Capitolo 80 Transazioni tabù, parte II, l’effetto-corna

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

L’Antichissima Sala del Wizengamot è fredda e buia, con semicerchi concentrici di pietra che sorgono dalla parte centrale che si trova più in basso, e semplici panche di legno che poggiano su quei semicerchi elevati. Non c’è alcuna fonte di luce, ma l’aula è ben illuminata, senza causa o ragione apparente; è soltanto un fatto puro e semplice che l’aula sia ben illuminata. I muri come il pavimento sono di pietra, pietra scura, una qualche elegante e misteriosa declinazione di roccia estremamente piacevole da guardare, con una consistenza levigata che sembra scorrere e scivolare sotto la sua superficie. Questa è l’Antichissima Sala, il più antico luogo del mondo dei maghi che sia durato fino all’epoca moderna; ogni altro luogo di potere è stato distrutto in una guerra o in un’altra. Questa è la Sala del Wizengamot, che è antichissima perché le guerre terminarono con la costruzione di questo posto.
Questa è la Sala del Wizengamot; ci sono luoghi più vecchi, ma sono nascosti. La leggenda sostiene che i muri di pietra scura furono evocati, creati, fatti esistere con un atto di volontà da Merlino, quando radunò i maghi più potenti rimasti al mondo e intimorendoli si fece accettare come loro capo. E quando (continua la leggenda) i Veggenti continuarono a profetare che non era stato ancora fatto abbastanza per prevenire la fine del mondo e della sua magia, allora (racconta la storia) Merlino sacrificò la propria vita, e la propria magia, e il proprio tempo, per porre in effetto l’Interdetto di Merlino. Non fu un gesto senza costi, poiché un luogo come questo non potrebbe essere eretto nuovamente da alcun potere ancora noto alla genìa dei maghi. Né distrutto, poiché quelle mura di pietra scura attraverserebbero incolumi, e forse senza neppure riscaldarsi, il cuore di una esplosione nucleare. È un peccato che nessuno sappia più come realizzarle.
Nel più elevato dei semicerchi ascendenti del Wizengamot, sul più alto livello di pietra scura, c’è un podio. Su quel podio si trova un vecchio, col viso solcato da rughe e una barba argentea che si estende fin sotto la vita; questi è Albus Percival Wulfric Brian Silente. La sua mano destra regge la bacchetta del potere, sulla sua spalla è posato un uccello di fuoco. La sua mano sinistra stringe una corta verga, sottile e priva di tratti distintivi e plasmata della stessa pietra scura dei muri, e questa è la Linea Ininterrotta di Merlino, lo strumento dello Stregone Capo. Karen Dutton lasciò la Linea in eredità ad Albus Silente durante l’ultimo giorno della propria vita, poche ore dopo che egli era tornato mezzo morto dalla sua vittoria su Grindelwald con una fenice brillantemente divampante al suo fianco. A sua volta ella aveva ricevuto la Linea dal perfezionista Nicodemus Capernaum, ciascun mago che l’aveva passata al proprio successore designato, sempre più indietro in una catena ininterrotta fino al giorno in cui Merlino sacrificò la propria vita. Fu così (nel caso ve lo steste chiedendo) che il Paese della Gran Bretagna magica riuscì a eleggere Cornelius Fudge come proprio Ministro, eppure si ritrovò con Albus Silente come Stregone Capo. Non per mezzo di una legge (poiché una legge scritta può essere riscritta) ma per mezzo di un’antichissima tradizione, il Wizengamot non sceglie colui che dovrà presiedere alle sue follie. Sin dal giorno del sacrificio di Merlino, il dovere più importante dello Stregone Capo è stato quello di esercitare la massima cautela nella sua scelta di persone che fossero sia buone che capaci di riconoscere buoni successori. Ci si aspetterebbe che questa catena luminosa perdesse colpi, in qualche punto lungo i secoli; che si smarrisse almeno una volta, e poi mai tornasse indietro. Ma non l’ha fatto. La Linea di Merlino continua, ininterrotta.
(O così dicono quelli della fazione di Silente. Lord Malfoy vi direbbe diversamente. E in Asia raccontano storie completamente differenti, che potrebbero non rendere sbagliata la versione della Gran Bretagna.)
Sulla piattaforma più bassa dell’Antica Sala c’è una sedia dall’alto schienale, con piedi e braccioli e senza cuscini, di metallo scuro invece che di pietra scura, che Merlino non mise lì.
L’edificio del Ministero che è cresciuto attorno a questo luogo è rivestito di pannelli di legno e dorato, luminoso e illuminato da fuochi, pieno di movimentata stupidità. Questo luogo è differente. È il cuore di pietra della Gran Bretagna magica, e non è né dorato né rivestito di pannelli di legno, né illuminato da fuochi né luminoso.
