Capitolo 96 Ruoli, parte VII

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

Il quarto incontro
(16:38, 17 aprile 1992)

L’uomo che indossava il cappotto consunto e caldo, con tre tenui cicatrici incise per sempre sulla sua guancia, osservò Harry Potter da più vicino possibile mentre il ragazzo osservava educatamente la fila di villette. Per essere qualcuno il cui migliore amico era morto ieri, Harry Potter sembrava stranamente controllato, sebbene non in qualsiasi senso che evocasse indifferenza, o normalità. Non desidero parlare di questo, aveva detto il ragazzo, con lei o con chiunque altro. Aveva detto `desidero’ e non `voglio’, come a sottolineare che fosse capace di usare parole da adulto e prendere decisioni da adulto. C’era stata solo una cosa a cui Remus Lupin aveva pensato e che poteva essere d’aiuto, dopo che aveva ricevuto i gufi dalla professoressa McGonagall e da quello strano uomo, Quirinus Quirrell.
“Ci sono parecchie case vuote”, disse il ragazzo guardandosi di nuovo intorno.
Godric’s Hollow era cambiato, nel decennio passato da quando Remus Lupin era stato un visitatore abituale. Molte delle vecchie e sciupate villette sembravano deserte, con rampicanti verdi e frondosi che crescevano sopra le loro finestre e le loro porte. La Gran Bretagna si era contratta notevolmente, nel periodo successivo alla fine della Guerra dei Maghi, avendo perso non solo i morti ma anche coloro che erano fuggiti via. Godric’s Hollow era stato duramente colpito. E in seguito altre famiglie ancora si erano trasferite altrove, a Hogsmeade o nella Londra magica, le case deserte un ricordo troppo scomodo.
Altri erano rimasti. Godric’s Hollow era più antico di Hogwarts, più antico del Godric Grifondoro il cui nome aveva preso, e c’erano famiglie che avrebbero risieduto là fino alla fine del mondo e della sua magia.
I Potter erano stati una famiglia così, e lo sarebbero stati di nuovo, se l’ultimo Potter avesse deciso in quel modo.
Remus Lupin cercò di spiegare tutto questo, semplificandolo nel miglior modo che poté per il giovane ragazzo. Il Corvonero annuì pensieroso e non disse nulla, come se avesse capito tutto senza bisogno di domande. Forse era così; difficilmente il bambino di James Potter e Lily Evans, il Caposcuola e la Caposcuola di Hogwarts, sarebbe stato stupido. Il bambino era certamente sembrato altamente intelligente, per il poco tempo in cui avevano parlato a gennaio, sebbene all’epoca avesse parlato per lo più Remus.
(C’era anche quella faccenda del Wizengamot a proposito di cui Remus aveva sentito delle voci, ma Remus non credeva a una sola parola di quello, non più di quanto aveva creduto che James avesse fidanzato il proprio figlio alla figlia più giovane di Molly.)
“Ecco il monumento”, disse Remus, indicando di fronte a loro.

