediatamente.)
Dietro la Barriera Prismatica, ci fu una qualche discussione bisbigliata tra i Soldati Raggio di sole, uno dei quali in particolare sembrava essere rimproverato da diversi altri.
Poi, un momento dopo, Tracey sussultò.
Susan Bones era avanzata verso il fronte del contingente Sunshine.
(«Perbacco», disse Augusta Longbottom. «Cosa presumi che tua nipote stia imparando a Hogwarts?»)
(«Non lo so», disse con calma Amelia Bones, «ma intendo mandarle un gufo con una Rana di cioccolato e l’indicazione di impararne altro ancora».)
La Barriera Prismatica svanì.
I Soldati Raggio di sole ripresero la loro carica.
Con la voce acuta per lo sforzo, Tracey gridò «Inflammare!» e la carica Sunshine si fermò nuovamente all’istante mentre una linea di fuoco divampò tra di loro nell’erba rinsecchita, estendendosi per seguire il percorso della bacchetta di Tracey mentre ella la muoveva; un istante dopo Susan Bones gridò «Finite Incantatem!» e le fiamme si affievolirono, si ravvivarono, si affievolirono nello scontro tra le loro volontà, gli altri soldati che sollevarono le proprie protezioni per puntare contro Tracey; e fu allora che Neville Longbottom si tuffò gridando dal cielo.

Uno dei Guerrieri del Drago, Raymond Arnold, fece un segno con la mano, indicando in avanti e diagonalmente a sinistra; e ci fu un improvviso e sommesso sibilo di bisbigli all’interno del contingente del Dragon Army mentre tutti si ri-orientarono silenziosamente nella direzione del nemico. I Raggio di sole sapevano che erano lì, naturalmente lo sapevano entrambi gli eserciti; ma in qualche modo, in quel momento, erano diventati tutti istintivamente silenziosi.
I Draghi strisciarono ancora più avanti, e poi più avanti, le sbiadite forme mimetizzate dei Raggio di sole che iniziavano a comparire tra gli alberi distanti, e ancora nessuno parlò, nessuno ruggì l’ordine di caricare.
Draco era ora nella prima linea dei suoi soldati, Vincent dietro di lui e Padma solo un’ombra più dietro; se loro tre fossero stati in grado di sostenere l’impatto delle forze migliori dei Raggio di sole, il resto del Dragon Army avrebbe potuto avere una possibilità.
Poi Draco vide un Raggio di sole che lo stava fissando da lontano, nell’avanguardia del proprio esercito; lo stava fissando con un’espressione infuriata –
Attraverso il campo di battaglia nella foresta, i loro sguardi si incrociarono.
Draco ebbe solo una frazione di secondo per chiedersi, nei recessi della sua mente, per che cosa Hermione Granger fosse così arrabbiata, prima che l’urlo si sollevasse da entrambi i loro eserciti; e poi tutti si gettarono di corsa alla carica.

Gli altri Caotici erano ora comparsi tra gli alberi, alcuni erano saltati giù dagli alberi, e la battaglia era in pieno svolgimento, ognuno che faceva fuoco in ogni direzione a ogni cosa che somigliasse a un nemico. Più un certo numero di Raggi di sole che gridavano “Luminos!” contro Neville Longbottom mentre il Tassofrasso del Caos virava e saliva a razzo attraverso l’aria lungo rotte che potevano essere descritte solo come, in effetti, “caotiche” –
E così accadde, come accadeva solo una volta ogni venti combattimenti aerei simulati, che il manico di scopa di Neville Longbottom brillasse di un rosso acceso sotto la presa delle sue mani.
Avrebbe dovuto significare che Longbottom era fuori dal gioco.
Allora, sugli spalti di Hogwarts, tra la folla di studenti che guardavano, si alzò un grido –
Combattimento realistico. Era l’unica regola principale del professor Quirrell. Potevi cavartela con qualsiasi cosa se fosse stata realistica, e nella vita reale, un soldato non svaniva semplicemente quando il suo manico di scopa veniva colpito da una maledizione.
Neville stava precipitando al suolo gridando “Atterraggio caotico!” e i Caotici stavano distogliendo la propria attenzione dai combattimenti per lanciare l’Incantesimo di Levitazione (e correre allo stesso tempo in modo da non essere dei facili bersagli), con quasi ogni altra persona che era ferma a guardare a bocca spalancata –
E Neville Longbottom si schiantò contro il suolo della foresta ricoperto di foglie, atterrando su di un ginocchio, un piede ed entrambe le mani, come se si stesse inginocchiando per essere fatto cavaliere.
Tutto si fermò. Persino Tracey e Susan interruppero il proprio duello.
Nello stadio, tutti i rumori della folla svanirono.
Ci fu un silenzio universale composto da stupore, preoccupazione e pura meraviglia ammutolita, mentre tutti attendevano di vedere cosa sarebbe successo.
E allora Neville Longbottom si alzò lentamente in piedi, e puntò la propria bacchetta verso i Soldati Raggio di sole.
Anche se nessuno sul campo di battaglia lo sentiva, un’ampia porzione del pubblico dello stadio aveva iniziato a cantare, con note sempre più forti ogni volta che la parola era pronunciata, “Doom doom doom doom doom”, perché non era possibile vederlo e non pensare che dovesse ricevere di un accompagnamento musicale.
“La folla sta acclamando tuo nipote”, disse Amelia Bones. La vecchia strega stava rivolgendo allo schermo uno sguardo misuratore.
“Proprio così”, disse Augusta Longbottom. “Alcuni, se odo correttamente, stanno acclamando, Il nostro sangue per Neville! Le nostre anime per Neville!
“Infatti”, disse Amelia, sorseggiando da una tazza di tè che non era stata lì alcuni momenti prima. “Dimostra che il giovanotto ha la stoffa del capo”.
“Queste acclamazioni”, continuò Augusta, la sua voce che assunse ancora di più una qualità di stupore, “sembrano provenire dagli spalti dei Tassofrasso”.
“Dopo tutto è la Casa della lealtà, mia cara”, disse Amelia.
“Albus Percival Wulfric Brian Silente! Cosa nel nome di Merlino sta succedendo in questa scuola?
Lucius Malfoy stava guardando gli schermi con un sorriso ironico, le sue dita che tamburellavano sul bracciolo secondo uno schema non riconoscibile. “Non so cosa sia più spaventoso, il pensiero che egli abbia qualche piano nascosto dietro tutto questo, o il pensiero che non ce l’abbia”.
“Guardate!” gridò il Lord di Greengrass. L’elegante e giovane uomo si era parzialmente alzato dalla propria sedia, puntando il dito verso lo schermo. “Eccola avanzare!”

