Capitolo 115 Taci e fa’ l’impossibile, parte II

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky

Qualcosa di simile a uno stato di fuga era calato sulla mente di Harry. Lo stato assoluto gli era in parte svanito da dosso, in parte rimasto con lui. Elementi della sua mente erano intorpiditi, forse intorpiditi deliberatamente da qualche parte che era abbastanza intelligente da predire che cosa sarebbe accaduto altrimenti. Quello che aveva appena fatto –
Il pensiero fu spento, facendo spazio alla consapevolezza di altre cose.
Harry era in piedi in mezzo a un cimitero disordinato, lapidi sparse senza criterio.
Alla luce della luna e delle stelle, si poteva vedere che le vesti nere erano disseminate sul terreno, circondate da consistenze che non corrispondevano alla terra del cimitero circostante, umidità tinta di rosso al chiaro di luna. Alcune teste si erano allontanate dai cappucci delle vesti che le avevano circondate, rivelando capelli che erano lunghi o corti, scuri o chiari, che era tutto quello che poteva essere visto alla luce lunare. Le maschere d’argento erano rimaste al loro posto, facendo sì che tutti i capelli spuntassero da teschi invece che da volti umani –
Il pensiero fu spento, facendo spazio alla consapevolezza di altre cose.
Una ragazza in una uniforme di Hogwarts bordata di rosso dormiva su di un altare. Vicino all’altare, le cose di Harry giacevano ammonticchiate.
Sul terreno era disteso un uomo pallido e troppo alto dal volto inumano, sangue che si riversava dai moncherini dei suoi polsi.
Non appena il Signore Oscuro Voldemort si risveglierà, distruggerà tutto ciò che ami. Silente non è più qui a fermarlo.
Non può essere imprigionato, poiché egli può abbandonare il suo corpo in qualunque momento.
Non può essere ucciso definitivamente, non senza distruggere più di cento horcrux, uno dei quali è la placca della Pioneer.
Materiali: una bacchetta, questa volta ti è permesso puntarla e parlare.
Hai cinque minuti.
Risolvi.
Harry barcollò verso l’altare, vi si inginocchiò accanto, e raccolse la sua borsa.
Camminò verso il luogo in cui giaceva Voldemort.
La sensazione di apprensione era diminuita, dopo che Voldemort era stato reso privo di sensi dalla fattura. Ora, mentre Harry si avvicinava, sorse fino a un livello terrificante, facendo divampare anche il dolore nella sua cicatrice.
Harry ignorò il grido interiore. Quello era stato l’ultimo ricordo di Tom Riddle marchiato nel cervello di Harry, l’ultimo schema cognitivo a essere trasferito nel neonato prima che Tom Riddle fosse esploso: una sensazione di orrore e sgomento crescenti e associati con la risonanza che era andata fuori controllo. Harry ne conosceva ora il significato, di quella sensazione di apprensione, e quello la rendeva più facile da ignorare. Aveva scommesso sul fatto che l’effetto della risonanza avrebbe colpito per lo più il lanciatore, con una potenza proporzionale alla potenza del lanciatore, e la scommessa aveva pagato.
Harry guardò il corpo di Voldemort, e respirò profondamente – attraverso la bocca, perché gli odori ramati ai quali Harry non stava pensando stavano entrando attraverso il suo naso.
Si inginocchiò a fianco di Voldemort, estrasse il suo kit medico dalla borsa, e mise un laccio emostatico auto-serrante intorno al polso sinistro del corpo, poi un altro laccio emostatico sul destro.