Harry camminava a fianco del signor Lupin verso l’obelisco in marmo nero, pensando in silenzio. A Harry sembrava che questa avventura fosse essenzialmente sbagliata; non aveva bisogno di una terapia per il dolore, non era quello il percorso scelto da Harry. Per quanto lo riguardava, le cinque fasi del dolore erano Rabbia, Rimorso, Risolutezza, Ricerca e Risurrezione. (Non che le consuete `cinque fasi del dolore’ avessero qualsiasi verifica sperimentale, che Harry sapesse.) Ma il signor Lupin era sembrato troppo sincero per rifiutare; e visitare la casa di James e Lily era qualcosa che Harry sentiva di non dover declinare. Così Harry camminava, sentendosi stranamente distaccato; camminava silenziosamente attraverso una storia il cui copione non era interessato a leggere.
A Harry era stato detto che non avrebbe dovuto indossare il Mantello dell’Invisibilità per questo viaggio, in modo che il signor Lupin potesse tenerlo d’occhio.
Harry era moralmente certo che Silente, o Silente e Malocchio Moody insieme, li stesse seguendo invisibile per vedere se qualcuno avrebbe abboccato all’esca. Era impossibile che Harry fosse stato lasciato uscire da Hogwarts con solo Remus Lupin come custode. Harry non si aspettava che succedesse qualcosa, però. Non aveva visto nulla che contraddicesse l’ipotesi che tutto il pericolo fosse concentrato su Hogwarts e solo su Hogwarts.
Mentre i due si avvicinavano camminando al centro della città, l’obelisco di marmo si trasformò in –
Harry inspirò. Si era aspettato una posa eroica di James Potter con la bacchetta puntata contro Lord Voldemort, e Lily Potter con le mani distese di fronte alla culla.
Invece c’era un uomo con capelli trascurati e occhiali, e una donna con i capelli sciolti e un neonato tra le braccia, e quello era tutto.
“Sembra molto… normale”, disse Harry, provando uno strano nodo alla gola.
“Madam Longbottom e il professor Silente presero una posizione molto decisa”, disse il signor Lupin, che stava guardando più Harry che il monumento. “Dissero che i Potter sarebbero dovuti essere ricordati come erano vissuti, non come erano morti”.
Harry guardò la statua, pensando. Era molto strano, vedere sé stesso come un neonato di pietra, senza cicatrice sulla fronte. Era una visione fuggevole di un universo alternativo, uno in cui Harry James Potter (niente Evans-Verres nel suo nome) diventava un intelligente ma ordinario studente di magia, forse Smistato in Grifondoro come i suoi genitori. Un Harry Potter che cresceva come un giovane mago perbene, conoscendo poca scienza sebbene sua madre fosse una Nata babbana. Essenzialmente cambiando… non molto. James e Lily non avrebbero cresciuto il loro figlio con quella che il professor Quirrell avrebbe chiamato ambizione e quella che il professor Verres-Evans avrebbe chiamato la comune impresa. I suoi genitori naturali l’avrebbero amato tanto, e quello non sarebbe stato di grande aiuto per nessuno al mondo eccetto Harry. Se qualcuno avesse annullato la loro morte –
“Lei era loro amico”, disse Harry, girandosi per guardare Lupin. “Per molto tempo, sin da quando eravate bambini”.
Il signor Lupin annuì in silenzio.
La voce del professor Quirrell risuonò nel ricordo approssimativo di Harry: La differenza più verosimile non è che a lei importi di più. Piuttosto è che, essendo una creatura più logica di loro, solo lei è cosciente che il ruolo di Amico dovrebbe richiederle questo…
“Quando Lily e James morirono”, disse Harry, “ha minimamente pensato se vi fosse qualche modo magico di farli tornare indietro? Come Orfeo ed Euridice? O i, com’era, fratelli Elrin?”
“Non c’è magia che possa annullare la morte”, disse tranquillamente il signor Lupin. “Ci sono alcuni misteri che la magia non può toccare”.
“Ha fatto un controllo mentale di ciò che pensava di sapere, come pensava di saperlo, e quanto alta fosse la probabilità di quella conclusione?”
“Cosa?” disse il signor Lupin. “Potresti ripetere, Harry?”
“Sto dicendo, ci ha pensato comunque?”
Il signor Lupin scosse la testa.
“Perché no?”
“Perché era tutto già terminato, finito”, disse gentilmente Remus Lupin. “Perché ovunque siano ora James e Lily, avrebbero desiderato che agissi per il bene dei vivi, non dei morti”.
Harry annuì silenziosamente. Era stato alquanto sicuro della risposta a quella domanda prima ancora di chiederla. Aveva già letto quel copione. Ma l’aveva chiesto comunque, giusto nell’eventualità in cui il signor Lupin avesse passato una settimana a ossessionarsi su quella cosa, perché Harry avrebbe potuto sbagliarsi.
La voce sommessa del Professore di Difesa sembrò parlare nella mente di Harry. Certamente, se a Lupin fosse veramente importato, non avrebbe avuto bisogno di istruzioni speciali per qualcosa di così semplice come pensare cinque minuti prima di arrendersi…
Si, ne avrebbe avuto bisogno, rispose Harry alla voce mentale. Gli esseri umani non ottengono improvvisamente un’abilità come quella solo perché gli importa. L’ho imparato perché ho letto libri in biblioteca, prodotti da un enorme complesso scientifico
E quell’altra parte di Harry disse, con quella voce sommessa, Ma c’è anche un’altra ipotesi, signor Potter, e corrisponde ai dati in maniera molto meno complicata.
No, non è così! Come potrebbe la gente anche solo sapere cosa fingere, se a nessuno fosse mai importato?
Non lo sanno. Quello è ciò che lei osserva.
I due avanzarono verso una certa casa, passando oltre una lunga fila di villette di maghi occupate e altre villette ricoperte di rampicanti.