“Lo attaccheremo contemporaneamente”, bisbigliò Daphne. Sapeva che pochi minuti densi di paura di autentica esperienza di combattimento, una manciata di volte ogni settimana, potevano non essere sufficienti per eguagliare le regolari esercitazioni di duello di Neville con Harry e Cedric Diggory durante lo stesso periodo. “È troppo forte per una sola di noi, ma noi due insieme – io userò il mio Incantesimo, tu cerca di stordirlo –”
Hannah, al suo fianco, annuì, e poi entrambe gridarono a pieni polmoni e si lanciarono alla carica, gli Incantesimi di Levitazione di due Soldati Raggio di sole di sostegno che le mossero più velocemente e le resero leggere sui piedi, Daphne che già gridava “Tonare!” mentre Hannah teneva un enorme scudo Contego in movimento davanti a loro, e con una breve spinta ulteriore saltarono sopra le teste dello schermo frontale di soldati e atterrarono davanti a Neville con i capelli che fluttuavano ampi attorno alle loro teste –
(Le fotografie erano strettamente proibite durante tutte le partite a Hogwarts, ma in qualche modo quel momento finì comunque sulla prima pagina del Cavillo del giorno dopo.)
– e nello stesso istante, poiché combattere bulli più grandi aveva bruciato ogni minima traccia di esitazione, Hannah lanciò la sua prima Fattura Soporifera contro Neville (aveva iniziato l’incantamento mentre era ancora in aria) proprio mentre Daphne, concentrandosi più sulla velocità che sulla forza, portava un fendente verso il basso con la propria Antica Lama nel punto in cui pensava che le cosce di Neville sarebbero state dopo che egli avesse schivato –
Ma Neville saltò verso l’alto, non di lato, saltò più in alto di quanto sarebbe dovuto essere in grado di fare, quindi la lama luminosa della ragazza fendette solo l’aria sotto i piedi del ragazzo. In qualche modo Daphne capì quello che significava, ovvero che Neville aveva ancora dei Caotici che lo stavano facendo Levitare, in tempo per alzare la Lama sopra la testa, ma Neville cadde troppo rapidamente e quando la Lama del ragazzo picchiò contro quella di lei fu come essere colpita da un Bolide. L’impatto fece volar via Daphne e la mandò a cadere all’indietro sull’erba, facendole sbattere duramente la schiena sul terreno. Sarebbe potuta essere la fine per lei, allora, se Neville stesso non fosse atterrato troppo duramente e non fosse finito sulle ginocchia con un gemito di dolore. E allora, prima che Neville potesse far calare la propria Lama luminosa, Hannah gridò “Somnium!” e Neville barcollò freneticamente all’indietro – anche se ovviamente nessun incantesimo uscì dalla bacchetta di Hannah, la ragazza Tassofrasso non avrebbe potuto realmente lanciare di nuovo un incantesimo così presto – cosa che diede a Daphne un secondo per scattare in piedi e rimettere nuovamente entrambe le mani sulla sua bacchetta –

“Per Merlino”, disse Lady Greengrass. La sua voce sembrò incerta, la posa aristocratica sgonfiata. “Mia figlia sta combattendo con l’Incantesimo dell’Antichissima Lama, al suo primo anno. Non sapevo – che possedesse un talento così straordinario –”
“Sangue eccellente”, disse con approvazione Charles Nott, facendo sbuffare Augusta.
“Mia buona Lady”, disse il professor Quirrell, sembrando serio. “Non faccia torto a sua figlia in questo modo. Quello che vede non è semplice talento”. La sua voce divenne un po’ più asciutta. “Piuttosto, questo è ciò che accade quando dei bambini mettono i propri sforzi competitivi in un gioco che comporti una vera e propria formulazione di incantesimi”.

Expelliarmus!” gridò Draco, cercando di non far incrinare la propria voce mentre simultaneamente schivava la saetta stordente rosso brillante che Hermione Granger gli aveva lanciato contro, i suoi muscoli che si contorsero per la necessità di schivare nella direzione errata – ella aveva puntato alla sinistra del ragazzo, e poi con una contorsione misteriosa aveva fatto fuoco verso destra –
Hermione schivò la rapida fattura da duello, e gridò dopo una pausa di appena un momento, “Steleus!”, una Fattura ad ampio angolo che Draco non poteva evitare, ma egli riuscì a puntare la bacchetta verso il proprio volto e gridare “Quiescus!” prima che l’improvviso impulso a inalare potesse trasformarsi in una crisi di starnuti che avrebbe messo fine alla battaglia.
Draco Malfoy era già mezzo esausto a causa di tutti gli Incantesimi di Vincolo e le Trasfigurazioni precedenti, ma la sua confusione stava iniziando a lasciare il posto alla sensazione che il suo sangue stesse ribollendo, non sapeva perché Granger lo stesse attaccando così furiosamente tutto d’un tratto, ma se voleva un combattimento gliene avrebbe fornito uno –
(I Draghi e i Raggi di sole non si erano fermati ad osservare il duello dei loro Generali, i Draghi erano troppo disciplinati per fermarsi a guardare e quello significava che anche i Raggi di sole dovevano continuare a combattere; ma il pubblico a bocca aperta sugli spalti di Quidditch di Hogwarts fu sviato persino dallo spettacolo di Neville e Daphne, e spostò lo sguardo sul duello dei due Generali mentre Malfoy e Granger si lanciavano l’uno contro l’altra fattura su fattura e maledizione su maledizione, formulando gli incantesimi più rapidamente di quanto sarebbe riuscito a fare qualunque altro studente del loro anno, l’allenata danza da duello del Generale Dragon allo stesso livello della frenetica energia del Generale Sunshine, il loro combattimento che iniziava a ricordare un duello tra adulti con i due studenti del primo anno più magicamente potenti che ricorsero a incantesimi più insoliti della consueta Fattura Soporifera.)
– malgrado il fatto che, Draco iniziava a intuire, quando egli e Harry e il professor Quirrell avevano bocciato la signorina Granger per il fatto di avere la stessa volontà di uccidere di una ciotola di acini d’uva, non l’avevano mai vista infuriata.

Daphne picchiò con la sua Antica Lama, ancora una volta senza cercare di colpire duramente ma soltanto di muovere la Lama il più velocemente possibile, allo stesso tempo Hannah gridò “Somnium!” e Neville saltò nuovamente all’indietro, ma era stata un’altra finta e Hannah avanzò per lanciare un incantesimo autentico quasi a bruciapelo –
– e Neville Longbottom fece esattamente ciò che – avrebbe spiegato in seguito – Cedric Diggory l’aveva addestrato a fare se avesse combattuto Bellatrix Black, ovvero fare una piroetta e colpire Hannah molto duramente con un calcio alla bocca dello stomaco.