Sembrava sbagliato, avere quella premura per Voldemort. Una parte di Harry era cosciente, nei recessi della sua mente, che a un certo numero di persone era appena accaduto qualcosa di estremamente negativo. Quello che sarebbe stato equo, quello che sarebbe giusto, sarebbe stato se Voldemort avesse subìto la stessa sorte senza un attimo di esitazione in più. Ciò che Harry stava facendo in quel momento sembrava simile a Batman che mostra maggiore preoccupazione per Joker che per le vittime di Joker; sembrava come un fumetto in cui gli autori si contorcevano le mani senza fine sulla moralità di uccidere i Grandi Cattivi con un Nome mentre gli innocenti continuavano a morire in sottofondo. Mostrare più sollecitudine per il capo cattivo che per i suoi tirapiedi, prestare maggiore attenzione al suo destino che ai destini dei suoi seguaci di status inferiore, era un difetto nella natura umana.
Così sembrò sbagliato quando Harry si alzò da vicino al corpo, i lacci emostatici che avevano serrato i polsi di Voldemort; sembrò come se Harry stesse facendo qualcosa di eticamente mostruoso.
Anche se ogni pensiero strategicamente sensato diceva che il corpo di Voldemort non doveva morire. L’anima che aveva creato per sé stesso doveva essere ancorata in quel cervello, non le doveva essere permesso di fluttuare liberamente.
Harry fece un passo indietro, allontanandosi dal corpo incosciente di Voldemort, respirando profondamente attraverso la bocca. Andò al mucchio delle proprie cose, per indossare i propri vestiti e altri oggetti, cominciando col mettersi nuovamente il Giratempo intorno al collo, preparando la propria fuga e il proprio ritorno se si fossero resi necessari…
Più di un centinaio horcrux.
Era stato folle, non c’era nessun’altra parola per definirlo, un segno del pensiero guasto di Voldemort sulla morte. Un esperto di sicurezza babbano l’avrebbe chiamata la sicurezza del paletto di recinzione, come erigere un paletto di recinzione alto più di cento metri in mezzo al deserto. Solo un aggressore molto cortese avrebbe cercato di scalare quel paletto di recinzione. Qualunque persona sensata avrebbe semplicemente aggirato il paletto, e rendere il paletto di recinzione ancora più in alto non gliel’avrebbe impedito.
Una volta che ci si dimenticava di dover essere spaventati da quanto impossibile sarebbe dovuto essere il problema, non era neppure difficile, non a confronto con l’ultimo.
I genitori di Neville, per esempio, erano stati portati alla pazzia permanente per mezzo di un Crucio. Duecento horcrux avanzati non avrebbero impedito quella follia, avrebbero semplicemente echeggiato quella stessa mente danneggiata.
Sarebbe stato un uso eticamente giustificato della Maledizione Cruciatus, se quello fosse stato l’unico modo di fermare definitivamente Voldemort. Sarebbe stata giustizia, compensazione, avrebbe dimostrato che la vita di Joker non valeva più di quella del suo più meschino seguace…
Tutto ciò che Harry aveva bisogno di fare era lanciare l’Incantesimo Patronus e mandarlo da… Alastor Moody?… e dirgli di venire là. Beh, no, era una previsione piuttosto scontata quella secondo cui l’Incantesimo Patronus non avrebbe funzionato se fosse stato lanciato con quell’intento. Forse avrebbe dovuto solo decidersi a dirlo a Moody, e usare il suo Giratempo una volta che fosse stato lontano dalle protezioni di Voldemort.
E poi Voldemort sarebbe potuto essere spinto alla pazzia permanente per mezzo del Cruciatus.
Non era nemmeno il destino meno misericordioso. Quello sarebbe stato buttare la bacchetta di Voldemort nel pozzo di Azkaban, se la bacchetta fosse rimasta collegata alla vita e alla magia di Voldemort indipendentemente da dove il suo fantasma avesse cercato di fuggire.