Fanno solennemente il loro ingresso in questa aula streghe e maghi con vesti color prugna, ciascuna ricamata con una `w’ d’argento. Si muovono con un’aria di serietà che mostra come siano ben coscienti di essere terribilmente, terribilmente importanti. Si stanno incontrando nell’Antichissima Sala, dopo tutto. Sono i Lord e le Lady del Wizengamot, e si considerano le più grandi personalità del Paese più grande del mondo magico. Persone meno importanti hanno piegato il ginocchio supplichevoli davanti a loro; essi sono potenti, essi sono ricchi, essi sono nobili; non sono forse grandi?
Albus Silente conosce tutti per nome, in questa stanza. Ha insegnato a molti di loro, sebbene troppo pochi abbiano imparato. Alcuni sono suoi alleati, alcuni suoi oppositori, il resto egli corteggia all’interno dell’attenta danza della loro neutralità. Tutti loro, per lui, sono persone.
L’attuale Professore di Difesa di Hogwarts, se gli chiedeste la sua opinione sui Lord e le Lady, direbbe che mentre molti di loro sono ambiziosi, pochi hanno qualche ambizione. E osserverebbe che il Wizengamot è esattamente il posto in cui persone simili finirebbero – che è esattamente il genere di opportunità che afferreresti, se non avessi niente di meglio da fare. Queste persone sono raramente interessanti, ma sono spesso utili; pezzi da manipolare, punti da segnare, da parte dei veri attori del gioco.
Non all’interno dei semicerchi ascendenti, ma un po’ di lato all’interno di un arcata sopraelevata per gli spettatori, vicino a una strega con un cappello a punta il cui volto è solcato da rughe di preoccupazione, siede un ragazzo vestito con le vesti nere più formali che possiede. I suoi occhi sono ghiaccio verde e astrazione, e rivolgono a malapena il loro sguardo a Lord e Lady che fanno animatamente il loro ingresso. Per lui sono solo una raccolta di mormoranti vesti color prugna per decorare panche di legno, uno sfondo visuale per il quadro dell’Antichissima Sala. Se c’è un nemico qui, o qualcosa da manipolare, è meramente “il Wizengamot”. Le ricche élite della Gran Bretagna magica hanno una forza collettiva, ma non l’attributo di agente individuale; i loro obiettivi sono troppo estranei e triviali affinché essi abbiano ruoli individuali nel racconto. Ora, in questo particolare momento, al ragazzo le vesti color prugna non piacciono né dispiacciono, perché il suo cervello non assegna loro sufficiente qualità di agente per essere i soggetti di un giudizio morale. Egli è un pg, e loro sono carta da parati.
Questa visione sta per cambiare.

Harry guardò senza osservare la sala del Wizengamot; sembrava piuttosto vecchia e storica e non c’era dubbio che Hermione avrebbe potuto tenergli una conferenza sul quel posto per ore e ore. Le vesti color prugna avevano smesso di arrivare, e l’orologio da tasca di Harry, anticipando al tasso di tre minuti ogni mezz’ora, disse che il processo era quasi in procinto di iniziare.
La professoressa McGonagall era seduta al suo fianco, e i suoi occhi non lo abbandonavano per più di venti secondi consecutivi.
Harry aveva letto la Gazzetta del Profeta quella mattina. Il titolo di testa era stato “Nata babbana pazza cerca di porre fine ad antica discendenza” e il resto del giornale era stato simile. Quando Harry aveva avuto nove anni, l’ira aveva fatto saltare in aria alcune caserme britanniche, ed egli aveva visto alla tv tutti i politici che facevano a gara a chi fosse il più veementemente oltraggiato. E a Harry era venuto il pensiero – anche allora, prima di sapere abbastanza di psicologia – che sembrava che tutti gareggiassero per vedere chi potesse essere più arrabbiato, e che a nessuno sarebbe stato permesso di suggerire che qualcuno era troppo arrabbiato, anche se avessero appena suggerito il bombardamento nucleare a tappeto dell’Irlanda. Era stato colpito, anche allora, dall’essenziale vacuità dell’indignazione dei politici – sebbene non avesse le parole per descriverla, a quell’età – una sensazione che stessero cercando di ottenere un facile consenso attaccando lo stesso bersaglio sicuro come chiunque altro.
Harry aveva sempre provato quella sensazione di falsità a proposito dell’indignazione politica, ma era strano quanto sembrasse molto più scontata, quando stavi leggendo una dozzina di articoli nella Gazzetta del Profeta che pestavano Hermione Granger.
L’articolo principale, scritto da qualche nome che Harry non riconobbe, aveva chiesto che l’età minima per Azkaban fosse abbassata, in modo che la perversa sanguemarcio che aveva infangato l’onore della Scozia con il suo efferato e ingiustificato attacco contro l’ultimo erede di un’Antichissima Casa all’interno del sacro asilo di Hogwarts potesse essere mandata dai Dissennatori, l’unica punizione commisurata con la gravità del suo odioso crimine. Solo quello sarebbe stato sufficiente a scoraggiare ogni altro energumeno straniero e subumano, che similmente credeva nella propria follia perversa di poter sfuggire alla maestà dell’inevitabile e spietata punizione da parte del Wizengamot di tutto ciò che minacciasse l’onorabile nobiltà eccetera eccetera eccetera.