La ragazza Tassofrasso emise un piccolo suono triste, un ansimante grido di dolore, mentre fu sbilanciata dalla scarpa che affondava nel suo addome con dietro di sé la forza dell’intero corpo di Neville.
Per un istante il campo di battaglia rimase immobile, tutto si bloccò a eccezione della forma di Hannah che cadeva.
Poi il volto di Neville espresse una costernazione assoluta ed egli abbassò la propria bacchetta, il Luogotenente caotico si gettò istintivamente verso la propria compagna di Casa mentre con l’altra mano cercava di afferrarla –
Proprio mentre Hannah mutò la propria caduta in una capriola e ne uscì con la bacchetta alzata e fece fuoco contro di lui.
Una frazione di secondo dopo, Daphne, che a sua volta non aveva esitato, sprofondò la sua Antichissima Lama dritto nella schiena di Neville, facendo contrarre convulsamente i muscoli del Luogotenente caotico a causa della magia stordente che si scaricò dentro di lui esattamente quando la Fattura Soporifera di Hannah fece effetto, e poi l’ultimo rampollo dei Longbottom rimase disteso scompostamente a terra con un’espressione di completa sorpresa congelata sul volto.

“Oggi il signor Longbottom ha imparato una preziosa lezione sui propri sentimenti di pietà e rimorso”, disse il professor Quirrell.
“E sulla cavalleria”, disse Amelia, sorseggiando ancora il proprio tè.

“Stai bene?” sussurrò Daphne, mentre rimase protettiva sopra il punto in cui Hannah giaceva per terra premendosi strettamente lo stomaco. La ragazza non diede alcuna risposta se non suoni simili a conati, come se Hannah stesse cercando di non vomitare mentre cercava di non piangere.
In qualche modo, anche se sarebbe potuta non essere una buona tattica – sarebbe stato meglio se Hannah fosse stata colpita immediatamente, piuttosto che costringere gli altri soldati a proteggerla – un certo numero di Raggi di sole sembravano restare fermi davanti ad Hannah con le loro bacchette tenute strette, fissando rabbiosamente i Caotici. Qualcuno aveva alzato una Barriera prismatica tra i due gruppi, Daphne non poté vedere chi.
E per qualche ragione i Caotici non sembravano insistere con l’attacco. Persino Tracey aveva lasciato cadere del tutto l’espressione arcigna dal suo volto e stava spostando il peso nervosamente da un piede all’altro, come se avesse problemi a ricordare da quale parte fosse –
Fermi!” gridò una voce. “Sospendete la battaglia!
Non c’era un gran che di battaglia in corso, ma fu sospesa.
Il generale Potter, in tutto e per tutto il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, uscì a grandi falcate dagli alberi con qualcosa di grande e coperto da un tessuto mimetico tenuto sotto un braccio.
“La signorina Abbott sta respirando regolarmente?” gridò il generale Potter.
Daphne non guardò dietro di sé. Non si fidava del fatto che non fosse una trappola – era assolutamente certa che se i Caotici avessero colto l’occasione per attaccare, non solo il professor Quirrell avrebbe deciso che era stato lecito, alla fine avrebbe anche assegnato dei punti extra. Ma Daphne poteva udire abbastanza bene con le proprie orecchie la risposta, certo Hannah non stava cercando di respirare silenziosamente, e così disse, “Più o meno”.
“Dovrebbe essere portata via da qui e da qualcuno che sappia usare gli Incantesimi di guarigione”, disse Harry. “Nell’eventualità che si sia rotta qualcosa”.
Da dietro le spalle di Daphne, una bassa voce rantolante disse, “Posso – ancora – combattere –”
“Signorina Abbott, non –” disse Harry, proprio mentre da dietro Daphne provenne il suono di qualcuno che crollava nuovamente sull’erba dopo aver cercato senza successo di alzarsi in piedi. Tutti sussultarono, ma Daphne non voltò le spalle a Harry.
“Perché gli insegnanti non hanno fermato la battaglia?” disse Susan, la sua voce infuriata.
“Ritengo perché la signorina Abbott non corre il pericolo di lesioni permanenti e il professor Quirrell pensa che stiamo imparando delle lezioni preziose”, disse Harry con voce dura. “Ascolti, signorina Abbott, se lei se ne va, anche Tracey si ritirerà dalla battaglia. Già ci sopravanzate in numero, quindi è un accordo molto vantaggioso per la vostra parte. Per favore, lo accetti”.
“Hannah, vattene!” disse Daphne. “Voglio dire, dichiara che sei fuori!”
Quando Daphne diede una rapida occhiata dietro di sé, vide che Hannah stava scuotendo la testa, ancora raggomitolata sull’erba.
“Oh, al diavolo”, disse Harry. “Caotici! Più velocemente li colpiamo, più velocemente sarà portata via da qui! Dobbiamo farlo molto rapidamente, anche a rischio di perdite! Fine della tregua! Pescespada!
Il cervello politico di Daphne ebbe solo un istante per ammirare il modo in cui le poche parole di Harry avevano appena fatto dei Caotici i buoni, e poi, quasi all’unisono, i Caotici stavano infilando le mani nelle tasche delle proprie uniformi e tirandone fuori occhiali da sole verdi di stile inconsueto. Nulla di simile a ciò che si sarebbe indossato in spiaggia, più somiglianti a occhiali di protezione per Pozioni avanzate –
Allora Daphne comprese cosa stava per succedere e alzò di scatto l’altra mano per schermarsi gli occhi, proprio mentre Harry strappò via il tessuto dal calderone.
Il fluido che fuoriuscì mentre Harry Potter gettava il contenuto del calderone per aria era troppo brillante per essere guardato, troppo brillante per essere immaginato, incandescente come il Sole ingrandito una dozzina di volte –
(cosa che effettivamente era)
(la luce solare che era stata impiegata per creare le ghiande, l’energia luminosa che aveva alimentato la crescita dell’albero dalla nuda terra)
(divampante di un ustionante viola, il colore dell’unione delle lunghezze d’onda blu e rosse che la clorofilla aveva assorbito)
(senza praticamente nessuna delle lunghezze d’onda verdi che la clorofilla aveva riflettuto generando il colore verde delle foglie)
(che era anche il colore degli occhiali da sole della Chaos Legion, progettati per far passare le lunghezze d’onda verdi, bloccando il rosso e il blu, riducendo persino il bagliore viola più incandescente a qualcosa di sopportabile)
– la luce violetta divampò ancora e ancora, Daphne provò a togliere il braccio da davanti agli occhi ma scoprì di non poter guardare nulla direttamente, persino il bagliore viola riflesso era così brillante che doveva strizzare gli occhi; ed ebbe appena il tempo di gridare un solo Finite Incantatem, che non funzionò, prima che una Fattura Soporifera la colpisse.
Ciò che era rimasto della battaglia non richiese ancora molto tempo.