Giunsero infine alla casa con metà della sua sommità saltata via, e foglie verdi che crescevano all’interno; dietro una siepe selvatica alta fino alle spalle che si allineava lungo il marciapiede, e uno stretto cancello di metallo (il signor Hagrid vi era probabilmente passato sopra, essendo impossibilitato a passarci attraverso). L’apertura nel tetto era simile a un morso circolare preso nella casa da una bocca gigantesca, lasciando spine di legno, che erano state forse travi di supporto, che ne spuntavano fuori. Sul lato destro un singolo camino restava ancora eretto, non consumato dal morso gigantesco, ma pericolosamente inclinato senza il suo precedente supporto. Le finestre erano in frantumi. Là dove sarebbe dovuta esserci una porta d’ingresso c’erano solo schegge di legno.
In questo luogo era venuto Lord Voldemort, silenziosamente, facendo meno rumore delle foglie morte che strisciano sul marciapiede…
Remus Lupin mise una mano sulla spalla di Harry. “Tocca il cancello”, lo incoraggiò il signor Lupin.
Harry allungò una mano ed eseguì.
Come un fiore che cresce rapidamente, un cartello comparve improvvisamente dalle erbacce attorcigliate dietro il cancello, un cartello di legno con lettere dorate, che diceva:
In questo luogo, la notte del 31 ottobre 1981,
Lily e James Potter persero la vita.
Sopravvisse loro il figlio, Harry Potter,
l’unico mago che mai resistette alla Maledizione Mortale,
il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, che infranse il potere di Tu-Sai-Chi.
Questa casa è stata lasciata nel suo stato di rovina,
come monumento ai Potter,
come ricordo del loro sacrificio.
In uno spazio vuoto sotto le lettere dorate erano scritti altri messaggi, a dozzine, inchiostro magico che salì in superficie e baluginò abbastanza luminoso da poter essere letto prima che sbiadisse e lasciasse spazio ad altri messaggi.
Così il mio Gideon è vendicato.
Grazie, Harry Potter. Arrivederci ovunque tu sia.
Saremo sempre in debito con i Potter.
Oh James, oh Lily, mi dispiace.
Spero tu sia vivo, Harry Potter.
C’è sempre un prezzo da pagare.
Vorrei che le nostre ultime parole fossero state più gentili, James. Mi dispiace.
C’è sempre un’alba dopo la notte.
Riposa in pace, Lily.
Tu sia benedetto, Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. Sei stato il nostro miracolo.
“Suppongo –” disse Harry. “Suppongo che questo sia ciò che fa la gente – invece di cercare di migliorare le cose –” Harry si fermò. Il pensiero sembrava indegno di quel luogo. Alzò lo sguardo, e vide Remus Lupin che lo osservava con un’espressione così gentile che Harry distolse gli occhi rivolgendoli al tetto esploso e a pezzi.
Sei stato il nostro miracolo. Harry aveva sempre sentito la parola `miracolo’ nel contesto di come, nell’universo naturale, non vi fosse una cosa simile. Eppure guardando la casa in rovina, seppe improvvisamente cosa esattamente la parola significasse, la nota di grazia completa e inspiegata, la benedizione inesplicabile. Il Signore Oscuro aveva quasi vinto, e poi in una notte tutta l’oscurità e il terrore erano terminati, salvezza senza spiegazione, un’improvvisa alba uscita dall’oscurità e persino ora nessuno sapeva perché
Se Lily Potter fosse sopravvissuta al suo confronto con Lord Voldemort, si sarebbe sentita in quel modo quando avesse visto il proprio bambino vivo, dopo.
“Andiamo”, sussurrò l’infante, dieci anni dopo.
Andarono.
L’ingresso al cimitero era protetto da un cancello senza serratura del tipo che teneva lontani gli animali, con un luogo dove fermarsi mentre si muoveva la porta da un lato della piattaforma all’altro. Remus estrasse la propria bacchetta (Harry stava già reggendo la propria) e vi fu un breve appannamento mentre attraversarono.
Alcune delle pietre che si alzavano dal terreno sembravano vecchie quanto il muro di Oxford che suo padre aveva detto essere vecchio di circa mille anni.
Hallie Fleming, diceva la prima pietra che Harry vide, in un’incisione sbiadita fin quasi a essere invisibile per l’erosione del tempo. Vienna Wood, diceva un’altra.
Era passato molto tempo da quando Harry aveva visitato un cimitero. La sua mente era stata ancora infantile l’ultima volta che c’era andato, molto tempo prima di aver guardato nell’ombra della morte. Andare lì in quel momento era… strano, e triste, e sconcertante, e questo è accaduto per così tanto tempo, perché i maghi non hanno cercato di fermarlo, perché non ci stanno mettendo tutte le proprie forze come fanno i Babbani con la ricerca medica, solo di più, i maghi hanno più ragioni per sperare…
“Anche i Silente hanno vissuto a Godric’s Hollow?” disse Harry, mentre superarono un paio di lapidi relativamente nuove che dicevano Kendra Silente e Ariana Silente.
“Per molto, molto tempo”, disse il signor Lupin.
Si inoltrarono ancora nel cimitero, avanzando verso l’altra estremità, oltrepassando molte morti che erano state piante.
Poi il signor Lupin indicò una pietra tombale doppia e collegata, di marmo bianco e ancora non invecchiato.
“Ci saranno messaggi là?” disse Harry. Non voleva più avere a che fare col modo in cui l’altra gente affrontava la morte.
Il signor Lupin scosse la testa.
Camminarono verso le lapidi bianche collegate.
E si fermarono di fronte a –
“Cos’è questo?” sussurrò Harry. “Chi… chi ha scritto questo?
JAMES POTTERNato il 27 marzo 1960Morto il 31 ottobre 1981