Harry si voltò a fronteggiare il punto in cui Voldemort giaceva. Avanzò, e continuò a controllare il proprio respiro, ignorando la sensazione di bruciore in gola. Qualche parte di lui sapeva che Voldemort era anche il professor Quirrell, anche se il suo corpo era ormai differente. Anche se il cambiamento della personalità era stato perfetto e quello significava che il professor Quirrell era stato solo un’altra maschera…
Anche se Voldemort non aveva progettato di uccidere Harry dolorosamente. Non aveva pensato di colpire Harry col Cruciatus dei suoi seguaci, quando Harry si era comportato in maniera fastidiosa, prima. Quello significava qualcosa, quando il tuo avversario era Voldemort. Forse aveva avuto qualche brandello residuo di simpatia per l’altro Tom Riddle, dopo tutto.
… sarebbe stato sbagliato tenerne conto.
Giusto?
Harry tornò a guardare le stelle. Là, al di sotto dell’atmosfera, le stelle scintillavano, erano incastonate nella falsa cupola del cielo notturno, distese attraverso la scia della Via Lattea che risplendeva come un lungo nastro, come se fossero tutte tanto vicine che si sarebbe potuto volare fino a loro su di un manico di scopa e toccarle.
Che cosa avrebbero voluto che egli facesse ora, in quel frangente, i figli dei figli dei figli?
Anche quella risposta sembrò scontata, se a parlare non fosse stata proprio la parte di Harry che aveva ancora a cuore il professor Quirrell.
Harry aveva avuto bisogno di fare la cosa che aveva fatto, aveva impedito mali maggiori, Harry non avrebbe potuto fermare Voldemort se i Mangiamorte avessero aperto il fuoco per primi. Ma ciò che Harry aveva fatto non era qualcosa che sarebbe potuta essere bilanciata da una tragedia non-necessaria accaduta a un altro essere senziente, anche se quell’essere era Voldemort. Sarebbe stato solo un elemento in più dei dolori dell’antica Terra di molto tempo prima.
Il passato era passato. Avevi fatto quello che dovevi fare, e non avevi fatto una briciola di danno di più di quello. Nemmeno per pareggiare il conto, e renderlo del tutto simmetrico.
I figli dei figli dei figli non avrebbero voluto che Voldemort morisse, anche se i suoi seguaci erano morti. Non avrebbero voluto che a Voldemort fosse fatto del male, se non avesse portato a ottenere nulla di più rispetto al non fargli del male.
Harry respirò profondamente, e lasciò andare – non l’odio – non proprio l’odio – non era stato capace di odiare il suo creatore, neppure alla fine – ma anche così, Harry lasciò andare qualcosa. Della sensazione che avrebbe dovuto odiare Voldemort, che si trattava di un odio che era tenuto a provare, per la lista infinita di crimini che Voldemort aveva commesso senza una buona ragione, nemmeno la propria felicità…
Va bene, gli sussurrarono le stelle. Va bene non odiarlo. Non fa di te una persona cattiva.
Alla fine, c’era una sola opzione che avrebbe scelto, e dal momento che Harry già lo sapeva, era inutile tormentarsi su di essa. Che fosse l’opzione migliore, solo il tempo l’avrebbe detto.
Harry respirò profondamente, facendo crescere gradualmente la magia dentro di sé. L’incantesimo che stava per lanciare non aveva bisogno di essere preciso, ma era comunque uno dei più potenti incantesimi che aveva padroneggiato.
Harry pensò ancora una volta quanto fosse ingiusto che Voldemort non potesse morire con i suoi seguaci, sentì la lieve traccia di gelo nel sangue che veniva insieme ai pensieri di spietatezza. E poi Harry la lasciò andare, lasciò che defluisse via tutta sotto la luce delle stelle, perché il suo lato oscuro non era mai stato altro che un modello cognitivo ereditato, solo un’altra cattiva abitudine del pensiero da infrangere.