L’articolo successivo aveva detto la stessa cosa con parole meno eloquenti.
In precedenza, Albus Silente gli aveva detto,
Non cercherò di tenerti lontano da questo processo”. La voce del vecchio mago era bassa e salda. “Posso ben prevedere come andrebbe a finire. Ma desidererei che in cambio mi trattassi con uguale cortesia. La politica del Wizengamot è delicata, e di essa tu non sai nulla. Arrischia una qualsiasi follia e sarà a spese di Hermione Granger; e ricorderai quella follia per il resto dei tuoi giorni, Harry James Potter-Evans-Verres”.
Capisco”, disse Harry. “Lo so. Solo che – se sta progettando di trar fuori un coniglio dal cilindro e salvarla all’ultimo minuto quando tutto sembra perduto, la prego di dirmelo ora invece di lasciami seduto a preoccuparmi –”
Non farei questo a te”, rispose il vecchio mago, un terribile affaticamento sembrò pervaderlo mentre si girava per andarsene. “Ancor meno a Hermione. Ma non ho conigli nel mio cilindro, Harry. Possiamo solo vedere ciò che vuole Lucius Malfoy”.
Ci fu un piccolo colpo acuto, un singolo breve suono che in qualche modo silenziò l’intera aula e fece sobbalzare il cuore di Harry. Alto sopra di loro, Silente aveva appena battuto sul proprio podio con la verga scura che teneva nella mano sinistra.
“La novantesima sessione del duecentoottesimo Wizengamot è convenuta dietro richiesta di Lord Lucius Malfoy”, disse il vecchio mago inespressivamente.
Immediatamente, di lato al podio e da esso distante ma comunque nel circolo più elevato, si alzò un uomo alto con una chioma lunga e bianca che ricadeva dalla sua testa sopra le spalle delle sue vesti color prugna. “Presento un testimone perché sia interrogato sotto Veritaserum”, disse Lucius Malfoy, il suo tono glaciale abbastanza chiaro in tutta la stanza, agevolmente controllato con appena una venatura di furia giustificata. “Lasciate che Hermione, la prima Granger, sia fatta entrare”.
“Chiedo a voi tutti di ricordare che è una ragazza del primo anno di Hogwarts”, disse Silente. “Non tollererò alcun abuso su questo testimone –”
Qualcuno tra le panche disse alquanto nettamente “Pfah!” e si diffusero risatine disgustate, persino uno o due scherni.
Harry fissò le vesti color prugna, gli occhi che si socchiusero.
E con la rabbia montante giunse qualcos’altro, una nascente sensazione di inquietudine, di qualcosa di orribilmente deformato, come se la realtà stessa fosse perturbata. Harry lo sapeva, in qualche modo, ma non poté capire cosa non andasse, o perché la sua mente pensava che le cose stessero per peggiorare…
Ordine!” ruggì Silente. Batté la verga di pietra per due volte contro il podio, producendo altri due piccoli clic che superarono tutti i rumori. “Esigo ordine!”
La porta attraverso la quale il testimone fu fatto entrare era posta direttamente al di sotto della sedia di Harry, così non fu prima che l’intero gruppo fu emerso completamente nell’aula di pietra che Harry vide –
– un trio di Auror –
– la schiena di Hermione era rivolta verso Harry mentre ella fu portata fuori, egli non poté vedere il suo volto –
– seguiti da uno splendente passero d’argento e da uno scoiattolo di luce lunare che correva –
– e la fonte dell’orribile immoralità, mezza nascosta sotto un mantello lacero.
Harry scattò in piedi prima di poter anche solo pensare, fu soltanto l’improvvisa presa frenetica della professoressa McGonagall sul suo polso che impedì alla sua mano di andare alla bacchetta; e la Professoressa di Trasfigurazione sussurrò disperatamente, “Harry è tutto a posto c’è un Patronus –”
Ci vollero alcuni secondi a Harry per tornare in sé. Affinché la parte di lui che capiva che Hermione non era stata esposta direttamente a un Dissennatore convincesse le altre parti ad assumere una condizione simile al buon senso –
Ma i Patronus animali non sono perfetti, disse un’altra voce nella sua mente. Altrimenti a Silente non sembrerebbe doloroso guardare la forma di un uomo nudo. L’hai sentito avvicinarsi, Patronus animali o meno
Lentamente, Harry Potter sedette di nuovo mentre la professoressa McGonagall lo tirava giù stringendogli il polso.
Ma a quel punto aveva già dichiarato guerra al Paese della Gran Bretagna magica, e l’idea che altre persone lo definissero un Signore Oscuro non sembrava più importante, in un modo o nell’altro.
Il viso di Hermione divenne visibile, mentre ella si sedette sulla sedia. Non era eretta e sprezzante com’era stata di fronte a Piton, non stava piangendo come aveva fatto quando gli Auror l’avevano arrestata. Se ne stava seduta lì, con uno sguardo di vuoto orrore mentre catene metalliche scure serpeggiarono fuori dalla sedia e le legarono braccia e gambe.