“Ora!” ruggì Blaise Zabini, in precedenza di Sunshine, ora comandante di un distaccamento di Legionari del Caos. “Voglio dire, Pescespada!” La mano del ragazzo Serpeverde afferrò il tessuto che schermava il calderone dal tocco innescante della luce diurna, già iniziando a spostarlo da parte.
“Ora!” ruggì Dean Thomas, in precedenza del Caos, ora comandante di un reparto di Guerrieri del Drago. “Fate tutto ciò che fanno loro!”
I Caotici del distaccamento di Zabini infilarono le mani nelle tasche delle proprie uniformi e ne tirarono fuori occhiali da sole verdi –
– un gesto quasi perfettamente rispecchiato da Dean e dai Guerrieri del Drago, che tirarono fuori occhialini da Pozioni colorati di verde, e rapidamente ne fecero scivolare gli elastici intorno alle proprie teste, proprio mentre i Caotici inforcavano gli occhiali da sole e l’incandescenza violetta esplose.
(Come aveva spiegato il generale Malfoy, se il signor Goyle riferiva che la Chaos Legion indossava occhialini da Pozioni colorati di verde, non era necessario sapere perché per Trasfigurarne alcuni esemplari.)
“Questo è barare!” strillò Blaise Zabini.
“Questa è tecnica!” rispose gridando Dean. “Draghi, carica!”
(“Mi perdoni”, disse Lady Greengrass. “Potrebbe smettere di ridere in quel modo, signor Quirrell? È snervante”.)
“Lanciate dei Finite sui loro occhialini!” gridò Blaise Zabini, mentre i due eserciti correvano a capofitto l’uno contro l’altro attraverso quell’onnipresente e accecante bagliore viola. “Possiamo ancora vincere!”
“L’avete sentito!” ruggì Dean. “Colpite i loro occhiali!”
La risposta di Blaise Zabini non fu nulla di articolato.
Quella battaglia continuò a lungo.

Stupefy!” gridò il Generale Sunshine.
Draco non schivò, non rispose, non gli era rimasta abbastanza energia per nessuna delle due cose, tutto ciò che poté fare fu fiondare la sua mano sinistra in posizione e sperare –
La saetta stordente rossa si dissipò nuovamente sul guanto di Draco protetto dal Colloportus, che egli aveva Trasfigurato e vincolato tramite incantesimo alla propria mano così come al resto del Dragon Army. Era tutto ciò che lo stava salvando in quel momento, quello scudo.
Sarebbe dovuto essere il momento di un contrattacco, ma Draco era in grado solo di prendere fiato, mentre entrambi danzavano avanti e indietro sotto gli alberi nei movimenti senza fine del loro duello. Dall’altra parte, il generale Granger stava ansimando pesantemente, il volto della giovane ragazza luccicante di sudore simile a rugiada, i suoi capelli castani bagnati a formare trecce marroni. La sua uniforme mimetica era segnata da macchie umide, le sue spalle tremavano visibilmente per lo sfinimento, ma la sua bacchetta era ancora salda come l’acciaio e puntata direttamente contro Draco durante ogni loro movimento. I suoi occhi ribollivano di furia, le sue guance erano arrossate di rabbia.
Allora, ragazzina, perché oggi stai fingendo di combattere come un adulto?
Lo scherno gli venne in mente, ma non pensava davvero di aver bisogno di una Granger ancora più infuriata; così Draco disse semplicemente – sebbene potesse udire la propria voce incrinarsi – “C’è qualche motivo per cui sei infuriata con me, Granger?”
La ragazza stava prendendo rumorosamente fiato, la sua voce tremò mentre parlava. “So cos’hai in mente”, disse Hermione Granger, le parole che salirono di volume. “So cosa state tramando tu e Snape, Malfoy, e so chi c’è dietro!”
“Uh?” fece Draco senza neppure pensarci.
Quello sembrò soltanto aumentare la furia di Granger, e le sue dita divennero bianche sulla bacchetta che teneva puntata contro di lui.
E poi Draco capì, e gli fece ribollire il sangue nelle vene. Persino lei pensava che le stesse segretamente tramando contro –
Anche tu?” gridò Draco. “Io ti ho aiutata, dentona! Tu, tu tu”, – balbettando passò in rassegna tutte le Maledizioni oscure che gli vennero in mente finché non ne trovò una che poteva davvero lanciarle contro – “Densaugeo!
Ma Granger scartò e piroettò attorno alla Fattura Allunga-Denti, e poi la sua bacchetta ritornò in posizione e puntò quasi a bruciapelo, proprio mentre Draco alzò la mano sinistra a mo’ di scudo, disponendo il guanto legato magicamente tra sé stesso e qualsiasi cosa ella stesse per lanciare, e la voce del Generale Sunshine salì fino a diventare un grido udibile su tutto il campo di battaglia –
Alohomora!
Il tempo si sarebbe dovuto fermare.
Ma non lo fece.
Invece il lucchetto scattò e cadde dal guanto.
Così.
Come se niente fosse.
Gli schermi lo mostrarono molto chiaramente, all’intero stadio di Hogwarts.
E il glaciale silenzio soffocato che cadde su ogni sedile di ogni settore rivelò che tutti avevano compreso molto chiaramente cosa significava, avevano realizzato che la magia del rampollo di Casa Malfoy era stata appena travolta da una Nata babbana.
Hermione Granger non interruppe il proprio combattimento, non diede alcun segno di aver neppure capito cosa avesse fatto; invece il suo piede scattò in un calcio in tipico stile babbano che fece saltar via la bacchetta dalla mano di Draco, la sua mente e il suo corpo traumatizzati si mossero appena un po’ troppo lentamente. Draco si tuffò dietro la propria bacchetta, cercando freneticamente a tastoni sul terreno, ma dietro di lui la incrinata voce di una ragazza disse “Somnium!” e Draco Malfoy cadde e non si alzò più.
Ci fu un altro momento di silenzio paralizzato. Il Generale Sunshine stava ondeggiando sui propri piedi, come se stesse per svenire.
Poi i Guerrieri del Drago gridarono a squarciagola e caricarono per vendicare il loro comandante caduto.

Il signore e la signora Davis stavano tremando mentre si alzarono dalle loro poltrone confortevoli nella tribuna professori dello stadio di Quidditch; non potevano stringersi fortemente l’un l’altra mentre camminavano, ma potevano tenersi strettamente per mano, fingendo intensamente di essere invisibili. Se fossero stati dei bambini abbastanza giovani per la magia accidentale, probabilmente si sarebbero Disillusi spontaneamente.
L’anziano Charles Nott non disse nulla quando si alzò dalla propria poltrona. Lord Jugson, segnato da cicatrici, non disse nulla, quando si alzò dalla propria poltrona.