Invece Harry guardò la forma di Hermione che respirava sopra l’altare, e lasciò che le lacrime finalmente sgorgassero dagli occhi. Cosa ne sarebbe stato di Hermione ora, quale percorso avrebbe scelto dopo tutto ciò, Harry non poteva immaginarlo; ma sarebbe stata per compiere una scelta, la loro amicizia non avrebbe distrutto la sua esistenza. Non si era reso conto di quanto vacillante fosse stata la sua speranza, fino a che non aveva notato quanto fosse stato sorpreso dopo che la speranza si era avverata. A volte le cose andavano meglio del previsto.
E Harry prese anche quel pensiero, e lo mise nella magia che stava facendo crescere.
Il potere che stava immagazzinando stava vibrando dentro di lui, come se tutto il suo corpo facesse parte della sua bacchetta, o gli occhi di Harry si stavano offuscando o c’era un luminoso fremito bianco che scorreva sull’agrifoglio. E Harry pensò alla forma dell’incantesimo che avrebbe lanciato, non ne aveva un controllo molto fine, ma lo schema di cui aveva bisogno era semplice, aveva solo bisogno di includere –
Tutto, dimentica tutto, Tom Riddle, il professor Quirrell, dimentica tutta la tua vita, dimentica la tua intera memoria episodica, dimentica la delusione e l’amarezza e le decisioni sbagliate, dimentica Voldemort –
E all’ultimo momento prima di lanciare l’incantesimo, Harry ebbe un pensiero finale, una nota di grazia –
Ma se hai mai avuto qualche ricordo veramente felice, non di far del male alle persone o di ridere del loro dolore, ma della cordiale sensazione di aiutare qualcuno o di essere aiutato, non ce ne saranno molti, forse solo quando eri un bambino, ma se hai mai avuto qualche ricordo veramente felice allora conserva solo quelli –
Qualcosa di luminoso in lui si dispiegò dopo quella decisione, sapendo di aver fatto la scelta giusta, e Harry diresse anche quello nella sua bacchetta –
Obliviate!
E tutto sgorgò fuori da Harry e dentro la magia.
Harry cadde su di un fianco, lasciando cadere la bacchetta, urla contratte provenienti dalla sua gola, le mani che andarono impotenti alla sua cicatrice, anche se l’improvvisa esplosione di dolore alla testa cominciò a svanire. Solo indistintamente i suoi occhi videro che l’aria era piena di fiocchi di neve brillanti, granelli di luce argentea alla deriva come minuscoli macchioline di Incantesimo Patronus.
Solo un attimo la luce argentea durò, e poi scomparve.
Il professor Quirrell era andato.
Nulla rimasto a eccezione di un residuo.
E quello spirito, ciò che rimaneva di esso, non sarebbe stato ormai così diverso da quello di Harry.
La Profezia era completa.
Ciascuno di loro aveva rifatto l’altro a propria immagine.
Harry iniziò a singhiozzare, allora, mentre era ancora rannicchiato per terra.
Pianse per un po’.
E poi alla fine Harry si alzò barcollando e raccolse nuovamente la bacchetta, perché quella giornata di lavoro non era ancora finita.

Harry appoggiò la propria bacchetta direttamente sul moncone del polso di Voldemort; ciò fece sussultare la sua cicatrice di vivo dolore, ma nessuno di loro due esplose.
E Harry iniziò una Trasfigurazione.
Lentamente – sebbene più velocemente di quanto Harry fosse stato in grado di Trasfigurare il corpo di Hermione, l’ultima volta – la forma incosciente dell’uomo-serpente mutò, cambiò conformazione. Mentre la Trasfigurazione progrediva, e in particolare mentre la testa dell’uomo-serpente iniziava a divenire vetrosa e a ridursi di dimensioni, il dolore alla cicatrice di Harry si attenuò.