Harry non riusciva a sopportarlo. Senza nemmeno pensarci stava cercando di fuggire dentro di sé, di fuggire nel proprio lato oscuro, di rivestirsi della rabbia fredda come di una corazza. Ci volle troppo tempo, non aveva cercato di entrare completamente nel proprio lato oscuro sin da Azkaban. E poi, quando il suo sangue fu in qualche modo freddo, guardò di nuovo, e vide Hermione ancora sulla sedia, e scoprì che il suo lato oscuro non sapeva nulla di come affrontare quel tipo di dolore, trapassava la freddezza come un coltello e non faceva affatto meno male.
«Guarda guarda, se non è Harry Potter!” giunse un’acuta e leggera voce femminile, sdolcinata e accondiscendente.
Lentamente, Harry girò la testa lontano dalla sedia e vide una donna sorridente che indossava tanto trucco che la sua pelle sembrava quasi rosa, seduta accanto a un uomo che Harry riconobbe dalle fotografie come il ministro Cornelius Fudge.
“Ha qualcosa da dire, signor Potter?” domandò la donna molto allegramente, come se quello non fosse un processo.
Anche altre persone lo stavano guardando ora.
Harry non poté parlare, sarebbe stato stupido pronunciare ad alta voce tutte le parole contenute nella sua mente. Non riusciva a trovare qualcosa che anche Neville avrebbe potuto dire. Silente aveva avvertito Harry che se qualcun altro avesse voluto che il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto parlasse, egli doveva fingere di essere della sua età
“Il Preside ha detto che non dovrei parlare”, disse il ragazzo, non del tutto capace di tenere fuori l’acrimonia dalla voce.
“Oh, ma ha il nostro permesso di parlare!” disse briosamente la donna. “Sono certa che il Wizengamot sia sempre felice di sentire il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto!” A fianco a lei, il ministro Cornelius Fudge stava annuendo.
Il volto della donna era gonfio e sovrappeso, visibilmente pallido sotto il trucco. Quasi inevitabilmente, una certa parola gli venne in mente, e quella parola fu rospo. Cosa che, disse la parte logica di Harry, non sarebbe dovuto essere collegato in alcun modo alla moralità. Solo nei film Disney le persone brutte avevano più probabilità di essere cattive e viceversa; e quei film erano probabilmente sceneggiati da scrittori che non erano mai stati brutti. Le avrebbe dato una possibilità, tutti in quella stanza meritavano una possibilità…
“È perché mi sono sbarazzato del Signore Oscuro?” chiese il ragazzo, e indicò il Dissennatore che aleggiava dietro la sedia di Hermione. “C’è qualcosa in questa stanza che è più Oscuro”.
Il volto della donna si contrasse, divenendo un po’ severo. “Comprendo che un ragazzo giovane come lei possa essere spaventato da loro, signor Potter, ma i Dissennatori sono piuttosto obbedienti al Ministero della Magia. E sono, ovviamente, necessari a fare la guardia –”
“A una dodicenne?” gridò il ragazzo. “Quelle sono le creature più Oscure di tutto il mondo, l’ho potuto sentire arrivare qui anche attraverso il Patronus – l’immoralità che si faceva più vicina – è terribilmente cattivo e – e si mangerebbe ognuno in questa stanza, se potesse! Non dovrebbe essere lasciato avvicinare a nessun bambino, mai! Non a me, non a lei, non a chiunque! Dovreste votare per mandarlo via!”
Certamente non avremo una tale votazione –” sbottò la donna-rospo.
“Basta così, Madam Umbridge, signor Potter”, giunse da molto in alto la voce severa di Silente. E poi, dopo una breve pausa, il vecchio mago proseguì, “Sebbene, chiaramente, il ragazzo abbia ragione su ogni punto”.
Alcuni membri del Wizengamot sembravano imbarazzati per il rimprovero del Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, e pochi altri stavano annuendo energicamente per le parole del vecchio mago. Ma erano troppo pochi. Harry poté capirlo. Erano troppo pochi.
Poi il Veritaserum fu portato dentro, e per un breve momento Hermione sembrò davvero sul punto di singhiozzare, stava guardando verso Harry – no, verso la professoressa McGonagall – e la professoressa McGonagall muoveva le labbra formando parole che Harry non poté scorgere dalla sua angolazione. Poi Hermione ingoiò tre gocce di Veritaserum e il suo volto si afflosciò.
“Gawain Robards”, disse la voce melliflua di Lucius Malfoy. “La sua integrità è nota a tutti noi. Farebbe gli onori?”
Uno dei tre Auror si fece avanti.
Dopo le prime poche domande, Harry girò lo sguardo e fissò di lato con le dita nelle orecchie, mentre il cervello di Hermione ripeté il contenuto dell’Incantesimo del Falso Ricordo. Non riusciva a sopportare l’angoscia annebbiata dal farmaco nella voce di Hermione mentre ella riferiva i falsi ricordi, e neppure il suo lato oscuro poteva sopportarlo, ed egli aveva già sentito un riassunto di quei contenuti.