Lucius Malfoy non disse nulla quando si alzò.
Tutti e tre si girarono senza fermarsi e camminarono a grandi passi verso la rampa di scale degli spalti sopraelevati, muovendosi in inquietante unisono come un trio di Auror –
“Lord Malfoy”, disse il Professore di Difesa in toni sommessi. Quell’uomo era ancora seduto nella propria poltrona, osservando i propri schermi simili a pergamena, le braccia flosce lungo i fianchi, come se per qualche motivo non si sentisse di muoversi.
L’uomo dai capelli bianchi si fermò appena prima di raggiungere il passaggio a volta d’uscita, e anche l’uomo più anziano e l’uomo con le cicatrici si fermarono, affiancandolo. La testa di Lord Malfoy si girò, troppo lievemente per costituire una qualunque forma di riconoscimento, ma nella direzione del Professore di Difesa.
“Suo figlio si è comportato eccezionalmente bene oggi”, disse il professor Quirrell. “Devo confessare di averlo sottovalutato. E si è guadagnato la lealtà del proprio esercito, come lei ha potuto vedere”. La voce del Professore di Difesa era ancora molto sommessa. “Parlando in qualità di insegnante di suo figlio, è mia opinione che non gli gioverà se lei interferirà nei suoi –”
Lord Malfoy e i suoi compari svanirono giù per le scale.
“Un buon tentativo, Quirinus”, disse pacatamente Silente. Il volto dell’anziano mago mostrava delle sottili rughe di preoccupazione; neppure lui si era alzato dalla sua poltrona, e fissava gli schermi di pergamena come se fossero ancora attivi. “Pensi che ti ascolterà?”
Le spalle del Professore di Difesa si contrassero in una leggera scrollata, l’unico movimento che avevano mostrato da quando la battaglia era finita.
Bene”, disse Lady Greengrass, mentre si alzava e schioccava le dita, stiracchiandosi, suo marito silenzioso accanto a lei. “Devo ammetterlo, è stato alquanto… interessante…”
Amelia Bones si era alzata dalla propria poltrona imbottita senza tante storie. “Interessante davvero”, disse la direttrice Bones. “Lo confesso, sono turbata dall’abilità con cui quei bambini stavano combattendo l’uno contro l’altro”.
“L’abilità?” disse Lord Greengrass. “I loro incantesimi non mi sono sembrati affatto impressionanti. Eccetto quelli di Daphne, naturalmente”.
L’anziana strega non mosse gli occhi che fissavano la testa affetta da calvizie incipiente del Professore di Difesa. “La Fattura Stordente non è un incantesimo del primo anno, Lord Greengrass, ma non era quella l’abilità che avevo in mente. Si sono sostenuti a vicenda con quei semplici incantesimi, hanno reagito velocemente alle sorprese…” La Direttrice del dalm fece una pausa, come se cercasse delle parole che un semplice civile potesse comprendere. “Nel cuore della battaglia”, disse infine, “con incantesimi che volavano in tutte le direzioni… quei bambini sembravano quasi a casa”.
“Infatti, direttrice Bones”, disse il Professore di Difesa. “È meglio iniziare a praticare talune arti in gioventù”.
Gli occhi dell’anziana strega si socchiusero. “Li sta preparando a diventare una forza militare, Professore. A quale fine?”
“Calma!” s’intromise Lord Greengrass. “Ci sono molte scuole in cui insegnano a duellare fin dal primo anno!”
“Duellare?” disse il Professore di Difesa. Da dietro non si poteva vedere se il volto pallido stesse sorridendo. “Quello è nulla, Lord Greengrass, in confronto a ciò che i miei studenti hanno imparato. Hanno imparato a non esitare di fronte alle imboscate e a nemici più forti. Hanno imparato ad adeguarsi quando le condizioni del combattimento cambiano e poi cambiano ancora. Hanno imparato a proteggere i propri alleati, a proteggere coloro che sono più preziosi, ad abbandonare i pezzi che non possono essere salvati. Hanno imparato che per sopravvivere devono seguire degli ordini. Alcuni hanno persino imparato un po’ di creatività. Oh, no, Lord Greengrass, questi maghi non si nasconderanno nei loro manieri attendendo di essere protetti, quando la prossima minaccia giungerà. Essi sapranno che sanno come combattere”.
Augusta Longbottom batté rumorosamente le mani per tre volte.

Abbiamo vinto.
Fu la prima cosa che Draco udì quando si svegliò sul campo di battaglia, quando Padma gli raccontò come i suoi soldati avevano serrato i ranghi dopo che era caduto. Come, grazie alla previdenza del Generale Dragon, il signor Thomas aveva guidato il proprio distaccamento alla vittoria contro Chaos. Come il generale Potter aveva sconfitto la porzione del Sunshine Regiment che si era scontrata con lui. Come i Guerrieri del Drago del signor Thomas si erano riuniti al corpo principale di soldati portando sia i propri occhialini sia gli occhiali da sole dei Caotici sconfitti. Come, solo alcuni momenti dopo, il contingente rimasto del generale Potter aveva attaccato entrambi gli eserciti con una pozione che emetteva un’accecante luce viola. Ma Dragon aveva mantenuto il vantaggio numerico su Sunshine e Chaos, e un numero sufficiente di occhiali da sole per i suoi guerrieri; e così Padma era riuscita a condurre alla vittoria l’esercito che aveva ereditato.
Dalla luce negli occhi di Padma e dal suo sorriso arrogante che avrebbe reso orgoglioso un Malfoy, era chiaro che si aspettava delle congratulazioni. Draco riuscì a pronunciare a denti stretti una qualche sorta di lode, e in seguito non sarebbe stato in grado di dire quale. La strega di origini straniere, apparentemente, non aveva alcuna idea di cosa fosse successo, o di cosa significasse.
Ho perso.
I Draghi tornarono a Hogwarts arrancando sotto cieli grigi, goccioline fredde che cadevano pesanti sulla pelle di Draco, una a una. Era cominciata mentre egli era rimasto senza sensi, la pioggia lungamente promessa aveva iniziato a cadere. Ora a Draco era rimasta solo un’opzione. Una mossa obbligata, come il signor MacNair, che aveva insegnato gli scacchi a Draco, l’avrebbe chiamata. A Harry Potter probabilmente non sarebbe piaciuta, se fosse stato realmente innamorato di Granger così come tutti dicevano. Ma la mossa obbligata, come il signor MacNair l’aveva definita, era quella che dovevi fare se volevi che la partita continuasse.
Continuava ad andare in scena nella mente di Draco, ancora e poi ancora, anche mentre egli passava come un automa attraverso i massicci portali di Hogwarts, mandava via Vincent e Gregory con due parole secche, e restava da solo nella sua stanza da letto privata, seduto sul suo letto, fissando il muro sopra la scrivania. Riempiendo la sua mente come se un Dissennatore lo avesse intrappolato in quel ricordo.