Sarebbe stato un incantesimo da sostenere che Harry fosse sveglio o addormentato; e in seguito, quando Harry fosse stato più vecchio e più potente e forse avesse avuto qualche aiuto, avrebbe dis-Trasfigurato il Tom Riddle dalla memoria cancellata e avrebbe guarito il suo corpo con il potere della Pietra. Dopo che l’Harry del futuro avesse compreso cosa fare con un mago quasi-completamente-amnesico che aveva ancora qualche malvagia abitudine di pensiero e qualche schema emotivo altamente negativo – un lato oscuro, in effetti – più una gran quantità di conoscenze dichiarative e procedurali a proposito di magie potenti. Harry aveva cercato di fare del proprio meglio per non Obliare quella parte, perché avrebbe potuto averne bisogno, prima o poi.
E nel frattempo, proprio come la magia non aveva definito un unicorno Trasfigurato come morto allo scopo di far scattare gli allarmi, gli horcrux di Voldemort non avrebbero definito il Voldemort Trasfigurato come morto e non avrebbero cercato di riportarlo indietro.
O quella era la sua speranza, comunque.
La cicatrice di Harry ebbe un ultimo spasimo quando l’anello di acciaio fu posto sul suo mignolo, tenendo il minuscolo smeraldo verde a contatto con la sua pelle. Poi la sua cicatrice si placò, e non gli fece più male.
Uno spuntone di pietra disposto verticalmente fu usato da Harry come sedile, quando vi arrivò barcollando e vi ci si sedette su immobile, in un certo senso riposando, respingendo lo sfinimento che minacciava gli estremi della sua mente. Non era finita, c’era altro da fare.
Harry fece un altro respiro profondo, inspirando ancora dalla bocca, disse «Lumos», e guardò il cimitero attorno a sé.
Vesti nere e maschere di teschio staccate, circondate da pozze di sangue –
Hermione Granger, addormentata su di un altare.
Le vesti vuote e le mani insanguinate di Voldemort, che giacevano là dove il Signore Oscuro era caduto.
Quirinus Quirrell con le sue vesti lacere, un cumulo là dove la Maledizione mortale l’aveva colpito.
Harry immaginò che qualcun altro guardasse quella scena, cercando di capirla, e scosse la testa, perché non avrebbe funzionato, non avrebbe funzionato per nulla.
Allora Harry si alzò in piedi dalla roccia, facendo una smorfia quando la sua mente, se non il suo corpo, protestò. Non aveva certo ricevuto ferite o colpi, quel giorno, ma in qualche modo il corpo di Harry stava riuscendo a sentirsi come se tutto lo stress l’avesse colpito direttamente.
Harry si recò barcollando verso il punto dove Voldemort era caduto, e raccolse la mano sinistra di Voldemort là dove giaceva a terra.
Anche solo sulla mano sinistra, si poteva vedere la debole traccia di squame di serpente; era molto distintamente Voldemort. Ciò era un bene.
Harry andò all’altare dove Hermione giaceva dormiente, e delicatamente le dispose intorno al collo la mano mozzata, muovendo con cura le dita per stringerle alla gola. Era difficile farlo, Hermione sembrava così tranquilla e innocente mentre dormiva, e la mano mozzata di Voldemort sembrava così brutta; Harry ignorò bruscamente qualunque parte della sua mente stesse pensando quella cosa, in quanto non aveva alcun senso in quel contesto.
Alcuni Incantesimi di Taglio furono utili ad arruffare il taglio quasi perfettamente netto che la nanofibra aveva praticato, cosa che era fondamentale; non avrebbe funzionato se l’aspetto del moncone di mano fosse stato simile a quello dei monconi di testa. I molteplici Diffindo sparsero piccoli frammenti del polso di Voldemort su tutta la veste di Hermione, cosa che, Harry dovette ricordare a sé stesso, faceva anch’essa parte del piano.
Harry ripeté il tutto con la mano destra, disponendola simmetricamente con la sinistra.
Usò Inflammare per bruciare le vesti di Voldemort là dove si trovavano, e poi dispose l’abbigliamento bruciacchiato intorno a Hermione.
La pistola di Voldemort, e la sua bacchetta, andarono nella borsa di Harry. Mise la Pietra della Permanenza in una tasca normale, non era sicuro di quello che la Pietra potesse fare alla sua borsa.