“Scritto cosa?” disse il signor Lupin, perplesso.
LILY POTTER
Nata il 30 gennaio 1960
Morta il 31 ottobre 1981
Questo!” gridò Harry. “L’iscrizione!” Lacrime stavano spuntando negli occhi di Harry, per la luminosità fuori luogo e inspiegata, il tocco di grazia dove nessuna grazia sarebbe dovuta essere, la misteriosa benedizione, lacrime che spuntavano per
l’ultimo nemico che sarà annientato è la morte
“Quello?” disse il signor Lupin. “Quello è il … motto, suppongo lo si possa chiamare così, dei Potter. Sebbene non credo che sia mai stato qualcosa di così formale. Solo un detto tramandato da tanto, tanto tempo…”
“Questo – quello –” Harry si gettò in ginocchio a fianco della tomba, toccò l’iscrizione con mano tremante. “Come? Cose del genere non possono semplicemente essere, essere genetiche –”
Poi Harry vide ciò che le lacrime avevano sfocato, la debole incisione di una linea, all’interno di una circonferenza, all’interno di un triangolo.
Il simbolo dei Doni della Morte.
E Harry comprese.
“Ci provarono”, sussurrò Harry.
I tre fratelli Peverell.
Avevano perso qualcuno che era loro caro, fu così che è iniziato?
“Durante le loro intere vite, ci provarono, e fecero progressi –”
Il Mantello dell’Invisibilità, che poteva sconfiggere la vista dei Dissennatori.
“– ma la loro ricerca non era finita –”
Nascondere dall’ombra della Morte non è sconfiggere la Morte stessa. La Pietra della Risurrezione non poteva davvero riportare indietro qualcuno. La Bacchetta di Sambuco non poteva proteggerti dall’età avanzata.
“– così lasciarono in eredità la missione ai loro figli, e ai figli dei loro figli.”
Generazione dopo generazione.
Finché giunse a me.
Poteva il Tempo echeggiare in quel modo, rimare, tra così contano nel futuro, e quel lontano passato? Non poteva essere una coincidenza, no? Non questo messaggio, non in questo luogo.
La mia famiglia.
Voi lo eravate davvero, mia madre e mio padre.
“Non significa far risorgere i morti, Harry”, disse il signor Lupin. “Significa accettare la morte, e così facendo essere oltre la morte, dominarla”.
“È stato James a dirle questo?” chiese Harry, la sua voce strana.
“No”, disse il signor Lupin, “ma –”
“Bene.”
Harry si alzò lentamente dal punto in cui si era inginocchiato, sentendosi come se stesse sollevando un sole sulle proprie spalle, come se stesse alzando l’alba sopra l’orizzonte.
È ovvio che altri maghi ci abbiano provato. Non sono l’unico. Non sono mai stato solo. Questi sentimenti nel cuore, non sono così speciali, non nel mondo dei maghi né in quello babbano.
“Harry, la tua bacchetta!” C’era un’improvvisa eccitazione nella voce del signor Lupin, e quando Harry sollevò la propria bacchetta per guardarla da vicino, vide che stava luccicando molto debolmente di una luce argentea, che emanava dal legno.
“Lancia l’Incantesimo Patronus!” lo incoraggiò il signor Lupin. “Prova a lanciarlo di nuovo, Harry!”
Oh, già. Per quanto ne sa il signor Lupin, io non posso
Harry sorrise, e persino rise un po’. “Meglio che non lo faccia”, disse Harry. “Se provassi a lanciare l’incantesimo in questa condizione mentale, probabilmente mi ucciderebbe”.
Cosa? L’Incantesimo Patronus non fa cose simili!”
Harry James Potter-Evans-Verres alzò la mano sinistra, ancora ridendo, e si asciugò altre lacrime.
“Sa, signor Lupin”, disse Harry, “ci vuole davvero un’interpretazione barocca per pensare che qualcuno se ne andrebbe in giro, pensando come la morte sia qualcosa che tutti noi dobbiamo accettare, e comunichi il proprio stato mentale dicendo, `L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte’. Forse qualcun altro ha pensato che suonasse poetico e ha preso la frase e ha cercata di interpretarla differentemente, ma a chiunque l’abbia pronunciata per primo la morte non piaceva molto”. Talvolta sconcertava Harry il modo in cui la maggior parte delle persone non sembrava neppure notare quando stava travisando qualcosa di centottanta gradi rispetto alla sua prima e chiara lettura. Non poteva essere una questione di pura capacità mentale, la gente poteva vedere la lettura scontata per la maggior parte delle altre frasi. “Inoltre `sarà annientato’ si riferisce a un cambiamento di stato futuro, quindi non può riferirsi al modo in cui le cose sono ora”.
Remus Lupin lo stava fissando a occhi spalancati. “Sei certamente il figlio di James e Lily”, disse l’uomo, sembrando piuttosto colpito.
“Sì, lo sono”, disse Harry. Ma quello non era abbastanza, doveva fare qualcosa di più, quindi Harry sollevò la propria bacchetta per aria e disse, con la voce più salda che poté, “Io sono Harry James Potter-Evans-Verres, il figlio di Lily e James, della casa di Potter, e accetto la ricerca della mia famiglia. La Morte è mia nemica, e io la sconfiggerò”.
Thrayen beyn Peverlas soona ahnd thrih heera toal thissoom Dath bey yewoonen.
“Cosa?” disse Harry ad alta voce. Le parole erano emerse nel suo flusso di coscienza come se provenissero dai suoi stessi pensieri, inspiegate.
“Cos’era quello?” disse Remus Lupin allo stesso tempo.
Harry si voltò, esaminando il cimitero, ma non vide nulla. Al suo fianco, il signor Lupin stava facendo la stessa cosa.
Nessuno di loro due sembrò notare l’alta pietra consumata come da mille anni di età, sulla quale una linea all’interno di una circonferenza all’interno di un triangolo brillava di un argento estremamente debole, come la luce che era brillata dalla bacchetta di Harry, invisibile a quella distanza sotto il sole luminoso.