Il lucchetto sul suo guanto, la serratura che scattava e cadeva –
Draco sapeva, sapeva in cosa aveva sbagliato. Era stato così stanco dopo aver lanciato ventisette Incantesimi di Vincolo per tutti gli altri Guerrieri del Drago. Meno di un minuto non era un tempo sufficiente per recuperare dopo ciascun incantesimo. E così aveva soltanto lanciato il Colloportus sul proprio guanto dotato di lucchetto, aveva soltanto lanciato l’incantesimo, non vi aveva messo tutta la propria forza per legarlo più strettamente di quanto Harry Potter o Hermione Granger fossero in grado di sciogliere.
Ma nessuno l’avrebbe creduto, anche se era vero. Persino in Serpeverde, nessuno ci avrebbe creduto. Sembrava una scusa, e una scusa era tutto ciò che chiunque avrebbe creduto di sentire.
Granger piroettò e si girò e gridò `Alohomora!’
La mente di Draco continuò a riviverlo ripetutamente mentre il risentimento cresceva. Aveva aiutato Granger – cooperato con lei per bandire i traditori – tenuto la sua mano mentre aveva penzolato dal tetto – posto fine a una rissa che stava per scoppiare attorno a lei nella Sala Grande – aveva un’idea di cosa egli avesse rischiato, di cosa egli avesse probabilmente già perso, di cosa significasse che l’erede di Casa Malfoy facesse tutto ciò per una sanguemarcio
E ora era rimasta solo una mossa, e la caratteristica delle mosse obbligate era che tu dovevi giocarla, anche se significava ottenere una detenzione e perdere punti-Casa. Il professor Snape avrebbe certamente saputo e compreso ma c’erano dei limiti (suo Padre l’aveva avvertito) a ciò che il Maestro di Pozioni avrebbe ignorato.
Sfidare Granger a un duello tra maghi, in un chiaro gesto di disprezzo per le regole di Hogwarts. Attaccarla immediatamente, se avesse cercato di rifiutare. Sconfiggerla in un combattimento uno-contro-uno, in pubblico, non con tecniche di duello intelligenti, ma sopraffacendo la sua magia. Batterla clamorosamente, completamente, schiacciarla così totalmente come il Signore Oscuro in persona aveva schiacciato i suoi nemici. Rendere assolutamente chiaro a tutti, in modo che nessuno potesse avere dubbi, che Draco era stato solo esausto per aver lanciato l’incantesimo così tante volte. Dimostrare che il sangue dei Malfoy era più forte di quello di qualunque sanguemarcio –
Solo che non è così, sussurrò la voce di Harry Potter dentro la mente di Draco. È facile dimenticare ciò che è realmente vero, Draco, una volta che inizi a cercare di vincere in politica. Ma in realtà c’è solo una cosa che fa di te un mago, ricordi?
Draco seppe, allora, seppe la ragione per l’inquietudine nei recessi della sua mente, mentre fissava il muro vuoto sopra la scrivania contemplando la propria mossa obbligata. Sarebbe dovuto essere semplice – quando avevi solo una mossa, la cosa da fare era giocarla – ma –
Granger che si muoveva in circolo, roteando, i capelli umidi di sudore che le volavano attorno, la saette lanciate dalla bacchetta di lei tanto rapide quanto le sue, le maledizioni e le contro-maledizioni, i pipistrelli luminosi che volavano verso il suo volto, e attraverso tutto quello l’espressione di furia negli occhi di Granger
C’era stata una parte di lui che l’aveva ammirato, prima che tutto fosse andato nel modo sbagliato, ammirato la furia e la potenza di Granger; una parte di lui che aveva esultato durante il primo vero combattimento in cui fosse stato coinvolto, contro…
… un avversario suo pari.
Se avesse sfidato Granger, e perso
Non sarebbe dovuto essere possibile, Draco aveva ricevuto la sua bacchetta due interi anni prima di chiunque altro nella sua classe a Hogwarts.
Solo che c’era una ragione per cui normalmente non ci si disturbava a dare le bacchette a bambini di nove anni. Anche l’età contava, non era solo quanto tempo avevi tenuto una bacchetta. Il compleanno di Granger era stato solo pochi giorni dopo l’inizio dell’anno, quando Harry le aveva comprato quella borsa. Questo significava che aveva dodici anni ora, che aveva avuto dodici anni quasi sin dall’inizio di Hogwarts. E la verità era che Draco non si era allenato poi molto al di fuori delle lezioni, probabilmente neppure lontanamente tanto quanto aveva fatto Hermione Granger di Corvonero. Draco non aveva creduto di avere bisogno di allenarsi per restare davanti…
E anche Granger era spossata, sussurrò la Voce della Prova Contraria dentro di lui. Granger doveva essere stata esausta a causa di tutte quelle Fatture Stordenti, a persino in quello stato era stata capace di annullare il suo Incantesimo di Vincolo.
E Draco non poteva permettersi di sfidare pubblicamente Granger, in un combattimento uno-contro-uno senza scuse, e perdere.
Draco sapeva cosa si sarebbe dovuto fare in questo genere di situazioni. Si sarebbe dovuto barare. Ma se qualcuno avesse scoperto Draco a barare, sarebbe stato disastroso, materiale da ricatto perfetto anche se non fosse mai stato resto pubblico, e qualunque Serpeverde presente l’avrebbe saputo, se lo sarebbe aspettato
E allora, se si fosse stati presenti, si sarebbe visto Draco Malfoy alzarsi dal suo letto, e andare alla sua scrivania, e prenderne un foglio di pergamena di pecora della migliore qualità, e un calamaio scolpito nella madreperla, riempito di inchiostro color argento verdastro che era stato realizzato con vero argento e smeraldi macinati. Dal grande baule ai piedi del suo letto, il Serpeverde estrasse un libro rilegato in argento e smeraldi, intitolato Il galateo delle Case della Gran Bretagna. E con una penna nuova e pulita, Draco Malfoy iniziò a scrivere, guardando frequentemente il libro lasciato aperto per consultazione. C’era un sorriso severo sul volto del ragazzo, che rendeva il giovane Malfoy molto simile a suo padre, mentre tracciava con attenzione ogni singola lettera come se fosse un’opera d’arte distinta.
Da Draco, figlio di Lucius figlio di Abraxis Lord della Nobile e Antichissima Casa di Malfoy, anche figlio di Narcissa figlia di Druella Lady della Nobile e Antichissima Casa di Black, rampollo ed erede della Nobile e Antichissima Casa di Malfoy:
A Hermione, la prima Granger:
(Quell’espressione poteva essere stata intesa come educata, molto tempo prima quando era stata inventata; oggigiorno, dopo secoli di utilizzo per rivolgersi a dei sanguemarcio, portava con sé una deliziosa sfumatura di raffinato astio.)
