Sentire il significato

Articolo originale
Eliezer Yudkowsky
13 Febbraio 2008

Quando sento qualcuno che dice, “Oh, guarda, una farfalla”, i fonemi “farfalla” entrano nel mio orecchio e fanno vibrare il mio timpano, vengono trasmessi alla coclea, stimolano nervi uditivi che trasmettono impulsi di attivazione alla corteccia uditiva, dove inizia il riconoscimento dei fonemi, insieme al riconoscimento delle parole, e la ricostruzione della sintassi (un processo tutt’altro che seriale), una quantità di altri processi complessi.

Ma alla fin dei conti, o meglio, alla fine del secondo necessario all’elaborazione del suono, sono preparato a guardare dove il mio amico sta indicando e vedere un modello visivo che riconoscerò come una farfalla; e sarei molto sorpreso se invece vedessi un lupo.

Il mio amico guarda una farfalla, la sua gola vibra e le sue labbra si muovono, onde di pressione viaggiano invisibili attraverso l’aria, il mio orecchio sente e i miei nervi trasmettono e il mio cervello ricostruisce, e guarda! Io so cosa il mio amico sta guardando. Non è meraviglioso? Se non sapessimo delle onde di pressione nell’aria, sarebbe una scoperta fantastica su tutti i giornali: gli uomini sono telepatici! I cervelli umani possono trasferire pensieri dall’uno all’altro!

Beh, noi siamo telepatici, in effetti; ma la magia non è interessante quanto è banalmente reale, e anche tutti i tuoi amici possono farla.

Pensi che la telepatia sia semplice? Prova a costruire un computer che sia telepatico con te. La telepatia, o il “linguaggio”, o comunque tu voglia chiamare la nostra capacità parziale di trasferire pensieri, è molto più complicata di quanto sembri.

Ma sarebbe alquanto scomodo dover pensare: “ora tradurrò parzialmente alcuni elementi dei miei pensieri in una sequenza lineare di fonemi che ispireranno pensieri simili nella persona con cui sto parlando…”

Così il cervello nasconde la complessità — o meglio, non la rappresenta affatto — il che porta la gente a pensare cose curiose a proposito delle parole.

Come ho notato in precedenza, quando un grosso oggetto giallo a strisce salta verso di me, io penso “Ohi! Una tigre!” Non, “Umm… gli oggetti con le caratteristiche di essere grandi, gialli, a strisce e a forma di felino, hanno spesso in precedenza posseduto anche le caratteristiche ‘affamato’ e ‘pericoloso’, e quindi, anche se non è logicamente necessario, potrebbe essere empiricamente una buona ipotesi che aaarrrhhhh CRUNCH CRUNCH GULP.”

Allo stesso modo, quando qualcuno urla “Tigre!”, la selezione naturale non favorirebbe un organismo che pensasse “Umm… Ho appena sentito le sillabe ‘Ti’ e ‘Gre’ che gli stimati membri della mia tribù associano con il loro analogo interiore del mio concetto tigre, ed è più probabile che lo dicano se vedono un oggetto che categorizzano come aaargh! CRUNCH CRUNCH aiuto, mi ha preso un braccio CRUNCH GULP”.

Considerando questo come un criterio di progetto della architettura cognitiva umana, non vorresti nessun passaggio non necessario tra il momento in cui la tua corteccia uditiva riconosce le sillabe “tigre” e il momento in cui viene attivato il concetto “tigre”.

Rete 3Colore+Blu-RossoForma+Uovo-CuboLuminosità+Brilla-BuioSuperficie+Pelliccioso-LiscioContenuto+Vanadio-PalladioCategoria+Blovo-Rubo“Blovo!”

Tornando alla parabola dei blovi e rubi, e la rete centralizzata che categorizza rapidamente ed economicamente, potremmo visualizzare un collegamento diretto tra il nodo che riconosce le sillabe “blovo” e il nodo centrale della rete “blovo”. Il nodo centrale, il concetto di blovo, viene attivato quasi nello stesso momento in cui senti Susan, la Separatrice Anziana, dire “Blovo!”

O, allo scopo di parlare — e anche questo non dovrebbe richiedere ere geologiche — non appena vedi un oggetto blu a forma di uovo, e il nodo blovo centrale si attiva, tu dici “Blovo!” a Susan.

E quello che questo algoritmo viene sentito dall’interno è che l’etichetta e il concetto sono quasi esattamente identificati; il significato sembra una proprietà intrinseca della parola stessa.

Gli esperti riconosceranno qui un altro caso della “Fallacia di Proiezione Mentale” di E. T. Jaynes. Sembra che una parola abbia un significato, come proprietà della parola stessa; proprio come l’essere rossa è una proprietà di una mela rossa, o il mistero è una proprietà di un fenomeno misterioso.

In effetti, nella maggior parte dei casi, il cervello non distinguerà affatto tra la parola e il suo significato — preoccupandosi di separare i due solo mentre impara una nuova lingua, forse. E anche in quel caso, quando vedi Susan indicare un oggetto blu e ovale dicendo “Blovo!”, penserai: mi domando cosa significa “blovo”, non: mi domando quale categoria mentale Susan associa all’etichetta verbale “blovo”.

Consideriamo in questa luce la parte della Discussione Standard sulle Definizioni in cui le due parti litigano su cosa davvero significa la parola “suono” — allo stesso modo in cui potrebbero discutere se una mela in particolare è davvero rossa o verde:

Albert: “Il microfono del mio computer può registrare un suono anche se non c’è nessuno che lo possa sentire, e salvarlo in un file, ed è chiamato un ‘file audio’ [“Sound file” in inglese]. E quello che è salvato nel file è lo schema delle vibrazioni nell’aria, non lo schema dell’attività neurale nel cervello di qualcuno. ‘Suono’ significa un insieme di vibrazioni.”

Barry: “Ah sì? Vediamo se il vocabolario è d’accordo con te.”

Albert sente intuitivamente che la parola “suono” ha un significato e che il significato è vibrazioni acustiche. Così come Albert sente che un albero che cade nella foresta deve produrre un suono (piuttosto che causare un evento che corrisponde alla categoria “suono”).

Barry allo stesso modo sente che:

suono.significato == esperienza uditiva
foresta.suono == falso

Invece che:

mioCervello.trovaConcetto("suono") == concetto_EsperienzaUditiva
concetto_EsperienzaUditiva.corrisponde(foresta) == falso

Che sarebbe più vicino a quello che sta veramente succedendo; ma gli umani non si sono evoluti per sapere queste cose, non più che per sapere istintivamente che il cervello è fatto di neuroni.

Le intuizioni in conflitto di Albert e Barry alimentano il dibattito nella fase di discutere su qual è il significato della parola “suono” — il che sembra come discutere su un fatto come tutti gli altri, come discutere se il cielo è blu o verde.

Potresti non accorgerti nemmeno che qualcosa sta andando storto, finché non cerchi di eseguire il rituale razionalista di definire un esperimento verificabile il cui risultato dipenda dai fatti così accesamente in discussione…

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