La mente di Harry tornò a un altro giorno di orrore, e anche se Harry era stato sul punto di derubricare l’idea della prosecuzione dell’esistenza di Lord Voldemort come senilità di un vecchio mago, improvvisamente sembrò orribilmente e singolarmente plausibile che l’entità che aveva sottoposto a Incantesimo di Memoria Hermione fosse proprio la stessa mente che si era – servita – di Bellatrix Black. I due eventi avevano un certo segno distintivo in comune. Scegliere che questo accadesse, progettare che questo accadesse – avrebbe richiesto più che malvagità, avrebbe richiesto vacuità.
Harry alzò lo sguardo per un momento, allora, e vide che le vesti color prugna stavano guardando, guardando e basta.
Un po’ più tardi, dopo che tutte le stelle nel cielo notturno si furono raffreddate e oscurate e l’ultima luce dell’Universo fu ridotta a braci sputacchianti e divenuta nera, l’interrogatorio di Hermione terminò.
“Miei Lord, se vi compiace”, disse la voce di Lord Malfoy, “vorrei che la testimonianza di mio figlio Draco, rilasciata sotto due gocce di Veritaserum, fosse letta ad alta voce in questo momento”.
Fino a quando lei non mi ha assalito in quella battaglia, non stavo tramando nulla contro Granger. Ma dopo quel giorno mi sono davvero sentito insultato, l’avevo aiutata tutte quelle volte –”
Dalla gola di Hermione provenne un suono come se fosse stata appena schiacciata sotto un masso, così grande da non poter piangere o respirare, solo emettere un piccolo sussulto triste.
“Chiedo scusa”, disse una strega da quello che sembrava essere il lato pro-Malfoy della sala. “Ma Lord Malfoy, perché mai suo figlio ha aiutato questa ragazza sanguemarcio?”
“Mio figlio”, disse Lucius Malfoy con voce grave, “sembra aver dato ascolto a certe idee fuorvianti. È giovane – e ha imparato, ora, ciò che abbiamo visto tutti come Paese, quali risultati porti tale follia”.
Pochi passi più giù lungo i banchi degli spettatori, un uomo che indossava un berretto da giornalista e un distintivo che lo identificava come appartenente alla Gazzetta del Profeta stava avidamente scarabocchiando con una lunga piuma d’oca.
Le poche persone che in precedenza avevano annuito assieme a Silente avevano delle espressioni piuttosto disgustate. Una strega dalle vesti color prugna si alzò deliberatamente da quello che sembrava essere il lato pro-Silente della stanza, e si fece strada verso il lato Malfoy.
L’Auror continuò a leggere, la sua voce monotona.
Mi ero stancato molto lanciando tutti quei vincoli, ero debole quando lanciai l’ultimo. Pensavo di essere più forte di Granger ma non ne ero certo, così lo misi alla prova empiricamente sfidandola a duello, ecco perché l’ho f-f-fatto e anche perché se avessi vinto progettavo di batterla ancora il giorno dopo dove chiunque potesse vedere. Stupido Veritaserum. Ma lei non lo sapeva quando tentò di uccidermi! E io mi sentivo davvero insultato da ciò che aveva fatto, l’avevo davvero aiutata in passato e non avevo tramato niente contro di lei allora, solo che lei ha assalito me di fronte a tutti!
Quando la deposizione del testimone fu conclusa, iniziarono le deliberazioni del Wizengamot.
Se le si poteva chiamare con quel nome.
Sembrava che molti membri del Wizengamot fossero della decisa opinione che l’assassinio fosse una brutta cosa.
Le vesti color prugna dal lato della stanza di Silente erano silenziose, le presunte forze del bene risparmiavano il loro capitale politico per battaglie più vincibili. E Harry poté udire, come se il professor Quirrell fosse in piedi accanto a lui, una voce caustica nella sua mente, che gli spiegava che parlare sarebbe stato scarsamente vantaggioso per i politici, in quel momento.
Ma c’era un mago nella stanza la cui reputazione era di un livello abbastanza elevato da permettergli di pronunciare una parola di buon senso e cavarsela incolume. Solo egli parlò per difendere Hermione, l’uomo con una luminosa fenice fiammeggiante sulla propria spalla.
Solo Albus Silente parlò.
Lo Stregone Capo non sollevò la possibilità che Hermione Granger fosse completamente innocente. Quello, il Preside aveva spiegato a Harry, non sarebbe stato creduto, avrebbe solamente reso la situazione peggiore.
Ma Albus Silente disse, in un sollecito amichevole dopo l’altro, che il colpevole era una ragazza del primo anno di Hogwarts; che molti avevano fatto cose folli durante la loro giovinezza; che uno studente del primo anno di Hogwarts era semplicemente troppo giovane per comprendere le conseguenze delle proprie azioni. Egli stesso (disse pacatamente lo Stregone Capo) aveva provato certe cose sciocche durante la sua infanzia, quando era ben più grande di lei.