Io, Draco, dell’Antichissima Casa, esigo compensazione, poiché
Draco si fermò, spostando attentamente di lato la penna in modo che non gocciolasse. Aveva bisogno di un pretesto, almeno se intendeva imporre le condizioni del duello. Lo sfidato aveva diritto a scegliere le condizioni a meno che avesse insultato una Nobile Casa. Aveva bisogno di far sembrare che Granger l’avesse insultato…
Cosa stava pensando? Granger l’aveva insultato.
Draco sfogliò il libro fino alla pagina delle formule codificate, e ne trovò una che sembrava adatta.
Io, Draco, dell’Antichissima Casa, esigo compensazione, poiché per tre volte l’ho aiutata e le ho offerto solo la mia gentilezza, e in cambio mi ha falsamente accusato di tramare contro di lei,
Draco dovette fermarsi a fare un respiro, sopprimendo la rabbia fremente; ora stava iniziando a sentirsi autenticamente insultato, e aveva appena scritto l’ultima frase e l’aveva sottolineata senza pensarci, come se fosse una lettera ordinaria. Dopo un momento di riflessione, aveva deciso di lasciarla così; poteva non essere la formulazione formale precisa ma aveva un tono ruvido e arrabbiato che suonava appropriato.
il quale insulto lei ha perpetrato dinanzi agli occhi della Gran Bretagna.
Così io, Draco, esigo da lei, Hermione, secondo consuetudine, secondo legge, secondo
“La diciassettesima deliberazione del trentunesimo Wizengamot”, disse Draco ad alta voce senza guardare, una frase pronunciata in molte opere teatrali; sedette più dritto mentre la ripeteva, percependo il suo nobile sangue scorrergli nelle vene a ogni battito.
Così io, Draco, esigo da lei, Hermione, secondo consuetudine, secondo legge, secondo la 17ª deliberazione del 31º Wizengamot, che mi incontri in un duello tra maghi ai seguenti termini: Che entrambi vengano soli e in silenzio, senza parlarne ad alcuno prima o dopo,
Se il duello fosse andato male, Draco poteva non dire nulla e finirla lì. E se fosse riuscito a sconfiggere Granger, avrebbe imparato sperimentalmente che poteva batterla ancora in una sfida pubblica. Non era barare, ma era Scienza, che era quasi altrettanto buona.
contendano per mezzo della sola magia, senza morte o lesioni permanenti,
… dove? A Draco era stato raccontato di una stanza di Hogwarts che era adatta ai duelli, dove ogni cosa di valore era stata già protetta da degli incantesimi, e non c’erano ritratti che potessero fare la spia… quale stanza era…
nella stanza dei trofei della Scuola di Magia e Stregoneria del Castello di Hogwarts,
E sarebbe stato meglio che il loro secondo e pubblico duello fosse stato presto, come a dire il giorno dopo, sarebbe stato necessario molto poco tempo prima che la sua reputazione in Serpeverde finisse irrecuperabilmente nello scarico. Doveva combattere contro Granger per la prima volta quella stessa notte.
al rintocco di mezzanotte che porrà termine a questo stesso giorno.
Draco, della Nobile e Antichissima Casa di Malfoy.
Draco firmò la pergamena formale, e poi estrasse la sua pergamena ordinaria e di minor valore, e il suo inchiostro normale, per il suo post scriptum:
Se non sai come funzionano le regole, Granger, ecco di che si tratta. Hai insultato un’Antichissima Casa, e ho il diritto legale di sfidarti. E se fai un affronto alle condizioni del duello, ad esempio facendo venire Flitwick alla stanza dei trofei, o persino semplicemente parlandone a chiunque, mio padre porterà te e il tuo falso onore dritto davanti al Wizengamot.
Draco Malfo
All’ultima lettera la sua penna premette sulla pergamena così ferocemente che la punta si spezzò, creando una striscia di inchiostro e una piccola lacerazione nella pergamena, che Draco ritenne apparisse altrettanto appropriata.

Quella sera, all’ora di cena, Susan Bones andò da Harry Potter e gli disse che pensava che Draco Malfoy avesse intenzione di mettere in atto il proprio piano contro Hermione molto presto. Stava avvertendo tutti i membri della spues, aveva avvertito la professoressa Sprout, e aveva avvertito il professor Flitwick, e aveva intenzione di mandare una lettera a sua Zia quella stessa notte, e ora stava avvertendo anche Harry Potter. Giusto con Padma non potevano parlarne – disse Susan, sembrando molto seria – perché Padma si sentiva combattuta tra la lealtà verso Hermione e la lealtà verso il proprio Generale.
Harry James Potter-Evans-Verres, che per l’intera faccenda a questo punto si sentiva più frustrato che qualsiasi cosa di realmente produttivo, le rispose bruscamente che , sapeva che andava fatto qualcosa.
Dopo che Susan Bones se ne fu andata, Harry guardò all’altra estremità della tavola Corvonero, dove Hermione si era seduta lontano da lui o Padma o Anthony o qualsiasi altro suo amico.
Ma Hermione non sembrò essere di umore tale che avrebbe preso bene il fatto che qualcuno andasse da lei a infastidirla.
Più tardi, riflettendoci su, Harry avrebbe pensato come, nei suoi romanzi fantascientifici e fantasy, le persone compivano le loro grandi e importanti scelte per grandi e importanti ragioni. Hari Seldon aveva creato la sua Fondazione per ricostruire sulle ceneri dell’Impero Galattico, non perché sarebbe sembrato più importante se fosse stato a capo di un proprio gruppo di ricerca. Raistlin Majere aveva interrotto i rapporti con suo fratello perché voleva diventare un dio, non perché era incompetente nelle relazioni interpersonali e riluttante a chiedere consiglio su come fare di meglio. Frodo Baggins aveva preso l’Anello perché era un eroe che voleva salvare la Terra di Mezzo, non perché sarebbe stato imbarazzante non farlo. Se qualcuno avesse mai scritto una vera storia del mondo – non che qualcuno avrebbe mai potuto o voluto – probabilmente il 97% di tutti i momenti chiave del Destino sarebbero risultati essere costituiti di bugie e carta velina e di piccoli pensieri di poco conto che qualcuno avrebbe potuto altrettanto facilmente pensare diversamente.
Harry James Potter-Evans-Verres osservò Hermione Granger, seduta all’altra estremità della tavola, e provò una sensazione di riluttanza a infastidirla quando sembrava già essere di cattivo umore.
Così Harry pensò che probabilmente aveva più senso parlare prima a Draco Malfoy, giusto in modo che potesse assolutamente, certamente, definitivamente assicurare a Hermione che Draco non stava realmente tramando nulla contro di lei.