Il mucchietto di cose provenienti dall’interno delle vesti di Quirrell, anch’esso vicino all’altare, produsse la bacchetta che il Professore di Difesa aveva usato quando impersonava Quirrell. Harry andò là dove giaceva Quirrell, e raddrizzò il corpo come meglio poté, e gli mise in mano la bacchetta di Quirrell. Prevedibilmente delle lacrime salirono ai suoi occhi, ed Harry le asciugò sulla manica.
Fece un altro respiro profondo, inalando ancora attraverso la bocca, disse di nuovo «Lumos», e ancora una volta guardò il cimitero intorno a sé.
Vesti nere, maschere di teschio staccate, ed Hermione Granger che giaceva su di un altare con le mani mozzate di Voldemort strette attorno alla sua gola, e le vesti bruciacchiate di Voldemort sparse attorno a lei. Quirinus Quirrell giaceva morto con le sue vesti lacere e stracciate, la bacchetta nella mano destra.
Così avrebbe funzionato.
Restava il problema di richiamarvi l’attenzione sopra.
Harry era quasi completamente a corto di magia, ormai. Ma ne aveva ancora abbastanza per Trasfigurare una foglia nella forma sgonfia di un pallone meteorologico di tre metri.
La sua borsa produsse una bottiglia di ossiacetilene, e un candelotto di dinamite, e un rocchetto di miccia. Siate pronti, questa è la canzone di marcia dei Boy Scout, siate pronti per una vita che include troll di montagna e chi sa cos’altro…
Harry gonfiò il pallone meteorologico con l’ossiacetilene. Avrebbe prodotto una sovrappressione molto concentrata quando avesse detonato, forse tanto forte quanto un botto sonico.
Vi attaccò il candelotto di dinamite – era un’esagerazione, quanto a detonatore, ma avrebbe funzionato.
Attaccò una miccia di 60 secondi al candelotto di dinamite, ma non l’accese ancora.
Harry indossò il proprio Mantello dell’Invisibilità, che si trovava nel mucchio vicino all’altare sacrificale.
Ottenne il proprio manico di scopa dalla borsa, e lo inforcò.
Lanciò un Incantesimo di Quietus attorno a Hermione Granger – non avrebbe bloccato tutto il rumore, neppure lontanamente, e non era verosimile che ella ricevesse un danno permanente se i suoi timpani fossero esplosi, ma sembrava nondimeno rispettoso.
E finì così. C’era riuscito l’Incantesimo Quietus. Harry fu svuotato di tutta la sua magia, almeno per l’ora successiva.
Harry fece staccare da terra il suo manico di scopa, alzandosi lentamente per aria, sollevando con sé il pallone meteorologico pieno di ossiacetilene. Il castello di Hogwarts comparve alla vista, baluginando in lontananza alla luce lunare, a pochi chilometri di distanza, mentre Harry saliva al di sopra degli alberi; e Harry fece del suo meglio per intuire la distanza, e l’angolo da cui sarebbe stato visto da Hogwarts.
Quando fu salito ben al di sopra della foresta, usò un accendino per dare fuoco alla miccia della dinamite attaccata al pallone meteorologico pieno di ossiacetilente. Poi Harry virò il manico di scopa e schizzò via – sebbene non direttamente verso il castello, quello avrebbe potuto portarlo troppo vicino al percorso che l’Harry del passato e il professor Quirrell avevano percorso, non avrebbe funzionato se avesse fatto percepire al Professore un altro Harry –
Provò una pesante fitta di tristezza, e la rigettò.
Mille e trentuno, mille e trentadue, mille e trentatré…
Quando Harry arrivò a quaranta, non volendo correre rischi per i propri timpani, diede un’occhiata al suo orologio da polso, annotando l’ora precisa, e fece fare un giro al suo Giratempo.

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