Albus Silente disse che Hermione Granger era amata da tutto il corpo insegnante di Hogwarts, e aveva aiutato quattro ragazze Tassofrasso con i compiti di Incantesimi, e aveva ottenuto centotré punti per Corvonero nel corso dell’anno scolastico.
Albus Silente disse che nessuno che conoscesse Hermione Granger sarebbe stato null’altro che turbato da questi eventi. Che avevano udito, tutti quanti, l’orrore nella sua voce quando ella aveva portato la propria testimonianza. E se qualche insolita pazzia l’aveva temporaneamente posseduta, allora – la sua voce si alzò in un severo ordine – non meritava nulla da loro eccetto simpatia e le attenzioni di un guaritore.
E in ultimo, Albus Silente rammentò al Wizengamot, sopra grida di protesta, che l’accusa era tentato omicidio e non omicidio. Albus Silente disse, sopra una crescente tempesta di obiezioni, che nessun danno durevole era stato causato ad alcuno. E Albus Silente li supplicò di non fare qualcosa di peggiore di quanto fosse stato già fatto –
Basta così!” gridò Lucius Malfoy, e un’alzata di mani pose fine alle discussioni. L’uomo dalla chioma canuta si erse alto e terribile, il suo bastone d’argento tenuto sollevato in una mano come un martelletto sul punto di colpire. “Per ciò che questa pazza donna ha cercato di fare a mio figlio – per il debito di sangue che ha contratto per aver cercato di porre fine alla discendenza di una Nobile e Antichissima Casa – io chiedo che sia –”
“Azkaban!” ruggì un uomo con il volto segnato da cicatrici, seduto alla destra di Lord Malfoy. “Mandiamo la sanguemarcio pazza ad Azkaban!”
“Azkaban!” gridò un’altra veste color prugna, e poi un’altra, e un’altra –
Uno schiocco della verga nella mano di Silente azzittì la stanza. “Non rispettate l’ordine”, disse severamente il vecchio mago. “E la vostra proposta è barbarica, al di sotto della dignità di questa assemblea. Ci sono cose che noi non facciamo. Lord Malfoy?”
Lucius Malfoy aveva ascoltato con volto impassibile. “Ebbene”, disse dopo alcuni momenti. Un bagliore freddo illuminò i suoi occhi. “Non avevo previsto di chiederlo. Ma se questa è la volontà del Wizengamot – allora che paghi come chiunque pagherebbe al suo posto. Che sia Azkaban”.
Si sollevò un’enorme esultanza rabbiosa –
“Siete tutti impazziti?” gridò Albus Silente. “È troppo giovane! La sua mente non lo sopporterebbe! Mai in tre secoli una cosa simile è stata fatta in Gran Bretagna!”
“Cosa penseranno di noi gli altri Paesi?” disse la voce tagliente di una donna che Harry riconobbe essere la nonna di Neville.
“E farà lei la guardia ad Azkaban dopo che vi sarà mandata, Lord Malfoy?” disse una severa strega anziana che Harry non conosceva. “Poiché i miei Auror potrebbero rifiutarsi di fare la guardia, temo, se vi fossero tenuti dei bambini”.
“Le discussioni sono terminate”, disse freddamente Lucius Malfoy. “Ma se lei è incapace di trovare Auror che siano in grado di obbedire al voto del Wizengamot, Madam Bones, può abbandonare l’incarico; possiamo facilmente trovare un altro che presti servizio al suo posto. La volontà di questa Sala è chiara. Per la mostruosità dei suoi crimini, la ragazza deve essere processata come un adulto e punita di conseguenza; dieci anni ad Azkaban, la sentenza giusta per tentato omicidio”.
Quando il vecchio mago parlò ancora, la sua voce era più bassa. “Non c’è alternativa a questo, Lucius? Possiamo ritirarci nel mio studio per discuterne, se necessario”.
L’alto uomo dai lunghi capelli bianchi si girò, allora, a guardare il vecchio mago al suo podio; e i due si fissarono l’un l’altro per un lungo momento.
Quando Lucius Malfoy parlò di nuovo, la sua voce sembrò tremare, seppure leggermente, come se il severo controllo su di essa stesse vacillando. “Necessita di una compensazione, il sangue della mia famiglia. A nessun prezzo venderò il debito di sangue dovuto a mio figlio. Non lo capiresti, tu che non hai mai avuto né amore né figlio tuo. Eppure, c’è più di un debito dovuto a Casa Malfoy, e penso che mio figlio, se fosse tra le nostre file, preferirebbe essere compensato per il sangue di sua madre invece che per il proprio. Confessa il tuo crimine al Wizengamot, come l’hai confessato a me, e io –”
“Non ci pensare neanche, Albus”, disse la vecchia strega severa che aveva parlato in precedenza.
Il vecchio mago rimase fermo sul podio.
Il vecchio mago rimase fermo sul podio, il suo volto che si contorceva, si contorceva –
“Smettila”, disse la vecchia strega. “Sai quale risposta devi dare, Albus. Non cambierà se ci agonizzi sopra”.
Il vecchio mago parlò.
“No”, disse Albus Silente.