E dopo cena, quando Harry scese nel piano interrato di Serpeverde e gli fu detto da Vincent che il capo non deve essere disturbato… allora Harry pensò che forse avrebbe dovuto vedere se Hermione fosse disposta a parlargli immediatamente. Che avrebbe dovuto semplicemente iniziare a sbrogliare l’intera faccenda prima che si ingarbugliasse ulteriormente. Harry si chiese se stesse semplicemente procrastinando, se la sua mente avesse soltanto trovato una scusa intelligente per rimandare qualcosa di spiacevole-ma-necessario.
Lo pensò sul serio.
E poi Harry James Potter-Evans-Verres decise che avrebbe parlato a Draco Malfoy la mattina successiva, invece, dopo la colazione di domenica, e poi avrebbe parlato a Hermione.
Gli esseri umani fanno continuamente cose del genere.

Era domenica mattina, il 5 di aprile del 1992, e il cielo simulato sopra la Sala Grande di Hogwarts mostrava ampi torrenti di pioggia che si riversavano con tale intensità, che i lampi erano attutiti e sparpagliati in piccoli impulsi di luce bianca che talvolta trasformavano le tavolate delle Case, facendo impallidire i loro volti e facendo apparire brevemente gli studenti come fantasmi.
Harry sedeva alla tavola Corvonero, mangiando stancamente una cialda, aspettando che Draco facesse la propria comparsa in modo da poter iniziare a rimettere a posto l’intera faccenda. C’era un Cavillo che veniva passato in giro e che aveva in qualche modo finito con l’avere Hannah e Daphne sulla prima pagina, ma non era ancora arrivato al suo posto.
Alcuni minuti dopo Harry aveva terminato di mangiare la sua cialda, e poi si era guardato intorno di nuovo per vedere se Draco fosse arrivato al tavolo Serpeverde per la colazione.
Era strano.
Draco Malfoy non era quasi mai in ritardo.
Poiché Harry stava guardando nella direzione della tavolata Serpeverde, non vide Hermione Granger entrare attraverso le enormi porte della Sala Grande. Così fu alquanto sorpreso quando si rigirò e scoprì Hermione seduta direttamente a fianco a lui alla tavolata Corvonero, proprio come se non avesse evitato di farlo da più di una settimana.
“Ciao, Harry”, disse Hermione, la sua voce che suonò quasi esattamente normale. Aveva iniziato a mettere del pane tostano nel proprio piatto con una selezione di frutta e di verdure salutari. “Come stai?”
“All’interno di una deviazione standard dalla mia peculiare e piccola media”, disse automaticamente Harry. “Come stai tu? Hai dormito bene?”
C’erano delle borse scure sotto gli occhi di Hermione Granger.
“Beh, sì, sto bene”, disse Hermione Granger.
“Uhm”, fece Harry. Prese una fetta di torta dal proprio piatto (mentre il suo cervello era occupato con altre cose, la mano di Harry prese semplicemente la cosa più gustosa alla sua portata, senza valutare concetti complessi come se fosse pronto o meno a mangiare il dolce). “Uhm, Hermione, avrò bisogno di parlare con te oggi più tardi, va bene?”
“Certo”, disse Hermione. “Perché non dovrebbe essere così?”
“Perché –” disse Harry. “Voglio dire – tu e io non abbiamo – negli ultimi giorni –”
Sta’ zitto, suggerì una parte interna che apparentemente era stata assegnata di recente a governare i problemi relativi a Hermione.
A ogni modo, Hermione Granger non sembrò prestargli molta attenzione. Si limitò a fissare il proprio piatto, e poi, dopo dieci secondi di imbarazzato silenzio, iniziò a mangiare le fette di pomodoro, una dopo l’altra, senza pausa.
Harry distolse lo sguardo da lei e iniziò a mangiare una fetta di torta che, scoprì, si era in qualche modo materializzata sul suo piatto.
“Allora!” disse improvvisamente Hermione Granger dopo aver fatto fuori la maggior parte del proprio piatto in silenzio. “Che succede oggi?”
“Uhm…” disse Harry. Si guardò intorno freneticamente, come per trovare qualcosa di imminente che potesse essere usato come cibo per la conversazione.
E così Harry fu uno dei primi a vederlo, e a indicarlo silenziosamente, sebbene l’improvvisa crescita dei sussurri che dilagò per la Sala Grande mostrò che anche un certo numero di altre persone l’aveva visto.
La peculiare sfumatura cremisi delle vesti sarebbe stata riconoscibile ovunque, ma ci vollero comunque alcuni momenti al cervello di Harry per riconoscere i volti. Un uomo dai tratti asiatici, solenne, e oggi dall’espressione piuttosto arcigna. Un uomo con uno sguardo penetrante che perlustrò la stanza, i lunghi capelli neri che ondeggiavano dietro di lui in una coda di cavallo. Un uomo magro e pallido e non rasato, con un volto così inespressivo che era simile a pietra. Ci vollero alcuni momenti a Harry per riconoscere i volti, e ricordare i nomi, da quel lontano giorno di gennaio in cui il Dissennatore era giunto a Hogwarts: Komodo, Butnaru, Goryanof.
“Un trio di Auror?” disse Hermione con una strana voce allegra. “Come mai, mi chiedo cosa ci facciano qui”.
Anche Silente era in loro compagnia, sembrando più preoccupato di quanto Harry l’avesse mai visto; e dopo un momento di pausa durante il quale gli occhi dell’anziano mago scrutarono la Sala Grande e tutti gli studenti che sussurravano sopra le proprie colazioni, egli indicò –
– direttamente verso Harry.
“Oh, e ora che c’è?”, disse Harry sottovoce. I suoi pensieri intimi erano molto più terrorizzati di così, mentre si chiedeva freneticamente se qualcuno l’avesse collegato in qualche modo alla fuga da Azkaban. Guardò verso la Tavola d’onore, cercando di far sembrare casuale l’occhiata, e si accorse che il professor Quirrell non si vedeva da nessuna parte, quella mattina –
Gli Auror procedettero verso di lui con passi rapidi, Auror Goryanof si avvicinò dall’altro lato della tavola Corvonero come per bloccare ogni via di fuga da quella direzione, Auror Komodo e Auror Butnaru si fecero avanti dalla parte di Harry, con il Preside che seguiva da vicino i passi di Komodo.
Tutte le conversazioni si erano ovunque spente nel più completo silenzio.
Gli Auror raggiunsero il posto a tavola di Harry, circondandolo da tre lati.
“Sì?” disse Harry, il più normalmente che poté. “Di che si tratta?”
“Hermione Granger”, disse Auror Komodo con voce inespressiva, “lei è in arresto per il tentato omicidio di Draco Malfoy”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Chaos Legion wants you!