Un po’ di tempo dopo

“Grazie ancora, signor Lupin”, disse Harry, l’alto uomo coperto da deboli cicatrici stava per andarsene ancora una volta. “Sebbene desideri davvero che non avesse –”
“Il professor Silente aveva detto che avrei dovuto riportarci indietro a Hogwarts via passaporta se qualcosa di insolito fosse accaduto, che sembrasse o meno un attacco”, disse con fermezza il signor Lupin. “Il che è perfettamente sensato”.
Harry annuì. E poi, avendo attentamente riservato questa domanda per ultima, “Ha qualche idea di cosa significassero le parole?”
“Se l’avessi, non te la direi”, rispose il signor Lupin, sembrando piuttosto severo. “Certamente non senza il permesso del professor Silente. Posso capire il tuo entusiasmo, ma non dovresti provare a scoprire alcun segreto ancestrale dei Potter finché non sei un adulto. Il che significa dopo che avrai passato i tuoi m.a.g.o., Harry, o almeno i tuoi g.u.f.o. E penso ancora che tu abbia un’idea completamente errata di ciò che significhi il motto della tua famiglia!”
Harry annuì, sospirando internamente, e salutò il signor Lupin.

Harry ritornò a Hogwarts, alla Torre di Corvonero, sentendosi strano, e rafforzato. Non si sarebbe aspettato nulla di tutto quello, ma tutto era stato per il meglio.
Stava passando per la sala comune Corvonero, sulla via per il suo dormitorio.
Fu allora che la brillante creatura lo raggiunse, baluginando morbida e bianca sotto le fiammelle delle candele della sala comune Corvonero, mentre strisciava fuori dal nulla, il serpente argenteo.

Þregen béon Pefearles suna and þrie hira tól þissum Déað béo gewunen.
Tre saranno i figli di Peverell e tre i loro congegni dai quali la Morte sarà sconfitta.
— Pronunciato alla presenza dei tre fratelli Peverell, in una piccola taverna alla periferia di quello che in seguito sarebbe stato chiamato Godric’s Hollow.

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