“E tu, Malfoy”, continuò la vecchia strega severa, “suppongo che tutto ciò che volevi ottenere tutto questo tempo era rovinare –”
“Neanche per idea”, disse Lucius Malfoy, le sue labbra che ora si contorsero in un sorriso amaro. “No, non ho alcuno scopo qui se non la vendetta di mio figlio. Desideravo solo mostrare al Wizengamot la verità dietro il preteso eroismo di quest’uomo e del suo elogio di quella ragazza – che difficilmente penserebbe di sacrificare sé stesso per salvarla”.
“Crudeltà certamente degna di un Mangiamorte”, disse Augusta Longbottom. “Non che io stia insinuando qualcosa, naturalmente”.
“Crudeltà?” rispose Lucius Malfoy, il sorriso amaro ancora sul suo volto. “Penso di no. Sapevo quale sarebbe stata la sua risposta. Vi ho sempre avvertiti che egli si limita soltanto a interpretare la sua parte finta. Se credete alla sua esitazione, siete pazzi. Ricordate che la sua risposta è stata la stessa”. L’uomo alzò la voce. “Votiamo, amici miei. Penso che un’alzata di mani sia sufficiente. Non immagino che vi siano molti che scelgono di schierarsi con gli assassini”. La voce divenne fredda sull’ultima nota, la promessa sottintesa molto chiara.
“Guardate la ragazza”, disse Albus Silente. “Osservatela, osservate l’orrore che state commettendo! Ella è –” La voce del vecchio mago si spezzò. “Ella è spaventata –”
L’effetto del Veritaserum si stava evidentemente esaurendo, perché il volto di Hermione Granger si stava contorcendo sotto la rilassatezza, i suoi arti stavano tremando visibilmente sotto le catene, come se stesse cercando di fuggire, fuggire da quella sedia, ma fosse premuta giù da pesi più grandi dei vincoli di metallo incantati che la legavano. Poi vi fu uno sforzo convulsivo e il collo di Hermione si mosse, la sua testa si contorse, abbastanza per portare i suoi occhi in linea –
Guardò Harry Potter e sebbene non parlò, era assolutamente chiaro cosa stesse dicendo.
Harry
aiutami
ti prego –
E nell’Antichissima Sala del Wizengamot risuonò una voce glaciale, parole del colore dell’azoto liquido, di una tonalità troppo acuta poiché provenivano da una gola troppo giovane, e quella voce disse, “Lucius Malfoy”.

Nelle antiche e venerate sale del Wizengamot, le persone si guardarono intorno e ci volle troppo tempo perché i loro occhi trovassero ciò che cercavano. Poteva essere stata di tonalità acuta, poteva essere stata di volume non abbastanza alto per le parole che furono pronunciate; eppure anche così, non ci si sarebbe aspettati di sentire quella voce da un bambino.
Non fu finché Lord Malfoy rispose a sua volta, che la gente comprese anche solo dove avrebbe dovuto guardare.
“Harry Potter”, disse Lucius Malfoy. Non inclinò la testa.
Teste girarono, occhi si mossero, e persone misero a fuoco il giovane ragazzo dai capelli scompigliati in piedi a fianco alla strega più anziana in lacrime. Il ragazzo arrivava appena all’altezza del petto con tutte le scarpe, e indossava vesti corte di un nero formale. Sebbene non fosse possibile vedere attraverso la Sala da quella distanza, a meno di avere una vista molto acuta, la famosa e mortale cicatrice sotto i suoi capelli scarmigliati.
“Questa follia non le si addice, Lucius”, disse il ragazzo. “Le dodicenni non se ne vanno in giro a commettere omicidi. Lei è un Serpeverde e per di più intelligente. Sa che questo è un complotto. Hermione Granger è stata collocata su questa tavola da gioco con la forza, da quella stessa mano che si nasconde dietro quel complotto. Senza dubbio era previsto che lei agisse proprio come sta agendo ora – eccetto che Draco Malfoy doveva essere morto, e lei doveva essere al di là di ogni ragione. Ma egli è vivo e lei è sano di mente. Perché sta cooperando con il ruolo previsto per lei, in un piano che avrebbe dovuto togliere al vita a suo figlio?”
Una tempesta sembrò infuriare dentro Lucius, il volto sotto i capelli bianchi fluenti minacciò di creparsi e rovesciare qualcosa di imprevedibile. Il Lord di Malfoy sembrò sul punto di parlare una volta e poi una seconda volta, deglutendo tre frasi inascoltate prima che le sue labbra si aprissero davvero. “Un complotto, dice?” parlò infine Lord Malfoy. Il suo volto si stava contorcendo, controllato con difficoltà. “E di chi sarebbe quel complotto, dunque?”
“Se l’avessi saputo”, rispose il ragazzo, “l’avrei detto molto tempo fa. Ma chiunque sia stato compagno di Hermione Granger può dirle che lei è un’assassina altamente improbabile. È vero che aiuta i Tassofrasso con i loro compiti. Questo non è stato un evento naturale, Lord Malfoy”.
“Complotto – o meno –” la voce di Lucius tremava. “Questo lerciume sanguemarcio ha toccato mio figlio e per questo le metterò fine. Dovrebbe saperlo molto bene, Harry Potter”.
“È a dir poco discutibile che Hermione Granger abbia realmente lanciato quell’Incantesimo di Raffreddamento del Sangue. Non conosco le esatte circostanze o quali incantesimi fossero coinvolti, ma un semplice inganno non l’avrebbe spinta a farlo. Non ha agito di propria volontà, e forse non ha agito affatto. La sua vendetta è mal indirizzata, Lord Malfoy, e di proposito. Non è una dodicenne che merita la sua ira”.
“E cosa importa a lei del suo fato?” La voce di Lucius Malfoy si stava alzando. “Qual è la sua posta in gioco?”
“Lei è mia amica”, disse il ragazzo, “come Draco è mio amico. È possibile che questo colpo fosse diretto contro di me, e non contro Casa Malfoy”.
Di nuovo i muscoli si contrassero sul volto di Lucius. “E ora sta mentendo a me – come ha mentito a mio figlio!”
“Che ci creda o no”, disse pacatamente il ragazzo, “non ho mai voluto altro che Draco conoscesse la verità –”
Basta così!” gridò Lord Malfoy. “Basta con le sue bugie. Basta con i suoi giochetti! Non capisce – non capirebbe mai – cosa significa il fatto che egli è mio figlio! Questa vendetta non mi verrà negata! Non più! Mai più! Per il sangue che questa ragazza deve a Casa Malfoy, andrà ad Azkaban. E se mai scoprissi un’altra mano all’opera – anche se fosse la sua – anche quella mano sarà tagliata!” Lucius Malfoy sollevò il suo mortale bastone d’argento come per impartire un ordine, i suoi denti stretti e le sue labbra contratte in un ringhio, come un lupo di fronte a un drago. “E se non ha di meglio da dire di questo – taccia, Harry Potter!”

Il sangue di Harry stava martellando persino sotto il ghiaccio del suo lato oscuro, la paura per Hermione, la parte di lui che voleva scatenarsi su Lucius e distruggerlo sul posto per la sua insolenza e la sua stupidità – ma Harry non aveva potere, non aveva neppure un singolo voto nel Wizengamot –
Draco aveva detto che Lucius aveva paura di lui, per qualche ragione sconosciuta. E Harry poteva capire dal rictus in cui si era trasformato il volto di Malfoy, contratto e teso, che gli era necessario tutto il proprio coraggio per dire a Harry di tacere.
Così Harry disse, la voce calma e mortale, sperando disperatamente che significasse qualcosa, “Si guadagnerà la mia inimicizia se fa questo, Lucius…”
Qualcuno nelle file inferiori di quello che evidentemente era il lato purista del sangue del Wizengamot, qualcuno che stava guardando giù verso il giovane ragazzo invece che su verso Lord Malfoy, rise per l’assoluta incredulità. Anche altre vesti color prugna iniziarono a ridere.
Lord Malfoy lo guardò con dura dignità, mentre la risata si diffuse. “Se vuoi l’inimicizia della Casa di Malfoy, l’avrai, bambino”.
“Seriamente”, disse la donna con troppo trucco rosa, “credo che la cosa sia andata abbastanza per le lunghe, non pensa, Lord Malfoy? Il ragazzo farà tardi a lezione”.
“Sicuramente”, disse Lord Malfoy, e poi alzò di nuovo la voce. “Chiedo la votazione! Per alzata di mano, che il Wizengamot riconosca il debito di sangue dovuto alla Nobile e Antichissima Casa di Malfoy, per il tentato omicidio del suo ultimo rampollo e la fine della sua discendenza, da parte di Hermione, la prima Granger!”
Le mani si alzarono una dopo l’altra, e il segretario che sedeva nel circolo inferiore iniziò a tracciare dei segni sulla pergamena per contarle, ma era ovvio da che parte si fosse schierata la maggioranza.
E Harry gridò nella propria mente, una frenetica richiesta d’aiuto a qualsiasi parte di sé che offrisse una via d’uscita, una strategia, un’idea. Ma non ci fu nulla, non ci fu nulla, aveva giocato la sua ultima carta e aveva perso. E poi, con una disperazione finale e convulsa, Harry si gettò nel proprio lato oscuro, si spinse all’interno del proprio lato oscuro, impadronendosi della sua chiarezza mortale, offrendo al proprio lato oscuro tutto, se solo avesse risolto questo problema per lui; e finalmente la calma letale giunse a ricoprirlo, il vero ghiaccio che infine rispose alla sua chiamata. Al di là di tutto il panico e di tutta la disperazione la sua mente iniziò a indagare ogni fatto di cui era a conoscenza, a ricordare ogni cosa che sapeva su Lucius Malfoy, sul Wizengamot, sulle leggi della Gran Bretagna magica; i suoi occhi guardarono le file di sedie, ogni persona e ogni cosa all’interno della sua visione, cercando un’opportunità che potesse cogliere –

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